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Autore: Northern Isa    04/06/2013    3 recensioni
In "Harry Potter e i Doni della Morte", durante il matrimonio tra Bill e Fleur, Viktor Krum racconta a Harry Potter che suo nonno venne ucciso da Grindelwald. Ma chi era questo nonno? E com'era Grindelwald a scuola? La risposta a queste domande nella cornice oscura e controversa dell'Istituto per gli Studi Magici di Durmstrang.
[I capitoli 11 e 32 contengono un riepilogo degli eventi precedenti]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Andra e suo figlio Fran non si erano ancora chiariti dopo la lite durante la cena di qualche giorno prima. Da allora, Fran non era andato più a trovarla, né insieme a Kathrina, né da solo. Dimitri sembrava essere totalmente assorbito dai tomi su cui stava studiando per preparare l’esame imminente e non aveva nominato il fratello neanche una volta. Vassil aveva la figlia minore a letto con tutti i sintomi del Vaiolo di Drago, così Andra non aveva avuto modo di parlare nemmeno con lui.
All’inizio la situazione era stata piuttosto frustrante: Andra avrebbe voluto un confronto con qualcuno, una persona qualsiasi, sulla sua condotta. Si sarebbe rimangiata alcune frasi che aveva rivolto al figlio se avesse potuto, nello stesso tempo però era convinta che Dimitri avesse torto, e che le sue azioni fossero volte soltanto al bene di Fran, che non fossero dettate dalla sua prevenzione nei confronti di Kathrina.
Dato che il suo primogenito non si faceva vedere da un po’, Andra gli aveva inviato un gufo e questi non aveva ancora risposto, ma di sicuro non avrebbe tardato troppo. La strega immaginava che l’arrabbiatura gli sarebbe gradualmente passata e che sarebbe ritornato a trovarla quanto prima. Dopodiché avrebbero potuto riaffrontare il discorso in maniera più serena.
Con un nuovo sorriso sulle labbra, acceso da quelle riflessioni, Andra terminò la pulizia della casa a suon di Gratta e Netta. Terminata quella operazione, stava per lasciarsi cadere sulla poltrona per riposare un po’, quando udì un insistente picchiettare su un vetro. La strega scattò in piedi, immaginando che si trattasse del gufo di Fran, ma ben presto scoprì che si sbagliava. Difatti c’era un uccello che colpiva il vetro della sua finestra, ma non era un gufo, né tanto meno apparteneva a Fran.
Andra aggirò rapidamente la poltrona e andò ad aprire i vetri, permettendo al pennuto di entrare. Lo scrutò incuriosita: aveva un piumaggio bianco e nero e la corporatura muscolosa di chi percorre in volo grandi distanze. Non fu in grado di identificare la specie a cui apparteneva, ma doveva trattarsi di un uccello migratorio. L’animale sbatté le ali nella sua direzione, esponendo il rotolino di pergamena che era legato alla sua zampa. Andra lo sfilò delicatamente e, prima che potesse fare altro, il misterioso uccello prese nuovamente il volo e sparì oltre la finestra.
Appoggiatasi allo schienale della poltrona, Andra srotolò la pergamena con il nome del mittente già in mente. Una rapida scorsa e l’identificazione della firma le diede ragione: quella lettera era stata scritta da sua suocera, l’uccello migratore l’aveva portata dall’Inghilterra. La strega fu piuttosto stupita: non sentiva i suoceri da anni. Ciò non era dipeso da una scelta volontaria, ma, da quando Gellert Grindelwald era diventato Ministro della Magia, la posta era completamente setacciata e analizzata parola per parola. Il rischio era che i GA trovassero qualcosa di minaccioso nei confronti del Bene Superiore e dell’ordine costituito anche in un messaggio banale, privo di segreti nascosti. Ecco perché Andra aveva ridotto la sua corrispondenza al minimo, a cominciare proprio da quella con i suoceri che, dal momento che vivevano ormai stabilmente in Inghilterra, solo per questo erano visti dal regime del mago oscuro come dei possibili nemici. Ad Andra mancava solamente di venire considerata dai GA una spia in contatto con gli Inglesi.
Mentre la donna leggeva le brevi frasi scritte dalla suocera, provò una familiare morsa allo stomaco nel pensare che, se anche lei, Igor e i bambini avessero cambiato Paese, sarebbero stati al sicuro da ogni pericolo. Il fatto era che non avevano potuto lasciare il lavoro e abbracciare una situazione così incerta. Inoltre il progetto era di lasciare i signori Krum in Inghilterra solo per qualche tempo, e riportarli in patria una volta che i GA si fossero dimenticati delle accuse contro di loro. Invece le cose erano cambiate rapidamente e, con Gellert Grindelwald a capo della comunità magica, non era stato più possibile lasciare il paese, né rientrarvi. Ogni mezzo di trasporto era sotto controllo, esattamente come la corrispondenza, e la libertà di movimento era fortemente limitata persino all’interno del loro stesso paese.
A volte Andra fantasticava sulla vita che avrebbe potuto avere in Inghilterra, ma sapeva che tutti i suoi progetti sarebbero rimasti allo stadio di fantasie per l’intera durata della sua vita.
La donna tornò a concentrarsi sul contenuto della lettera. Sua suocera non le scriveva niente di particolarmente importante, era consapevole delle conseguenze che avrebbe potuto avere una missiva troppo dettagliata, perciò si limitava a dire alla nuora che lei e suo marito stavano bene, che la prozia Grunilde stava meglio di loro, ma che aveva voluto lasciare la vita della città – troppo frenetica per persone della loro età – e si erano trasferiti in un tranquillo paesino chiamato Godric’s Hollow.
Andra ripiegò la lettera della suocera e la conservò, pensierosa. Aveva già sentito nominare quel paese in passato, ma non ricordava né da chi, né quando.
 
Terminate le due ore di lezione che aveva quel pomeriggio, Dimitri affrontò le scale di marmo che lo portavano lontano dalla sede della sua facoltà con la borsa dei libri a tracolla e una mano stretta intorno al bavero del mantello. Una folata di vento scosse i suoi abiti e le gocce di pioggia che cadevano instancabilmente dal mattino gli inondarono il volto.
Prima di Smaterializzarsi, Dimitri si guardò intorno con discrezione, quasi come se si aspettasse di vedere sua madre spuntare all’improvviso da dietro un angolo. Dopodiché si concentrò sulla destinazione che avrebbe dovuto raggiungere, chiuse gli occhi e poco dopo si ritrovò di fronte a una porta con la vernice scrostata e un battente arrugginito. Avvicinò la sua mano ad esso, ma l’uscio si aprì prima che potesse toccarlo.
“Dimitri? Che ci fai qui?”
Coperto da un logoro mantello marrone e con un piede ancora dentro casa, Fran lo osservava sorpreso.
“Visto che non stai venendo dalla mamma, sono venuto a trovarti io! Volevo sapere come sta…”
Prima che il ragazzo potesse terminare la frase, il fratello lo aveva afferrato per il mantello e trascinato dentro casa senza il minimo sforzo. Quando la porta venne chiusa, Dimitri si trovò nell’ingresso buio e polveroso dell’abitazione, fradicio e sbigottito.
“Che ti prende?” protestò. Scavò in una delle tasche del suo mantello e ne trasse la sua bacchetta. Alla luce della sua punta illuminata, poté vedere il volto contratto di Fran. Il modo in cui questi gli intimò di tacere lo inquietò non poco. Fran aveva iniziato a camminare avanti e indietro, aumentando il nervosismo di Dimitri. Sembrava combattuto, ma il fratello non riusciva a capire perché. D’un tratto, sembrò aver preso una decisione.
“Tu verrai con me. Non avranno nulla in contrario, in fondo.”
“Venire? Dove?” domandò l’altro, agitato. Senza rispondere, Fran lo condusse nuovamente in strada, dopodiché eseguì una Smaterializzazione Congiunta. Un istante dopo, Dimitri stava osservando una porta ancora più decrepita di quella dell’abitazione di suo fratello. Si trovavano in quello che sembrava uno squallido cortile interno, le cui uniche decorazioni erano le larghe pozze d’acqua create dalla pioggia e alcuni barili di legno marcio accatastati in un angolo.
Quando Fran si avvicinò all’uscio, lo colpì con la punta della sua bacchetta, mormorando delle parole che il fratello non riuscì a comprendere. Il legno venne percorso da una piccola onda che fece dubitare a Dimitri che fosse realmente solido, per poi tornare com’era. Una piccola finestrella si aprì, lasciando intravedere un paio di labbra sottili sovrastate da folti baffi.
“Qual è il fiore che hai regalato a tua madre per il suo compleanno?” domandò la bocca sconosciuta.
“Una rosa bianca” rispose Fran.
“E tua madre l’ha gradito?”
“Non tanto. Si è punta con una spina.”
Dopo quell’enigmatico scambio di battute, la porta si aprì quel tanto che bastava per far entrare gli avventori. Giunto in un corridoio con una tappezzeria bordeaux e oro e illuminato fiocamente, Dimitri trovò tre paia di pupille puntate su di lui.
“Krum, che hai fatto?!” domandò il proprietario di un paio di occhi piccoli e cisposi, “Hai portato un estraneo? Se lo sapessero gli altri…”
“È mio fratello,” spiegò l’interrogato, “ed è interessato alla causa. Proprio durante la scorsa riunione abbiamo detto che necessitiamo di forze fresche. È fidato” li rassicurò infine.
I tre maghi confabularono per alcuni secondi, dopodiché parvero convincersi e guidarono gli altri due lungo il corridoio.
Camminando qualche passo dietro di loro, Dimitri si guardava intorno, sempre più spaesato.
“Cosa diavolo è questo posto?” domandò in un sussurro a Fran.
“È la sede del Circolo della Rosa, un’associazione sovversiva.”
Senza parole, Dimitri entrò in una sala grande quasi quanto una delle aule universitarie che frequentava, con la tappezzeria gialla e viola e grandi travi di legno intarsiate sul soffitto. L’interno di quel luogo non aveva niente a che fare con l’esterno nel quale si erano Materializzati.
La sala risuonava del brusio della ventina di uomini di ogni età ed estrazione sociale che la riempiva. Tre o quattro di questi si alzarono dagli sgabelli che occupavano, ignari dell’ingresso dei due fratelli Krum, per aprire la riunione. Uno dei tre aveva un panciotto decorato e un grosso orologio conservato in una delle tasche. Quando prese la parola, tutti gli altri ammutolirono.
“Amici, i tempi sono quasi maturi. Dobbiamo essere forti e solidali in questo momento, la Rosa pungerà ancora!”
Seguirono ulteriori discorsi contorti, dovuti all’uso di codici da parte dei membri del Circolo, che Dimitri riuscì a seguire a stento. Il motivo che ritornava sempre era quello di sette spine che dovevano pungere il cuore della madre crudele.
Terminata la riunione, Fran invitò il fratello a passare da casa sua, e questi accettò, sperando in una spiegazione. Una volta arrivati, il maggiore afferrò saldamente la spalla del minore.
“Non posso dirti niente finché non sarai dei nostri.”
Illuminandosi, Dimistri rispose:
“Scherzi? Voglio far parte della resistenza contro Grindelwald.”
Ai due bastò uno sguardo per capirsi e per ripensare al loro padre.
“D’accordo” rispose Fran con un sorriso malinconico. “Uccideremo Grindelwald, vedrai.”



Note dell'Autrice: il Circolo della Rosa nasce dall'unione del Circolo di Kreisau e della Rosa bianca, rispettivamente un circolo di intellettuali e un gruppo di studenti anti-nazisti.
Un ringraziamento a tutti quelli che leggono/recensisono/seguono/preferiscono questa storia ^^
   
 
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