Non
s@i come
è
-
XII ATTO -
Fece
una risatina isterica –Ah ah ah, bella questa Potter.-
Il
moro lo fulminò con gli occhi –Pensi che
stia scherzando?- il viso duro e serio.
Il
cugino deglutì. Cercando di farsi coraggio.
-Se
è come dici tu allora… allora… -
coraggio
Dud, pensa! E non far caso all’espressione più
assassina che tu abbia mai visto
-… allora perché non l’hanno detto alla
tv, eh?- bravo Duddley, continua così.
Vincerai. –Non si sono mai sentite bombe e roba varia.
Allora?- incrociò le
braccia fra di loro sia come scudo sia come sfida.
Harry
respirò pesantemente dal naso –Oh, ci
sono, eccome, in tv. Tutte le stragi e i disastri strani. Tutti
compiuti dai
Mangiamorte e da lui in persona.-
-E
tu che ne sai?-
Harry
lo fissò come a riordinare le idee. A
cercare di distinguere i suoi incubi dalla realtà. E
raccontò.
Raccontò
di un ragazzo bramoso di potere, del
suo desiderio di uccidere, facendo soffrire il più possibile
le sue vittime.
Del godimento che ne ricavava nel profondo.
Di
un anziano uomo, ora preside, un grande
uomo, che teneva molto a lui. Che voleva salvarlo da se stesso. Lo
aveva
aiutato a scoprirsi ma le cose, con l’andare del tempo, gli
erano scivolate via
dalle mani.
Di
persone che erano morte.
Di
persone che si erano schierate. Dividendo
il mondo in due. Il bene e il male; la luce e il buio… il
classico bianco e
nero, insomma.
Da
una parte i Magiamorte. Uomini caduti nella
tela che aveva tessuto colui che era rinato sotto nome di Dark Lord,
saziandoli
di illusioni su ragioni senza fondamenta se non quella del dimostrare
la
propria superiorità solo per via del sangue puro.
Dall’altra,
i membri dell’Ordine della Fenice.
Uomini che si erano ribellati a un pazzo. Combattendo per chi non
poteva, per
chi non c’era più.
I
cosiddetti eroi.
-E…
anche i tuoi… genitori…-
-Sì.-
disse – Non ci sono più da molto.-
respirò – Non ci sono più da molto
tempo e tutto per un pazzo omicida.- non ci
avrebbe mai fatto l’abitudine, a quel pensiero.
Sentiva
le lacrime pizzicargli gli occhi,
ancora una volta: il pensiero dei genitori non lo lasciava mai indenne.
Ma
si doveva calmare.
Raccolse
la faccia tra le braccia. Al cugino
faceva una gran pena…
Una
porta che si apriva magicamente. L’addio
prima al papà, poi alla mamma e… un lampo verde.
Accecante e poi… il bruciore incessante
della cicatrice.
Lui
poteva essere tutto: l’Eroe, il Golden
Boy… ma era solo un ragazzo, nulla più. Ma forse,
questo, ancora la gente non
l’aveva capito…
*
Stavano
ancora in quella posizione. Sia lui
che il cugino. Avrebbe voluto far qualcosa ma non aveva il coraggio di
avvicinarsi a lui… a dire il vero non si sentiva degno di
fare una cosa del
genere. Aveva sempre pensato a Harry come un anormale e basta,
eppure… ne
esistevano altri, tanti, e tutti soffrivano esattamente come lui. Harry
aveva perso
i suoi genitori, il suo padrino, la gente a lui cara, aveva combattuto
per la
salvezza di tutti, contro la morte. Stanco. Esausto.
Nella
guerra, quella vera, non c’è tempo per
pensare. Ti devi parare le spalle da solo, non puoi pretendere che
siano i tuoi
compagni a farlo, perché sono troppo impegnati a difendere
se stessi. Batterti
contro mille nemici alla volta; più grandi ed esperti di te.
Harry
e gli altri erano tutti ragazzi che non
ci dovevano assolutamente essere, lì; dovevano essere in
classe a studiare per
il futuro, avere i piccoli battibecchi tra di loro, i grandi batticuori
e fare
gli errori tipici dell’adolescenza. Non andare in campi di
sangue e pioggia.
Sapete
una cosa? Se lo immaginava, Dud, il
cugino, coperto di sangue, che respirava a fatica. Che camminava
traballante ma
che, nonostante la stanchezza, riusciva ad evitare e a rimandare
velocemente al
mittente i colpi ricevuti. Che si prodigava per aiutare chi era in
difficoltà,
quando quello più a rischio era lui; e questo lo sapeva
benissimo, ma era più
forte di lui. Non era altruismo, né per mostrarsi il bravo e
bell’eroe, era
guidato dal suo istinto che gli diceva che no, basta perdite, mai
più nessuno
sarebbe dovuto morire a causa sua! Per una sua distrazione.
Lo
vedeva. Faccia a faccia con il grande Lord,
che respirava sempre meno, che lo superava in tutto. La speranza degli
occhi di
tutti affievolirsi e, alla fine, Harry che si rialzava per
l’ennesima volta e
combatteva. Combatteva senza sosta. Per sé. Per tutti coloro
che credevano o
meno in lui.
E
si vergognò immensamente.
Perché
lui faceva del ritardo della madre per
la sua merenda una tragedia…
ANGOLINO
Approfitto
di questo piccolo capitolo per dire
una cosa alla quale tengo molto, così la dico qui visto che
tra un 15 di minuti
devo uscire e non sono ancora pronta; in primis vi volevo ringraziare
tutti,
davvero, dal primo all’ultimo ( so che i ringraziamenti
diretti sono tutt’altra
cosa, ma giuro che al prossimo capitolo lo faccio ] perché
avete reso possibile
una cosa che prima non pensavo accadesse. Cioè; questa fanfa
era destinata a
marcire in un angolino, ma azzie a voi che mi date voglia di scrivere,
ho
intenzione di finirla, la verità è che non so
come finirà ma la trovo un
piccola sfida da vincere l’immaginarsi come
procederà! Oggi non ho avuto una
giornata proprio al top a scuola, interrogazione a matematica e fisica
e,
grazie a quest’ultima con la quale faccio a botte, mi
è toccato cinque e mezzo
( almeno in pagella è sei perchè a mate ho sette
) e ho avuto dei brutti minuti
con quello di italiano e storia ( che mi voleva mettere non
classificato, poi
tre e ora non so cosa == ) ma non m’interessa il voto,
perché ho imparato a non
ridurre tutto a un numero ma… il pensiero delle fanfe, le
chiacchierate con
voi… mi rendono davvero felice, poi, notizia: mi sono fatta
le mèche rosso
fuoco alle punte dei capelli XD! Comunque, ringrazio tantizzimo la mia
zietta
Ada che ha betato e gli chiedo scusa per non aver ancora rx alla mail (
chi è
Vash? XD ) e tutti voi, davvero! Dal 14° capitolo le cose un
po’ cambiano…
arriva il cabaileros *_*! XD!
xla
RIDETE
E MANGIATE CIOCCOLATO