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Autore: luxuryloser    03/06/2013    1 recensioni
Kurt Hummel non è il bel volto sulle copertine di tutte le riviste di moda disposte a pagare abbastanza per averlo, non è nessuna delle pose naturali immortalate dai flash delle macchine fotografiche; Blaine Anderson non è le parole delle canzoni che non ha l'ispirazione per scrivere, non è un esame dato per soddisfare un padre a cui non vuole somigliare.
No, sono solo facciate costruite per nascondere il ragazzo che non è mai andato a spiare i Fringuelli alla Dalton e quello che non ha mai cantato Teenage Dream a uno sconosciuto perfetto. Forse avranno l'occasione di buttarle giù.
Model!Kurt, Los Angeles, 2015.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Mad world-



“Potevi dirmi che avresti portato il tuo bel culo in spiaggia, sarei venuto volentieri  a godermi lo spettacolo.”

“E’ l’unica cosa che potresti goderti, Smythe, quindi non valeva la pena di svegliarti in pieno post sbronza.”

Non era inusuale vedere il suo migliore amico entrare in facoltà con gli occhiali scuri e un thermos di caffè quasi vuoto, almeno quanto non lo era sentirlo rincasare piuttosto rumorosamente alle quattro del mattino e trovare poi capi di biancheria intima nei luoghi meno probabili (“Sebastian, ti prego, non in cucina. Ho fatto colazione insieme a un paio di boxer con le bretelle l’altro giorno, è veramente triste.”), quindi Blaine non si stupì più di tanto, limitandosi a spostare la borsa dalla sedia accanto alla sua.
E se ci fosse stato Sebastian? Ci avrebbe provato con Kurt senza pensarci due volte, e lui se lo sarebbe trovato seminudo in corridoio la mattina dopo, certamente non nelle circostanze che avrebbe potuto desiderare.

E se avesse avuto le palle di chiedergli il numero, l’indirizzo, il gruppo sanguigno o la sua marca di gomme da masticare preferita, qualsiasi cosa che avrebbe potuto servirgli a rintracciarlo?

E se invece non si fossero nemmeno incontrati, e la sua mente non avesse iniziato a girare quel film in bianco e nero pronto per la candidatura all’Academy, quelle scene di pochi minuti che si ripetevano nella sua testa sottolineando ogni dettaglio? Magari avrebbe potuto, per una volta, seguire la lezione senza costruire castelli sulle nuvole, privi di fondamenta, fragili, ma così meravigliosamente belli da togliere il fiato.

Gli “e se” erano i fantasmi senza volto che tornavano a tormentare quelle persone che, inevitabilmente trattenute nel loro piccolo mondo idilliaco, non riuscivano a trovare il proprio posto in quello reale.

Il testo di diritto civile, sbattuto sul banco senza troppe cerimonie dopo aver salutato (con quell’euforia inquietante che il suo cinico coinquilino non mancava mai di fargli notare) l’insegnante del primo periodo e la ragazza probabilmente carina di cui non riusciva mai a ricordare il nome, era pieno di frasi scarabocchiate e incoerenti parole che lui stesso era sicuro di aver scritto in una fase di trance.

Say, wasn’t that a funny day?
Gee, you had a funny way, a way about you
Kind of glow of something new

 
 
La sua suoneria era Not the boy next door perché, non provava la minima vergogna a dirlo, Hugh Jackman in pantaloni dorati era sempre una bella immagine da figurarsi in mente quando Clive o una delle sue Barbie lo chiamava in preda a un attacco isterico perché il servizio era stato anticipato di quattro ore o perché doveva perdere altri tre kili per entrare nei pantaloni di pelle della successiva sfilata Marc Jacobs; al momento, però, tornando a casa sempre di corsa e un po’ su di giri senza volerne ammettere un motivo, sentiva di iniziare ad odiarla.

Dammi pace. Voglio pensare a Blaine.
Occhi chiusi. Due note più alte. Vibrazione.
Flash.
Ma perché non vengono mai bene? Cristo, Hummel, guarda in macchina!

“Dove sei?”

“Sto andando a casa.”

Non si fermò nemmeno per parlare dentro il microfono bianco dell’auricolare, perdita di tempo prima di un appuntamento che gli avrebbero obbligatoriamente combinato di lì a poco. Cosa sarebbe stato quella volta? Un photoshoot fuori programma per qualche collezione autunno-inverno di un altro stilista che esigeva la sua immagine stereotipata, oppure soltanto un rimprovero perché aveva scordato di dimenticarsi di mangiare?

“Portami belle tette allo studio tra cinque minuti, dev’essere sbronza o morta o non ha scuse per il ritardo, e neanche tu.”

Sospirò con il poco fiato che aveva, certamente con un’espressione sconsolata dipinta in faccia. Santana, avrebbe dovuto immaginarlo, come avrebbe dovuto immaginare il tono con cui Clive l’avrebbe ancora una volta definita come un oggetto.

Era probabile che l’avrebbe trovata ubriaca, con poco o niente addosso e la testa nel water, e che avrebbe dovuto ancora una volta sciacquarle i capelli prima di portarla di peso in sala trucco. Viveva per lei, e lei per lui: glielo doveva, in un certo senso, anche se significava dover scacciare dalla sua mente l’immagine di un paio di profondi, luminosi occhi nocciola.

No, non era quello il colore giusto.

Datemi un uragano.
Flash.
Questa finisce in copertina, la prossima sono i nostri sentimenti. Non che ci sia poi tanta differenza.
 
 

Sure, I’ll admit that I’m the same
Another sucker for a game kids like to play
And the rules they like to use
Don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel for you?

 

«Ispirato? Sapevo di essere particolarmente figo stamattina.»

«Bas, mi stai davvero passando bigliettini a lezione?»

«Così pare, dolcezza. Vieni qui spesso?»

Scosse la testa, un sorriso malcelato ad illuminargli il volto.

«Sicuramente più di te, hai saltato metà delle ore per scopare in sala stampa.»

«Con la retta che paghiamo, dovrebbero mettere una stanza apposita. Ma finché non rispondono al mio suggerimento devo accontentarmi ;)»

Il foglietto di carta appallottolato si aggiunse agli altri che affollavano il fondo della sua borsa, insieme a scontrini e vecchi spartiti e una lettera di raccomandazione per un college di musica e recitazione a cui non sarebbe mai andato.

«Raccontami la tua mattinata, Blainers, hai la faccia di uno che ha vinto la causa, se capisci cosa intendo *evilgrin*»

«Hai veramente la mentalità di un diciassettenne arrapato. Ho conosciuto qualcuno.»

Forse avrebbe dovuto aspettarsi la reazione di Sebastian Smythe, l’uomo che gli aveva fatto consegnare una torta con su scritto Congrats on the sex dopo la sua ultima avventura di una notte, al suo annuncio di aver intrattenuto una relazione sociale con qualcuno che non fosse un Warbler o la sua chitarra, ma certamente non si sarebbe aspettato che facesse partire un Harlem Shake in mezzo all’aula del professor Miller, con l’urlo euforico di “Anderson ha scopato!” e il successivo striptease.

Mentre venivano gentilmente scortati oltre la porta d’ingresso, Blaine si ritrovò ad ammettere che, se fosse successo realmente, lui stesso avrebbe avuto una reazione anche più esagerata.


 
“Santana, perché Clive ha chiamato me in piena furia omicida quando tu avevi il servizio per GQ mezz’ora fa?”

Kurt aveva smesso di salutare entrando in casa quando Santana aveva iniziato a rispondere lanciandogli qualcosa addosso e scombinandogli i capelli; Santana aveva smesso di lanciare cose quando aveva scoperto che Kurt con i capelli fuori posto comportava conseguenze per nulla piacevoli su tutto ciò che lei aveva incautamente dimenticato di mettere sotto chiave.

“San?”

Non rispose, ancora. Tipico.

Si chiese se dormisse o stesse improvvisando un porno sotto la doccia (ugh), e non si curò di darsi una risposta prima di aprire la porta della sua stanza solo per trovarla vuota.

Dammi una bella situazione di merda e un capo fotografo sull’orlo dell’omicidio di massa.
Flash.
Questa, Hummel, è venuta da dio.

Cellulare in mano, intento a spogliarsi più velocemente di se stesso nell’ultimo servizio fotografico, si ritrovò stupidamente a pensare che avrebbe dovuto scrivere il suo numero di telefono sul collare da caffè di quel bar sulla spiaggia. A Blaine avrebbe risposto al primo squillo senza avere un attacco di panico che avrebbe inevitabilmente portato alla precoce formazione di rughe di espressione.

Dammi una vita meno complicata, o almeno una macchina del tempo per tornare indietro di un’ora e voltarmi a guardarlo.
Flash.
Certe macchine fotografiche fanno bruciare gli occhi.

Santana sembrava una tossica in crisi d’astinenza. Kurt la trovò sul tetto, con i vestiti della sera prima e i capelli sfatti, salita dalla scala antincendio dopo aver perso di nuovo le chiavi (non avrebbe più perso tempo a rifare la serratura, non fosse stato per proteggere i suoi capi in edizione limitata) e probabilmente la dignità.

“Sei fatta o stai solo mostrando la tua vera natura?”

“Sono ubriaca, Porcellana, e tu sei in tuta da ginnastica. Pronto per finire su Spotted.”

Non era lui che doveva preoccuparsi della sua reputazione: era la sua amica ad essere ingestibile e imprevedibile e in ritardo.

Dammi panico, dammi preoccupazione.
Flash.


“Se non sei da Clive a Soho tempo cinque minuti siamo fisicamente e professionalmente morti tutti e due. Quindi ora io e te saliamo su un taxi e tu mi spieghi per quale motivo ti ho trovata sul tetto di casa conciata peggio di Lindsay Lohan.”

“Fanculo, Hummel.” Le uniche parole che gli rivolse prima di rovesciare sulle sue Hogan bianche il contenuto del suo piattissimo ma a quanto pare molto capiente stomaco.

Ti prego non scattare.
Flash.

Il taxi era troppo lento, loro puzzavano come una distilleria di whiskey avariato, il telefono non faceva altro che suonare e Santana aveva probabilmente perso ogni capacità di movimento autonomo. Alzò gli occhi al cielo, ripensando a tutte le altre volte che era successo, e a tutte quelle che erano state ancora peggiori.

Lui e San avrebbero potuto avere tutto, solo per una scopata. Non l’avevano mai accettato, a costo di essere gli schiavi personali di Clive Stratford, a costo di rischiare la carriera per ogni passo falso, di ridursi a bere (e magari la ragazza avesse soltanto bevuto) al lunedì sera per odiarsi un po’ di meno.

“Dimmi che è successo.”
  
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