Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: londonlilyt    21/12/2007    5 recensioni
"...Oscar si rilassò, lasciandosi andare tra le braccia forti che la stringevano con tanta tenerezza, perdendosi nel calore che le labbra di lui le avevano acceso dentro, tanto che le ci volle qualche istande per rendersi conto che lui non stava partecipando al loro bacio con il suo stesso entusiasmo.
-André...?- lo chiamo piano, con il fiato corto e un accenno di paura. Che avesse cambiato idea? che stesse cercando un modo gentile per dirle che ormai era troppo tardi?
-Oscar...sei sicura di quello che fai?- le chiese, guardandola intensamente negli occhi -ma sopratutto con chi?-
Ed in quel momento, Oscar si rese conto quanto gli avvenimenti di quella notte l'avessero ferito e ancora lo tormentassero..."
Lei è la principessa di un antico regno...Lui è un umile cavaliere che ha giurato di proteggerla con la sua stessa vita...Una storia dai sapori medievali ricca di intrighi, passioni, tradimenti e amori che non vedranno mai la luce del sole! N.B il rating è stato cambiato a causa dei contenuti del capitolo 27
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo 13

 

Oscar si guardò alle spalle per controllare a che distanza fosse il suo inseguitore, mentre il vento le faceva svolazzare selvaggi i lunghi capelli biondi ed una luce determinata le accendeva lo sguardo di un azzurro intenso. Non si sarebbe fatta raggiungere facilmente!

Piegandosi in avanti sul collo del cavallo, lo spronò ad andare più veloce. Mancava poco alla loro meta, poteva chiaramente vedere il fiume e sapeva che la distanza tra lei e chi le stava alle calcagna diminuiva ogni istante sempre più. All'improvviso, un'ombra scura le comparì accanto superandola, anche se di poco, e sfrecciando a tutta velocità sull'antico ponte in pietra, segnando così la fine della loro corsa.

Il cavaliere tirò le redini, rallentando così l'andatura del cavallo fino a fermarsi e aspettò che lei facesse lo stesso e lo raggiungesse.

-Vi ho finalmente battuto, Oscar!- esclamò contento Fersen e con il fiato corto a causa della corsa.

-Sembrerebbe di si- rispose lei, sconcertata nello scoprire che non le dispiaceva affatto: era stata una gara leale e lui si era impegnato per batterla a tutti i costi; e poi non poteva rovinargli la vittoria con qualche commento sarcastico, era così bello quando sorrideva.

Quando Oscar si rese conto di essere sul punto di lasciarsi scappare un sospiro sognante, raddrizzo le spalle e cercò di assumere quella che sperò risultasse un'espressione neutra.

-Godetevela finchè dura- ma quelle parole lapidarie furono mitigate dal tono divertito.

-Lungi da me l'idea di sperare che un avvenimento di tali proporzioni bibliche, come la vostra sconfitta, si possa ripetere- rivolgendole un sorriso malizioso, fece voltare il cavallo per tornare nella direzione in cui erano venuti. Era il caso di andare alla ricerca della loro scorta, prima che qualcuno si fracesse venire un colpo apoplettico per aver perso due reali in un colpo solo.

Oramai le battutine della principessa non gli facevano nessun più nessun effetto. Aveva imparato a riconoscere cosa si celava dietro le sue parole e aveva anche capito che il modo di essere di lei era frutto della rigida educazione che le era stata impartita. La principessa di Arras si prendeva troppo sul serio e si comportava sempre in maniera seria e altera, quello che le ci voleva era qualcuno che la prendesse in giro e che le facesse notare che al mondo vi erano altre cose oltre ai doveri e all'onore.

Ben presto incrociarono i soldati incaricati della loro protezione e chiacchierando amichevolmente si incamminarono verso la reggia.

Una volta tornati a palazzo, però, furono accolti da uno degli attendenti del principe Fersen che sembrava molto ansioso di parlare con il suo signore.

-Vostra altezza, siete tornato, stavo per venire a cercarvi-

-Per quale motivo, Ludvig?- l'espressione ansiosa dell'uomo non gli piaque per niente; smontando porse le redini ad uno dei garzoni in attesa -è accaduto per caso qualcosa?-

-Un'ora fa è arrivato un messaggiero non ufficiale con una lettera da parte di vostro fratello, sembra che sia molto urgente e che ci siano dei problemi nel regno di Svenia-

Cosa poteva essere accaduto? Si chiese Fersen preoccupato; era stato via solo qualche mese e se la situazione non fosse stata grave suo fratello non gli avrebbe di certo mandato un messaggero in incognito.

-Vi prego di scusarmi, vostra altezza- disse rivolgendosi ad Oscar -ma devo occuparmi di questa faccenda immediatamente-

-Vi prego, non badate a me- poi prima che lui andasse via, aggiunse -se vi serve assistenza principe Fersen, non esitate a chiedere-

-Siete molto gentile, ora se volete scusarmi-

Con passo deciso e pervaso da una strana sensazione di catastrofe imminente, si diresse verso i suoi appartamenti, dove il messaggero lo aspettava ansioso passeggiando avanti e indietro e non appena lo vide si affrettò ad inchinarsi al suo cospetto.

-Sir Hugo!- esclamò sorpreso riconoscendo l'uomo e interpretando la sua presenza li come un cattivo segno: suo fratello non aveva scelto un messaggero qualunque, ma il vice capitano delle guardie reali, estremamente fedele al loro casato.

-Mi duole informarvi che non vi porto buone notizie, vostra altezza- con espressione seria gli porse la lettera sigillata che aveva gelosamente custodito durante il suo viaggio -c'è stata un'insurrezione, vostra altezza. Con un colpo di stato un gruppo di nobili sta cercando di mettere sul trono il casato dei Lillengar; vostro fratello ha bisogno della vostra presenza e vi chiede di tornare immediatamente-

Con sguardo cupo Fersen ruppe il sigillo e lesse con attenzione la missiva inviatagli dal fratello mentre attorno a lui le sue guardie aspettavano in silenzio gli ordini.

-Maledizione!- esclamò quando ebbe finito -Friedrik!-

-Agli ordini mio signore!- scattò l'uomo.

-Iniziate a fare i bagagli, mandate un messaggero al molo e avvertite il capitano della nostra nave che si parte all'alba io devo andare a parlare con il re di Arras e a congedarmi dalla principessa-

-Immediatamente, vostra altezza- con efficienza e precisione Friedrik si mise immediamente all'opera.

*********

Oscar aveva appena finito di cambiarsi, quando udì un bussare deciso alla porta delle sue stanze.

-Avanti- voltandosi verso l'uscio, fu sorpresa nel vedere Fersen fermo sulla soglia. L'ultima volta che l'uomo era enstrato nei suoi appartamenti era stato quando lei era rimasta ferita durante la partita di caccia -Fersen...-

-Scusate il disturbo, vostra altezza, ma ho appena finito di congedarmi da vostro padre e volevo parlare con voi in privato- sempre attento all'etichetta, Fersen entrò nella stanza lasciando la porta ben aperta: ci mancava solo che abbandonasse la reggia sull'onda di uno scandalo.

Vagamente, si rese conto che quella era la seconda volta che entrava in quelle stanze, ed ancora una volta fu colpito dal fatto di come, nonostante l'arredamento lussuoso, avessero un aspetto austero e un pó freddo: quasi come la loro proprietaria.

Mentre lui le si avvicinava, lei non potè fare a meno di notare come la luce del sole morente che ancora filtrava dalla finestra aperta gli illuminasse i tratti del viso di una calda tonalita dorata; ma ora che lo osservava meglio, Oscar fu improvvisamente invasa da una spiacevole sensazione di catastrofe imminente. Perchè aveva quell'espressione cupa dipinta sul suo volto?

-Oscar, io...- all'improvviso Fersen si ritrovò senza parole; si era preparato un discorso d'addio, ma ora gli sembrava vuoto e inadeguato. Aveva imparato ad apprezzare la donna che aveva davanti, ad ammirare il suo coraggio, la sua perseveranza, le sue doti da condottiero; era una persona unica e gli sarebbe dispiaciuto immensamente doverla lasciare.

-É successo qualcosa, Fersen?- cosa gli accadeva? Non l'aveva mai visto così a disagio in sua presenza. Non negli ultimi tempi, per lo meno.

-Devo tornare immediatamente a casa- confessò senza preamboli. Era inutile girare intorno alla questione, la situazione era abbastanza complicata cosi com'era.

-Ve ne andate?- per chissà quale miracolo, la voce di Oscar riuscì a non tradire lo sconvolgimento che quella notizia aveva causato dentro di lei. Fersen se ne andava? No! Non poteva essere! Cosa avrebbe fatto senza di lui?

-Ci sono state delle piccole inssurrezione all'interno del regno mio fratello mi vuole al suo fianco il prima possibile ed io non posso far altro che obbedire- anche se cercava di non darlo a vedere era molto preoccupato per la sorte della sua famiglia. Suo fratello aveva moglie e tre figli, per non parlare del resto della famiglia reale; doveva fare in fretta se voleva evitare una carneficina per mano dei rivoltosi.

-Un inssurrezione?- ripetè sorpresa -come è possibile?-

-Le solite lotte di potere. Un casato con una sottile connessione alla linea di discendenza al trono di Svenia crede di poter finalmente togliere il potere alla mia famiglia- rispose amaro, sapendo benissimo che questo non era di certo il primo tentativo e non sarebbe stato l'ultimo -devo raggiungere mio fratello il prima possibile. Non appena il cielo inizierà a schiarirsi partiremo-

-Fersen, io...- ma si bloccò di scatto. Che cosa avrebbe potuto dirgli? Che le sarebbe mancato? Che si era affezionata a lui? Il solo pensiero di mettere voce alle emozioni che le si stavano agitando dentro le faceva venire un groppo in gola che quasi non le permetteva di respirare -...vi serve aiuto?-

Si era rifugiata nell'unica cosa concreta in cui si sentiva a suo agio: offrire la sua spada al servizio di un amico e spostare i suoi pensieri su battaglie e strategie.

-C'è qualcosa che potete fare per me- le disse pensieroso -ho intenzione di portare con me solo i miei soldati ma non la servitù devo viaggiare veloce e con ritmi serrati e non li posso portare con me al presente. Mi chiedevo se poteste tenerli qui alla reggia fino a quando non manderò un'altra nave a riportarli a casa-

-Consideratelo fatto, Fersen- acconsenti senza indugio e un pó delusa che non le avesse chiesto di unirsi a lui nella battaglia.

-Vi ringrazio infinitamente- le disse sollevato. Almeno i suoi servitori sarebbero stati al sicuro e non li avrebbe sottoposti ad un viaggio di ritorno massacrante. Poi la sua espressione si fece seria ed assorta, mentre il suo sguardo si posava intenso sulla principessa di Arras -siete una persona singolare principessa; durante il tempo passato in vostra compagnia ho compreso quanto onore e onestà siano delle qualità molto importanti per voi, di come non abbiate paura di esprimere la vostra opinione e come il coraggio sia una parte radicata del vostro carattere-

Lei rimase ammutolita a fissarlo completamente spiazzata da quel discorso le sembrava quasi che Fersen le stesse facendo un complimento...no, era sicura che Fersen le stesse facendo un complimento. E come se non bastasse stava elogiando tutte quelle qualità che avevano tenuto gli uomini lontano da lei. A tradimento, sentì una vampa di calore attraversarle tutto il corpo e sperò con tutta se stessa di non star arrossendo come una delle tante teste vuote che popolavano la reggia, lei era immune a certe cose! Oppure no?

-Sono sicuro che quando arriverà il momento- proseguì lui, ingaro dello scombussolamento che le stava causando -governerete in maniera egregia sul regno di Arras-

-F-Fersen, io non...- balbettava ora? E da quando!

-Arrivederci, Oscar- e con un sorriso sconvolgente le tese la mano che lei strinse con forza.

-Tornerete non è vero, Fersen?- chiese speranzosa, godendosi il calore della mano di lui stretta nella sua.

-Potete contarci, a presto principessa- e con quelle poche parole lui la lascio sola nella sua stanza.

Oscar cadde a sedere di schianto, rendendosi vagamente conto di essere finita su uno sgabello piuttosto che direttamente per terra. Nel suo cervello rimbombavano poche parole che per lei erano come una melodia assordante: "Fersen andava via".

Ancora e ancora la sua mente ripeteva quelle tre piccole parole mentre lei cercava di riprendere controllo di sè. Perché era cosi sconvolta? Non avrebbe dovuto interessarle se lui lasciava la reggia o meno...invece le importava, le importava eccome, forse troppo. Che cosa avrebbe fatto ora che lui non era più al suo fianco? Con chi avrebbe intavolato accesse discussioni? Con chi avrebbe fatto valere le sue radicali opinioni sulla politica senza doversi preoccupare di creare uno scandalo?

Fersen le sarebbe mancato, si rese conto, le sarebbe mancato come l'aria che respirava. Nel poco tempo che l'aveva avuto accanto, si era ritrovata a contemplare una vita normale con accanto un uomo che la trattasse da sua pari e non storcesse il naso o andasse su tutte le furie se lei lo batteva in un duello o in una corsa a cavallo.

Con gambe tremanti, si avvicinò alla finestra respirando a pieni polmoni l'aria profumata della sera. Nel cortile sottostante si poteva notare un frenetico andirivieni di servitori, quardie e cavalli, molto probabilmente erano i servi di Fersen che si stavano preparando al viaggio del loro signore. Quello spettacolo la sconvolse ulteriormente e le rendeva ancora più concreta la partenza di lui alle prime luci dell'alba.

Quando sarebbe tornato non ne aveva la più pallida idea sapeva solo che i giorni per lei sarebbero passati con agonizzante lentezza.

**********

Un rumore di foglie calpestate e di passi affrettati avvertì l'uomo nascosto tra le ombre del giardino che qualcuno si stava avvicinando in tutta fretta. L'uomo si defilò ancora meglio nell'oscurità e attese che l'intruso si facesse avanti.

La donna si fermò di scatto con il fiato corto e portandosi una mano al petto cercò di calmare i battiti impazziti del cuore che non accennavano a diminuire Era fuori di se dall'agitazione e dalla preoccupazione di essere scoperta ma doveva venire, doveva concedersi quell'ultimo incontro.

-Fersen...- sussurrò piano nel buio cercando l'altro tra le fitte ombre degli alberi.

-Maria Antonietta...- sollevato, uscì dal suo nascondiglio per andarle incontro, ma non fece che qualche passo che lei gli si gettò tra le braccia con un singhiozzo.

-Dimmi che non è vero! Dimmi che questa volta i pettegoli di corte si son sbagliati e non devi partire all'alba per tornare in Svenia!- esclamò con voce rotta, le parole parzialmente soffocate contro il torace di lui.

-Mi dispiace, tesoro- abbracciandola, se la strinse contro con forza. Era andato in quel giardino sicuro che lei sarebbe venuta dopo aver appreso la notizia della sua partenza, non poteva non vederla prima di andarsene, non sapeva quando sarebbe potuto tornare e sarebbero anche potuti passare mesi prima del loro prossimo incontro.

-No!- singhiozzò lei nuovamente scuotendo il capo con vigore e agitando i boccoli biondi -non voglio che tu te ne vada! Non lo sopporterei!-

-Maria Antonietta...- iniziò piano prendendole il mento tra pollice e indice e sollevandole delicatamente la testa fino a che potè chiaramente vederla in viso-sai che è necessario che io parta, non c'è nulla che io possa fare-

-Portami con te allora!- lo supplicò disperata. Come poteva pensare di tornare alla sua vita di prima dopo averlo incontrato? La sola idea la riempiva di terrore.

-Non posso, e anche se potessi tu non verresti mai via con me nonostante tutta questa determinazione: non lasceresti mai i bambini-

Lei sapeva che le sue parole erano veritiere ma l'angoscia che provava in quel momento non la faceva pensare con chiarezza. Dopo aver appreso la notizia della sua partenza da una delle sue dame, aveva cercato di trascorrere la sua giornata come se nulla fosse, come se quelle poche parole non le avessero fatto franare il terreno sotto i piedi. Ma dentro si era sentita morire.

Le settimane trascorse in sua compagnia erano state meravigliose non aveva fatto altro che sorridere e sentirsi serena come non le capitava da un tempo immemorabile; in molti avevano commentato questo suo cambiamento ma tutti erano a conoscenza di che tipo di carattere mutevole lei possedesse, ma Maria Antonietta sapeva che quell'umore spensierato era merito di Fersen.

Accanto a lui si sentiva diversa; durante quelle poche ore rubate nell'oscurità di quel piccolo giardino lei si sentiva rinata, come se fosse tornata una ragazzina: spensierata, piena di sogni e senza responsabilità impellenti. Il suo cuore batteva al solo pensiero di lui, il suo corpo tremava illanguidito ogni volta che gli stava vicino e lei era abbastanza adulta da capire di essere terribilmente attratta dal principe svedese e sapeva di essere ricambiata. Infatti una sera, mentre una luna brillante e luminosa li avvolgeva con i suoi raggi argentati, Fersen l'aveva presa tra le braccia e l'aveva baciata, lasciandola senza fiato e con il corpo in fiamme.

Era stata un'esperienza esaltante. L'unico uomo della sua vita era stato suo marito e tra loro, nei momenti buoni, vi era un rapporto a dir poco tiepido; ma il bacio di Fersen l'aveva travolta con la violenza di un acquazzone estivo risvegliando in lei sensazioni che non aveva mai sperimentato prima ed ora se ne sarebbe andato, abbandonandola nel grigiore di quella che era diventata la sua vita.

-Oh, Fersen...- con gli occhi pieni di lacrime, affondò nuovamente il viso nel torace di lui dando libero sfogo al suo dolore.

-Non piangere, amore mio- le bisbigliò piano tra i capelli profumati cullandola dolcemente e rammaricandosi del fatto di essere la causa di quelle lacrime.

Sapeva di dover partire ma sapeva anche di non volerla lasciare. Si era meravigliato di come, in poche settimane, il loro rapporto fosse diventato sempre più profondo. Mai si sarebbe aspettato che un gesto di gentilezza in un giardino buio si sarebbe trasformato in qualcosa che gli era indispensabile quanto l'aria. Aveva iniziato ad aspettare con trepidazione il calar della sera, a cercare in ogni modo di rimanere solo per poter sgattaiolare in quel piccolo angolo appartato insieme a lei, dove entrambi potevano far finta che il mondo al di fuori non esistesse, che il loro stare insieme non facesse del male a nessuno e che fossero liberi di stare l'uno accanto all'altro.

-Anche se sarò lontano- iniziò lui accarezzandole piano i capelli e inspirando il profumo delicato -il mio cuore rimarrà per sempre al tuo fianco-

-Fersen...?- sorpresa lei sollevo il capo per posare su di lui due occhioni umidi e increduli. Sapeva che tra di loro c'era attrazione, che la passione era scoppiata con l'impeto di un incendio, ma...il cuore? Entrambi sapevano di non poter avere un futuro, che nonostante facessero del loro meglio per dimenticarsi delle loro rispettive posizioni e obblighi, quegli attimi di piacere rubato erano il meglio che potessero avere. Perché allora lui parlava di cuore? Parlare di cuore significava parlare d'amore e per loro l'amore non avrebbe avuto nessuna possibilità di fiorire.

-Se sapessi che servirebbe a cambiare qualcosa, ti direi che ti amo- le disse concitato, circondandole il viso con le mani e guardandola intensamente negli occhi -se sapessi che fosse possibile, ti porterei con me domani sulla mia nave; se fossi libero di farlo, griderei dalla più alta torre quanto tu sia importante per me-

Fersen era innamorato di lei! Con il cuore che batteva impazzito e cercando di far scendere il nodo che all'improvviso le aveva serrato la gola, Maria Antonietta si perse nell'azzurro degli occhi di lui: così pulito, come un cielo a primavera.

-Resta con me questa notte- la supplicò con voce tremante.

E glielo chiedeva pure! Sapendo che questo sarebbe stato il loro ultimo incontro per chissà quanto tempo, voleva conservare nel cuore un ricordo speciale di lui.

Con un sorriso, Maria Antonietta gli circondo il collo con le braccia e sollevandosi in punta di piedi gli sfiorò le labbra con le sue, da prima con timidezza, ma lasciando ben presto posto all'ardore che lentamente aveva iniziato ad invaderle ogni fibra del corpo.

Fersen accettò immediatamente l'invito e se la strinse contro quasi con violenza approfondendo ulteriormente il loro bacio, mentre con le mani l'accarezzava ovunque. Le spalle sottili, la vita stretta, il fondoschiena morbido. Con impazienza iniziò a sciogliere lacci e laccetti che chiudevano la veste di lei fino a che, con un piccolo gemito di vittoria non la fece scivolare a terra, lasciandola con indosso solamente una leggera sottoveste che le arrivava appena sopra al ginocchio.

Con gli occhi incupiti dal desiderio, Fersen la sollevò tra le braccia strappandole un piccolo ansito di sorpresa, per adagiarla subito dopo su un letto di fiori profumati.

-Bellissima...- con lo sguardo le accarezzò tutto il corpo facendola rabbrividire -la mia fatina delle rose-

Le aveva dato quel soprannome una sera in cui l'aveva sorpresa a canticchiare e a danzare piano tra i fiori. Quella sera gli era sembrata cosi spensierata e contenta che per un istante aveva davvero creduto di avere a che fare con un folletto dei boschi.

-Questa deve sparire- gli disse tirando una delle maniche della sua tunica, ansiosa di sentire la pelle calda di lui contro la propria. Avevano poco tempo a disposizione ed ogni istante era prezioso.

Tra baci, carezze e sospiri, i due si ritrovarono finalmente pelle contro pelle, persi l'uno nelle braccia dell'altro e avvolti da un bozzolo caldo di piacere che toglieva loro il fiato. Ogni sensazione sembrava essere amplificata, ogni carezza sembrava rendere la loro pelle sempre più sensibile mentre il loro respiro si faceva sempre più ansante. E quando infine i loro corpi si fusero in uno solo, la gioia e il piacere che li travolse li lasciò storditi per qualche istante. Mai nelle loro giovani vite avevano provato qualcosa di così unico e intenso e mai avrebbero pensato di poterlo trovare insieme.

-Ricordati di me quando sarai lontano!- gli bisbigliò in un orecchio, ancora tremante e avvolta tra le sue braccia forti.

-Mai mi dimenticherò di te!- rispose con foga, mentre gli ultimi dolci stralci del piacere che aveva provato tra le braccia di lei scivolavano via inesorabili.

Con la luna come unico testimone e nascosti dalle ombre della sera, i due amanti si dissero addio. Il fiore di un amore che non avrebbe mai dovuto nascere era appena sbocciato, custodito gelosamente dalla coppia, ma destinato ad essere calpestato dal resto del mondo ed ad appassire al calore del fuoco dello scandolo una volta scoperta la sua esistenza.

*********

Oscar se ne stava sola in un angolo appartato sopra le mura di cinta. L'unico segno di vita attorno a lei erano le sentinelle che facevano la guardia ma sapeva che l'avrebbero ignorata e che nessuno avrebbe osato disturbarla. Il cielo era stupendo un manto di velluto scuro trapuntato di stelle brillanti e illuminato da una luna del colore dell'argento: una notte perfetta per un incontro clandestino con un amante.

Un sorriso canzonatorio le affiorò sulle labbra: cosa ne sapeva lei di incontri clandestini? Non era neanche in grado di capire cosa provasse per Fersen, nè tanto meno avrebbe avuto il coraggio di dare voce a quei sentimenti cosi nuovi e confusi.

All'improvviso, sotto di lei, iniziarono a comparire delle figure avvolte da mantelli; poteva sentire le voci concitate, gli ordini impartiti con voce ferma e decisa e il nitrito offeso dei cavalli che non gradivano di essere strappati alla comodità delle loro stalle.

Fersen si preparava ad andarsene, pensò con una stretta al cuore. Tornava in Svenia chissà per quanto tempo e lei non l'avrebbe più rivisto. L'unica consolazione era la promessa di lui di tornare al più presto. Magari sarebbe riuscita a far luce sulla sua confusione e avrebbe preso una decisione per il suo futuro.

Il cielo si schiarì lentamente e la pesante griglia di ferro che precludeva l'accesso al castello durante la notte, venne issata con un cigolio metallico permettendo così al gruppo di cavalieri abbandonare la reggia in tutta fretta.

-Fate buon viaggio, Fersen- sussurrò lei piano -e tornate sano e salvo, vi prego-

Oscar rimase per lungo tempo a fissare il panorama anche dopo che il drappello di uomini era sparito all'orizzonte. Il sole era ormai sorto ma il cielo non era più terso come quello della notte, neri nuvoloni minacciosi l'avevano coperto tinteggiando tutto di grigio.

Quando il primo gocciolone di pioggia le colpì una mano, lei non ci bado minimamente lo sguardo ancora perso davanti a sè, neanche il secondo o terzo furono degni di nota, ma presto si si ritrovò sotto ad un acquazzone estivo con i fiocchi.

Con lo sguardo vacuo, sollevò il viso verso il cielo, lasciando che la pioggia gliela bagnasse. Le sembrava quasi che il cielo stesse piangendo per lei.

Poi tutto si fece buio e lei si ritrovò avvolta nel suo mantello.

-Sta piovendo, Oscar, vieni dentro o ti bagnerai- le disse André pacato.

-André...- avrebbe dovuta essere sorpresa di vederlo li, ma non lo era. André aveva sempre avuto l'inquietante capacità di comparirle al fianco quando più aveva bisogno di un sostegno e quella mattina non era da meno.

In quel momento si chiese se l'amico di sempre si fosse accorto di cosa le stesse accadendo magari avrebbe potuto parlarne con lui e chiedergli aiuto per uscire da quel labirinto confuso di emozioni contrastanti ma c'era qualcosa che la bloccava; per la prima volta in tanti anni si sentiva quasi in imbarazzo a parlare con il suo migliore amico. Durante il corso della loro amicizia, era riuscita a porgli le domande più imbarazzanti alle quali lui aveva sempre risposto con sincerità...dopo essere diventato di dieci diverse sfumature di rosso, ora che ci pensava.

Non avrebbe mai pensato di poter veder arrivare il giorno in cui discutere qualcosa con André sarebbe diventato troppo personale. Cosa significava?

Era sicuro che l'avrebbe trovata li. Molto probabilmente era rimasta a guardare Fersen che se ne andava per chissà quanto tempo. In verità, più l'uomo stava lontano più lui era contento. Nell'ombra, senza poter essere in grado di fare qualcosa, era rimasto a guardare mentre l'amore della sua vita gli scivolava lentamente tra le dita e la sensazione di impotenza che l'aveva accompagnato ogni singolo istante delle sue giornate si faceva sempre più opprimente.

Anche se Fersen era andato via non si faceva illusioni, qualcosa era cambiato tra lui e la sua Oscar in maniera inequivocabile. Perché? Perché doveva essere proprio con Fersen che lei aveva finalmente scoperto di essere una donna come le altre? Aveva visto i sottili cambiamenti nel comportamento di lei: come riuscisse a tenere più a freno il suo carattere ribelle; come osservasse, credendo di non essere vista e con interesse, gli abiti sontuosi delle dame che giravano a corte; sapeva che tutto era a beneficio del principe Fersen e lui non riusciva a farsene una ragione. Era sull'orlo della follia e non sapeva come salvarsi.

In silenzio e camminando fianco a fianco, i due si diressero alla reggia, ognuno perso nei suoi pensieri ma entrambi concordi che quella giornata uggiosa si adattava perfettamente ai loro umori cupi.

 

Eccovi serviti con l'ultimo aggiornamento prima delle feste!! Buon Natale a tutti voi, spero sia allegro e sereno e che lo passerete con le persone a voi care!!

Ora un piccolo avviso, essendo io stata colta da un piccolo blocco, dovuto anche alla mancanza di tempo per scrivere, credo che dopo il capitolo 14 ci troviamo in gravi difficolta di aggiornamento, T__T, me scuso e me ne dolgo, il capitolo 15 è in stesura, quasi finito e poi verrà postato alla beta di fiducia (che nonostante non venga nominata spesso sa che io la adoro con tutto con il cuore!!). Spero non me ne vogliate troppo, anche perché siamo a Natale e siamo tutti più buoni!!!

Tanti Auguri a tutti voi!!

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: londonlilyt