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Autore: Waterproof    02/06/2013    24 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16.
 
 
 
 
 
 


 
 
 
Quando quel mattino mi svegliai, quasi non mi venne un infarto. Sandy indossava un’espressione totalmente corrucciata e accanto al mio letto c’erano due rose rosse su un vassoio pieno di brioche, muffin, cappuccino e succo di frutta all’arancia.
<< Che… che… >> balbettai, alla ricerca delle parole giuste da utilizzare.
<< E’ venuto un ragazzo mentre dormivi e ti ha lasciato questa roba >> spiegò Sandy, fingendo indifferenza.
Zayn. Doveva trattarsi per forza di lui.
Ma cosa poteva averlo colpito così tanto di me da averlo spinto a portarmi una colazione del genere in camera? Mi alzai lentamente dal letto, cercando di non badare ai lievi capogiri che mi stavano intontendo, e afferrai il cellulare, per inviare un sms.

Dove sei?
A.         

Fissando il contenuto dei sacchetti, mi rigirai una rosa tra le dita, attendendo una risposta da parte del ragazzo, che non tardò ad arrivare.

Da Harry, perché? A proposito, buongiorno ;) xX

Buongiorno un corno.
Mi passai una mano sulla fronte, sbuffando: come potevo dire a Zayn che nella mia mente non c’era spazio per due persone e che fino a quando non mi fossi tolta il pallino Harry dalla testa non sarei riuscita a guardare altri ragazzi?
Probabilmente non c’era soluzione, avrei dovuto passare ai fatti.
Quando mi alzai, decisa a vestirmi e raggiungerlo per spiegargli come stavano le cose, lo sguardo cadde su un croissant pieno di cioccolato. Un sorriso spontaneo spuntò sulle labbra, e lievemente lo sfiorai, per poi saggiarne la consistenza cremosa.
Era buonissimo, non c’era dubbio. Sandy, inoltre, mi aveva rivelato che il sacchetto recava il nome di una delle pasticcerie più rinomate di tutta la città, e la cosa mi fece pensare. Zayn avrebbe saputo prendersi cura di me?
Magari quella era una tattica per abbindolare ragazze, magari portava a tutte la colazione a letto. Quel pensiero mi diede da riflettere, mentre mangiucchiavo qualcosa.
Avrei dovuto indagare prima di poter anche solo pensare di dargli una concreta possibilità.
Composi velocemente il numero di Liam, per chiedergli consiglio, ma non rispondeva. Guardai l’ora e mi sorpresi, dato che erano le dieci e mezzo del mattino, e lui era abbastanza mattiniero.
Mi vestii in fretta, dopo aver fatto una doccia veloce, e uscii dalla stanza, salutando Louise e Josh in corridoio, vestiti per una gita fuori porta. Era tornato tutto alla normalità dopo il risveglio di Harry, anche Josh pareva molto più riposato.
Stretta forte la borsa al braccio, mi avviai verso la fermata dell’autobus, attendendo che arrivasse l’unico che passava anche per l’ospedale.
Quando arrivò, mi fiondai all’interno, cercando un posto a sedere dato che il viaggio era ricco di curve e il mio equilibrio abbastanza precario, e aspettai impaziente di arrivare a destinazione per vedere il moro. Il problema che non avevo minimamente preso in considerazione era che, una volta lì, trovatami davanti entrambi, chi con un sorriso, chi con una smorfia, mi sarei sentita ancora più confusa.
Harry mi guardava dall’alto in basso, evitando accortamente il mio sguardo indagatore, per poi passare a Zayn che mi fissava con un sorriso a trentadue denti sulle labbra. Ricambiai a stento, troppo presa dal cercare di capire cosa dovessi fare.
<< Possiamo parlare, Zayn? >> chiesi, implorandolo con lo sguardo.
Annuì, alzandosi e raggiungendomi, prima di chiudersi la porta alle spalle e allontanarsi con me verso le scale antincendio. Ci mettemmo a sedere su uno degli scalini di ferro e rimanemmo in silenzio per un po’, fino a quando non fu lui a prendere la parola.
<< Non sapevo cosa preferissi, quindi scusa se il cioccolato non è stato di tuo gradimento... >>
<< Non è quello >> lo interruppi, alzando il volto verso di lui.
Trattenni il respiro per un istante, prima di riprendere a parlare, sicura che ciò che stavo per fare sarebbe stata causa di pentimento. Ma forse...
Potevo evitarlo.
In fondo, Zayn poteva anche essere un dongiovanni di prima categoria, ma Harry? Si era portato a letto mezzo istituto, mi aveva trattata malissimo dopo che avevo cercato di essere gentile con lui, mi aveva detto delle cose che non mi aspettavo per niente dopo quello che avevamo condiviso, e io? Come potevo sperare di cambiarlo con quello che sentivo?
Non potevo basarmi su quello che sapevo per poterlo mettere sulla giusta riga, né credevo spettasse a me quel compito, dato che non c’era in lui quell’istinto che lo spingesse a cercarmi come io cercavo lui in ogni cosa, in ogni luogo.
Il moro che ora, seduto accanto a me, mi guardava, poteva essere come lui sul lato sentimentale, ma era certamente il primo che aveva dimostrato di saper trattare bene qualcuno.
<< Grazie >> mormorai, giocherellando nervosamente con le dita.
Il sorriso che indossava già prima si allargò, e improvvisamente lui si sporse per abbracciarmi.
Senza rendermene conto mi lasciai andare tra le sue braccia, affondando il viso sul suo petto mentre lui mi stringeva sempre più forte.
Quel qualcosa che aspettavo sarebbe nato da sé, prima o poi.
<< Ti va di uscire, stasera? >>
Annuii, contro il suo corpo, senza neanche rendermene pienamente conto. Forse distrarmi da tutto era ciò che ci voleva. Era inevitabile, in quel momento, ricorrere a Zayn.
 
Era la quindicesima volta che aprivo quell’armadio, ma non cambiava nulla. Era come se la mia mente sperasse, in qualche modo, di veder comparire come per magia un set di vestiti nuovo, ma non accadeva.
Non mi ero mai posta un problema simile, ma sembrava che con Zayn fosse diverso. Insomma, non credevo lui fosse il tipo che usciva con una trasandata e tutta felpe e jeans come me. E non avrei chiesto di certo a Sandy, dato che non volevo dare strane idee con quei vestiti da poco di buono che si ritrovava nel guardaroba, sede indiscutibile di valige Vuitton e stronzate varie di Valentino.
Optai così per un paio di jeans skinny, con una maglia un po’ più lunga per coprire. Passai un velo di eyeliner e mascara e proprio quando afferrai una giacca da portar dietro, il ragazzo bussò alla porta. Quando andai ad aprire, lo vidi tendermi una mano, e senza che nessuno dei due dicesse nulla, ci allontanammo dalla stanza.
Raggiungemmo il parcheggio dietro il campus e Zayn afferrò il telecomando dalle sue tasche. Un paio di luci si accese ad intermittenza accanto a noi, e lui mi aprì la portiera del suo fuoristrada.
Doveva avere un bel po’ di soldi, quel tipo. La cosa mi metteva lievemente in soggezione.
<< Dimmi che non hai intenzione di offrirmi una cena >> dissi, guardandolo mentre metteva in moto e usciva, con una semplice manovra, dal parking.
<< Anche, ma prima ti porto in un posto >> rispose, ridacchiando.
Fu un viaggio silenzioso e portato avanti dalla lieve musichetta che usciva dalle casse dello stereo dell’auto, che scandiva a tempi di beat il tempo che passava. Ad un tratto notai che le case si allontanavano, e subito mi affrettai a chiedergli dove stessimo andando, ma lui mi rispose con un sorrisetto saccente.
Sbuffai, incrociando le braccia al petto, ma neanche funzionò, così mi rassegnai e zittii fino al nostro arrivo. Mi guardai intorno con fare circospetto, riconoscendo i contorni di una piccola spiaggia isolata. Come noi, del resto.
Eravamo finiti in Culonia, lo sapevo.
Cautamente, senza aspettare che fosse lui ad aprirmi la portiera, scesi dall’auto e mi guardai intorno, avvolgendomi nella giacca data la brezza marina fredda e mi avvicinai a Zayn, raggiungendolo in prossimità del muretto che ci separava dalla ghiaia.
Porgendomi la mano, che afferrai, mosse un passo su di essa, provocando un rumore che mi ricordò tanto la mia infanzia e i parchi giochi presso i quali mi recavo con Anne e Harry.

Harry..

Cancellai subito quel pensiero e mi dedicai a quel ragazzo che stava facendo di tutto pur di farmi sentire bene. Portatami in prossimità della riva, poco più lontano, mi chiese di aspettare lì mentre lui correva di nuovo verso l’auto.
In un istante mi fu di nuovo accanto, mentre stendeva a terra una tovaglia. Ci mettemmo a sedere su di essa, molto vicini data la piccolezza del tessuto. Come in una scena da film, finse di stiracchiarsi prima di avvolgere il braccio intorno alle mie spalle e stringermi a sé. Contatto che non gli negai, dato il freddo venticello che tirava.
<< Vuoi del cioccolato? >> chiese, e io annuii. Scavò nella borsa che aveva portato insieme alla tovaglia e ne estrasse un thermos.
Mi versò il contenuto in una tazza per poi porgermela, mentre ripeteva la medesima azione per sé.
<< Sto cercando di capirti >>, disse improvvisamente, facendomi sussultare.
<< Quando avrai i risultati, comunicameli >> scherzai, ridacchiando.
Coinvolsi anche lui, fino a quando non iniziammo a parlare delle nostre vite. Per gran parte del tempo feci raccontare tutto a lui, non avendo io intenzione di dirgli come avevo trascorso la mia infanzia, e avevo aggirato più volte la domanda, volgendo altrove il discorso.
<< Sei bellissima, lo sai? >>
Arrossii violentemente, ma fortunatamente il buio nascondeva il tutto. Non ero molto preparata a ricevere complimenti: in vita mia, mai lo ero stata.
E ora arrivava lui, bello e intrigante, che diceva a me una cosa simile. Il problema era che era detto con troppa poca enfasi. Non c’era quel qualcosa di straordinario che avrebbe potuto scatenare un complimento tale, quindi mi limitai a ringraziarlo e continuai a bere la mia cioccolata.
<< Abbey... >> mi chiamò, ma non feci in tempo a voltarmi che trovai il suo volto a due centimetri dal mio. Deglutii, sgranando gli occhi per la sorpresa, ma non riuscii a girare il volto. Era come se i suoi occhi mi attraessero fatalmente, cosa che mi si stava completamente ritorcendo contro.
La sua mano scorse lungo il mio fianco prima di afferrarlo per avvicinarmi a lui. Cercai di non far cadere la cioccolata sui sassolini bianchi della spiaggia, ma quando le sue labbra sfiorarono le mie, fu impossibile riuscire a trattenersi.
Era un bacio dolce, quasi consapevole. Non c’era passione, non c’era impeto, era tutto così diverso.
Non sentii il bisogno di afferrare i suoi capelli, né di saltargli addosso: il sexy Zayn stava lentamente svanendo davanti ai miei occhi.
Non sentii nulla, e quasi non volli piangere.

 Era assurdo, insensato, masochista continuare a pensare che volevo solo una persona che mi odiava. Che non mi considerava. Mi allontanai delicatamente, per non fargli comprendere il mio turbamento e gli sorrisi, ricevendo una carezza in cambio.


 

*

 




In quei dieci giorni che seguirono, io e Zayn ci eravamo visti quasi regolarmente. Non c’erano stati altri baci, solo lunghe chiacchierate che, a dispetto della prima volta, mi avevano completamente presa e Elena stessa mi aveva consigliato di dargli una possibilità.
Il problema era che non dipendeva da me, ma lei non poteva saperlo dato che non avevo detto a nessuno di quello che stava succedendo tra la sottoscritta e l’essere più inumano del pianeta.
Mancavano due giorni al test finale di quel corso, e iniziavo ad avvertire una grossa ansia. Erano già cinque ore che studiavo, presa da uno degli autori portoghesi che avevo preferito di più durante quell’anno: Pessoa. Lessi più volte, andando avanti e indietro per la stanza, una delle sue opere, fino a quando, sfinita, non mi ero lasciata andare sul letto, chiudendo gli occhi.
La mia migliore amica era tornata ad Holmes Chapel e anche Liam, per accompagnarla. Quei due non me la contavano giusta, dato che un giorno prima sembravano cane e gatto e quello dopo tornavano i vecchi amici di sempre, ma fino a quando non fosse stata Elena a dirmi tutto, non le avrei cavato niente di bocca.
Qualcuno bussò alla porta della mia stanza e solo quando gridacchiai uno stanco: <>, sentii la voce di Zayn.
Si mise a sedere accanto a me, mentre io ancora cercavo di dormire. Si distese al mio fianco e mi prese la mano, iniziando a carezzarne il dorso mentre io mi lasciavo andare a quella sensazione piacevole e rasserenante.
<< Perché non ti riposi? Resto io con te >> sussurrò, costringendomi ad annuire.
Poggiai il capo sul suo petto, e a ritmo del suo respiro attesi che Morfeo decidesse di prendere in considerazione anche me.
<< Nel frattempo, ti racconto una bella storia >> disse, continuando ad accarezzarmi la schiena.
<< C’era una volta una principessa, che portava sempre con sé una mela avvelenata. Settantasette nani l’avevano eletta loro regina, per la sua scarpetta di cristallo che possedeva doti sovrannaturali. Le giornate trascorrevano tranquille, tra lavoro e culto della giovane fanciulla, fino a quando, in un bel dì di Marzo, non fu annunciato un ballo cui avrebbero dovuto partecipare tutte le principesse della contea. La ragazza era eccitata, e si fece cucire a posta un abito color pisello dal sarto migliore del regno >> cercai di trattenermi dal ridere, per fargli continuare quell’assurdità. << Capitò che presso il suo palazzo di zucca – era vegetariana, come avrai capito – arrivasse un carro armato trainato da colonie di topi. >>
A quel punto non resistetti e scoppiai in una fragorosa risata, mentre lui, cercando di trattenersi, continuava a narrare la sua storia.
<< Indossate le sue scarpette spacca-piedi, la fanciulla salì a bordo e pregò che la si conducesse presso il palazzo del principe scapolo. Arrivò con un paio d’ore di ritardo, trovando il buffet completamente andato e donne e uomini completamente ubriachi. Del suo principe, neanche traccia. Proprio mentre stava per andarsene, però, finì addosso a qualcuno. Incrociò un paio d’occhi marroni e profondi, e se ne innamorò seduta stante, senza sapere che si trattava dell’erede al trono – ovviamente, il culo ce l’hanno tutte le principesse. Ballarono per tre lunghissime ore, fino a quando lei non sentì l’orologio scandire la mezzanotte. Avrebbe dovuto scappare via, dato che altrimenti i topi si sarebbero trasformati in cavalli, e lei non voleva sfruttare quelle povere bestiole. Pertanto, iniziò a correre. Pensa, è stata l’unica donna ad arrivare ai sei chilometri orari con un tacco cento ai piedi. >>
Continuai a ridere come un’emerita cretina, asciugandomi di tanto in tanto le lacrime che mi colavano dagli occhi e cercando di non pensare al mal di stomaco dovuto alle troppe contrazioni.
Lui rimase invece serio, per quanto riuscisse.
<< Sui centosettantanove scalini che fece, proprio all’ultimo perse la sua scarpetta. Era anche porta fortuna, guarda. Infatti, non appena entrò nel carro armato, si punse con un ago e svenne. Dato che i topi l’avevano portata in Burkina Faso, terra allora inesplorata, il suo corpo non fu mai ritrovato. >>
<< Ma finisce malissimo! >> affermai, continuando a ridere. << Sei pessimo, Malik. >>
<< Grazie, Abbey. Anch’io penso di essere favoloso >> si vantò, passandosi le dita tra il ciuffo. Mi appoggiai nuovamente a lui, serrando le palpebre, ma ormai del tutto sveglia.
<< Grazie per la favola della buonanotte, Zayn >> mormorai << anche se sono le sei del pomeriggio. >>
Sorrise ampiamente, prima di avvolgermi tra le sue braccia e addormentarsi con me.
Stavo facendo un sogno bellissimo: dormivo. Dormivo mentre dormivo, era una sensazione così appagante... Il problema giunse quando, ad un certo punto, sentii qualcuno sferrare pugni insistenti contro la superficie di legno della porta.
Intuendo che ci fosse lo scatto automatico, mi alzai di controvoglia, scivolando via dall’abbraccio di Zayn, e mi avvicinai ad essa, tendendo una mano verso la maniglia. Non appena la sfiorai, mi ritrovai addosso Josh.
Entrambi a terra, cercai di divincolarmi dal suo corpo che mi stava schiacciando, gridandogli migliaia di insulti in varie lingue, per fargli intendere quanto fosse una testa di cazzo.
<< Mi hai per caso preso per Bin Laden, eh? Stupido cazzone che non sei altro, mi hai spaccato tutto il costato! >>
Lo scostai violentemente, alzandomi da terra completamente ammaccata, e solo allora mi resi conto di avere un pubblico.
<< Be’? Questo tenta un raid in camera mia e non sono libera di insultarlo come si deve? >> borbottai, incrociando le braccia al petto.
Percependo la mia ira, tutti gli astanti si ritirarono nelle rispettive stanze, sbattendo talvolta le porte, spaventati. Quando mi voltai di nuovo verso Josh, che rideva come un emerito imbecille – neanche lontanamente immaginando cosa stavo per fargli per quell’incursione – notai la presenza di svariate persone dal volto conosciuto.
Erano i bellocci, gli amici di Harry, e... Harry. Erano passati i giorni, giusto! Inoltre il medico aveva detto di aver operato per la prima volta con il laser, quindi la cicatrice si era formata subito ed era piccola... Dimenticai per un momento quel particolare per tornare al pubblico che mi ero ritrovata senza neanche volerlo, tra cui Zayn, che si era evidentemente svegliato per quel frastuono.
Ignorando fintamente le occhiatacce di Harry, mi concentrai su Josh e gli chiesi cosa diamine gli fosse passato per la testa per aver cercato di buttare giù la porta a spallate, neanche fosse The Rock.
<< Non rispondevi, Abbey! Mi sono preoccupato. Anzi, ci siamo preoccupati >> sottolineò, indicando anche gli altri che annuirono meccanicamente.
Ma funzionavano a comando?
<< In realtà io ho pensato stessi facendo sesso con Zayn, dato che non si trovava neanche lui >> riprese occhi azzurri, Louis.
Giustamente, il più coglione doveva parlare.

Ma Dio, cos’ho fatto di male?!

<< Siete un branco di buzzurri! Stavamo dormendo! >> mi difesi, entrando in camera, seguita da loro. Ma dove cavolo si era andata a cacciare Sandy?!
<< Adesso è così che si dice? >> ammiccò quello, muovendo in modo poco consono le sopracciglia su e giù.
<< Non ti rispondo che è meglio >> bofonchiai. << Cosa volete? >>
<< Dirti che Harry è tornato >> rispose contento Josh, indicando il ragazzo preso in considerazione.
Fingendo indifferenza, risposi: << Lo vedo. Quindi? >>
Quella domanda retorica mi fece guadagnare un’occhiata stranita da parte di tutti, tranne Horan impegnato con una brioche che avevo lasciato lì da non so quanto. Una smorfia di disgusto comparve sul mio volto, mentre Josh cercava di attirare di nuovo la mia attenzione.
<< Andiamo a festeggiare, ecco cosa. Louise sarà dei nostri, tu? >>
Guardai prima Zayn, che, sorridente, aveva infilato le mani nelle tasche, poi Harry, impegnato a seguire il mio sguardo fino ad arrivare all’amico, per linciarlo. Metaforicamente parlando.
Non avrei insinuato cose del genere, normalmente, ma l’espressione contrariata di Styles era troppo eloquente per non permettere alla mia mente di formulare una domanda che lì sarebbe rimasta: perché?
<< Certo >> affermai. << Come potrei perdermi una serata con voi sei amabili persone? >>
<< Cavolo, questa è più sarcastica di mia nonna Gelsomina, >> affermò il biondino, tornato tra noi. Lo fissai truce, chiedendomi di cosa diavolo stesse parlando, poi fu lui stesso a rispondere, quasi leggendomi nella mente. << Mia nonna Gelsomina insegnava Sarcasmo al Liceo. >>
<< Scusa, Niall… >> iniziai, inarcando un sopracciglio. << Ma dove vivi? In che diamine di paese permettono ad una donna di insegnare “Sarcasmo”? E la brioche probabilmente era scaduta >> continuai, notando il suo sguardo incupirsi, terrorizzato. Si portò le mani sul ventre, guardandomi.
<< No, non userai il mio bagno, tienitela nelle mutande.>> 
Scossi il capo mentre i ragazzi ridevano piegati in due; lo stesso Harry cercava di trattenersi, guardando altrove, ma con scarsi risultati, dato che si passò una mano sulle labbra per celare un evidente sorriso. Le fossette si vedevano eccome, e immaginai subito di poterci affondare le dita...
<< Sposami! >> Fu l’affermazione di Louis a ridestarmi.
<< Spiacente, sono impegnata >> affermai, solennemente.
Calò immediatamente il silenzio tra gli astanti, e Zayn compreso mi fissò deglutendo. Credeva davvero stessi parlando di lui? Non ci eravamo neanche più baciati dopo quel nostro primo appuntamento. Forse aveva capito che lo preferivo come amico.
<< Andiamo? >> Intervenne Harry ad interrompere tutto quello, lievemente irritato.
Mr. Egocentrismo evidentemente non sopportava il fatto che la star della situazione fosse stata un attimo messa in ombra da me. Non che mi importasse, io non volevo l’attenzione di nessuno, men che meno la loro.
Gli altri annuirono tornando a ridacchiare e continuarono a camminare lungo il corridoio. Louise ci avrebbe raggiunti al locale.
Mentre procedevamo per strada, passando accanto al vicoletto che era stato scenario dell’aggressione di tre settimane prima, rabbrividii. Zayn mi strinse forte la mano, chiedendomi con lo sguardo a cosa stessi pensando, ma mi limitai a scuotere il capo e procedere.
Arrivammo ad un Irish Pub – per la gioia di Niall - e incontrammo Louise. Mentre ce ne stavamo seduti, l’irlandese aveva annunciato che per quella sera sarebbe andato sul leggero, evidentemente per la storia della brioche scaduta.
Difatti, quando la cameriera ci raggiunse per prendere le ordinazioni, lui fu il primo a parlare.
<< Bocconcini di entrecote irlandese in salsa bruna con funghi, patate e insalata, grazie. >>
Per poco il cucchiaio con cui stavo giocherellando non mi cadde di mano.
<< Niall, definisci “leggero” >> lo esortai, mentre Louis rideva. Certo che era contagioso, quel ragazzo, dato che dopo un po’ mi ritrovai a farlo insieme a lui.
<< Uhm… Una birra media >> spiegò il biondo, e senza dire niente, annuii, onde evitare di andare oltre. Quel tipo era strano, ma divertente.
Come tutti lì, del resto – eccezion fatta per Harry che non era troppo impegnato a mandarmi occhiatacce assassine per un motivo assurdo e ignoto. Ordinammo tutti, andando su roba meno pesante; io stessa ordinai una picanha.
<< Abbey… >> sentii indistintamente il mio nome dato che c’era un chiasso terribile nel locale. Mi voltai ed incontrai il volto di Louise, che con un cenno del capo indicò Zayn.
<< Come va col Pakistano? >>
<< Non va, semplicemente >> risposi, facendo spallucce. << Non siamo fatti per stare insieme, siamo amici. >>
<< Vuoi davvero darmela a bere? Guarda te come io guardavo Josh >> ammiccò, sorridendo al ragazzo.
Ma lei voleva lui e basta, non aveva lo stesso dilemma che mi costringeva a rimandare la mia vita sentimentale ancora per molto.
<< Le cose si fanno in due, Louise >> spiegai, affranta. << Non è con lui che voglio stare. >>
Annuì, capendo che non avrei portato ulteriormente avanti quel discorso e tornò a mangiare.
Improvvisamente, avevo perso l’appetito. Allontanai il piatto e mi alzai, chiedendo scusa. Lasciai lì i miei soldi e feci cenno a Zayn di rimanere, dato che volevo starmene un po’ da sola. Gli altri compresero e mi salutarono calorosamente, facendomi sorridere appena. In fondo non erano così male, al ritorno da Londra avrei potuto cercare di approfondire il rapporto con tutti. Con Niall mi sarebbe bastata una scorta di patatine.
Uscii dal locale e fui ben felice di respirare un’aria che non sapesse di carne arrostita e patatine fritte, e mi avviai lungo la strada più affollata, per allontanare il vicolo maledetto.
Era proprio quello che volevo evitare, prendendomi una cotta per la mia nemesi: odiare i posti che frequentava anche lui. Mi ero improvvisamente sentita soffocare, e andarmene era stata l’unica decisione sana e consapevolmente presa durante tutta la serata.
Da quando lo avevo rivisto mi erano balenate in mente parole e azioni che mi avevano fatto attorcigliare letteralmente le budella, per questo mi era passata la fame.
Ergo, quando mi gettai sul letto della mia stanza, tirai un profondo sospiro di sollievo.
Restai con la testa schiacciata nel cuscino per circa dieci minuti, prima che sentissi bussare. Onde evitare ulteriori abbattimenti, mi alzai in fretta e aprii.
Trattenni il respiro un istante, prima di cercare di richiudere la porta con un gesto secco, ma lui, con un piede, la bloccò, spalancandola con una facilità disarmante.
<< Che vuoi? >>
<< Zayn potevi evitarlo >> affermò, rispondendo subito. Almeno era andato dritto al sodo.
<< Non sono affari tuoi, Styles >> sputai acida, mentre lui con un sorrisetto sardonico si appoggiava allo stipite.
<< Ah, no? >>
 
 
 
 
 
NON ODIATEMI.
Okay che vi ho lasciate sul più bello, ma… Eheh, un motivo c’è! Non voglio anticiparvi niente, però sto già fremendo u.u
Vorrei dire una cosa a tutte voi: grazie infinite. Grazie alle 138 persone che hanno inserito la storia tra le preferite, grazie alle 30 che l’hanno messa tra le “ricordate” e alle 179 che l’hanno posta tra le seguite.
Non riesco, spesso, a rispondere bene alle vostre recensioni, perché vado di fretta, ma ogni volta che le leggo mi vien voglia di scrivere tanto e sono felicissima. Siete davvero dolci, e meravigliose. Non credevo che la storia avrebbe riscosso così tanto successo, tanto che, quando me ne sono resa conto, ho buttato giù la trama completa. Ce l’ho su un quaderno, scritta a mano, è finita.
Si tratta solo di scrivere i capitoli ;)
Ora vado che ho una fame TERRIBILE. Ma devo far bollire l’acqua e… Sì, okay, basta.
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, io mi son fatta tantissime risate scrivendolo.
 
Ah, vi interesserebbe una storia su Liam e Elena?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
    
 
 
 
 
 

 

  
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