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Autore: Mini GD    02/06/2013    2 recensioni
Non credo nell’amore a prima vista. Non ci ho mai creduto, a dire il vero.
Sono eternamente convinto che non è un innamorarsi, ma un ritrovarsi, un meritato premio dopo tempo passato a cercare quegli occhi, quell’anima incastonata nel sorriso della dolce metà. Un segno del destino, per l’appunto.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Cos’è questa felicità che sento aleggiare nell’aria?” non appena varco la soglia, percepisco un Seungri tutto gioioso che è pronto a riempirmi di quesiti.
“Nulla… Niente, non ci pensare panda” cerco di liquidarlo per non dare nell’occhio, non saprei neanche cosa dire a lui e agli altri 4. Prendo posto sulla sedia, costatando che avevano già ordinato, anche per me.  
“Allora Ji, cosa ti è successo?” domanda calmo YoungBae, con la sicurezza di chi è certo che un fatto sia avvenuto, come quando ti sgamano a dire una bugia e continuano a farti inventare le più belle storie d’autore, così, solo per il piacere di vederti affannare a raccontare una sorta di verità.
“Nulla, ma che avete oggi? Non posso essere felice perché passo una vacanza con i miei amici?” fingo di essere leggermente offeso, dopotutto mi piacciono le loro attenzioni, anche se risultano un po’ impiccione.
“Eppure c’è qualcosa” ribatte Daesung, piegando la testa leggermente di lato, guardandomi.
“Vuoi raccontare si o no? Non hai il coraggio di dire che hai comprato una felpa da donna perché ti piaceva? Tanto siamo abituati alle tue stranezze” parla il più grande, indicando la felpa che stringevo tra le mani. Ho completamente rimosso dalla testa il fatto che la felpa non era nella busta.
“Stavo comprando qualche nuovo abito in un negozio e ho visto una ragazza” mano a mano che parlo la voce se ne scende sempre di più, obbligando gli altri ad avvicinarsi per captare qualcosa.
“Hai visto cosa?” domanda Seungri, che non aveva capito molto. Mi guarda stranito, scuotendo la testa.
“Una ragazza” non li guardo neanche, punto fuori a guardare la gente che passa per le strade, godendosi la grande città che hanno a disposizione.
“Eri in un negozio, cosa volevi trovare, un koala?” Daesung se la ride, guadagnando l’espressione leggermente scocciata che ho assunto alla sua battuta.
“Mi sembrava di conoscerla, tutto qui. Non l’ho mai vista prima, ma sentivo che, in qualche modo, io e lei ci eravamo già incontrati” Li vedo fissarmi curiosi, in attesa di qualche altro particolare della ragazza che ha catturato la mia attenzione.
"Mi ha incuriosito il suo guardo. Ha una luce particolare, un qualcosa che la rende stupendamente diversa da tutte le altre" prendo tra le mani la tazzina di caffè, scegliendo con lo sguardo il dolcetto da abbinare alla bevanda.
"Colpo di fulmine? Sei rimasto molto folgorato dall’Inglesina" espone i suoi pensieri il maknae, con la bocca piena dei biscotti offerti dal bar.
"Non è inglese, straniera anche lei" chiarisco, prendendo poi quel Blackberry, logorato dal tempo e dall’uso, per telefonare e avvisare le ragazze che avevano smarrito la felpa e il cellulare, per l’appunto.
“Ora devo chiamare la ragazza, credo sia questo numero segnato  CriCri con il cuore” aggiungo,  scorrendo la rubrica fino al numero di Cristina, che avevo notato per la grande emoticon rossa. Chiamo e porto il telefono all’orecchio giusto in tempo per sentire la sua voce, nuovamente in quell’ora. Mi fa strano ammettere che mi è mancata.
“Scusa, sei tu Cristina? Sono il ragazzo che stava nel negozio dove hai comprato il pantaloncino … La tua amica ha dimenticato la sua vecchia felpa a terra, nel locale, e la commessa l’ha data a me.”  Parlo velocemente,  così dal farle capire che non sono un ladro.
“SARA!” la sento gridare, sono costretto ad allontanare il telefono dall’orecchio, come misura di sicurezza per non diventare sordo “ L’ho trovato, anzi, l’ha trovato lui. Sei sbadata, lo sai?” la sua voce assume un tono regolare, anche leggermente distante, come quando si riferisce un messaggio da un telefono a una persona poco distante. Sicuramente stava parlando alla sua amica, tranquillizzandola sulle sorti del suo telefono. Deve esserci molto affezionata, un apparecchio del genere, con tutte queste ammaccature e graffi, può essere solo reduce di una guerra e, quindi, il prossimo compagno di discarica di una qualsiasi cosa, o un compagno di strada.
“Grazie, sei stato troppo gentile” torna a parlare con me, flettendo la sua intonazione in una nota dolce e riconoscente.
“E’ un piacere. Se vuoi posso raggiungerti…” “Nono, hai fatto già troppo, saremo noi a venire da te” mi blocca prima che possa finire di parlare. Le riferisco la via e il nome del bar e chiudo la chiamata.
Bene, ora sta arrivando e io non so cosa fare.  Visto che siamo in un bar potrei offrirle un caffè, così da cominciare a fare conoscenza.
“Ji, ci vuoi considerare?!” mi richiamano i miei amici, leggermente urtati per il fatto che non rispondevo alle loro domande. Distolgo lo sguardo dall’entrata del bar e lo rivolgo al loro, sorridendo per fargli capire che sono tutto orecchi.
“Noi andiamo a fare un giro, tu che hai intenzione di fare?”
“Vi raggiungo dopo, ora stanno arrivando” rispondo, mettendomi composto sulla sedia. Li guardo dal basso verso l’alto, mentre mi rivolgono occhiolini in segno di approvazione.
“Allora buona fortuna! Poi devi raccontarci tutto, capito?” mi salutano con le mani, uscendo fuori dal bar. Riesco a seguirli con lo sguardo fino a che non girano l’angolo, lasciandomi con lo sguardo appeso su altre figure del tutto sconosciute.
Finisco il mio caffè, aspettando pazientemente di veder entrare da quella porta la ragazza dai colpi di sole.
 
Dopo, 10,20 minuti, varca la soglia che divide il bar dalla strada affollata. Non so quantificare esattamente il tempo passato tra la chiamata e il suo arrivo, radioso come le ciocche più chiare della sua chioma.
Alzo il braccio, facendomi notare; mi raggiunge tenendo stretta la mano della sua amica, che sembrava attirata dalle vetrine del negozio di fronte.
“Grazie, grazie mille! Sei stato molto gentile” mi sorride, mostrando ancor di più la sua bellezza, come se io non mi fossi reso conto del grandissimo potenziale del suo sguardo.
“Non c’è bisogno di ringraziare ulteriormente. Prego, sedetevi” le invito ad accomodarsi al mio tavolo, accompagnando la mia voce con il gesto della mano.
Cristina si siede subito, al contrario della sua amica che fremeva, quasi come un bambino davanti al negozio di giocattoli. Fissava la strada parallela alla nostra, dove un negozio di vestiti si notava più di altri, sia per le dimensioni, sia per le grandi quantità di merce esposta.
“Ecco, la felpa e il telefono” restituisco tutto alla legittima proprietaria, che finalmente si gira verso di me, degnandomi del primo sguardo da quando è entrata.
“Grazie, sono troppo sbadata” prende tutto e si alza di scatto in piedi “Ora, vogliate scusarmi, ma c’è un bellissimo vestito verde che mi sta chiamando, è scortese non rispondere” aggiunge, salutandoci di fretta e liquidandoci con un gesto della mano.
“Non è sempre così, di solito è lei che rimane a parlare con le persone. Quando però vuole qualcosa, niente la ferma” cerca di giustificare il comportamento dell’amica, anche se non mi urta per niente il fatto che ci abbia lasciati soli, anzi, mi dovrei congratulare per l’ennesimo colpo di fortuna ottenuto.
Devo fare attenzione, tutta questa fortuna può anche nascondere un bellissimo scivolone.
“A quanto pare le piace fare shopping” le sorrido, porgendole quella che era la lista di ciò che il bar offriva.
“Anche a te piace, quelle non sono di certo mie” ride, indicando le buste che ho accumulato oggi. Mi sembrano poche rispetto al solito, forse per gli altri sono comunque un bel numero.
“Eh, si. Mi piace indossare sempre cose differenti”
“Già, tu sei il fashionista” enfatizza l’ultima parola accompagnandola con dei gesti della mano “In Corea non fanno altro che parlare di te e del tuo stile, sei molto conosciuto. Anche qui non passi inosservato” continua il suo discorso guardando tutto l’elenco dei vari caffè e cappuccini dai nomi particolari.
“Sei stata in Corea, come mai?” domando, ricordando che non era la prima volta che mi accennava del suo viaggio nella mia patria.
“Perché voglio imparare la tua lingua. Mi affascinano le lingue orientali e allora mi sono messa d’impegno e con Sara, viaggio dall’Italia all’Asia. Diciamo che lei viene con me perché ama cambiare città, le piace vedere sempre cose nuove, e imparare una lingua le serve solo per comunicare.” mi risponde, interrotta solo dall’arrivo del cameriere che, da dietro al bacone, ci raggiunge per sapere le nostre consumazioni.
Ordino, seguendo anche il suo consiglio e il ragazzo sparisce nuovamente, andando ad occuparsi della macchina del caffè.
“Tanto, come lo fanno in Italia, il caffè, non lo fanno da nessuna parte” assume una buffa posa fiera, per poi scoppiare a ridere, contagiando anche me.
“E quindi ti piace il coreano? Ottima scelta” cerco di riallacciare il discorso precedente, riportandola a parlarmi delle motivazioni che la spingono da una parte all’altra del globo.
“Si, molto. La signora Kim, però, vuole che resto lì, altrimenti perdo la continuità del corso. Mi dispiace per Sara, ma per qualche mese resteremo a Seul” ride, ringraziando il cameriere che ci consegna quanto ordinato.
“Seul non è male. E’ una bellissima città, piena di vita, perché non le piace?” comincio a bere la mia seconda tazzina. Devo farmi i complimenti da solo, per una volta sono riuscito a dosare lo zucchero nel modo giusto.
“Non è per la città, solo che lei non sopporta restare ferma in un posto per molto tempo. Da quando ha preso il suo primo aereo, non riesce a smettere di usarlo come suo mezzo di trasporto preferito. Sarà questo che le fa imparare velocemente una lingua, io invece sono una tartaruga” sbuffa, poggiando la testa sul tavolo, con le mani come base per non toccare il legno con cui era realizzato quest’ultimo.
“Ognuno ha i suoi tempi, per qualsiasi cosa. Non bisogna andare di fretta, l’importante è impegnarsi” le rivolgo un sorriso, stiracchiando le braccia.
“Uh, non mi sono presentata in modo ufficiale. Sono Cristina e sono Italiana” si sistema sulla sedia e mi offre la sua mano.
“Io sono Ji Yong e sono Coreano” ricambio la stretta di mano e sorrido felice.
“Che ne dici se andiamo a fare un giro? E’ troppo bella Londra per restare a guardarla da un bar” propone, alzandosi lentamente dalla sedia.
“Sai già dove vuoi andare?” le chiedo, lasciando i soldi sul tavolo e prendendo le buste che contenevano i miei acquisti.
“Andiamo a posare quelle e poi giriamo finché non sei stanco!” esulta mostrando la sua voglia di vivere piena di un’energia contagiosa.
“Sono d’accordo, ma attenta, io non mi stanco facilmente” rido, sorpassandola per raggiungere l’albergo.
“Non sapevo che volevi correre!” la sento gridare dietro di me, mentre entrambi cominciamo a correre verso quell’imponente edificio, che rappresenta la mia abitazione momentanea.
“Sei già stanca?” domando, dopo qualche minuto preso per recuperare l’aria.
“No, sei tu quello che non ce la fa già più!” mi fa la linguaccia, aprendomi l’ingresso dell’hotel, come invito a muovermi.
“Non è vero. Ti faccio vedere io dopo!” ricambio la smorfia ed entro nella grande hall piena di quadri e di persone vestite in giacca e cravatta. Lei è rimasta fuori ad aspettarmi, e mi diverte l’idea di passare un pomeriggio in sua compagnia. Sembra diversa dalle altre, ha un qualcosa in più, come un innata vitalità.




-Allora, in primis mi devo scusare per l'ENORME ritardo, ma ho avuto una serie di impegni di studio che mi hanno sepolta.
Avete il diritto di lanciarmi pomodori per questo e per quello che ho scritto. çWç
Grazie per aver letto, mi farebbe molto piacere sapere il vostro pensiero, critico o positivo che sia TwT Visto che io personalmente, non mi sento del tutto convinta da quello che ho scritto.
Ok, non voglio annoiarvi troppo, grazie di tutto <3 *manda cuori*
  
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