Just say it.
Tengo molto a questa storia, non so spiegarvi bene il perchè. Ogni parte (in tutto tre) è legata ad una canzone che adoro. Sxo che vi piaccia almeno un pochino anche se è malonconica.
Se potete e volete lasciate un piccolo segno del vostro passaggio.
p.s. lo so che ho diverse storie in sospeso, ma purtroppo o per fortuna scirvo seguendo l'ispirazione del momento e questo è quello che ne è uscito recentemente.
p.s. p.s. la canzone che della quale riporto le parole è "Valentine's Day" dei Linkin Park.
a presto. besos.
Prima parte
Valentine’s day.
“My insides all turned to ash, so slow
And blew away
as I collapsed, so cold
A black wind took them away, from sight
And held
the darkness over day, that night”
Il mio stomaco è perennemente chiuso in una morsa ferrea, inesorabile che
morde violentemente con denti affilati e spietati facendomi sussultare ad ogni
respiro, lacerandomi dentro. Sento un tale freddo al cuore che temo di non
sentirlo più battere da un momento all’altro.Tu mi diresti che in realtà non ha
mai battuto davvero e non potrei darti torto. Non ha pulsato mai sul serio
finché non sei arrivato tu nella mia vita. Ora sembra che sia stretto da una
corda invisibile che si avvolge sempre di più quasi soffocandolo.
Il mio
corpo quasi non lo sento più, è come se si fosse ridotto in cenere. L’ ho
sentito sbriciolarsi lentamente mentre ti vedevo uscire da quella porta e dalla
mia vita. Si è come volatilizzato mentre crollavo a terra ed un gelo dalle
spoglie mortali si avvinghiava alle mie membra rendendolo solo un involucro
vuoto ed inutile per un’anima tormentata e persa. Non dimenticherò mai i tuoi
occhi sbarrati e feriti mentre mi guardavi incastrato fra quei due corpi nudi
che seguitavano a muoversi contro di me incuranti o ignari della tua
presenza.
Pansy mi ha sempre detto che prima o poi anche io avrei amato e
sofferto (almeno quanto lei aveva amato e sofferto per me), ma a me piaceva
pensare che le sue fossero solo le parole di una giovane donna ferita
nell’orgoglio e nei sentimenti che vedeva scivolare dalle dita quello che
credeva essere l’amore della sua vita. Mai avrei pensato che quelle parole si
sarebbero avverate, una maledizione pendente come una spada acuminata sulla mia
testa pronta a trafiggermi da un momento all’altro. Dovevo evitarlo ad ogni
costo, per questo nell’esatto istante in cui ho fiutato il tuo amore ho deciso
di scappare, di non lasciarmi intrappolare dalla sua morsa, neanche mi avrebbe
sfiorato mi sono detto. Sesso puro e semplice, questo avevo da offrirti e oltre
non sarei andato. La perfetta intesa di due corpi fatti per unirsi, per
incastrarsi completamente, per eccitarsi a vicenda solo con pochi tocchi
sapienti.
Eppure qualcosa cambiò dentro di me. Ti aggiravi per casa mia da
meno di un mese e già fra quelle quattro mura non riecheggiavano che tuoi gemiti
soltanto, le mie lenzuola non avevano più avvolto nessun altro che non fossi tu.
Senza che me ne accorgessi passarono così settimane e settimane. Non mi portavo
più a letto qualche corpo sconosciuto senza ritrovarmelo accanto la mattina
dopo, come una sorta di collezionista della seduzione, perché c’eri solo tu nel
mio letto quando il cielo si oscurava e quando il sole faceva capolino sulle
lenzuola. Questo non era da me, nel modo più assoluto, forse è questo che mi ha
fatto capire che stavo pian piano oltrepassando quella linea invisibile che mi
ero imposto, promesso di non oltrepassare mai.
Possibile che mi stessi
innamorando di te?
Immagino di sì, ti guardavo dormire accanto a me, non
scappavo a fare una doccia appena dopo aver fatto sesso perché mi piaceva
aspettare che il tuo respiro tornasse piano alla normalità per strapparti un
bacio e mi perdevo nel verde appagato dei tuoi occhi.
Sintomi, ecco cos’erano
e avrei dovuto far scattare l’allarme chiaro e forte nella mia testa, ma andiamo
io non potevo essermi innamorato di te. Eri solo più sopportabile di tutti gli
amanti che avevo avuto e molto più bravo di sicuro. “Il ragazzo che mi ero
scopato più di una sola volta” così potevo definirti, ma una parte di me sapeva
benissimo che non era affatto così.
Avrei dovuto fare salti di gioia,
sussurrartelo col respiro ancora corto per l’estasi da poco raggiunta fra le tue
braccia e invece, ho fatto quel che Draco Malfoy doveva fare per conservare la
sua incolumità. Nessuno avrebbe avuto in scacco il mio cuore nemmeno tu.
La
mia mente malata aveva architettato le cose in grande e in ogni dettaglio, non
sarebbe bastato solo un altro uomo nel mio letto per farti fuggire via perché
avresti pensato che preferivo lui a te, che lui avesse qualcosa che tu non
potevi darmi. No, dovevo dimostrarti che i sentimenti o una qualche loro remota
parvenza non c’entravano nulla. Dovevo provarti che era solo una questione di
sesso, che io non ero affatto cambiato, che l’unica cosa che mi interessava era
scopare chiunque avessi voglia, anche più di uno solo nello stesso momento e non
solo te. Dannazione ci sono riuscito alla perfezione. Quella frase poi era stata
la ciliegina sulla torta: “Vuoi unirti al terzetto?” .
Il mio piano geniale
aveva fatto centro, hai afferrato pochi indumenti rinchiudendoli frettolosamente
e rabbiosamente in un baule e te ne sei andato.
Chi ero io per trattenerti
ancora al mio fianco? Non sarei cambiato per nulla e nessuno al mondo te l’ho
detto non so quante volte, ma tu ostinato mi sei rimasto accanto sperando
segretamente che il mio cuore facesse capolino fra i cumuli di spazzatura
ammassati nel mio petto, sgominando per incontrare finalmente il tuo. No Harry,
non potevo tenerti legato a me facendoti vivere in una costante illusione. Tu
meritavi una concretezza ed una sicurezza che io non potevo, non volevo darti.
Mi sentivo così al sicuro dall’alto della mia inespugnabile fortezza di
insensibilità. Non appena qualcuno tentava di oltrepassare le mura lo
scaraventavo giù e ho fatto lo stesso con te. Quindi eccomi qui, ce l’ho fatta,
e non mi sono mai sentito così male in vita mia.
Ironia della sorte.
Quando finalmente sono riuscito ad allontanarti da me e dalla mia cattiva e
molesta influenza, proprio allora mi sono reso conto che avrei dato qualsiasi
cosa per farti tornare da me. Che mi sarei rivoltato come un calzino, avrei
cambiato ogni parte del mio fottutissimo carattere orgoglioso, fiero ed
irrimediabilmente stupido per riaverti con me.
C’era un vento tremendo quel
giorno, ancora me lo sento nelle ossa, ululava con rumore di tuono soffiando con
sovrumana forza e una pioggia feroce cadeva obliqua e tagliente, ma sei fuggito
lo stesso da me trascinato via da quel vento nero che ti ha strappato dalla mia
vista. Le tenebre che infestano questa stanza sono la mia unica compagnia, per
me è sempre notte, una notte insonne, che non porta né riposo né oblio, ma solo
una costante ansia che alimenta invano le mie speranze.
“And the clouds above move closer
Looking so
dissatisfied
But the heartless wind kept blowing, blowing”
Il cielo è plumbeo e carico di nuvole minacciose che ancora non hanno
svuotato il loro contenuto, vorticano nell’aria insoddisfatte assorbendo e
soffocando ogni timido raggio di sole che cerca uno spiraglio per liberare la
propria luce chiara e tiepida.
C’è ancora un vento allucinante che soffia
malevolo, costante, sibilando fuori dalla mia finestra e nella mia testa. La
gente per le strade cammina insicura alzandosi il bavero del cappotto sul viso
per proteggerlo dalla sua affilata furia. Ho osservato l’andirivieni dei
passanti per tutta la mattina restando ostinatamente seduto alla finestra. Vedo
una coppia avanzare lenta sul marciapiede sotto di me, la ragazza si stringe
forte al suo innamorato lasciandosi guidare docilmente nel passo, i loro corpi
proiettano quasi un’unica ombra che tremola debole sull’asfalto.
La mano
destra della giovane donna bionda stringe il lungo gambo di una rosa rossa,
tenero pegno d’amore regalatole dal suo compagno per questa assurda ed inutile
festività. Qualche petalo scarlatto viene strappato via dal bocciolo per
prendere a volteggiare nell’aria sospinto e travolto dal vento senza una meta.
Spinti in alto e poi in basso senza mai toccare terra, senza mai raggiungere una
quiete rassicurante. Mi sento così terribilmente simile a quei petali colorati.
Costantemente legato solo per qualche illusorio istante ad un volto diverso per
poi fuggire via.
Mi stringo nelle spalle, le mie mani si aggrappano alla lana
scura del maglione affondandovi dentro nervose in un abbraccio che non mi dà
nessun calore, nessun sollievo perché non sono le tue braccia a darmelo. Un
brivido più forte mi scuote stavolta e, sebbene una voce dentro di me stia
urlando di distogliere immediatamente lo sguardo da quella coppia felice, i miei
occhi restano invece incollati su di loro finché non scompaiono dietro l’angolo
uniti ancora in un saldo abbraccio. I miei occhi hanno invidiato ogni loro passo
mosso insieme, la stretta del braccio di lui attorno ai fianchi di lei per
tenerla accanto a sé, il suo sguardo dolce che si posava di tanto in tanto sul
suo viso raggiante.
I miei passi incroceranno mai i tuoi di nuovo?
“I used to be my own protection, but not now
Cause my
path had lost direction, somehow
a black wind took you away from sight
and
held the darkness over day that night...”
Ero così convinto di essere al sicuro, immune a quel
sentimento che tutti cercano così disperatamente, chiuso nel mio robusto guscio
impenetrabile.
- non può mancarti ciò che non hai mai avuto – ero solito
dire a me stesso per rassicurarmi ogni volta che esitavo nel lasciarmi alle
spalle un altro volto, un altro nome che avrei presto dimenticato e sostituito
con un altro, un altro corpo da stringere e possedere per l’arco di una notte,
al massimo due.
Fila diritto per la tua strada e non avrai problemi, nessun
intoppo, né ostacoli lungo il percorso. L’amore è complicato, stravolge la tua
vita strappandoti il controllo delle tue azioni, del tuo corpo, annulla la tua
razionalità offuscandoti la mente peggio di una sbronza colossale perché si
sarebbe ripresentato il giorno dopo e quello dopo ancora e nessun cachè
l’avrebbe annullato. Se c’era una cosa che detestavo era non poter disporre
della mia vita, mio padre e le sue assurde convinzioni mi avevano costretto per
troppo tempo a rinunciare alla mia libertà d’azione.
Se non voglio fare una
cosa non c’è modo di convincermi del contrario lo sapevi benissimo, il mio
avambraccio è rimasto candido e privo di oscuri marchi ne è la prova più
inconfutabile.
Nessun altro mi avrebbe più obbligato a cambiare la mia natura
adattandola ad esigenze e a desideri che non fossero i miei, io e solo io avrei
scelto cos’era meglio per me. Chi avrebbe mai potuto immaginare che la mia vita
avrebbe preso una sonora sbandata perdendo la direzione che aveva seguito così
tranquillamente e scrupolosamente sino ad ora senza più la possibilità di
tornare indietro? Chi mai avrebbe pensato che in questo istante vorrei tanto
poter consegnare la mia vita nelle tue mani?
“and the clouds above move closer,
looking so
dissatisfied,
and the ground below grew colder,
as they put you down
inside,
but the heartless wind kept blowing, blowing...”
Vorrei che questa incessante pioggia invernale mi portasse via,
trascinandomi inerte verso chissà qualche ignoto luogo. Magari mi porterebbe da
te, scivolerei sui vetri della tua finestra osservandoti silenziosamente o se
sono davvero fortunato potrei bagnare il tuo volto toccando soffice la tua pelle
ambrata, le mie mani e le mie labbra non posso più farlo. Vorrei che la pioggia
lavasse la mia anima sanguinante che ancora singhiozza lacerata, che diradasse
l’oscura nebbia che avvolge la mia mente annegando ogni mio dolore, ogni
frammento di pensiero che ancora si rivolge a te.
Le mie lacrime cocenti
perderebbero il loro salato sapore perdendosi nella dolcezza dell’acqua piovana
rotolando sulla mia pelle liberando i miei occhi stanchi ed aridi
ormai.
Tante volte ho immaginato di uscire da questa stanza per correre da te
sotto la pioggia incurante dei vestiti fradici e appiccicati al mio corpo,
indifferente ai tremiti che mi avrebbero scosso, dimentico di quello che avrebbe
potuto pensare la gente vedendomi poi immobile sotto questo interminabile
acquazzone completamente abbandonato allo scorrere dell’acqua davanti alla porta
di casa Weasley (lo so per certo che ti sei precipitato da loro).
Invece le
mie membra si sono assuefatte a questa sorta di postura fetale, le mie braccia
ancora allacciano le mie ginocchia raccolte contro il petto, il mio capo tuttora
vi giace sopra. Il mio sguardo si divide dalla finestra punteggiata da miriade
di gocce che scivolano frettolose verso il basso scomparendo alla porta
chiusa.
So benissimo perché non oso muovermi da qui. Spero sempre, in ogni
momento, di vederti varcare quella soglia, riportando indietro la tua vita
racchiusa nel baule che ti sei trascinato dietro solo tre giorni fa spegnendo la
mia. Mi hai chiuso fuori dalla tua vita e allo stesso tempo mi hai imprigionato
qui, in questa camera.
La nostra camera.
Tempo.
Di quanto tempo hai
bisogno ancora prima che io mi lasci andare crollando miseramente?
Quanto
ancora ti serve prima che io impazzisca irrimediabilmente senza che i miei occhi
possano vedere il tuo volto, senza poter sentire la tua voce.
Mi hai chiesto
di non cercarti per ora, che saresti passato uno di questi giorni per recuperare
il resto delle tue cose lasciate qui nella frettolosa partenza, ma non so quanto
saprò aspettare prima di buttare giù a suon di pugni la porta di quella
sgangherata casa urlando il tuo nome a squarciagola.
Le mie labbra non
pronunciano il tuo nome da quando sei scomparso dietro quella porta, non hanno
l’ardire di dargli un suono che si smarrirebbe nel vuoto di questa stanza ucciso
dal silenzio costantemente in agguato.
Ho deciso di rispettare la tua
richiesta, non verrò da te, lo farà il mio cuore, me lo strapperò dal petto e lo
manderò da te affinché possa starti accanto.
Non fa altro che soffrire ad
ogni battito racchiuso, imprigionato nel mio corpo, quindi gli darò nuova vita
se lo manderò da te.
I miei occhi indugiano sui colori del crepuscolo che
macchiano il cielo di amaranto e arancione per poi rituffarsi nella penombra
della stanza. Questo silenzio non riesco più a sopportarlo, così richiamo il
minuscolo telecomando che sfreccia nella mia mano da qualche punto indefinito
della stanza.
La luce verde lampeggiante dello stereo prende a pulsare e una
musica soffusa prende a serpeggiare nell’aria rompendo teneramente il silenzio
insinuandosi dolorosamente nel mio petto.
E’ la nostra canzone, ha
suggellato il nostro primo bacio e accompagnato la nostra prima volta me lo
ricordo come fosse ieri. Stava piovendo come oggi, un feroce e improvviso
acquazzone ci aveva sorpreso fuori dal Ministero. Mio padre era stato appena
condannato per i suoi crimini, il processo era durato quasi due anni, due anni
che erano stati un’agonia per mia madre e una tortuosa via piena di impervie
curve per me. L’ultima persona che mi sarei aspettato di vedere eri tu, e
l’ultima cosa che mi aspettavo di scorgere nei tuoi occhi verdi era comprensione
e rispetto. Pietà, scherno, un soddisfatto senso di rivalsa, questo mi sarei
aspettato, ma nei tuoi occhi non v’era traccia di tutto ciò. Non dicesti una
parola, le tue mani racchiusero il mio volto fradicio e rigato dalle lacrime e
dalle gocce di pioggia e le tue labbra avevano coperto le mie nel bacio più
bello che avessi mai ricevuto. Racchiudo la testa fra le mie braccia poggiate
sulle ginocchia e lascio che il mio dolore pulsi libero nel mio petto.
Ovunque tu sia Harry, buon San Valentino.
“So now you're gone, and I was wrong
I never knew
what it was like, to be alone...
On a Valentine's Day, on a Valentine's
Day”
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