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Autore: LullabyPotter    01/06/2013    6 recensioni
Alessia Augusti è una vecchia amica di tre personalità completamente diverse tra loro.
Una è Leonardo da Vinci, da poco divenuto Maestro. La seconda è Girolamo Riario, nipote di Papa Sisto IV. L'ultima è Lorenzo de' Medici, il padrone di Firenze.
Alessia dovrà imparare molto presto a destreggiarsi tra un amore impossibile, un'amicizia fraterna e le gelosie dei potenti.
Riario slacciò le dita da quelle di Alessia e fece scorrere l'indice sul profilo della ragazza. «L'oscurità non è poi così male, quando ti ci abitui.» disse, con un leggero sorriso.
Alessia lo guardò di sbieco. «Io non sono mai entrata nell'oscurità.»
«Fin'ora.» replicò Girolamo.
«Fin'ora.» confermò ella, annuendo.

_Eagle ||
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Lorenzo Medici, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


Girolamo osservò le porte di Firenze con un leggero sorriso. Per una volta non era lì in via ufficiale; Alessia lo aveva informato della sua visita alla città e, dato che per una volta sembrava che Sisto non avesse alcun incarico per lui, aveva deciso di raggiungerla.
Conosceva Alessia da sempre: praticamente erano cresciuti insieme. Lui, aristocratico nipote del futuro Papa Sisto IV e destinato a divenire Conte di Imola; lei, umile figlia di uno scultore romano e di una panettiera fiorentina. Sembrava impossibile che potessero divenire amici. Eppure un pomeriggio si erano incontrati e, nonostante la differenza d'età considerevole (lei aveva solo cinque anni, lui già undici) avevano scoperto di possedere due spiriti affini. Nemmeno le proteste dei genitori di Girolamo, contrari all'amicizia di un nobile con una popolana, riuscirono a tenerli lontani.
A causa degli impegni per il Papa suo zio e della gestione delle sue terre, Girolamo aveva trascurato la ragazza; era anche per quel motivo che l'aveva raggiunta nella città dei Medici. Una volta tanto voleva prendersi del tempo. E Alessia era un buon motivo per farlo a Firenze.
Scese dal suo andaluso nero e diede un fiorino al ragazzetto che era accorso a prenderne le redini, sorridendo appena al pensiero di ciò che avrebbe detto Alessia se non lo avesse pagato. Era fin troppo buona con tutti.
Non aveva compagnia: dato che era perfettamente in grado di occuparsi della propria sicurezza, aveva rifiutato qualsiasi tipo di scorta. Era in città non per impegni papali, ma per una semplice visita. Cosa mai sarebbe potuto accadere?
Cominciò a cercare Alessia, arrivata un paio di giorni prima di lui, che sapeva poteva trovarsi in due soli posti: alla bottega del Verrocchio con Leonardo da Vinci o a palazzo Medici ospite di Lorenzo. La ragazza non gli aveva mai riferito come li avesse conosciuti; Girolamo conosceva solo la grande considerazione che ella aveva per entrambi.
Constatò presto che non era in nessuno dei luoghi che aveva immaginato: Alessia era con l'artista, sì, ma non nella bottega.
I due si erano accomodati su una scalinata nella piazza del mercato, non troppo distante da un vecchio cieco. Talmente in vista che non li notava nessuno. In realtà solo Leonardo era seduto, mentre Alessia era rimasta in piedi davanti a lui. La sua risata cristallina giunse alle orecchie di Girolamo sovrastando ogni altro rumore.
«Te ne sei andata in tutta fretta da Roma. Stavi cercando di seminarmi?» domandò, fermandosi alle spalle della ragazza con le mani giunte dietro la schiena.
Leonardo vide il volto d'ella illuminarsi all'udire la voce del Conte. Quando si voltò, però, aveva assunto un'espressione quasi maliziosa. «Certo che si.» replicò, appoggiando le mani sui fianchi. «Scappavo tra le braccia di Leonardo.»
«Ho un fascino irresistibile.» commentò quest'ultimo, con fare compiaciuto e con finta noncuranza.
Alessia si voltò guardandolo con un sopracciglio alzato e un mezzo sorriso che cercava di trattenere. «Il solito modesto.» commentò.
Anche Girolamo cercò di non sorridere, e decise di inumidirsi appena le labbra. «Potrei ritenermi geloso.» disse, avvicinandosi di un passo e osservando alternativamente Leonardo e Alessia.
«Timore che possa farvi concorrenza?» domandò Leonardo, lanciando dapprima uno sguardo complice alla ragazza e subito dopo tornando a osservare Riario sollevando il sopracciglio.
Sul viso del Conte si disegnò un sorriso sottile. «Non credete di sopravvalutarvi?» replicò, mentre Alessia spostava lo sguardo da uno all'altro con aria divertita. Aveva portato le mani giunte alla bocca, sfiorandola con gli indici. Rise e appoggiò delicatamente la sinistra sul braccio di Girolamo anticipando qualunque risposta dell'artista prima ancora che aprisse bocca.
«Non avevi degli obblighi da sbrigare?» chiese al Conte. Il suo tocco era talmente leggero che egli non sembrava percepirlo.
«Li ho già sistemati.» rispose.
Leonardo si alzò come se si fosse ricordato in quel momento di qualcosa di urgente. In realtà, aveva solo osservato gli sguardi dei due e aveva capito che era meglio lasciarli soli. «Credo che andrò a finire alcuni di quei lavori che ho lasciato incompleti, prima che Lorenzo mandi qualcuno dei suoi scagnozzi a minacciarmi.»
Alessia lo guardò con un sorriso grato. Leonardo non si era mai preoccupato particolarmente dei lavori lasciati indietro, men che meno degli uomini di Lorenzo che lo rincorrevano per incitarlo a terminare ciò che aveva indietro.
L'inventore baciò la ragazza sul capo e salutò il Conte con una specie di inchino, dopodiché si incamminò verso la bottega. Girolamo e Alessia lo osservarono per pochi istanti, prima di dedicarsi l'uno all'altra.
«Allora... come mai hai lasciato Roma?» chiese Riario. La decisione di partire per Firenze era stata abbastanza improvvisa ed ella non era riuscita a salutarlo prima di partire, dato che Girolamo si trovava a rapporto dal papa.
Alessia scrollò le spalle. «Avevo voglia di aria nuova.» rispose, come se non fosse stato importante.
Il Conte la osservò senza replicare. La conosceva da sempre, riusciva a comprendere con un solo sguardo se la ragazza si comportava in modo anomalo. E in quel momento si stava comportando decisamente in modo anomalo. Nonostante questo, Girolamo decise di non indagare oltre: se lo avesse fatto, Alessia si sarebbe chiusa e non avrebbe detto una parola, cambiando discorso. Era certo che gliene avrebbe parlato, un giorno o l'altro.
Prima che potesse replicare, qualcosa cadde ai loro piedi: era un foglio arrotolato attorno a un sasso.
Alessia lo raccolse con aria seria e lo dispiegò, lasciando cadere la pietra in terra. Dentro vi era solo una scritta: sei venuta per morire, bastarda strega.
Girolamo, che si era guardato intorno cercando di identificare colui che aveva scagliato il sasso, sporse appena la testa e lesse il biglietto, aggrottando la fronte. «Che cosa significa?» chiese, alzando poi gli occhi su Alessia.
«Nulla.» rispose ella, accartocciando di nuovo il foglio e stringendolo nella mano.
Girolamo non era convinto. La ragazza gli aveva sempre raccontato ogni cosa, non riusciva a pensare che potesse avere un qualche tipo di segreto. Non con lui. Ed era già il secondo in poco tempo. Poi, quella frase: non poteva essere riferita a lei. Non sul serio.
«Portami a casa.» disse la ragazza, sospirando. Girolamo annuì cominciando a camminare con lei.
La mano sinistra di Alessia cercò la destra di Girolamo e le loro dita si intrecciarono.

 




Note dell'autrice: eh si, sta volta le note stanno sotto. Un paio di appunti prima di lasciarvi in pace.

  1. So che Girolamo Riario è Conte di Imola e Forlì, ma ho inserito solo Imola perchè a questo punto della storia Forlì non è ancora sotto il suo dominio; inoltre, non è ancora sposato con Caterina Sforza.
  2. Voglio ringraziare sassa, Yoan Siyryu, radioactive e Alesherly per le loro recensioni e anche tutti coloro che seguono la storia ma restano in silenzio. Grazie!

E adesso, vi lascio recensire in pace.

»Eagle«

  
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