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Autore: Dark Spectrum    01/06/2013    2 recensioni
Quella notte, un solco profondo era stato tracciato all'altezza del cuore freddo e immobile di Damon Salvatore.
Fu scagliato lontano dall'impeto della sua stessa tempesta, con una velocità tale da fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Ma ad un punto preciso della città, il temporale sembrò calmarsi e il vento trasformarsi nella consueta e fresca brezza estiva che si dice essere favorevole agli amanti. [..]
Il destino l'aveva condotto proprio a casa della streghetta.
BonniexDamon.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 3
Rapimento



 

Il sentiero alberato per cui Elena e Bonnie stavano procedendo, si rivelò una scorciatoia solitaria verso casa McCullough, scelta accuratamente perché nessuno vedesse la bionda -che tutta la città sapeva essere morta-, aggirarsi tranquillamente nel centro di Fell's Church.
«Mh, dovremmo essere quasi arrivate» Sentenziò Elena, dopo aver blaterato per tutto il tragitto, senza che Bonnie ascoltasse neppure una delle sue parole. Le era bastato sorridere e annuire in maniera alternata.
Non era in vena di perdersi in chiacchiere; nonostante la Gilbert fosse una delle sue migliori amiche, gli ultimi eventi sovrannaturali l'avevano scombussolata e cambiata profondamente. E anche Damon Salvatore, con il suo fascino dannato, aveva modellato un po' quella che era la sua innata dolcezza, ponendola sempre in uno stato d'attenti, quando era nei paraggi.
Dunque, decise, chiacchierare del più e del meno con Elena Gilbert, la ragazza che sapeva giocasse con i sentimenti dei Salvatore, non era ai primi posti nella sua lista di "cose da fare".
«Sono contenta di averti accompagnata» iniziò di nuovo la bionda, in un ulteriore e quasi disperato tentativo di conversare con lei. «.. così possiamo scegliere insieme i vestiti che dovrai portare con te!»
Bonnie apprezzò lo sforzo, e le rivolse un sorriso buono e dolce, come ai vecchi tempi. Non riusciva ad avercela con lei, nonostante tutto. «Oh, grazie. Non vedo l'ora.»
«Già, potremmo fare pigiama party ogni sera!» Continuò, entusiasta, la Gilbert.
Bonnie le sorrise sincera, sentendosi un po' in colpa per i suoi pensieri precedenti, che non la dipingevano esattamente come la ragazza d'oro che tutti credevano fosse.
«Oh, eccoci qui!» Disse Elena, indicando con l'indice il profilo di casa McCullough. «Solo altri due passi.»
Bonnie era rimasta qualche metro indietro, per allacciarsi le converse malandate. Non appena alzò lo sguardo ed era sul punto di raggiungere Elena, però, notò una figura imponente che la ostacolava. Le si mozzò il fiato, per quanto era bello l'uomo dinanzi a lei, ma un brivido di spavento la scosse, perché, per quanto potesse sembrare angelico, emanava allo stesso tempo un'aria di terrore.
Una massa di capelli bronzei era la cornice di un viso spigoloso dai lineamenti classici ben definiti.
«Accidenti. S-scusami.» Balbettò lei, come al solito, pur non sapendo di cosa si stesse scusando.
Udendo le sue parole, Elena si voltò verso di lei, con sospetto, ma era troppo tardi.
Un sorriso smagliante, brillante quasi quanto il sole, si dipinse sulle labbra dello sconosciuto, prima che questi, con uno scatto fulmineo, si precipitasse sul corpicino di Bonnie, la caricasse in spalla e scappasse via in un batter d'occhio, mentre la streghetta tentava invano di liberarsi dalla sua presa ferrea scalciando come una bambina.
«Dannazione!» Riuscì a borbottare, prima di arrendersi definitivamente, sospirando.
Delle calde lacrime cominciarono a rigarle il volto, quando realizzò di essere così lontana da coloro che ormai erano la sua famiglia.

-

Elena era sconvolta. I suoi occhi erano sgranati e fissi nel punto esatto in cui Bonnie era scomparsa nel nulla, assieme a quella figura di cui non aveva avuto modo di scorgere il volto.
Ma ci volle poco, perché capisse chi fosse.
Un nome si formò nella sua testa, un nome che aveva sentito pronunciare dalle labbra del suo ragazzo poco prima e che corrispondeva a pericolo. William.
E, dopo quella tacita rivelazione, non ci volle molto per comprendere che la sua amica Bonnie doveva essere salvata.
Con fretta ed ansia, compose il numero di Stefan, il quale rispose dopo pochi istanti.
«Elena? Tutto okay?»
«S-Stefan. Ha preso Bonnie.» La voce della bionda era spezzata dai singhiozzi e non riuscì ad aggiungere altro. Ma non ce ne fu bisogno. Stefan, in un battibaleno, fu dalla sua ragazza, assieme ad un frustrato Damon, che aveva dovuto prima convincere i mortali a restare alla pensione. Nonostante Matt e Meredith avessero insistito, però, era riuscito a farli cedere. Ed era in una terribile ansia per la streghetta, nonostante non volesse farlo notare più di tanto, come al solito. Per cui si limitava a sbuffare e a far roteare gli occhi ogni tanto, recitando la parte del disinteressato.
«Damon, per la miseria! Potresti almeno fingere di interessarti al destino di Bonnie?!» Lo rimproverò la Gilbert, che però non fu minimamente calcolata dal vampiro, il quale continuò con il suo atteggiamento distante.
Erano nella porsche nera nuova di zecca di Damon, uno dei suoi ultimi 'acquisti', quindi non voleva dover ubbidire ai suoi ordini anche lì. Inoltre, quando la guardava, gli veniva in mente il suo fratellino che le si appiccicava addosso. Inutile dire che quei pensieri non fecero che rendere ancor più corrucciata la sua espressione, che era già tutt'altro che gioiosa.
Tornati alla pensione, i tre -uniti a Meredith e a Matt-, presero a percorrere su e giù il salotto, chi tamburellando con le dita sulla propria giacca di pelle per placare l'ansia, chi ponendo domande su domande, come se qualcuno conoscesse le risposte.
«Smettila,
Mutt
. Non sappiamo chi sia questo William» iniziò Damon, sputando quell'ultimo nome con disprezzo «nè cosa voglia da Bonnie, né se sia ancora viva. Contento?» E si sedette sul divano di pelle, con un tonfo e con uno sguardo di disapprovazione.
«Ci sarà pur qualcosa da fare per aiutarla, per trovarla..» Sospirò Stefan.
«Oh, sì. Potremmo sondare il territorio e.. Oh, aspetta! L'abbiamo già fatto.»
Damon usò il suo tono sarcastico e il suo sguardo torvo, per convincere tutti gli altri di quanto fosse scocciato da quella situazione, per distogliere l'attenzione da quell'ansia e da quella paura di perdere Bonnie. «E, udite udite: non ha funzionato.»


 

-

«T-ti prego, lasciami andare..» Balbettò Bonnie, in un ultimo disperato tentativo. Era seduta su un divano in cuoio, in una casa ariosa e luminosa dalle pareti bianche e l'arredamento interamente in nero lucido. Non seppe mai come fu arrivata lì, ma capì che vi era arrivata grazie a lui.
Lo sconosciuto, con un particolare inchino da uomo d'altri tempi, e con un baciamano, si presentò alla streghetta, che lo fissava con occhi increduli. «Sono William, Ledger.» Iniziò, con le labbra ancora vicine al dorso pallido della mano di Bonnie. La strega s'immobilizzò, ricordando le parole di Stefan. «Ma tu puoi chiamarmi Will.» Aggiunse in fine, con un sorriso accattivante che per un istante le sembrò sincero.
La rossa scosse il capo e ritrasse la mano.
«Io invece sono Bonnie. E voglio tornare a casa.»
«Ma certo che ci tornerai,
mademoiselle.» Continuò a mantenere quel bizzarro sorriso sghembo, mentre puntava i suoi occhi scuri e profondi nei suoi. Le ricordavano gli occhi di Damon, per quanto sembrassero delle notti stellate. «Scusa l'irruenza, ma avevo bisogno di una strega.. E chi se non una McCullough?»
«Come sai il mio cognome?» Chiese lei, quasi confortata dall'idea che non volesse farla a pezzettini e mangiarla nella zuppa.
«Diciamo che..» Pesò bene le parole, per non risultare troppo ossessivo nei suoi confronti, ma non ci riuscì. «.. Che ti osservo da un po', Bonnie»
«N-non posso aiutarti da casa mia?» Chiese lei, impacciata .
«In verità no. Devo averti qui, ora.»
Gli occhi della rossa si spalancarono a quelle parole che d'un tratto erano sembrate così decise e fredde.
Avrebbe voluto sputare tutte d'un fiato quelle domande che già da tempo le frullavano vorticosamente per la testa, ma dovette costringersi ad ordinare quell'incasinato flusso di pensiero, per non sembrare più impacciata di quanto non fosse già. E con un respiro profondo, cercando di ridurre al minimo l'indecisione nella sua voce, chiese: «Mi spieghi cosa c'entro io, con te, adesso? E tu chi sei?»
William non aspettava altro che utilizzare le belle parole per persuaderla, dunque fu più che felice di spiegarle il tutto. E Bonnie fu tutta orecchie.
«Come ti ho già detto, sono William Ledger. Ho centosette anni, e sì, sono un vampiro, ma credo che almeno il tuo inconscio abbia già fatto propria questa conclusione, non è così?» Non aspettò risposta da parte sua, ma continuò a parlare con la sua calda voce. «E quasi ogni vampiro abbastanza “anziano”, come me, brama costantemente di accrescere il proprio Potere per qualche ragione. E, dopo un'ardua ricerca, ho trovato i Grimori del Potere. Ne hai mai sentito parlare?»
Bonnie scosse il capo.
«Sono i Grimori che, secoli or sono, le Streghe nascosero in tre punti diversi, così che nessuno potesse trovarli. Il primo, il Libro della Sapienza, contiene i segreti della Terra e dell'Universo, venuti alla luce in un tempo arcaico e tenuti nascosti dalla Congrega dei Sapienti, di cui facevano parte alcune streghe; il secondo, invece, è il Grimorio Antico, in cui è racchiusa la Conoscenza Magica, frutto di secoli di apprendimento da parte delle streghe; il terzo è il Libro della Morte, dove è scritto il destino di ogni anima e dove sono contenuti i segreti dell'Aldilà. Si dice che il possessore e il conoscitore di tali volumi sia il vero padrone del mondo, e che il suo potere sia pari a quello di un dio. E, cosa più importante, che esso sia in grado di selezionare le anime dell'aldilà, per farle tornare in forma corporea sulla Terra.
Io ho bisogno di questo potere, Bonnie.» Pronunciò le ultime parole come una supplica, uscendo dalla trance di concentrazione con cui aveva spiegato, in breve, i fatti precedenti.
La rossa era sconvolta. Sentiva che quel
William l'avrebbe fatta cacciare in un guaio enorme. Eppure, ancora non capiva quale dovesse essere il suo ruolo in tutta quella storia.
«E io cosa c'entro? Insomma... Non pratico neanche la magia da un po'...»
«Che tu lo sappia o meno, un grande Potere scorre già nelle tue vene. Sei una McCullough, e una McCullough faceva parte dei Sapienti. Ce l'hai nel sangue.»
La ragazzina spalancò nuovamente gli occhi, confusa. Voleva che qualcuno piombasse in quella stanza lucida e la portasse a casa, o che aprisse improvvisamente gli occhi, meravigliandosi di quello strano sogno.
Eppure, sembrava che tutto stesse accadendo realmente.

«No.. Io conosco poco e niente della magia.. Lasciami andare..» Era distrutta.
«Bonnie, non vederla così. Siamo
amici.» Con l'indice e il medio le sollevò il mento, facendole alzare il viso e lasciando incrociare i loro sguardi. «Questa mia ossessiva ricerca di Potere ha uno scopo, Bonnie. Devo riportare in vita una persona.» William parlò con tono decisamente serio, volgendo, per la prima volta, lo sguardo al pavimento.
«Chi?» Chiese la streghetta, d'un tratto curiosa.
Lui sospirò. Non aveva voglia di pensarci, né di dirlo ad alta voce, ma capì che la strega aveva bisogno di una risposta. «Lo capirai più in là.»
Lei lo guardò incredula, mentre le sue ginocchia tremavano. «E cosa vuoi che faccia con questi.. libri?»
«Questi “libri”, ovviamente, non sono scritti in una lingua a me conosciuta. La cosa mi rende particolarmente frustrato, ma mi solleva sapere che tu conosca le rune celtiche.»

Come cavolo fa a saperlo? - pensò, spaventata. «Non è che io le conosca... Solo che non parto da zero, ecco..»
«Grazie del tuo aiuto, allora, Bonnie.» E le baciò nuovamente il dorso della mano, inspirando il suo profumo di fragola, mentre le gote le si infiammavano.
Lo sguardo della rossa volò per un secondo all'imponente porta nera, e William se ne accorse. «Non riusciresti ad oltrepassare i confini di questa casa» Disse, stroncando sul nascere il suo desiderio di scappare.
«E' un.. rapimento?» Chiese lei, con la voce interrotta.
«Se può servire a tranquillizzarti, vedila così,» iniziò «ma non chiederò riscatti, né ti violenterò, né occuperò abusivamente la tua casa, promesso.» E le rivolse un altro dei suoi sorrisi.
«No, in realtà n-non mi tranquillizza.. per nulla» Borbottò lei.
«Bonnie, sono un vampiro, se avessi voluto farti del male saresti già sofferente in un angolo, te lo assicuro. Ma ho visto in te enormi potenzialità, e voglio che tu sia la
mia strega. Perché ho bisogno di te. Inoltre, dopo la procedura completa, parte del potere scorrerà anche in te. Sarai una strega a tutti gli effetti e conoscerai ogni trucco magico» Disse lui, per provare a rasserenarla, notando il suo evidente disagio e la sua diffidenza.
E forse ci riuscì. Forse, la cosa che più la tranquillizzò, fu quella frase: “ ho
bisogno di te”; e non riuscì a fare a meno di pensare a ciò che Damon le aveva detto, quasi con lo stesso tono, quasi con le stesse parole: “stanotte avevo bisogno di te, uccellino”.
Qualcosa sembrò averla convinta e William si compiacque. «Vuoi vederli? I Grimori, intendo»
Dopo una breve pausa, la rossa annuì, timida. Will le fece cenno di seguirlo. Attraversarono un lungo corridoio su cui affacciavano diverse stanze, tutte dalla porta chiusa. In fondo ad esso, c'era una parete candida, ampia e spoglia, che si sollevò non appena il vampiro premette un pulsante nascosto chissà dove. Una volta dentro, la parete si richiuse, facendo sobbalzare Bonnie. L'illuminazione di quella stanza era simile a quella cremisi della Dimensione Oscura, ma meno terrificante. Era più simile ad un tramonto e, come questo, aveva anche un che di romantico.
Al centro dell'ampia stanza, un tavolo in cristallo sorreggeva i tre enormi volumi. Bonnie ne sfiorò la superficie, sentendo un formicolio alle dita, dopo il contatto. Ritrasse la mano di scatto e Will se ne accorse e le disse: «Riesci già a sentire il Potere, non è così?» La sua voce era elettrizzata.
Ma c'era ancora qualcosa che Bonnie non aveva ben compreso.
«Così tu mi hai “rapita”» e mimò due virgolette con le dita «solo per farmi tradurre questi?» chiese, con il suo tono di voce basso.

«In realtà c'è dell'altro» ammise lui. «Per completare la procedura, c'è bisogno di una sorta di rituale
«E.. di cosa c'è bisogno per questo..
rituale?» Chiese lei, spaventata già solo dalla parola.
«In realtà non lo so neppure io, ma è tutto qui dentro!» Rispose lui, facendo aderire la mano dalle dita affusolate alla superficie di uno dei Grimori.
«Sai,» disse, con le labbra vicine all'orecchio destro di Bonnie «questa luce ti rende ancora più bella e pura. Risalta le tue gote rosee» e sfiorò con un dito la sua guancia, mentre un brivido percorse la schiena della ragazza. «e infiamma i tuoi ricci» continuò, carezzando le punte di essi.
Bonnie era imbarazzata, quindi abbozzò un «G-g..grazie» impacciato e poi cambiò argomento.

«Dopo che ti avrò aiutato mi lascerai tornare a casa?» Le domande salivano a galla a raffica e, dopo un po', non si pose più problemi nel farle ad alta voce.
«Mh, sarai libera di tornare
dove vuoi» Cominciò. «Quindi, se lo vorrai, potrai tornare a casa. Altrimenti sarò lieto di averti al mio fianco. Anche perchè, come ho già detto, hai un grande potenziale, sarebbe uno spreco vederti tornare dai tuoi amichetti, che nemmeno ti apprezzano appieno.»
Chissà perché, ma le sembrò che si riferisse a Damon.
Scosse il capo, per cancellare quel pensiero.

- Stupida, stupida. Non pensare a lui, ora - si disse mentalmente.
Bonnie annuì, con le gote in fiamme, anche se era certa che sarebbe tornata dai suoi “amichetti”.
Will le porse la mano destra: «Allora, amici?»
Bonnie ebbe inizialmente paura, finchè un altro di quei sorrisi non si dipinse sul suo volto angelico. Decise che, con le giuste riserve, avrebbe provato a fidarsi. Ne sarebbe valsa la pena, forse, dato che sembrava l'unico modo per tornare a casa. Si chiese cosa le sarebbe successo se avesse deciso di non collaborare, ma non volle più pensarci, dopo aver formulato le prime ipotesi.
«Amici» rispose, stringendo la sua mano e ricambiando, per la prima volta, il sorriso.

 


Angolo autrice
Eccoci qui con un nuovo capitolo :3
Spero vi sia piaciuto, dato che c'è questo particolare "colpo di scena", utile anche per introdurre e -in parte- conoscere Will(iam), capendo quel che vuole dalla nostra streghetta!
*si prepara al lancio dei pomodori per l'ennesima volta*
Anyway, voglio ringraziare le tante visualizzazioni, e soprattutto le recensioni e coloro che inseriscono la storia tra preferiti/ricordati/seguiti. Recensite tanto, perché è davvero bello ed utile trovare i vostri pareri e le vostre critiche per andare avanti e per migliorare.
Ma grazie anche ai lettori silenziosi, perché resta un onore sapere che qualcuno perde il proprio tempo a leggere ciò che scrivo.
Grazie, alla prossima


 

   
 
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