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Autore: itsraining    02/06/2013    11 recensioni
— E tu dov’eri, Horan? — dico, col fiato smorzato dai singhiozzi — Dov’eri quando avevo bisogno di te? Quando tutto è andato a puttane? —
Sento le sue braccia stringersi attorno alla mia schiena e mi ritrovo completamente aggrappata al suo petto. Respiro il suo profumo, è così buono, lo detesto. Lo detesto. Lo detesto.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Cerco sempre di immaginare che ci sia qualcosa oltre la coltre di nubi scure.
Ogni tanto un flebile raggio di sole riesce a respirare e illumina le tristi case londinesi, lo fa fino a quando non viene smorzato da un’altra inevitabile pioggia.
 Con le dita disegno linee sempre più confuse sul vetro della finestra, reso persino più invitante delle mie vecchie tele dalla condensa.  Traccio sagome alberi con i polpastrelli.
Alberi di gennaio, senza foglie, come gli unici che da qui riesco a vedere. 

Non credo di aver pensato almeno una volta in una settimana che la mia permanenza qui abbia un senso.  Forse mi sono semplicemente rassegnata al fatto che se per loro sono pazza devo approfittarne più che posso.  Forse mi sono stancata di tutti questi forse e semplicemente non voglio più pensarci. Pensare mi fa male, ultimamente.  Lo faccio così spesso che mi sorprende, è la solitudine che mi gioca brutti scherzi. E’ così : sono sola per la maggior parte del tempo.
Quando non parlo a telefono con Sam o con Josh mi nascondo. Non voglio che Zayn, Niall o gli altri mi vedano girare per casa quando sono qui.
Non ho ancora incontrato i loro sguardi dopo l’altra sera, quando ho rischiato la vita sulla moto di un pazzo e mi sono addormentata sulla spalla di un biondo irlandese mentre lui mi rimproverava per il comportamento avventato e allo stesso tempo mi ripeteva che non voleva vedermi salire su un aereo per casa.
  Quando Lisa mi ha chiesto se volessi ancora quelle pilloline della felicità io le ho detto che preferisco altro, ha semplicemente sorriso, contenta che ci fosse di più roba per lei.
Mi è simpatica Lisa. Carys un po’ meno, lei è semplicemente schizzata.
A volte va in giro credendo di essere una diva del cinema, è così convinta che quando mi ha chiesto se volevo un autografo Lisa mi ha incoraggiata a prenderla in giro. “Altrimenti si arrabbia” mi ha detto “ E non ti conviene che accada” così mi sono fatta firmare un fazzoletto pensando a quando pochi giorni prima mi aveva quasi ammazzata perché “ci stavo provando con la sua ragazza”.
Mi chiedo se sembro così agli occhi di Emma e di tutti quelli che ormai saranno venuti a conoscenza del mio piccolo segreto.  Josh, il rammollito, avrà sicuramente vuotato il sacco con Sam, che avrà spiegato tutto ai miei professori sperando di salvarmi la reputazione.  Le voci girano.  Che girino quanto vogliono. Non mi importa.

Qualcuno bussa alla porta della mia stanza proprio quando le mie dita stanno tracciando un enorme ‘Fanculo sulla parte superiore del vetro. Cancello presto tutto con la mano, poi mi avvicino alla porta senza tuttavia aprirla.
—Non fingere di essere sotto la doccia — dice Zayn —Ti ho appena vista alla finestra.
 Sento le  guancie andare in fiamme mentre la mia mano esita sulla maniglia della porta, poi, dopo un respiro profondo decido di piantarla con quelle inutili paranoie e apro.
— Ah, ce l’hai fatta— lui ride. Io lo fisso senza dire una parola.
Non gli faccio segno di entrare, ma lui lo fa comunque e si siede sul letto ancora sfatto nonostante siano passate ore da quando mi sono svegliata .
— Sono venuto a riportarti queste. Chiunque te le abbia date ha buon gusto— Zayn lancia nella mia direzione un pacchetto di plastica chiuso e riconosco all’interno le famose pillole verdi.  Mi accorgo che ne manca qualcuna e  guardo il ragazzo per una manciata di secondi, soltanto per capire se è fatto come sembra. Lui deve avermi letta nel pensiero perché, immediatamente, alza le mani in segno di resa e scuote il capo per dissentire.
— Mi sono divertito abbastanza ieri sera— dice —Sarei venuto volentieri da te, ma non voglio mettermi contro Niall—  a quelle parole un’espressione interrogativa si dipinge sulla mia faccia.
—Cosa? — parlo piano, per la prima volta, come se avessi paura di chiedere spiegazioni. In realtà sono più le risposte che mi spaventano ultimamente.
—L’altra sera, non ricordi? No. Probabilmente no. Quando mi ha preso in disparte in cucina ci è andato giù pesante con le offese. A quanto pare devo stare lontano da te. E’ diventato iperprotettivo, quasi fossi sua sorella. Divertente,  vero? —
Inspiegabilmente mi viene da ridere. Sollevo gli angoli della bocca mentre i miei occhi guardo scorre sul bordo del piumone che giace scomposto sul letto, supera la bella figura di Zayn e si posa sulla finestra. Guardo gli alberi che ho rozzamente disegnato e fatto parzialmente andar via.

 Se prima erano spogli adesso si riempiono piano  di foglie, spuntano l’una dopo l’altra, foglie verdi dai riflessi dorati. E’ il sole che ricrea quelle sfumature. Lo stesso sole che sento scottare sulla pelle, è forte anche nonostante tutti gli alberi che sono sopra la mia testa.
 I raggi accarezzano i capelli biondi di Niall, i suoi occhi sembrano ancora più chiari di quanto non siano realmente se visti da qui. Bruce spinge il mio amico con una forza da tale da farlo cadere per terra e sbattere la testa, vedo le gocce di sangue che già da prima gli uscivano dal naso colare sul manto erboso e disperdersi in più macchie scarlatte.
 — Holly è la mia ragazza! Non puoi guardarla né toccarla, sono stato chiaro coglioncello? —  Bruce è uno dell’ultimo anno.  Niall scuote il capo e protesta, urla che Holly è solo la sua ex ragazza. Stupido. Non è mai stato capace di uscire dalle situazioni difficili da solo. Un altro calcio gli arriva dritto allo stomaco e nel vedere l’espressione sofferente di Niall mi sento come se avessi io stessa stampata sul torace l’impronta della lurida scarpa di Bruce.
Osservo meglio il mio amico, la prepotente lividura sul naso e le sue labbra spaccate. Lo stomaco mi fa ancora più male. Prima che lui possa dire qualche altra stronzata decido di uscire allo scoperto e di lasciarmi alle spalle l’albero dietro il quale sono stata nascosta per tutto questo tempo.
Bruce mi guarda e inizia immediatamente a piegarsi dalle risate  —Ti sei portato dietro la tua amichetta? Qualche volta devi prestarmela , ho sempre pensato avesse delle gran belle tette— ride ancora e, contro ogni sua previsione, anche io sollevo gli angoli della bocca in un sorriso malizioso.
—Sarebbe bello perché sai, Bruce, ho sempre pensato lo stesso delle tue—  faccio, ed ecco che il bestione torna serio e stringe i pugni per la pungente offesa ricevuta.
Più che fissare Bruce in realtà mi soffermo a guardare Holly che, alle sue spalle, non ha fatto nulla fino ad ora per impedire che Niall venisse pestato. La rimprovero con lo sguardo, senza nascondere il disgusto che ho sempre provato per lei,  per la sua codardia e per la sua stupidità.
 Non ha parlato nemmeno per un istante, non ha né negato né ammesso nulla : anche adesso, sotto il mio sguardo accusatorio se ne sta lì a fissare l’erba, trema come una foglia scossa dal vento mentre la sua mano destra è posata sulla spalla di Bruce come per trattenerlo. Ma lui, con il quoziente intellettivo che si ritrova, deve interpretare il gesto come un incoraggiamento.
Mi avvicino a Niall e mi chino accanto a lui che, impassibile, guarda prima me, poi Bruce, evitando sempre e comunque posare gli occhi su Holly.  Io sto per tirarlo fuori dai casini e lui persa solo alla gelosissima ragazza per cui si è completamente fottuto il cervello, di certo non c’è ringraziamento migliore da ricevere. Mi convinco comunque di riuscire a scorgere un velo di riconoscenza nei suoi occhi ed è l’unica cosa che mi impedisce di piantarlo sotto le botte a raffica.
— Comunque amico, non c’è bisogno che ti preoccupi. La tua ragazza è ancora vergine come quando ti ha piantato— la malizia nella mia voce si spegne non appena mi rendo conto che non è propriamente così, sarà esilarante quando Bruce il ragazzaccio se ne renderà conto, ma tengo per me le mie considerazioni e continuo —Anche perché io non solo l’amichetta di Niall.  Noi stiamo insieme— sospiro —Quindi spiegami : perché cercare qualcun’altra se ha già tutto ciò che può desiderare? — Niall ha sollevato la schiena e si è messo a sedere, io sento il cuore martellare in petto per le conseguenze di ciò che sto per fare, ma se voglio tirarlo fuori dai guai direi che è meglio completare la messa in scena.  Lo fisso prima, per un attimo, dichiarandogli apertamente le mie intenzioni con una sola occhiata, lui fa per protestare ma, prima che possa dire qualsiasi cosa, mi chino verso nella sua direzione fino a far sfiorare le nostre labbra.
Il bacio casto e delicato dura una manciata di secondi, lo interrompo io quando sento che Niall posa una mano sulla mia schiena. Lo interpreto come un “può bastare”.  Così mi allontano, con la stessa naturalezza che avrei se avessi appena dato un bacio a mio fratello.  Guardo Bruce. A lungo. E fisso Holly che muore dalla gelosia dietro le sue spalle. Arrossisce ma non può protestare, altrimenti rischia di far crollare la sua copertura che adesso deve pesarle più che mai.
Quando finalmente apre la bocca pronuncia le uniche parole sensate che io abbia mai sentito dire da lei —Bruce, amore,  può bastare. Andiamo a casa, d’accordo? — si allontanano insieme attraverso un sentiero nel bosco.  Io e Niall, invece, rimaniamo soli con i fondoschiena sul prato.
Lui guarda la sagoma di Holly fino a quando non scompare dietro un albero, poi finalmente si gira e presta a me la sua attenzione.  Io mi sfioro le labbra con le dita, come per cancellare ogni traccia di quel bacio che ha significato ben poco per me, ma che potrebbe aver compromesso per sempre la sua storia con Holly. Ben gli sta, mi dico, così mi ascolterà la prossima volta che lo metto in guardia su una ragazzina snob. Si azzardi ancora a definirmi gelosa la prossima volta che lo faccio. Gelosa io? No di certo. Ma ho sempre e  comunque ragione
Mi aspetto da parte sua un “non avresti dovuto” pieno di rabbia e sono pronta a tollerarlo perché ho la certezza di aver fatto la cosa giusta, ma ciò che sento uscire dalla sua bocca screpolata e sporca di sangue è solo un suono bisbigliato —Grazie— poi Niall si stende un’altra volta , evitando di guardarmi in faccia.
 Io sorrido compiaciuta e mi stendo proprio di fianco a lui — Non c’è di che, Nialler. Sei sempre il solito bambino da proteggere—

—Parker? Cosa stai fissando? — Zayn richiama la mia attenzione.  Protezione.  E’ tutto ciò a cui riesco a pensare mentre il mio sguardo passa dalla finestra al ragazzo che mi osserva curioso dal margine del letto.  Mi pare di essere stata via per un’ora e di essermi ritrovata di nuovo all’improvviso nella mia stanza. Tutto ciò che riesco ad avvertire sono le mie mani che allentano la stretta sul sacchetto. Ormai le pillole saranno ridotte in polvere. Un po’ come me dopo un viaggio del genere.  Impiego tutte le forze che ho per sopprimere il ricordo ed infilarlo in uno di quei cassetti remoti nella mia testa.
—Niente , mi sembrava che si fosse messo a piovere—
—Infatti è così—
Le gocce d’acqua scorrono lungo il vetro della finestra, rendendo irriconoscibile qualsiasi linea tracciata prima. Ora sono solo scarabocchi.
Protezione. Niall aveva provato a proteggermi?  Sono sempre stata io quella disposta a finire nei guai per colpa sua e ad un tratto mi vede così vulnerabile da volermi addirittura proteggere? Il pensiero mi diverte e mi disgusta allo stesso tempo, ma di certo non sono riconoscente.
—Lascia perdere Niall, okay? — dico ad un tratto —Crede che io sia la stessa bambina di una volta.
—Non è così? — chiede Zayn .  Ad un tratto sento di voler dimostrare di non aver bisogno di essere protetta, né da Emma, né da Zayn, né tantomeno dalla mia coscienza.
— Stai insinuando che non è vero? — sbotto.
— Avrei bisogno di una dimostrazione pratica—
Senza che Zayn possa ripetermelo una seconda volta ho già chiuso la porta a chiave e mi sono portata l’indice alla bocca come per dirgli che la partita è aperta, ma ad una sola condizione: il silenzio.  
***
—Hai la faccia di una che ha scopato— Lisa mi lancia occhiate furtive cercando di capire cosa mi stia frullando nella testa. Divertente visto che, sono pronta a scommetterlo, non sa neanche cosa frulla nellasua di testa —E non la smetterò di perseguitarti fino a quando non mi raccontato …—
prima di poter finire la frase sento un sonoro ‘Merda!’ aleggiare nella stanza. Tutte le pazienti che sono nella sala comune si girano nella direzione del divano su cui ce ne stiamo appollaiate io e Lisa a fumare.  Lei ha appena fatto cadere la boccetta di smalto nero sulla tappezzeria, la cosa che davvero la preoccupa però è il fatto che dovrà aspettare un po’ prima di poter uscire e comprarlo. Mi spiega che quelle come lei – ovvero la maggior parte delle ragazze ricoverate-  hanno a disposizione solo un paio di giorni al mese per tornare tra la gente comune e si fa per dire, ovviamente, visto che sono comunque costrette a muoversi tutte insieme e sono osservate da decine di infermieri  —Capisci cosa intendo? Se qualche bel ragazzo volesse avvicinarsi a me per strada di certo se la darebbe a gambe nel vedere l’onda di psicopatiche che mi circonda! — sento delle ragazze sbuffare, io e Lisa ce la ridiamo giusto per infastidire loro.
— Posso comprartelo io se vuoi.  Consideralo un regalo di Natale in ritardo— propongo, gli occhi di Lisa luccicano dallo stupore, annuisce e poi dopo un tiro di sigaretta ritorna seria.
—L’ho capito dal primo momento che sei una forte— dice —Per questo ti onoro con i miei preziosi consigli : se senti il bisogno di sfogarti non parlare con i dottori, parla con me— mi sorride piano sfoderando i denti un po’ sporchi di immancabile rossetto rosso acceso —Quindi, adesso dimmi chi ti sei fatta Parker, altrimenti quello che è rimasto nella boccetta finisce sulla tua bella faccia.
Alla fine parlo. Badando bene a non fare nomi –non oso immaginare la reazione se per caso uscisse fuori che mi sono fatta una ‘superstar’- racconto a Lisa di essere andata a letto con uno sconosciuto.
Le dico di come, per tutto il tempo, mi sia parso di osservare la scena dall’altro piuttosto che viverla in prima persona. Incredibilmente questo le basta, sembra capire.
 Mi chiedo come ci riesca visto che anche io ho tentato per due giorni di capire ottenendo risultati più che fallimentari.   Lisa mi fa promettere di presentarle l’affascinante sconosciuto prima o poi, io lo faccio senza crederci troppo, soprattutto perché non so come riuscirò a guardare di nuovo Zayn Malik negli occhi dopo quello che è successo tra di noi.
—Tocca alla numero tre. Chi è? —  l’infermiera entra nella sala comune annunciando a gran voce che tocca alla prossima.  Tutte si guardano intorno per capire chi deve entrare nell’ufficio della Brown. Bethany deve gridare altre due volte e imprecare prima che io mi renda conto di essere la tre sono io  e  mi alzo dal divano. Le altre mi guardano con aria di superiorità, tutte meno Lisa che ride fragorosamente e lancia loro occhiatacce di disprezzo. Credo che io e lei diventeremo presto qualcosa di simile a delle amiche.
— Ah, Parker, giusto? Quella nuova— scherza lei. Sono sempre gentili con le nuove mi aveva detto Lisa più e più volte, così da guadagnarsi la tua fiducia; in realtà osservano tutto ciò che fai e prendono appunti su misteriosi block notes di cui non riuscirai mai ad appropriarti a meno che tu non mi sia simpatica. Sai, io ho quasi tutte le cartelle che mi riguardano. La cosa strana è che, leggendone, mi verrebbe da dire che quelli pazzi sono loro.
Deglutisco al pensiero che da qualche parte negli archivi di quel postaccio ci sono dei fogli con su scritto il mio nome.  Fogli pieni di menzogne, pieni di osservazioni stupide scritte da pazzi con gli occhiali.  Pazzi esattamente come ogni altro pazzo, o forse anche di più: non bisogna forse essere completamente fuori di zucca per poter dire di conoscere una persona solo attraverso un paio di sedute a settimana? E non è forse ancora più da egocentrici sostenere di poterla curare?
Nello studio della Brown mi sento del tutto fuori posto. Lei mi guarda per quasi tutti i quaranta minuti di tempo aspettandosi che le dica qualcosa, senza davvero fare domande precise. Io mi limito ad annuire, scuotere il capo e talvolta alzare le spalle.
—L’altra volta eri così entusiasta di fare quattro chiacchiere, un vero peccato che questa seduta sia andata così male— fa la Brown quando una stressante musichetta proveniente dall’orologio a parete (che in realtà non ho fatto altro che osservare per tutto il tempo) ci avverte che il tempo è scaduto. Mi chiedo come reagirebbe se sapesse che il mio entusiasmo derivava solo una piccole pillole di felicità fornite gratuitamente – e inconsapevolmente- proprio da lei a tutte le pazienti.
***
Niall

Memories.


E’ seduta sul mio letto, avvolta in uno dei pigiami che ormai non metto più.  Le sta così grande la lasciarle una spalla scoperta, eppure io di certo non sono un ragazzone.
—Vuoi parlarne? — chiedo, ma lei scuote la testa e si asciuga le lacrime che, timide, le hanno corso sulle tempie per poi scomparire tra i folti capelli corvini.  La pelle chiara di Parker adesso è arrossata sulle gote,  deve sentire caldo anche se fuori piove e lei è quasi completamente fradicia.
Cose come questa capitano ogni venerdì ormai, quando il padre di Parker torna prima da lavoro e i suoi si mettono a litigare e a lanciarsi oggetti. Io le faccio segno dalla finestra di calmarsi e poco dopo la sento che bussa alla porta di casa, pronta a distrarsi da quest’opprimente situazione.
Adesso però sembra essere persino più preoccupata del solito mentre piange silenziosamente e si tampona le guancie con le maniche troppo lunghe del mio pigiama.  Non si è neanche preoccupata di avvolgersi rozzamente in una coperta o di afferrare un ombrello al volo prima di attraversare il suo giardino e spuntare nel mio cortile. Ora i suoi capelli fradici inzuppano il mio cuscino.
Mi avvicino con cautela e mi siedo al suo fianco —Dormi qui stanotte? — domando.
—Se per te non è un problema— dice a bassa voce —Lo preferirei.
—Quando mai è stato un problema? — scherzo, pensando a come si è infilata nel mio letto anche la settimana scorsa e quella prima —Ci facciamo una cioccolata? —
—No— dice lei in fretta — Solo .. stenditi—
Obbedisco. Mi stendo proprio accanto a lei e trattengo il fiato quando posa la sua testa sul mio petto. Ho paura che possa scansarsi nel sentire i battiti irregolari del mio cuore, ma probabilmente è troppo stanca per rendersi conto di qualsiasi cosa. Lascio che le mie dita scorrano tra i suoi capelli bagnati, lascio che le accarezzino le guancie che hanno assunto di nuovo il loro naturale pallore.  Sotto  quei tocchi lei chiude gli occhi e bofonchia qualche frase su quanto sia bello il silenzio confrontato alle urla, poi cade in un sonno tormentato.  Mentre dorme   aggrotta la fronte, si agita, si morde le labbra, poi strofina forte la faccia contro il tessuto ruvido della mia maglietta e sembra calmarsi di nuovo.  Io intanto osservo il suo viso come se non lo conoscessi già alla perfezione,  ogni tanto traccio disegni col pollice sulla spalla che sia il pigiama che il piumone le lasciano scoperta. Quando è aggrappata al mio petto mi sembra di proteggerla. In realtà Parker è una che si protegge da sola, eppure.. eppure …

—Niall! Dormiglione che non sei altro! — è un cuscino in pieno viso che mi sveglia.
Abigail è a cavalcioni su di me, sospira di sollievo nel capire ho finalmente ripreso i sensi e si solleva lasciandomi libero di respirare.  Sono frastornato, non so che ore siano e non so perché mi trovo a casa di Harry e Louis. Ricordo tutto solo quando mi rendo conto che la ragazza dai capelli rossi indossa una mia maglietta, non abbastanza lunga da coprirle il sedere. Ero talmente ubriaco ieri sera da essermi portato al letto una del nostro staff, mai successo prima.
—Devi sbrigarti, Paul è in cucina ed è furioso. Quindi su, rivestiti in fretta— dei vestiti mi arrivano dritti in faccia e non ho neanche il tempo di farmi la doccia che lei mi esorta a muovere il culo.
In cucina c’è un’adorabile riunione di famiglia, me ne rendo conto solo dopo essermi a lungo strofinato gli occhi ancora semichiusi dal sonno.
Paul è l’unico in piedi al centro della stanza, i miei amici se ne stanno appollaiati su divani e poltrone,  distrutti anche loro dal festino di stanotte.
Le grida di Paul però sono dirette solo ad uno di loro : Zayn tiene i gomiti sulle ginocchia e si cinge le mani sulla testa, segno di irrevocabile colpevolezza.
—Come ti è venuto in mente? —  urla Paul —Santo Dio Zayn. Non era questo che intendevo quando vi ho chiesto in ginocchio di non mettervi nei guai. Adesso che mi invento, eh? —
Mi faccio strada in cucina e mi accomodo accanto da Harry per ascoltare quelle inutili storie.
Probabilmente avranno fotografato Zayn che fuma una sigaretta e adesso il fandom è in delirio.
— Paul, mi dispiace. Non credevo che ci avrebbero seguiti— si scusa lui.
Io mi guardo intorno e capisco dalle facce preoccupate dei miei amici che forse il problema è più serio.  Chiedo a Paul spiegazioni e lui, pieno d’ira, mi lancia un giornale scandalistico.
In prima pagina c’è una scritta a caratteri cubitali e di un color giallo sgargiante ‘LA NUOVA FIAMMA DI ZAYN MALIK’  e  ancora, sotto, un’altra frase leggermente più piccola ‘chi sarà la ragazza misteriosa?’ .  Poi me ne rendo conto, osservando bene la fotografia in penombra.
In quella che sembra essere un’area di servizio,  accanto alla sua motocicletta, Zayn Malik sta baciando la mia migliore amica.  Esamino bene l’immagine: le mani di Parker che stringono forte la schiena di lui, le sue gambe pallide coperte solo dallo striminzito pantalone di un pigiama. Lui la tiene stretta, appiccicata al suo corpo, le braccia attorno ai suoi fianchi.
Quando sollevo gli occhi dal giornale tutti nella stanza mi stanno fissando.  Tutti tranne Zayn, che guarda il pavimento quasi si aspettasse  trovare proprio la risposta a tutti i suoi fottuti problemi mentali.  Sento la rabbia ribollirmi nello stomaco, rabbia e un insano senso di protezione.
—Trovate una soluzione— faccio —e trovatela in fretta—
 Dopo aver afferrato la mano di Abi esco in fretta dalla porta di casa.
—Dove stiamo andando? — chiede lei, forse contenta di essersi rivestita in tempo per una fuga inaspettata. Io non lo so dove stiamo andando, ma lontano da quel branco di idioti.
—Presentiamo al mondo la mia nuova ragazza, ti va? — lei arrossisce di botto e sorride. Spero sia altrettanto brava a farlo per i fotografi. 


Fine Capitolo VI


                    


All I could feel was absence...  

   

Karen Gillan - Abigail  (Abi)


*angolo della scrittrice*
Ma salve gente! Lo so, mi odiate. Anzi no... probabilmente peggio. 
Non ho scusanti, è letteralmente mezzo anno che non pubblico un capitolo e mi dispiace da morire. Datemi però l'opportunità di spiegare... 
vedete, è stato un periodo difficile. Quando mi veniva voglia di scrivere non ci riuscivo. Tenete poi conto del fatto che ho appena finito il terzo anno di liceo scientifico...
No. Lo so. Mi odiate lo stesso.  Mi odiereste di meno se vi dicessi che ho deciso di continuare la fan fiction? Certo, probabilmente avrò perso tutte le vecchie lettrici a quest'ora. 
Anche ciò mi ha un po' trattenuta da pubblicare, ma poi mi sono detta "Erika cara, ricordati che scrivi prima per te e poi per gli altri" ho pensato a quanto io tenga a questa ff, a quanto tenga ai personaggi complessi che ho tirato su. Perché diciamocelo, i miei personaggi hanno un carattere, sono insoliti e non insulsi. Questa probabilmente è la cosa di cui più sono fiera. 
Ho scritto questo capitolo in pochissimo tempo, spero che vi piaccia! Non abbiate paura di esprimere il vostro parere in una recensione, io rispondo sempre, a volte mi vengono anche delle idee leggendo i vostri commenti, quindi date pure libero sfogo alla vostra fantasia che sono indecisa su come continuare, ci sono due possibili strade da percorrere : devo valutare uu
Ah, ho cambiato nick su twitter (in realtà l'ho cambiato minimo dieci volte ma questo è l'attuale lol) adesso sono @harrysgiulietta. 
Un bacio forte, sempre vostra : 
-erika <3 

  
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