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Autore: Chemical Lady    04/06/2013    5 recensioni
Beatrice, agli occhi di Girolamo Riario, non è altro che una nobile come le altre, dagli occhi bassi e pieni di riverenza, almeno fino a che non avrà la possibilità di vedere il fuoco che arde nel suo sguardo. Un segreto la lega a suo nonno Cosimo e ad un certo Leonardo da Vinci, che diverrà ben presto la tessera mancante di questo gioco pericoloso.
Cosa vincerà? L’amore per la sua famiglia e la sua città o quello per un uomo che da tutti è ritenuto al pari di un orco ma che, dietro ad una maschera di marmorea freddezza, ha molte più sfaccettature di quanto si possa pensare? Riuscirà Beatrice ad adempiere al destino per cui è stata prescelta?
Fanfiction What if, assolutamente senza pretese, con l’aggiunta di un nuovo tassello alla famiglia De Medici.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Giuliano Medici, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: No Good Deed Goes Unpunished.
Parte prima.
Rating: Arancione.
Betareader: Electric.
Genere:Sentimentale, Drammatico, Avventura.
Personaggi principali: Famiglia De Medici, Nuovo Personaggio, Girolamo Riario.
Coppie trattate: Het
Disclaimer: Non possiedo i diritti suoi personaggi protagonisti di questo racconto, ne sulla trama di fondo.
Sommario: Beatrice, agli occhi di Girolamo Riario, non è altro che una nobile come le altre, dagli occhi bassi e pieni di riverenza, almeno fino a che non avrà la possibilità di vedere il fuoco che arde nel suo sguardo. Un segreto la lega a suo nonno Cosimo e ad un certo Leonardo da Vinci, che diverrà ben presto la tessera del domino mancante.

Cosa vincerà? L’amore per la sua famiglia e la sua città o quello per un uomo che da tutti è ritenuto al pari di un orco ma che, dietro ad una maschera di marmorea freddezza, ha molte più sfaccettature di quanto si possa pensare? Riuscirà Beatrice ad adempiere al destino per cui è stata prescelta?

Fanfiction What if, assolutamente senza pretese, con l’aggiunta di un nuovo tassello alla famiglia De Medici.
Buona lettura.

Le note alla fine del capitolo.

Piccola avvertenza: La storia ha inizio circa un anno prima di quanto narrato nella serie TV. Diciamo che c’è un piccolo preambolo.



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Enjoy…















Parte I: Il nonno.






La stanza era immersa in una profonda penombra, che agli occhi di una povera bambina rendeva il letto dal baldacchino infondo ad essa grande e spaventoso come un drago dormiente.
Strinse la mano di sua madre Lucrezia, guardandosi attorno con i grandi occhi celesti ricolmi di terrore. Non capiva perché la stanza del nonno era così buia, ne perché l’aria sembrava tanto pesante. Non passava molto tempo a villa Correggi*, a quell’età, ma ne aveva sempre avuto ricordi gioiosi e ricchi di allegria. Quella stanza angusta stonava con i toni caldi a cui era tanto abituata la piccola, quando correva per i campi insieme a Giovanni e Giuliano appena il sole calava, rincorrendo le lucciole.
“Desidera parlare in privato con Beatrice.” Queste erano state le parole di suo padre, mentre la guardava con gli occhi velati di tristezza mista alla stanchezza di molte notti insonni. Poi aveva domandato alla moglie di accompagnarla, ritirandosi quindi nei suoi alloggi insieme a Lorenzo.
Suo padre passava davvero moltissimo tempo con il maggiore dei suoi tre fratelli, anche se lei non capiva di cosa mai potessero parlare. Certo, lui ormai era quasi un uomo, mentre lei una bambina, ma si sentiva spesso messa da parte, soprattutto quando si trovavano nella loro grande casa, a Firenze.
Non era come il nonno, che sempre trovava del tempo per lei, nonostante gli impegni e gli affanni dell’età avanzata. Nonostante fosse la più giovane, lui la adorava al pari di una vera principessa. La più bella e importante delle sue sorelle. Le aveva insegnato tutto soprattutto a leggere, a scrivere e a consultare i libri della loro immensa biblioteca
Le aveva raccontato delle storie belle e misteriose, provenienti da paesi lontani ed esotici che faticava addirittura ad immaginare tanto erano belli e irraggiungibili. Con lei, infine, condivideva dei segreti che nessun’altro sapeva. Nemmeno suo padre. L’aveva sempre fatta sentire speciale e quando aveva udito il padre proferire quelle parole, nonostante il tono basso, il cuore le si era infiammato di gioia.
Sebbene la malattia lo costringesse a letto da molto tempo, il nonno voleva vedere lei più di chiunque altro, lei soltanto. Non aveva chiesto del figlio, ne di Lorenzo o Giuliano, o una delle loro sorelle più grandi. Voleva vedere la più giovane delle sue nipoti, la luce dei suoi occhi e la stella del suo cielo.
Arrivate accanto al grande letto, Lucrezia la aiutò a sistemarsi accanto all’uomo lì disteso, facendola sedere sul soffice materasso ricoperto da un bellissimo copriletto vermiglio colmo di ricami eleganti, così come il resto dell’impalcatura che pareva avvolgerla come un piccolo covo di rovi.
Il nonno sembrava più stanco che mai; molto più di come lo aveva visto nei giorni passati. Aveva gli occhi chiusi e respirava piano ma con notevole fatica. Una delle donne di corte stava passando uno straccio umido sulla sua fronte e quasi si spaventò quando lui la scacciò con un gesto secco della mano destra.
“Lasciateci soli.” La sua voce giunse roca e lontana, come se a proferire quelle parole si fosse trovato sul fondo di un pozzo. Immediatamente la serva si sbrigò verso uscita, seguita da Lucrezia che aveva guardato sua figlia prima di chiudersi l’uscio alle spalle.
Voleva assicurarsi che la bambina stesse bene, che non temesse l’oscurità della stanza o la malattia del nonno. Lei, però, non temeva più nulla perché accanto aveva la persona che più amava al mondo e dal quale, e ne era certa, era a sua volta amata.
Gli prese la mano appena lui la porse lentamente verso di lei, stringendola tra le piccole mani lisce e sentendone la ruvidezza. Iniziò a segnare con le dita ogni singola ruga su di essa, percorrendo quel dedalo di linee curve come per rassicurarlo che era lì, al suo capezzale e che sempre ci sarebbe stata.
Beatrice era poco più che una bambina, ma era acuta e intelligente come pochi. Capiva perfettamente quello che stava succedendo, sapeva che il nonno non sarebbe stato fra loro ancora per molto, così si permise di stringere un poco più del solito quella mano.
L’anziano uomo ruotò il capo sul cuscino, aprendo gli occhi e specchiandosi in quelli della piccola, identici ai suoi. Sorrise, alzando l’altra mano che tremò appena nell’aria, prima di poggiarsi sulla gota della bambina, accarezzandola.
“Mia dolce, dolce Beatrice…” sussurrò con tono dimesso “Le nostre strade stanno, infine, per dividersi.”
La tristezza invase il cuore della piccola come un fiume nero invade una valle allo squarciarsi di una diga. Una lacrima solitaria le rigò il volto e venne subito catturata dal nonno.
“Non devi disperare per coloro che hanno il Destino segnato, Beatrice.” La riproverò l’uomo con dolcezza “Ho vissuto una vita piena e ricca. Non mi è mancato nulla e ho lasciato tutti i miei possedimenti a validi discendenti, ovvero tuo padre che lo tramanderà a tuo fratello Lorenzo. Ma a te, nipote mia, lascio la più grande delle mie eredità.”Alzò il busto, reprimendo un piccolo gemito di dolore, prima di prendere un piccolo libro dalla copertina di pelle nera. Lo passò alla bambina, che lasciò la sua mano per prenderlo “Questo è un diario che ho scritto in questi miei ultimi anni di vita e riguarda tutto ciò che ti ho insegnato. Il nostro segreto, Beatrice.”
La bambina alzò rapidamente gli occhi nei suoi “Nonno, cosa volete che faccia con questo diario?”
“Conservalo.” Fu la risposta dell’uomo mentre tornava a stendersi, sospirando sollevato “Quando arriverà il giorno, saprai aiutare colui che sarà il prescelto.”
A quelle parole le piccola quasi sussultò “Come lo riconoscerò?”
“Quando i tempi saranno maturi lo capirai da sola, mia piccola stella. Ricorda sempre che il solo sentiero della conoscenza non è quello più facile da percorre, ma è lastricato da insidie. A te ho lasciato il mio sapere maggiore; conservalo poiché un giorno lo tramanderai a tua volta.”
Beatrice strinse al petto il libro, guardando la vita che lentamente svaniva dagli occhi del nonno, rendendoli sempre meno vivi “Non potete lasciarmi, non so cosa fare.”
“Lo saprai, devi solo ricordarti le mie parole e fidarti del tuo istinto. Io sarò sempre con te a indicarti la via.” Le accarezzò di nuovo la guancia, vedendola sorridere tristemente, fra le lacrime “Ricorda sempre, Beatrice: Sono figlio della terra e del cielo stellato.”
La voce le uscì da sola, mentre terminava la formula accompagnando la voce sempre più flebile del nonno “Di sete sono arso, ti prego fa che io mi disseti alla fontana della memoria….”
Poi venne un profondo silenzio.
La mano cadde sul materasso con un piccolo tonfo, mentre la vita scivolava via dal corpo di Cosimo de Medici.




***Dieci anni dopo***





Non vi è nulla che all’occhio di Firenze sfugga; che il lastricato delle vie venga calpestato da un signore o da un disgraziato, ogni potenziale uomo che visita la città d’arte, Musa e ispiratrice, può segnare in qualche modo il suo fato e riscrivere così il futuro del Mondo.

“Tieni l’occhio sull’obbiettivo e lì indirizza la freccia.”
Giuliano alzò il gomito della sorella, prima di staccarsi da lei di qualche passo per concederle di scoccare il colpo. Peccato che la freccia non si avvicinò nemmeno per sbaglio al bersaglio.
Beatrice sbuffò, abbassando l’arco in un moto di pura stizza, prima di voltarsi verso il fratello maggiore “Altri consigli? Pare che io sia davvero negata come arcere…”
Il ragazzo si passò una mano dietro al capo, accarezzando i nervi tesi del collo, prima di guardarla con fare deciso “Ok, proviamo così. Prendi un’altra freccia.”
La giovane eseguì, incoccando una freccia nell’arco e tornando a posizionarsi con fianchi di profilo. Giuliano le prese il gomito destro, tirando ancora di più la corda indietro “Prendi la mira, poi svuota i polmoni, quindi ritenta.”
Beatrice lo guardò con la coda dell’occhio, prima di fare esattamente come le era stato consigliato; prese un bel respiro, poi svuotò o polmoni e puntò nuovamente un occhio sull’obiettivo, allineandolo con il bersaglio, prima di chiudere istintivamente l’altro. E scoccò la freccia.
Giuliano, che aveva seguito la traiettoria del dardo con attenzione, ruggì una risata “Brava Beatrice!”
“L’ho colpito?” domandò la ragazza eccitata, lanciandosi poi in una corsa a perdifiato per seguire il fratello lungo il campo in cui si stavano allenando. Non aveva solo colpito l’obiettivo, ma era andata anche pericolosamente vicina a fare centro.
“I tuoi progressi mi stupiscono sempre di più.” Le disse Giuliano, mentre lei osservava il frutto di tanta concentrazione e fatica. Un soffio di vento piegò le spighe del campo di grano accanto a loro, facendo danzare i loro mantelli insieme ai lunghi capelli corvini della giovane “Ancora qualche prova e diventerai brava quasi quanto me.”
“E se ti dovessi superare?” domandò impertinente la più piccola della casata, scostando una ciocca di capelli che le era finita sul volto “Potrei diventare un buon generale per Lorenzo. Potrei difendere Firenze.”
“Dovresti preoccuparti di chi prenderai in marito, non della guerra.” La corresse prontamente il maggiore dei due.
“Per caso è una sfida?” Beatrice andò verso i cavalli, prendendo la spada che aveva lasciato assicurata alla sella della sua giumenta “L’ultima volta ho quasi vinto io.”
“Hai detto bene, sorella. Quasi” Giuliano le andò in contro, senza toccare la sua arma. Le passò accanto appoggiandole una mano sul capo in un gesto affettuoso, sistemando poi le frecce e l’arco “Sarà meglio ritornare a Palazzo, prima che Becchi ci venga a cercare per riportarci a corte. Sarebbe capace di trascinarci per le orecchie, siamo in notevole ritardo.”
“Il matrimonio di Bianca non si terrà che stasera, Giuliano. Abbiamo ancora così tanto tempo a disposizione.” Lo corresse immediatamente ella, pur consapevole che la loro presenza si sarebbe ritenuta necessaria all’arrivo dei molti ospiti previsti a Palazzo.
Che loro sorella maggiore fosse stata promessa in sposa a uno della famiglia Pazzi non li rendeva di certo vogliosi di festeggiamenti: da secoli si erano create dispute tra quella ricca famiglia e i Medici. Tornarono a palazzo nonostante le lamentele di Beatrice, sfilando per la città sui loro destrieri e salutando di tanto in tanto un cenno a tutti coloro che rendevano i loro omaggi ai due rampolli.
“Sarò costretta anche io a sposare un nobile così come è successo a Lorenzo e Bianca?” domandò la ragazza, mordendosi poi la lingua poco dopo. Non aveva paura di parlare liberamente a suo fratello, anzi, era il solo membro della sua famiglia con cui riusciva a essere realmente se stessa senza dove tener conto dei titoli e della riverenza.
Giuliano si voltò verso di lei con uno scatto repentino del capo, alzando un sopracciglio mentre il viso si rabbuiava “Vi è per caso un nuovo fra i tuoi pensieri? O magari è già sceso fra le tue sottane?”
Beatrice allungò un braccio, colpendo il fratello con uno schiaffo in pieno petto “Nulla di tutto ciò, che vai a pensare?” scosse lentamente il capo, cercando di impedire alle sue gote solitamente pallide come luce lunare di diventare rosse per l’imbarazzo “Solo, ricordo le parole del nonno di tanto in tanto, ma ad esse credo sempre meno.”
Il maggiore dei due la guardò senza capire “A cosa alludi?”
“Da bambina ricordo che mi innamorai del castello di Leonello d’Este, quando ancora eravamo in buoni rapporti con la famiglia di Ferrara. Il nonno portò me e Lorenzo con sé, in quell’occasione, per presentare nostro fratello alla grande casata degli Estensi e per mostrare a me quelle terre…”
“Eri la sua prediletta” sbottò Giuliano con una punta di invidia, prima di sorridere teneramente alla sorella “Non sai quanto eravamo arrabbiati io e Nannina in quell’occasione.”
“Posso provare ad immaginarlo” rispose la giovane, prima di riprendere il racconto proprio mentre entravano nel grande cortile in pietra di Palazzo Medici “Mi piacque così tanto quel castello che il nonno, per consolarmi prima della partenza, mi disse che un giorno un signore da una terra lontana e bella come il ducato d’Este sarebbe venuto a prendermi per portarmi in un luogo del genere e lì sarei stata nominata la più bella del castello.” Scese dalla giumenta con un gesto repentino, seguita dal fratello e insieme porsero le redini agli stallieri “Allora ne fui felice, poiché secondo i precetti con cui sono stata allevata, essere presa in moglie da un nobile di sangue blu era il massimo degli onori. Ora però ho cambiato idea.”
“Non puoi di certo pretendere che Lorenzo ti ponga a capo di un esercito” le disse Giuliano scherzosamente, ma poi notò l’ombra scura che albergò sul viso della sorella una volta detto ciò “Non starai davvero pensando alla carriera militare!”
“Perché no?? Lo dici tu stesso che sono abile con la spada!” la ragazza si infervorò, alzando la voce al centro del corridoio ove la servitù si stava affaccendando in vista del matrimonio. “Perché non posso anche io divenire importate per Firenze?”
“Perché sei una donna!” Subito, Giuliano si pentì di aver risposto così.
Beatrice sbuffò una risata triste, abbassando il capo mentre si sfilava i guanti di pelle nera “Quindi divento automaticamente merce di scambio. Lo trovo giusto” guardò il fratello sarcasticamente “Vado a prepararmi per stasera. Se ho fortuna, diventerò l’insulsa moglie di qualche maiale di Milano o Venezia.”
“Beatrice, aspetta!” Giuliano non ebbe la possibilità di aggiungere altro. Sua sorella era già svanita. Voleva raggiungerla, ma non riuscì visto che qualcuno pensò bene di mandarlo a chiamare.
Lorenzo desiderava vederlo.
Velocemente, si recò verso le stanze del fratello, dove una sarta stava cucendo le bardature dell’abito che il Magnifico avrebbe indossato quella sera.
“Desideravi vedermi?” domandò il più giovane tra i due, mentre Lorenzo domandava con tono basso e gentile alla donna di uscire dalla stanza.
“Chiudi la porta.” Disse deciso, volgendosi al fratello.
Giuliano obbedì, avvicinandosi di qualche passo al fratello una volta esaudito quel desiderio “Perché tutta questa discrezione?”
“Non ho buone notizie, temo.” Lorenzo abbassò la voce “Becchi ha appreso poco fa che stasera, tra gli ospiti dei Pazzi, ci sarà anche il Conte di Imola, Riario.”
Giuliano deglutì lentamente “Dovevo saperlo che quei vermi tramavano alle nostra spalle, in cerca dei favori della chiesa!” alzò la voce, ma il maggiore gli fece segno di calmarsi.
“Non dobbiamo mostrarci nervosi davanti a lui, o sembrerà che vogliamo attirarsi le ire dello Stato Pontificio. Giuliano, dobbiamo stare attenti ad ogni singola mossa.”
L’altro annuì “Presterò attenzione ad ogni singola parola che uscirà dalla mia bocca.”
Lorenzo annuì “Molto bene, in ciò confido. Ora va a prepararti, non fare tardi.”
Giuliano si congedò, lasciando il fratello da solo nella stanza. Egli si avvicinò alla finestra, guardando sotto di sé le strade ricolme di persone. Si appoggiò con la fronte alla grata di forma romboidale, chiudendo gli occhi per qualche istante prima di riaprirli e scorgere una figura tra la folla.
Avrebbe riconosciuto quel passo e quel mantello tra mille. Beatrice era uscita da Palazzo, diretta chissà dove.
“Quella giovane mi farà ammattire, come se già non ci pensassero gli altri.”
Voltò le spalle alla finestra, diretto alla porta in cerca di Becchi. Doveva andare a riprendere Beatrice in tempo per il matrimonio e magari scoprire dove diavolo si recava ogni volta che lasciava il Palazzo.
Poi avrebbe pensato a cosa dire a Riario per ingraziarselo, per l’ennesima volta.

Continua




*Villa correggi dove è morto Cosimo de Medici, dopo essersi ritirato a vita privati nei suoi ultimi anni di vita. La villa è situata in una zona di campagna collinosa, appena fuori Firenze, dove la famiglia si ritirava d’estate.


Nda.

Piccolo esperimento, causato dall’ultimo oppiaceo che ho assunto, ovvero la serie tv D a Vinci’s Demons.
Gran droga, devo dire!
Adoro inventare nuovi personaggi, laddove è possibile, per stravolgere un po’ la storia di un racconto, ma non l’avevo mai fatto con la vera STORIA.
Riario è il personaggio che preferisco e nel prossimo capitolo entrerà in scena.
Spero di aver attirato la vostra attenzione e la vostra curiosità!
Al prossimo capitolo.

Jessika.


  
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