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Autore: Cheyun    03/06/2013    0 recensioni
Silvia Zitrone era una quindicenne come tante, ma se dovessimo fare un confronto tra lei e gli abitanti della città in cui vive, noteremmo subito la sua diversità...
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Jörgen si trovava in un ostello, a cena con dei colleghi. Era lì per potere ottenere quell'agognata centrale nucleare, e doveva concludere l'affare con i colleghi giapponesi, perciò perché non farlo davanti un bel bicchiere di saké?
Era un ostello in stile tradizionale, col tipico tetto a pagoda, grandi giardini e fonti termali. Quando gli ospiti entrarono all'ostello dalle sue porte in stile shoji, la okami, una donna di mezza età, diede loro il benvenuto, inchinandosi ai loro piedi. Furono accomodati nella Stanza del Pino, una stanzezza con un tavolinetto basso al centro, circondato da cuscini.
Dopo che la cena fu consumata, Jörgen non aveva ancora raggiunto il suo scopo. Entrò nella stanza una giovane geisha molto bella. Aveva il viso truccato di bianco e le labbra dipinte di rosso; i capelli corvini erano raccolti in una eccentrica capigliatura, con perline e fermaglietti qua e là; indossava un kimono rosso con delle farfalle colorate e un obi bianco legato intorno alla vita. La sua figura era slanciata e raffinata. Con voce gentile, la ragazza li salutò con garbo, inchinandosi ai loro piedi: "Buonasera, gentili ospiti. Sono molto lieta che voi abbiate scelto di passare la serata nel nostro ostello. Io sono Fujino e sono la waka okami". Ci fu una pausa si silenzio. Tutti stavano ammirando la bella waka okami. Il silenzio fu spezzato da uno degli ospiti, che allegramente disse: "La stavamo aspettando, waka okami! Venga qui, beviamo qualcosa insieme!" e un altro duomo, più brillo dell'altro: "Forza, vieni qui, bella!" e le afferrò un polso, ma Jörgen afferrò quello dell'uomo e, gentilmente, disse all'uomo di lasciare la ragazza e di lasciarle fare il suo lavoro. L'uomo lasciò la presa. Infine Jörgen aggiunse, rivolgendosi alla waka okami: "mi scuso per il comportamento dei miei colleghi. Potrebbe servirci del tè, per favore?" la waka okami, che non si era scomposta nemmeno prima, annuì. Muovendosi a passi brevi andò a prendere un vassoio con sopra una teiera riccamente decorata e delle tazze abbinate. Quando fu vicina al tavolo si sedette sui talloni e poggiò il vassoio sul tatami, i sottotazze sul tavolo e si avvicinò ad ogni persona a cui porse la tazza. Tenendo il manico della teiera con una mano e la base con l'altra, versò il tè profumato dentro le tazze tra nuvole di vapore. Quando ebbe finito disse che sarebbero arrivate delle professioniste ad intrattenerli, molto più esperte di lei, amanti del buon bere. Con un ultimo inchino di congedo uscì dalla stanza.
La serata fu piena di urla, schiamazzi, risate, musica e saké. Solo Jörgen rimase in disparte a sorseggiare il suo tè, pensando ancora alla waka okami.
Verso la mezzanotte uscirono dall'ostello. I giapponesi decisero di concludere in bellezza la serata in uno streapclub e trascinarono con loro il gentiluomo.
L'Oiroke era uno locale multietnico; entrare lì dentro era come fare un giro intorno al mondo: c'erano ragazze di tutte le razze, appostate in spazi dedicati ai loro paesi di origine. Jörgen seguì i sui colleghi in Brasile. Non si sentiva a suo agio in quel posto. Si sedettero a un tavolo. Una cameriera brasiliana in pantaloncini inguinali e senza maglietta, prese nota delle loro ordinazioni. Dopo un po' ritornò con un vassoio carico di alcolici colorati al tavolo, vi si sdraiò sopra e adagiò il vassoio sul petto, invitandoli a servirsi. Quegli alcolici sembravano invitanti e molto forti, ma Jörgen pensò che quella non era la serata giusta per ubriacarsi. Doveva raggiungere il suo scopo. I colleghi però non collaboravano, non si soffermavano sull'argomento. Jörgen non ordinò niente, non guardò niente. Era come se non ci fosse, come se la sedia su cui era seduto fosse vuota. Rimase impassibile persino quando la cameriera si sedette sulle sue cosce e lo baciò...
Jörgen tornò a casa verso le tre del mattino. Aveva in mano un bigliettino su cui era scarabocchiato il numero di cellulare di quella cameriera. Sua figlia Silvia stava dormendo sul divano, aveva dimenticato il televisore acceso; probabilmente voleva aspettare il ritorno di suo padre, ma non riuscì a resistere all'abbraccio di Morfeo. Aveva le palpebre gonfie, probabilmente perché aveva pianto. Jörgen la guardò teneramente, pensando a quanto dovesse mancarle la madre. La prese in braccio, la adagiò sul suo letto e le diede un bacio sulla fronte. Quando tornò in salotto per spegnere il televisore, notò il bigliettino che prima aveva distrattamente lasciato cadere sulla moquette.
  
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