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Autore: _wallflower13    03/06/2013    2 recensioni
Inutile dire che le somiglianze con il primo di Hunger Games sono moltissime, sia a volte per situazioni, dialoghi, ecc.
La protagonista è Eloise, distretto 12 , che si trova a dover partecipare alla quarta edizione della memoria, sono passati 100 anni dai primi giochi.
Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore. O almeno si spera.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gale Hawthorne, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

 

 

Voci, un mucchio di voci si affollano nella mia testa. L’ultima, forse la più vivida è quella di Cissy, e un’ immagine, un ragazzo ucciso, i suoi occhi azzurri, profondi, in cui credo di essermi persa un mucchio di volte negli ultimi giorni. Apro gli occhi, riconosco subito il locale, è una stanza d’ospedale, sono certa di trovarmi ancora a Capitol City. Giro la testa e su un piccolo comodino bianco vicino a me c’è un vassoio con del cibo. Ma il mio primo pensiero è Louis, è davvero morto? Non ricordo moltissimo, se gli è successo qualcosa, non potrei mai perdonarmelo.

-Ben svegliata Eloise.- una voce femminile fa irruzione nella stanza.

-Katniss..- sussurro io, lei mi sorride. -Quanto ho dormito?-

-Un giorno, più che altro eri scossa, non avevi molte ferite per fortuna.-

-Louis dov’è?- chiedo, una parte pessimista della mia mente mi dice che è morto, l’altra dice che potrebbe essere vivo.

-Ne parliamo più tardi Eloise, ora dormi.- risponde mentre sta per alzarsi.

-Ho dormito abbastanza.- dico fredda bloccandole il braccio. Lei sospira, ha gli occhi lucidi.

-Dicono che hanno provato a fare di tutto ma non c’era più niente da fare, quando è arrivato qui aveva perso troppo sangue.- le sue parole mi colpiscono come proiettili. Resto immobile a fissare i fili collegati al mio braccio e comincio a piangere. –Mi dispiace.- sussurra lei. Mi rifugio nelle coperte e chiudo gli occhi cercando di soffocare le lacrime. È morto, mi ha lasciata per sempre. Vorrei morire adesso, ma qui a Capitol City è anche vietato suicidarsi. Sogno i suoi occhi e le ultime cose che mi ha detto.

Quando mi sveglio mi sento stranamente bene, che non fosse stato tutto un brutto sogno? Peeta e Katniss arrivano insieme nella stanza e mi guardando.

-Come stai?- chiede Peeta

-Stranamente bene..nonostante quello che è successo.- dico

-Lo so, dispiace a noi quanto a te, ma questi sono i giochi, perdi spesso le persone che ami, l’importante ora è andare avanti.- già,facile per voi parlare, li avete già superati. Mi limito ad annuire.

Nella stessa giornata mi dimettono e Portia giunge pimpante da me dicendo che è il momento di prepararmi per l’intervista e la successiva incoronazione. Cosa c’è da essere felici? Sono appena morti 23 ragazzi e io sono qui, sopravvissuta. Dovrei esserlo anche io ma non ci riesco, Louis è morto, la felicità è lontana da me anni luce. Mi rifocillo a pranzo e nel pomeriggio Portia mi aiuta a vestirmi per l’intervista, il vestito che indosso ora è verde, arriva fin sotto le ginocchia, è molto semplice, dalla vita in giù somiglia ad un tutù sgonfio con dei piccoli diamantini sparsi, mentre sopra è fatto di raso, sempre verde. Come scarpe Portia ha scelto un paio di ballerine nere con dei lacci che arrivano alle ginocchia, stile ballerina, decisamente orribili a parer mio, ma lei non vuole sentire scuse. I capelli sono lisci e sciolti sulle spalle e il trucco è molto leggero.

-Dov’è la mia spilla Portia?- lei sobbalza alla mia richiesta.

-Ehm..hanno espressamente chiesto di non fartela mettere.- sussurra

-Cosa? Io avrò quel simbolo, anche a costo di doverla tatuare.- dico cercandola tra le mie cose. Appena la trovo mi guardo allo specchio cercando un posto strategico dove posizionarla, infine decido di metterla sulla vita, a destra. Non nasconderanno la ghiandaia imitatrice, non la uccideranno. Guardo il vestito, verde, verde speranza, la speranza di ogni tributo di tornare a casa, quella di ogni genitore di rivedere i proprio figli, la speranza che un giorno tutto questo finisca. Speranza, questo rappresentava Katniss, questo rappresento io oggi.

-Sei bellissima.- dice Katniss osservandomi. Mi prepara qualcosa da dire per l’intervista, mi ricorda però di non dire niente su di lei, la questione sulla sua “liberazione” è ancora aperta con Snow, ma ci sono buone probabilità che la lasci tornare a casa.

Diverse ore dopo sono con Peeta dietro le quinte, tra pochi secondi dovrò entrare. Caesar mi annuncia, è il momento di entrare, faccio un lungo sospiro e mi dirigo verso il palco. Rischio quasi di rimanere accecata dalle luci e assordata dagli applausi del pubblico. La gente urla, applaude, ride e batte i piedi. Sono entusiasti di vedere la vincitrice.

-Eloise Hawthorne!- grida Caesar prendendomi la mano e alzandola, mi sforzo di sorridere. Mi invita a sedermi e dopo aver fatto un inchino verso il pubblico mi siedo.

-Allora Eloise! Una vittoria spet-ta-co-la-re!- scandisce le parole Caesar. –Innanzitutto, a chi dedichi questa vittoria?-

-A mio padre, è grazie alla forza che lui mi ha dato che sono arrivata fin qui.- dico, il pubblico applaude.

-Tutti sappiamo però che per vincere gli Hunger Games bisogna affrontare la morte di altri tributi, abbiamo visto il rapporto che c’era tra te e l’altro tributo del tuo distretto, cosa hai provato quando hai saputo che era morto?- gli piace girare il dito nella piaga per fare spettacolo, ma devo rispondere.

-È stato molto triste..anche perché sapevamo di poter vincere entrambi.- lui sospira e annuisce.

-Questi sono i giochi cara, ma la cosa fondamentale è che tu sia qui, hai vinto anche per lui, per la tua famiglia e il tuo distretto, saranno fieri di te.- io annuisco. L’intervista termina e dopo avermi nuovamente annunciato Peeta viene a prendermi per portarmi alla cerimonia d’incoronazione. Sono tesissima adesso, ma ho un pensiero fisso, tutto questo è strano, sembrerebbe quasi organizzato. Guarda caso, nell’unica edizione in cui i giochi prevedevano due vincitori, uno dei due muore. Non può essere un caso, una coincidenza, è troppo strano, troppo perfetto per Snow. Durante il tragitto ne parlo con Peeta e Katniss, loro cercano di tranquillizzarmi, ma Katniss sospetta quanto me. Concludiamo il discorso mentre salgo per la cerimonia.

Il pubblico qui fuori grida più forte ed è più entusiasta. Snow è vestito come al solito, solita rosa bianca ed espressione da vecchio burbero. Dietro di lui un uomo tiene un cuscino con la corona.

-Complimenti signorina Hawthorne.- mi dice prendendo la corona. –Anche per il bel vestito, un bel colore devo dire.-

-Grazie, il verde rappresenta speranza, sa?- rispondo mentre mi poggia la corona sulla testa.

-Già, speranza, attenzione però, la speranza può essere pericolosa.- sussurra, e si allontana da me. Cosa avrà voluto dire? La cerimonia finisce in fretta e in poco tempo mi ritrovo sul treno che mi riporterà nel distretto 12. Effie e Peeta sono con me sul treno, mentre Katniss è rimasta a Capitol City, ma mi ha promesso che tornerà, prima vuole informarsi se davvero Louis è morto oppure è tenuto prigioniero. L’ipotesi potrebbe sembrare impossibile, insomma, che motivo c’era di catturarlo se erano previsti i due vincitori? Peeta mi dice che potrebbe essere possibile che Snow abbia fatto una cosa del genere, è convinto che questa edizione abbia ricordato troppo la settantaquattresima. Continuo il viaggio sul treno dormendo per un intero pomeriggio e rifocillandomi di schifezze varie a cena. Devo cercare di rimettere su qualche chilo, nel distretto 12 tornerò a fare la fame poi. Il viaggio di ritorno dura poco quasi quanto l’andata, ma adesso è diverso, riesco a goderlo di più, niente ansia, niente preoccupazione, so già quello che mi aspetta adesso. In un momento di malinconia prendo un foglio e comincio a scrivere una lettera indirizzata a Louis, so che forse per come stanno ora le cose non la leggerà mai, ma mi auguro che lui sia vivo davvero; gli racconto di tutto quello che sto provando, ogni piccola sensazione la racchiudo in questo foglio, mi manchi Louis.

Arriviamo nel distretto 12, riconosco tutto del posto in cui sono nata, alberi, case, pali della luce e persino l’erba dei prati. Finalmente sono a casa, tra la mia gente, dalla mia famiglia. Io, Effie e Peeta scendiamo dal treno dove un mucchio di gente mi aspetta, oggi non si lavora, oggi è la giornata in cui si celebra il vincitore, il sopravvissuto ai giochi, che ha portato onore al distretto, che ha mostrato di essere più forte degli altri. E sono io. Saluto tutti sorridendo, è un sorriso sincero qui, non come quello che mi sforzavo di tenere a Capitol City, lì non ero felice, qui lo sono, qui sorrido perché è casa mia. Mi portano al palazzo di giustizia e lì Peeta ed Effie mi annunciano. La piazza è in subbuglio, sono tutti felici e orgogliosi di me, tra la folla scorgo la mia famiglia, mio padre mi sorride fiero di me, prima di andare da loro però devo aspettare tutte le celebrazioni ed è una vera tortura, ma quando finalmente posso riabbracciarli è una liberazione, tutto quello che ho tenuto dentro in questi giorni viene fuori in lacrime di gioia versate sulla camicia di papà. Lui si complimenta con me miliardi di volte, si vede che è fiero di me, e io ho vinto anche grazie a lui e a tutta la forza che mi ha dato. Torno a casa seguita da un mucchio di persone che si complimentano con me, ma appena entro in casa e sento quel profumo così familiare vado in camera mia e mi lascio cadere sul letto. Quando si dice casa dolce casa.

In serata viene a trovarci zia Prim e non posso fare a meno di raccontarle di Katniss, lei è felicissima e dice che in cuor suo sapeva che sua sorella fosse viva. Le racconto di Louis e dei sospetti che ho sulla sua morte, tutti quanti cercano di tranquillizzarmi e mi chiedono di godermi quello che mi aspetta adesso, senza pensare al passato, spero di riuscirci. Prima di andare a dormire svuoto le valige e da alcuni vestiti viene giù un bigliettino. Dopo aver rimesso a posto lo apro, credendo che sia la lettera che ho scritto a Louis, ma mi sbaglio.

 

Sono vivo. L

 

È scritto a mano con una calligrafia allungata che riconoscerei tra mille, l’ho visto milioni di volte scrivere, è la sua calligrafia. Allora non mi sbagliavo, le mie preghiere si sono avverate; eccola, la speranza. Ma Snow ha ragione, la speranza è bella, ma può essere anche pericolosa. Ma sia io che Katniss abbiamo rappresentato la speranza, un pericolo per lui e Capitol City.

Noi siamo più forti però, perché la speranza è l’unica cosa più forte della paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Concludo questa fan fic dopo mesi e mesi, scusatemi ma non riuscivo a trovare una 

conclusione decente, una che mi piacesse. Questa devo dire che, anche se a metà, 

mi piace più delle altre. Sono in piena crisi per gli esami di qualifica, possa la buona

sorte essere a mio favore in questa settimana di fuoco. Ora vi lascio, SPERO che 

tutta la fan fiction e soprattutto questo finale un po' così vi piacciano, in ogni caso

io ci ho messo il cuore a scriverla. Un super-iper-mega-ultra-galattico grazie a 

tutti voi che mi avete scritto recensioni e mi avete indotto a continuare, e soprattutto ad 

Eugenio che ha pazientemente aspettato per più di sei mesi questo agognato finale.

Grazie di nuovo a tutti e a presto:3

.g

   
 
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