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Autore: lalla86    19/12/2007    1 recensioni
"..In solitudine rimane il tuo corpo. Un vuoto involucro, in quell’angusto vicolo di mondo."
Un senzatetto come molti.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Osservatore Solitario











"I’m falling down / Precipito
With people standing round / con le persone attorno a me
But before I hit the ground / ma prima che io colpisca il suolo
Is there time / in quel momento
Could I find someone out there to help me? Troverò qualcuno che mi aiuti?"

(Falling down/Duran Duran)







Le prime tenebre della notte avanzano, oscurando il viale traboccante di insegne luminose.
Fiumi di folla scorrono indomabili lungo i marciapiedi mentre sguardi incantati vagano nell'aria ammaliatrice, distributrice di magia che si diffonde.
I tuoi occhi, invece, sono spenti. A te le luci artificiali, emblema della festa d'Inverno, non sono portatrici di sollievo.
Sagome confuse, difatti, si alternano sopra i tuoi piedi offuscate da veli di dolore. Entrano, escono, si fermano, per poi ripartire.
I piedi più disparati si agitano alla loro base. Scarpe slittano, scattano, inchiodano, nella frenesia metropolitana. Eleganti, sportive, consumate dal tempo: dallo stato di ognuna riesci, ormai, a indovinare l'animo del possessore.
L'orologio, intanto, scocca, ripetendo abitudinario il suo percorso. E il tempo, unico corridore, scorre indifferente sulla tua pelle ormai raggrinzita da rughe di vecchiaia.
Rimani così. Immobile, ai margini della vita. Lasciato indietro come quel mozzicone che mani prive di umanità ti hanno gettato addosso, poco prima, assieme all'umiliazione.
Nessuna supplica, nessun lamento fuoriescono strisciando dalle tue labbra violacee di freddo. Nessun cartello con parole di pena eretto davanti a te. La tue dita d'orgoglio si frenano rifiutandosi di tracciare confusi scarabocchi intrisi di menzogne.
Difatti tentennano saltuarie le monete dorate nell’ormai trasandato bicchiere, fedele contenitore di molti anni. Le tue mani le sfiorano tremanti, per pochi attimi, prima di lasciarle ricadere. Si accasciano, infine, sconfitte tra le tue vesti lacere punte dal gelo della sera avanzante.
Le spalle ricurve conseguenza degli anni trascorsi, a quel gesto, fremono malamente sostenute dal pezzo di muro di un palazzo. Al dì la di esso, nella loro casa, anime felici riposano rifocillate vicino al focolare.
Eccola li’, invece, la tua casa. Un pezzo di cemento ricoperto di neve e di pattume.
Colpi di aspra tosse intervallano il tuo respiro annaspato facendo allontanare lestamente un gruppo di persone di passaggio. Incurante il tuo animo a quel gesto schifato poichè perenne è il ghiaccio che lo ha abitato.
Incroci di occhi penati e addolorati sulla tua pelle lacera del freddo. Troppo fuggevoli però sono gli sguardi per sanarti. Allo stesso modo giungono tardive le poche parole di conforto sovrastate da urla eccitate di bambino.
I primi di molti fiocchi hanno cominciano l’ennesima caduta spietata verso la terra. Amara per te è la loro vista. Batuffoli bianchi, strenuatori di fragili ossa. Non condividi piu’ la spenserata gioia.
Crudele e’ la neve dietro il suo manto biancastro. Portatrice di illusioni e sentimenti presto infranti. Mai piu’ speranza, pero’, intacca il tuo cuore. Troppe nevicate sono ormai passate da quel giorno nefasto.

“Ci racconti una storia?”
Domanda di bambini, ancora innocenti. Ti accerchiano, trepidanti. Aspettano impazienti una storia sepolta sotto strati di ricordi.
Quante ne avranno udite le tue orecchie quando ancora erano innocenti?
Storie liete, con.. felici e contenti.
Suoni rauchi tentano di fuoriuscire dalle labbra screpolate e doloranti. La voce dimenticata giace da tempo abbandonata, accompagnata dal tuo spirito agonizzante.

“Andiamo, non ne sa neanche una”
Toni di delusione, in passi gia’ distanti. Un frammento*1 scorre nel vuoto del tuo volto.
In solitudine, rimane il tuo corpo. Un vuoto involucro, in quell’angusto vicolo di mondo.
Ghiacciata la strada rapidamente come il tuo cuore imprigionato in una fossa. Scavatrici le tue stesse mani artefici degli errori piu’ disparati. Incompresi erano stati anche a te i tuoi stessi gesti preclusi da ogni speranza di Perdono.
Intanto la neve continua la sua discesa mentre la coperta di ghiaccio ti avvolge nel suo falso tepore.
Respiri assonnati fuoriescono dalle tue labbra socchiuse, ormai paralizzate. Palpebre si chiudono verso il tanto agognato riposo.
Ma ecco che un paio di dita sfiorano il tuo braccio.
Inattese, creano il calore del contatto.
Riaffiora un sentimento sconosciuto. E il freddo non e’ piu’ cosi’ totale mentre urlano, suoni di sirene, sullo sfondo*2.



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Glossario:
*1 è una lacrima
*2 l’ambulanza che arriva per tentare di salvarlo dall’assideramento




  
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