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Autore: Smacky    03/06/2013    2 recensioni
Niente è del tutto perduto... E il mio cuore lo sa.
La mia vita non tarderà a cambiare per tornare alle Origini...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Cornelia Hale, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Riassunto:
Cornelia è stata rapita da un mormorante di cui si hanno poche informazioni. È stata rinchiusa in un luogo da dove ha faticato per uscirne ma alla fine ha trionfato anche grazie all’aiuto di Vathek. Purtroppo però ha scoperto aspre verità sul suo destino e su quello delle Witch.
 
 
Una luce dorata mi avvolge e mi trasporta dentro di sé creando una sorta di tornado. Stordita dal continuo movimento circolare del turbine riesco a intravedere solo una miriade di brillantini aurei che mi avvolgono. Mi prendo la testa tra le mani poichè sto incominciando a soffrire di vertigini.
In quel circolo non vedo la fine. Provo a volare ma mi accorgo che il mio costume da guardiana non è più lo stesso. Le seta verde che mi ricopriva le braccia fino alle unghie non è più come prima poiché si interrompe all’altezza del polso.
Due belle mani bianche mi fanno capire che l’immagine rispecchiata nel portale negli ultimi momenti in cui io ero sulla Terra non era solo una sorta di mia fotografia dei tempi in cui fui una vera Guardiana, ma rispecchiava me stessa in quel preciso istante.
Ora ho la certezza che il mio vestito è davvero tornato come era alle Origini, quando ho scoperto la magia.
Non riesco a capacitarmi di ciò, come è possibile? Io non ho fatto nulla e di ciò ne sono assolutamente certa.
Per questo inizio ad avere uno strano presentimento: che sia tutta colpa dei miei nemici che mi sono stati accennati da Vathek soltanto poco tempo fa?
Ma mentre mi rivolgo questa domanda, il turbine cessa bruscamente di muoversi facendomi cadere. Precipito dal cielo ad una velocità abbastanza notevole mentre trapasso alcune nubi che mi inzuppano di acqua. Comincio ad aver nostalgia della terra per questo provo a volare ma non ci riesco. In effetti, all’ inizio della mia carriera da Guardiana non avevo questa possibilità. Chiudo gli occhi per non vedere rendendomi conto di non poter fare altro.
 
Il vento muove lentamente dei lunghi fili di paglia che, pizzicandomi la guancia sinistra, mi fanno svegliare. Faccio fatica ad aprire gli occhi, un accecante sole illumina il mio viso.
Appena muovo la mano per ripararmi il volto sento un mormorio e capisco di essere al centro delle attenzioni poiché il mio sguardo si scontra con quelli turbati delle persone che mi stanno intorno.
Tutti iniziano a parlarmi e a gesticolare ma in mezzo a tale trambusto io non comprendo nulla.
- Eh?- ripeto più volte –Potete per favore parlare uno alla volta? – chiedo gentilmente io vedendo in quelle persone un briciolo di salvezza.
Appena odono la mia voce elevarsi sulle loro tutti si zittiscono e mi guardano affettuosamente facendomi dei larghi sorrisi. Probabilmente mi hanno riconosciuta, loro infatti sono gli abitanti di Meridian, quelli io e le Witch abbiamo protetto dalla tirannia di Phobos.
- Che cosa è successo?- domando poco dopo.
Loro si guardano ammutoliti mentre io scendo dal pagliaio dove probabilmente sono finita al termine della mia caduta. Mi sento un po’ indolenzita ma credo che sia nomale dopo un tale volo di cui ricordo perfettamente i particolari.
- Allora? – riprovo nuovamente io speranzosa di ricevere spiegazioni.
Ma vedo la folla disperdersi: gli ultimi si avviano verso alcuni grossi capannoni posti alle loro spalle seguiti poi dal resto del gruppo.
Un po’ seccata dico loro :- Almeno voi qualcosa potevate dirmi!- ma ben presto mi accorgo di star parlando da sola, visto che ormai non è rimasto più nessuno qui a farmi compagnia ed a rispondere, per quanto possibile, alle mie domande.
Ciò che posso fare ora è guardarmi in giro, attendendo che qualcuno si ricordi che io non so nulla di questa situazione. Più volte, soprattutto da Guardiana, ho imparato ad aspettare le risposte ai miei interrogativi perciò appoggio le mie spalle contro il fienile non avendo altro da fare.
“Chissà cosa c’è all’interno di quelle strutture” penso subito dopo stupita dal cambiamento urbano di Meridian “Non mi ricordavo che ci fossero costruzioni simili qui”.
Mi piacerebbe molto andare a scoprire cosa c’è nel luogo dove si dirigono tutte le persone ma forse è meglio che mi trattenga, visto che di stranezze oggi me ne sono capitate a sufficienza.
E così faccio.
 
Chiudo momentaneamente gli occhi; in questi giorni non ho avuto proprio tempo per riposarmi ma subito dopo sento una persona che mi parla. Stavolta la voce la odo, non la sento attraverso i sogni; per questo mi volto e infatti intravedo una figura incappucciata avvolta in un mantello lungo e scuro che gli arriva sino ai piedi che mi dice: - Seguimi ora. Capirai tutto dopo.
Così faccio dato che so alla perfezione chi sia quella persona nonostante voglia sembrare irriconoscibile.
- Caleb!- grido io contenta – finalmente ti vedo. Come hai fatto a sapere che ero qui? Oggi…
Non mi lascia finire nemmeno la frase che mi tappa la bocca.
Ci resto un po’ male; insomma, tutti hanno sempre altro da fare e mi zittiscono. In un modo o nell’altro nessuno mi vuole davvero spiegare cosa sta succedendo.
Probabilmente Caleb, avendo intuito i miei pensieri mi promette che ora lui non mi può dirmi tutto qui ma presto lo farà. Poi mi prende per mano e mi indica con l’altra la foresta di Meridian.
- È lì che dobbiamo andare- dichiara frettolosamente.
Subito dopo avverto un rumore in lontananza e d’impulso mi giro; ma Caleb, avendo capito la fonte del suono, mi prende per un braccio e inizia a correre. –Vieni presto- mi dice.
Io lo seguo, senza ribattere; anche perché non saprei proprio che fare altrimenti. In passato volevo sempre mantenere tutto sotto controllo; ho sempre espresso la mia opinione senza troppi riguardi. Non mi fidavo ciecamente degli altri, ma ora le cose stanno cambiando: non conoscendo la situazione non posso provvedere io a risolverla : non saprei proprio da dove iniziare.
Caleb ha un piano, questo lo so, ed dopo aver corso per un po’ di tempo siamo giunti alla foresta da lui indicata. Mi siedo quindi all’ombra di un grande albero distrutta dalla fatica. Sulla Terra non ho mai corso così velocemente perché non ne ho mai avuto l’occasione.
Il ragazzo intanto si toglie il mantello e si siede su una pietra davanti a me poi mi dice:- Credo che non ci abbiano visti. Tutto bene?
Rispondo di sì e lui continua:- Quelli sono mormoranti, coloro che mi stanno cercando. Nonostante questo nemmeno tu sei fuori pericolo, visto che so cosa ti è successo.
- Te l’ha detto Vathek vero?- chiedo con la voce un po’ affannata.
- No lo so e basta - dice lui risoluto.
Da lui non mi sarei aspettata un tono del genere nel rispondere alla mia, per me, innocua domanda e così di chiedo: - Fai così perché non ti ho ascoltato vero? Sappi comunque che la colpa non è tutta mia: quel giorno ero già parecchio nei casini e…
- Tu hai fatto le tue scelte - dice interrompendomi per la seconda volta - basta che ora tu stia bene.
Dopo questo breve dialogo non ho il coraggio di chiedergli nuove spiegazioni riguardo a cosa sta succedendo nonostante questa domanda mi continui a circolare nella testa impedendomi di concentrare la mia attenzione su altro.
Caleb mi pare un po’ turbato perciò gli chiedo solamente la conferma di ciò che mi aveva già detto Vathek prima: - Ho saputo che cosa è successo alla Regina di Meridian. Era la mia migliore amica e… vorrei solo sapere come sta. Ne sai qualcosa?
- Elyon ti sta aspettando. Appena ti sarai riposata ci inoltreremo nella foresta nel punto in cui si trova l’accampamento della Regina. Ci sarà anche Vathek che, dopo averti aiutato ad uscire da quel posto, ha raggiunto sua Maestà. Lei sta escogitando un piano per raggiungere le altre. Dopodichè eseguiremo gli ordini da lei fornitici.
A quelle parole, dette da lui con massima serietà e sottomissione ad una persona di ceto superiore al suo, io mi spavento. No, Caleb non poteva fare ciò che gli diceva la sua Regina fidandosi completamente di lei. Lui è sempre stato diverso dagli altri: ha sempre espresso ciò che pensava in qualsiasi circostanza, ed è anche per questo che l’ho amato.
Trattenendo a stento le lacrime gli dico: - Ma che ti prende? Tu non hai mai più dato ascolto al tuo padrone da quando hai scoperto che Phobos ti ha ingannato! Non hai mai obbedito a nessuno senza dire una parola se ciò che ti imponeva di fare non ti convinceva del tutto! Cosa ti è successo?
Caleb a quelle parole si alza e difendendosi ribatte: - E tu invece? Anche tu hai sempre fatto di testa tua, non hai mai pensato alle conseguenze ed hai sempre combattuto contro tutto e tutti. Hai sfidato anche chi era più forte di te, una volta persino la Congrega…
Ma anche tu ora sei diversa, è da quando non hai più ricevuto un segnale da Kandrakar che non combatti. Perciò non rimproverare solo me, ma prima guarda te stessa – conclude serio ma non adirato.
- E va bene. Su questo non posso darti torto… – replico io ripensando a ciò che mi ha detto: – Ho sbagliato è vero ed ora non posso negarlo. Però io ora voglio rimediare e desidero tornare quella che ero una volta, costi quel che costi.
Spero che lo faccia anche tu, mi dispiacerebbe vederti solo a servire Elyon; tu vali molto di più di questo.
A quelle parole Caleb non ribatte istintivamente come aveva fatto poco tempo fa ed abbassa lo sguardo.
 
Nel frattempo io mi metto a giocherellare con dei piccoli sassolini colorati posti al mio fianco. Costruisco un cerchio quasi perfetto e provo ad utilizzare i miei poteri per smuoverlo dal terreno ma invano.
- Perché la magia non mi risponde?- chiedo perplessa a Caleb.
- Ci vuole del tempo. Quando sei entrata in quel posto oscuro ti sono stati sottratti i poteri elementari per far sì che tu non ti ribellassi al mormorante che ti ha rapita compromettendo la vita del suo Signore.
- Parli di Phobos vero?- chiedo intuendo chi sia il padrone dei mormoranti.
- Vorrei tanto saperlo anch’io- mi sento rispondere.
- Come? Non ne sei certo?
- No. Se uno ti vuole sconfiggere per qualsiasi motivo, non espone sé stesso a rischi pubblicizzando la sua iniziativa ma agisce per mezzo di altri. È vero che i mormoranti sono stati guidati da Phobos in passato, ma non sono certo che essi siano ancora sotto il suo comando.
- Ma come hai scoperto che ti stavano cercando?- gli domando io un po’ preoccupata per lui – Perché non sei in un posto sicuro?
- Cornelia, qui non esistono posti sicuri. Sarebbe inutile rifugiarsi da qualche parte sperando che i nemici si arrendano. Solo agendo uno può capire le intenzioni dei propri avversari e tentare di contrastarli. Ed è quello che ho fatto io.
- Ah…- rispondo sorridendo io ritrovando in lui una parte di quello che fu in passato. Ciò che ha detto mi ricorda vagamente gli ideali dei ribelli. Dopotutto anche loro hanno sempre combattuto contro i malvagi, non si sono mai sottoposti al loro capo.
Il mio flusso di pensieri però fu interrotto da Caleb che mi dice che ora dobbiamo andare a quell’ accampamento così arriveremo prima di sera.
“ Caleb è non è davvero il servo di Elyon” penso tra me e me mentre mi rialzo da terra “forse mi ha dato solo la lezione che meritavo. Lui non può cambiare…”
E mentre faccio un sospiro di sollievo inizio a camminare, sperando che ciò a cui credo sia la verità. 
  
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