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Autore: Cicciopalla    04/06/2013    3 recensioni
Un uomo dal cielo che cerca la sua scatola blu.
Due fratelli che cacciano demoni mentre cercano di scoprire una cura per l’Angelo al loro fianco.
Un dottore che risolve crimini insieme al detective più geniale, finché i crimini non si svelano più di semplici atti umani di violenza.
Tutto inizia a cambiare.
Niente è come sembra.
Moriarty è reale, e ha i suoi piani.
[SUPERWHOLOCK]
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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What about you?

Il silenzioso ronzio del TARDIS era rilassante. In quel preciso momento non era davvero… calmante… non proprio, affatto, non quando tutto era un po' wibbly wobbly ma in un senso positivo.

 

« Dobbiamo essere davvero veloci questa volta, vero? » borbottò il Dottore, sedendosi sul pavimento di fianco alla console. « Lo so, lo so! » Il Signore del Tempo sospirò mentre la nave lo rimproverava per la sua mancanza di attenzioni. « Lo so che avrei dovuto saperlo! Non pensavo che lui mi avrebbe… lo sai… davvero rapito… » si fermò, corrugando le sopracciglia. Era strano, parlare di se stesso, passato-se stesso, sapendo che il proprio passato poteva cambiare tutto. Oh, era un tale caos! E in quel momento aveva creduto di aver imparato a fare attenzione per se stesso…

 

Si stava risolvendo bene.

 

« Oh, zitta! Lo so, lo so! » Il Signore del Tempo era molto più che un po' arrabbiato con se stesso. Non solo il suo passato-se stesso era tenuto prigioniero dal Master, no, Sherlock Holmes era pure svanito! E John Watson lo stava probabilmente odiando adesso, aveva tutte le ragioni per odiare tutti loro, e stavano per diventare qualcosa come amici, ma nooo, no ovviamente doveva incasinare tutto, ovviamente, grazie Dottore, sei così intelligente!

 

Il Dottore sospirò in frustrazione e si appoggiò con la schiena alla console. Il TARDIS ronzò, dandogli un po' di conforto. « Sono felice di averti. » Lo era davvero, perché il suo TARDIS era l'unica cosa che non lo abbandonava mai. « Noi, sempre insieme, eh? »

 

La sua nave ronzò lievemente concordando.

 

Il Signore del Tempo sorrise tristemente mentre poggiava la mano sul pavimento freddo. Poteva sentire il pulsare regolare dell'anima della nave, la vita che scorreva attraverso la vecchia cabina, e percepiva il suo amore, e il suo affetto per lui e sì, era stupido la maggior parte del tempo, ma lei non lo avrebbe mai abbandonato, mai.

 

Perché erano gli ultimi rimasti.

 

Perché erano tutto ciò che avevano.

 

« Oh cara… » Lo sguardo del Dottore cadde sul pavimento. La luce blu del tubo illuminava il metallo sul pavimento e la pallida pelle del Dottore un una fioca luce bluastra. « Oh cara… »

 

Era strano, essere seduti lì sul pavimento della vecchia sala console, lì, nella sua vecchia TARDIS. Lei non l'aveva ancora incontrato di persona, non ancora.

 

Il Dottore sorrise mentre ripensava a quell'evento mentre la sua mano distrattamente accarezzava il freddo metallo del pavimento della sua nave. « Sexy, hm… Così ti facevi chiamare. »

 

Così ti chiamo io… Uhm… Qualche volta… Credo.

 

La sua nave ridacchiò, e il Dottore era certo che sarebbe arrossita se avesse potuto.

 

Il Signore del Tempo sedeva lì sul pavimento, ascoltando il silenzioso e felice ronzio della sua nave e il regolare rumore del tubo.

 

La sua testa non faceva male.

 

Era annebbiato là su nella sua testa, e lui provò, oh provò, a cercare qualcosa, qualsiasi cosa, un frammento del passato, qualcosa che lo avrebbe condotto dal Master, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa…

 

Ma la sua testa... era come se stesse cercando di ucciderlo.

 

E non poteva raggiungere niente attraverso la nebbia, non poteva afferrare niente dal suo passato…

 

Era come se qualcosa lo stesse bloccando, come se qualcosa non volesse che lui vedesse…

 

Il Dottore grugnì e premette la sua mano destra contro la fronte.

 

Non aiutò.

 

Il Dottore appoggiò la testa contro la console, le sue dita a massaggiargli le tempie. Era felice di essere tornato dentro la sua nave, felice di averla indietro, la sua compagna per la vita.

 

Ma si sentiva solo.

 

C'era stata speranza, speranza che il Master cambiasse. Oh, ed era stato così lieto, felice, al pensiero di avere un altro Signore del Tempo al suo fianco, di avere il suo vecchio amico al suo fianco….

 

Avremmo potuto viaggiare per tutto l'Universo… insieme.

 

Ma non era destino, lo avrebbe dovuto sapere.

 

Stupido, stupido Dottore! Adesso guarda al casino che hai combinato!

 

« Non cambieremo mai… » borbottò il Dottore, il volto nelle mani.

 

Così ingenuo…

 

Era stato così felice… a guardare il Master vivo. E per alcuni giorni, per quelle poche ore che avevano trascorso insieme, parlando, persino ridendo, per quelle poche ore si era sentito vivo.

 

Non solo.

 

Si sarebbe potuto dire che non fosse mai solo, con tutti i suoi compagni e amici, con la sua TARDIS al fianco, ma quello era diverso.

 

C'era una connessione tra i Signori del Tempo e il Dottore si sentiva così isolato senza connessione, senza un'altra mente di un Signore del Tempo da toccare, ma quello era il motivo per cui aveva quasi buttato tutto se stesso sul Master - perché era stato così felice che non sarebbe stato più solo nella sua testa. Perché non c'era niente di più orribile della sensazione di essere solo nella propria testa quando si era stati in grado di connettersi con altre anime.

 

Potete immaginare chiamare ma non ricevere mai una risposta, disperati dal voler parlare con qualcuno, dal voler sentire un'altra anima familiare?

 

Potete immaginare l'orribile timore di essere da soli dentro la propria testa per anni, per il resto della propria vita, sapendo che non ci sarà mai più una risposta?

 

Potete?

 

È un po' come camminare per le strade della propria città senza nessuno attorno.

 

No, è come camminare in ogni strada vuota.

 

Come un intero mondo vuoto dentro la tua testa con te come unico abitante, l'unico sopravvissuto.

 

Il solo fatto che c'era un altro Signore del Tempo, il Master, il suo amico, qualcuno dal suo da molto dimenticato passato…

 

Doveva essere troppo bello.

 

E, ovviamente, il Master si era interessato a Ten solo perché non conosceva Eleven.

 

Non voleva neanche conoscerlo.

 

Eleven non poteva biasimarlo.

 

Tuttavia, poteva ricordarlo, il loro parlare, perché era stato lui a parlare col Master, anche se era stato il suo passato-se stesso…

 

Per quelle ore aveva creduto che finalmente avrebbero viaggiato insieme, come amici.

 

Ma, ovviamente il Master aveva dovuto tradirlo, di nuovo.

 

Lo faceva sempre, fino alla fine, ancora e ancora e ancora e ancora, sempre.

 

Il TARDIS ronzò lievemente, quasi dolcemente, e il Dottore poteva sentirla cantargli l'antica melodia di Gallifrey, la vecchia ninna nanna della sua infanzia che poteva ricordare oh così bene.

 

A volte gli mancava davvero, Gallifrey.

 

Gli mancava sempre.

 

Gli mancavano il cielo rosso e i due soli, le alte montagne e gli alberi d'argento, l'erba dorata, la sua famiglia, i suoi amici….

 

Ma non l'aveva mai detto a nessuno, perché chi avrebbe ascoltato?

 

I suoi compagni, oh sì, ma non glielo diceva mai perché… loro ci tenevano così tanto.

 

E lui si sentiva solamente in colpa.

 

Non doveva lamentarsene.

 

Lui era il gioviale Signore del Tempo, lui era felice, avventuroso, sempre pronto a salvare l'Universo, quasi sempre vicino a distruggerlo nel cercare di salvarlo.

 

« No! Nononono, non adesso! Non adesso, Dottore! Non c'è tempo per fare i sentimentalisti! » Il Signore del Tempo si afferrò i capelli, cercando di liberarsi da quelle sensazioni e quel mal di testa.

 

Il TARDIS continuava a ronzare silenziosamente, e il Dottore chiuse gli occhi e ascoltò l'antica melodia. Fece uno, due, tre respiri per calmarsi, dentro e fuori, dentro e fuori, non aprendo gli occhi.

 

Il regolare pulsare della sua nave sotto di lui, tutto attorno a lui, e la dolce melodia del suo passato riuscirono a calmarlo ancora. Aveva persino iniziato a mormorare, insieme con il TARDIS, ricordando cose del suo passato a Gallifrey, chiaramente vedendo le immagine del pianeta dal tempo bloccato di fronte ai suoi occhi interni.

 

Il suo cuore soffrì, ma lui sorrise.

 

Ci fu un leggero fruscio di ali e l'aria si mosse leggermente.

 

Il Dottore non aprì gli occhi ma sapeva chi adesso gli stava di fronte, guardandolo probabilmente con occhi curiosi.

 

« Ciao, Castiel. » disse il Signore del Tempo. « Cosa ti porta qui? Pensavo che tu e Dean steste cercando un posto per stare un po' di tempo? »

 

Castiel era silenzioso, e il Dottore aprì gli occhi.

 

L'angelo appariva infelice, i suoi occhi tristi e le sue spalle cadenti.

 

La pallida luce del TARDIS illuminò il suo pallido volto e il Dottore poté vedere i cerchi scuri sotto gli occhi e cipiglio sul volto.

 

« Oh caro… » Il Signore del Tempo sospirò con preoccupazione nella voce. « Qual è il problema? Stai bene? Non sembri. »

 

Castiel batté le palpebre lentamente, le sua sopracciglia si corrugarono ancora di più, come se fosse sorpreso che il Dottore aveva notato che era triste.

 

« Vieni qui, siediti con me. » Il Dottore diede un pacca al pavimento al suo fianco. « Credo sia meglio parlare con gli occhi sullo stesso livello, non pensi? E stare seduti è più comodo che stare in piedi… anche se il pavimento è di metallo. »

 

L'angelo esitò un momento, quasi non sicuro se voleva rimanere o meno, ma alla fine si sedette giù al fianco del Dottore.

 

L'angelo era bellissimo. Colpiva il Dottore ogni volta che lo guardava.

 

Non era il suo aspetto, anche se le sue ali fatte di pura Grazia erano meravigliose, anche se i suoi occhi sembravano racchiudere l'intero significato dell'Universo.

 

No.

 

Era l'angelo in sé. Sembrava brillare con un'aura che il Dottore non riusciva a definire, qualcosa di sacro e puro ma fortemente… umano?

 

« Quindi… » Il Dottore inclinò la testa mentre osservava Castiel.

 

« Qual è il problema? »

 

Castel fissava davanti a sé, perso nei suoi pensieri a quanto pareva, e le sue ali si spostarono dietro di lui. « Penso di aver commesso un errore. » disse alla fine, la sua voce bassa e seria.

 

Il Dottore alzò le sopracciglia in sorpresa. « Oh. Beh, tutti noi facciamo degli sbagli qui e là, giusto? »

 

Castiel non rispose, semplicemente poggiò il mento sulle ginocchia, le sue braccia attorno alle gambe.

 

Non appariva molto felice.

 

« Temo che questo sia uno grave. »

 

Il Dottore osservò l'angelo per un po'. La luce del TARDIS disegnava ombre scure sulla sua pallida faccia. Sembrava quasi un fantasma.

 

Cosa poteva essere successo in quel poco tempo lì sulla sua nave?

 

« Che intendi? » chiese curiosamente il Signore del Tempo.

 

L'angelo sospirò e le sue ali si accostarono attorno al suo corpo finché il Dottore non poteva a mala pena guardare Castiel. Presunse che fosse una reazione involontaria, quasi come un meccanismo di difesa.

 

Voleva proteggere se stesso dal Dottore, o dalla conversazione? O aveva paura di quello che il Dottore avrebbe potuto pensare di lui?

 

« È stato qualcosa che hai detto? » chiese il Dottore, visto che Castiel sembrava avere difficoltà nel dire cosa c'era di sbagliato.

 

Castiel sospirò profondamente, scuotendo la testa. « Vorrei lo fosse. »

 

Il Dottore annuì lentamente. « Okay… quindi, è stato qualcosa che hai fatto? »

 

L'angelo rimase in silenzio. Il Dottore lo prese come un sì.

 

Castiel non sembrava avere intenzione di dire nient'altro, e il Dottore si appoggiò nuovamente contro la console, il suo sguardo diretto alla parete opposta.

 

« Non dobbiamo parlarne per forza. »

 

Castiel mosse lo sguardo per guardare il Dottore. In quel preciso momento i suoi occhi e la parte superiore della sua metà testa erano le uniche cose che il Dottore riusciva a vedere di lui.

 

Al momento l'angelo sembrava una palla gigante fatti di neri diamanti di piume che riflettevano la luce del TARDIS, lucidando in tutte le diverse tonalità di turchese e blu.

 

« Solamente non riesco a capire perché si è arrabbiato tanto… » iniziò Castiel, i suoi occhi inclinati verso il pavimento. « Sembrava lo volesse anche lui… » la sua voce venne meno, perso nei pensieri. Aprirsi non sembrava essere uno dei suoi punti forza.

 

Il TARDIS ronzò lievemente, sussurrando nell'orecchio del Dottore, e gli occhi del Signore del Tempo si spalancarono leggermente in sorpresa.

 

Stupida nave, tu… Perché l'avresti fatto?

 

Il TARDIS vibrò silenziosamente, quasi imbarazzata. Aveva solamente cercato di aiutare.

 

« Senti. » iniziò il Dottore, e Castiel alzò nuovamente lo sguardo, i suoi occhi blu ampi e pieni di aspettativa, quasi pensasse che il Dottore potesse sistemare la situazione. Ovviamente, però, non era così ingenuo.

 

Il Signore del Tempo alzò le spalle. « Non vedo cosa ci sia di sbagliato. »

 

Castiel reclinò la testa, guardando il Dottore con un solo occhio che spuntava dalla sua ala. Sembrava quasi un gufo adesso, o un uccello rapace che osserva la sua preda. Il Dottore doveva ammettere che lo rendeva leggermente nervoso.

 

« Me l'ha detto lei. TARDIS. » Il Dottore diede dei colpetti alla console. « La vecchia ragazza aveva pensato che sarebbe stato carino per voi due se finalmente ammetteste i vostri sentimenti. Sembra che le cose siano andate un po' storte… »

 

L'occhio di Castiel si strinse pericolosamente.

 

« MAAAAA! » aggiunse il Dottore rapidamente. « Sarebbe accaduto comunque, quindi adesso che voi due avete finalmente dichiarato i vostri  sentimenti- »

 

« Non l'abbiamo fatto… »

 

« - devi solamente aspettare un po'. »

 

Castiel batté le palpebre. « Aspettare… » ripeté la parola lentamente, quasi come volesse andare oltre il suo significato.

 

« Sì! » Il Dottore annuì incoraggiante. «Aspetta solamente finché Dean ha… beh… finché che sia passato un po' di tempo per fargli processare cosa è successo. »

 

Castiel corrugò le sopracciglia in dubbio. « E se non provasse le stesse cose… » iniziò ma il Dottore agitò la mano.

 

« Onestamente? Per un angelo che conosce l'intero Universo e può vedere nelle anime di tutti gli esseri viventi, sei davvero cieco quando si parla dei sentimenti di Dean Winchester verso di te, anche se sono i più ovvi. »

 

Castiel batté gli occhi confuso. « Non capisc- »

 

« Ti ama. » Il Dottore sorrise da orecchio a orecchio. « Non riesci a vederlo? »

 

Castiel era silenzioso di nuovo.

 

L'amore è cieco…

 

Continuarono a rimanere seduti in silenzio, il ronzio del TARDIS come unico sottofondo.

 

« E tu, invece, Dottore? » chiese all'improvviso Castiel, il suo occhio osservava il Dottore con nascosta curiosità. « Perché sei triste? »

 

Il Dottore rimase confuso per qualche secondo finché non comprese, sorridendo gioiosamente. « Cosa? Io? No, no no, non sono triste! Niente affatto! »

 

L'angelo continuava a fissare il Dottore con il suo occhio blu, guardando proprio attraverso la facciata di felicità che il Dottore aveva costruito per prevenire la preoccupazione degli altri. « Tu non sei felice. » disse semplicemente Castiel.

 

Era un'affermazione.

 

« Potresti apparire felice all'esterno, ma la tua anima dice diversamente. » L'angelo inclinò maggiormente la testa, il suo occhio quasi scompariva dietro l'ala. « Hai sopportato un sacco di dolore, più di altri esseri nell'Universo. »

 

La testa di Castiel apparì da dietro l'ala, i suoi occhi sapienti fissi sull'impassibile volto del Dottore. « Mi chiedo cosa ha causato tutta questa tristezza. »

 

Le labbra del Dottore si strinsero in una triste linea mentre spostava lo sguardo da Castiel, i suoi occhi da qualche parte sul soffitto.

 

« Non capiresti. » disse il Signore del Tempo, un po' più duramente di quanto avesse voluto.

 

Castiel neanche batté le palpebre. « Come lo sai? »

 

La testa del Dottore si voltò di scatto, frustrazione nella sua voce mentre rispondeva: « Perché ho ucciso molti più esseri di quanto potresti immaginare. »

 

Certo era maleducato, certo Castiel poteva probabilmente immaginare le cose che il Dottore aveva fatto perché, beh, era un angelo, giusto?

 

Tuttavia, il Dottore era solo così arrabbiato con se stesso, e persino arrabbiato con Castiel perché glielo aveva chiesto, e al Dottore non piaceva mai parlare di quella parte di se stesso perché, hey, nessuno avrebbe voglia di parlare di quella volta in cui ha commesso un genocidio e altre brutte cose, giusto?

 

« Anche io ho ucciso la mia famiglia. Una grande parte di essa. » La voce calma dell'angelo echeggiò attraverso la sala della console. « E so cosa significa perdere la propria casa. Non essere capace di tornare indietro dalla tua famiglia… »

 

Gli occhi del Dottore si alleggerirono in compassione anche se il corpo era ancora in tensione.

 

Come lo sapeva?

 

« Hai letto la mia mente? »

 

L'angelo alzò le spalle, un gesto stranamente umano che fece frusciare le ali. « Pensavo che avrebbe aiutato a continuare la nostra conversazione. »

 

Una risposta onesta.

 

Il Dottore si domandò se gli angeli fossero perfino capaci di mentire.

 

Il Dottore grugnì amaramente e Castiel sospirò in segno di scusa. « Mi dispiace, ma pensavo che fosse appropriato parlare di questo argomento dato che sembri avere problemi con te stesso. »

 

Eleven alzò un sopracciglio. Beh, giusto, perché qualche minuto fa Castiel non era stato quello che aveva quasi avuto un esaurimento emotivo.

 

Il Signore del Tempo prese un profondo respiro attraverso il naso e chiuse gli occhi. La sua testa faceva male. « Preferirei non parlare di… famiglie uccise e… altro…. »

 

Sì, in effetti avrebbe preferito non parlare di tutto il sangue essiccato sulle sue mani. Di tutte le persone innocenti che aveva ucciso. Di tutto il caos che aveva creato. Di tutto il caos che avrebbe causato.

 

L'odio per se stesso e la tristezza iniziarono ad emergere e dovette chiudere le mani a pugno così non avrebbe urlato in frustrazione e rabbia.

 

« Mi dispiace se ti ho messo a disagio… » La voce di Castiel era gentile. « Non era mia intenzione. »

 

Il Dottore sospirò e scosse la testa, i suoi pugni lentamente di allentarono. « No, no, va tutto bene. Immagino volessi solo aiutare, giusto? » Il Signore del Tempo sorrise e aprì gli occhi.

 

L'espressione di Castiel, però, era stranamente triste.

 

« Hey, ancora non sempre felice. » sottolineò il Dottore. Ancora una volta iniziò a preoccuparsi per l'angelo.

 

Castiel sorrise semplicemente veloce. « Non mi sento peggio di te. »

 

Beh, sapevano entrambi che significava.

 

Il Dottore si schiarì la gola, cercando di trovare un argomento che non li avrebbe lasciati entrambi più depressi di quanto già non lo fossero.

 

Non era facile, però.

 

« Ouch. »

 

Castiel, che al momento era occupato ad osservare il riflesso della luce blu sulle sue ali, alzò lo sguardo. « Stai bene? »

 

Il Dottore si massaggiò la fronte facendo una smorfia di dolore. La sua testa faceva male come se qualcuno stesse infilando aghi nel suo cervello. « La mia testa…! »

 

Gli occhi di Castiel si strinsero e la comprensione di ciò che stava succedendo attraverso il suo volto. Vide qualcosa che il Dottore non poteva vedere.

 

« Capisco. » L'angelo si mosse più vicino, invadendo lo spazio personale del Dottore, le sue mani si allungarono. « Aspetta, lascia che ti aiuti. »

 

Dita gentile furono premute contro la sua fronte e il Dottore strizzò gli occhi per dare un'occhiata più da vicino alla strana mano affusolata contro la sua fronte. Quelle mani dovevano essere appartenuta ad un artista prima che l'angelo prendesse il corpo come tramite. Almeno quello era ciò che pensava il Dottore.

 

« Che stai facendo? »

 

Castiel non rispose, invece il Dottore poté percepire un leggero afflusso nel suo corpo, quasi come un'ondata di energia calda. Qualche minuto e il mal di testa terminò in un leggero pulsare nel retro della testa.

 

Il volto del Dottore si illuminò immediatamente. « Grazi- » si fermò, i suoi occhi si spalancarono come se un'improvvisa ondata di memorie si levassero dalla nebbia dentro la sua testa.

 

Sedeva al tavolo. In una stanza, una grande stanza. Sembrava quasi una stanza da ballo. Il ricordo era stranamente grigiastro e indistinto, ma poteva vedere abbastanza per sapere che quello era un ricordo del suo passato-se stesso catturato.

 

« Stai bene? »

 

Alzò lo sguardo, la vista nuotava di fronte i suoi occhi.

 

« Sì. » fu la semplice risposta. La sua voce suonava strana alle sue stesse orecchie.

 

Il Master gli sorrise, nessun ghigno, no, era un sorriso. « Bene. »

 

Appariva bene, il Master. Non spettrale e pallido come prima.

 

Indossava un elegante completo, uno di quelli che gli piaceva indossare quando si faceva chiamare Saxon.

 

« Non sei più affamato? »

 

Batté le palpebre. Il suo sguardo scivolò indietro al piatto di fronte a lui.

 

C'era un toast sul piatto, uova strapazzate…

 

I suoi occhi guizzarono sul giornale a fianco del piatto…

 

Gli occhi del Dottore si focalizzarono di nuovo, fissi negli occhi preoccupati di Castiel.

 

« Oh, oh, grazie! » Il Dottore saltò su all'improvviso, facendo incespicare Castiel all'indietro.

 

« Cosa - »

 

Il Signore del Tempo afferrò Castiel dal cappotto e lo strattonò verso il basso, un sorriso sul suo volto. « Non so cosa tu abbia fatto, ma ha funzionato! Ha funzionato! »

 

Senza ulteriori spiegazioni il Dottore prese tra le mani la faccia dell'angelo e gli diede un veloce bacio di eccitazione prima che Castiel potesse porre qualsiasi domanda.

 

« Prego… » Rispose perplessamente l'angelo.

 

Il sorriso del Dottore s'ingrandì ancora di più mentre saltava dietro la console, accendendo e premendo bottoni e leve.

 

« Cosa è appena successo. »

 

Entrambi si voltarono verso Dean, che era in piedi all'entrata della sala di controllo. Forse il Dottore si immaginava le cose ma era certo che Dean appariva… irritato e… geloso?

 

« Oh! Castiel mi ha appena aiutato a ricordare! » sorrise il Dottore.

 

Dean, tuttavia, era serio come prima. « Oh. Certo. Sicuro. »

 

La sua voce era secca.

 

Il Dottore quasi si bloccò per chiedergli se andasse tutto bene ma decise che non c'era tempo per quello.

 

Comunque, era certo di poter immaginare perché Dean si fosse accigliato così di colpo…

 

« Afferra qualcosa e tieniti forte, andiamo a fare un giro! »

 

Il TARDIS si mosse a scatti e Dean sarebbe stato sbattuto contro il muro se Castiel non l'avesse afferrato dal braccio per salvarlo dall'impatto.

 

« Cazzo! »

 

Il Dottore rise, mantenendo alla console del TARDIS mentre volavano tra il tempo e lo spazio.

 

La nave si fermò di colpo e tutto si acquietò e si fermò nuovamente.

 

« Siamo… oh dio, credo di stare per vomitare. »

 

In effetti il cacciatore appariva un po' verde attorno al naso.

 

« Non mentre sei nella mia nave, per favore! » Il Dottore si lanciò verso le porte, pronto per mettere piede fuori. « Penso non le piacerà. »

 

Il Dottore era certo di aver sentito Dean borbottare qualcosa tipo: « Beh, 'fanculo anche a te. »

 

La luce del sole era intensa e il Dottore batté le palpebre qualche volta per abituarsi alla luminosità. L'aria era calda, un giorno d'estate, e le strade erano chiassose a causa delle macchine.

 

Il TARDIS aveva parcheggiato in un vicolo laterale e il Dottore dovette farsi da parte per far sì che sia Dean e Castiel entrassero nel piccolo spazio del violetto.

 

« Siamo sulla terra. » Castiel girò la testa per guardarsi attorno, gli grandi occhi esaminando i dintorni.

 

« Beh, sì, dove altro dovremmo essere? » bofonchiò Dean. Era ancora un po' verdastro. 

 

« Tecnicamente, il Master poteva nascondersi ovunque. » sottolineò il Dottore, il suo cacciavite sonico in mano mentre toccava il muro. Pietra solida, niente di interessante. « Quindi possiamo definirci fortunati che abbia scelto la Terra… O, beh, penso non sia un buon segno ma è definitamente meglio rintracciarlo sulla Terra che da qualsiasi altra parte… »

 

Il Dottore poteva ricordare benissimo l'ultima volta che il Master era stato sulla Terra… non era finita molto bene per l'umanità.

 

« Quindi… dove esattamente siamo noi. » chiese il Winchester mentre con l'angelo seguiva il Dottore fuori dal vicolo.

 

« Londra, ovviamente. » rispose il Signore del Tempo, quasi deluso che Dean non l'aveva notato. Però, il Dottore doveva ammetterlo, non avrebbe riconosciuto la città neanche lui.

 

Le case erano stranamente fredde e senza vita, le finestre tutte chiuse nonostante il caldo. C'erano un bel po' macchine in lontana, sì, ma quasi nessun umano.

 

I soli umani che riusciva ad intravedere erano occupati con se stessi, non alzavano lo sguardo dal pavimento mentre camminavano silenziosamente al fianco gli uni degli altri.

 

Era fin troppo calmo per una grande città come Londra. Fin troppo silenzioso.

 

« Qualcosa non va… » Il Dottore si premette le labbra insieme mentre corrugava le sopracciglia, i suoi occhi balzavano ovunque. « Non va bene. »

 

Il Signore del Tempo iniziò a marciare per il marciapiede, il cacciatore e l'angelo lo seguivano con un'espressione confusa sul volto.

 

« Aspetta, aspetta! » Dean raggiunse il Dottore, afferrandogli il braccio per forzarlo a rallentare. « Che sta succedendo?! »

 

Il Dottore si spostò i capelli all'indietro infastidito mentre si liberava dalla presa forte di Dean. « È ciò che sto cercando di scoprire! »

 

Il Signore del Tempo continuò a marciare per la strada.

 

« Ma, come?! » Dean lo raggiunse di nuovo. « Dove stiamo andando adesso, eh?! Hai qualche idea di quello che dobbiamo fare adesso, eh?! Che tempo è comunque?! Che cazzo di anno è?! !

 

Il Dottore roteò gli occhi al cielo ma non rispose.

 

Aveva bisogno di trovarli, ora. Avrebbero saputo cosa stava succedendo. Sarebbero stati capaci di aiutarli.

 

Se erano ancora vivi…

 

« Hey, Doc, sto parlando con te, amico! »

 

Il Dottore si fermò inavvertitamente, facendo scontrare Castiel contro di lui.

 

« Le mie scuse. » borbottò l'angelo con la voce bassa ma il Dottore non gli prestò attenzione, invece guardò il Dottore con un'espressione sera sul volto. « Stiamo andando a scoprire cosa sta succedendo, okay? » sibilò, la sua voce bassa così che nessuno avrebbe sentito le sue parole, a parte Dean e Castiel. Non che ci fossero persone che avrebbero sentito, comunque. « Ma potresti per favore calmarti, il tuo comportamento non ci sta aiutando adesso, infatti ci fa solo emergere ancora di più, e spero proprio che il Master non ci abbia già notati perché fidati non sarebbe - »

 

« Dean? Castiel? Dottore? »

 

« Sam! » Il sollievo nella voce di Dean era inconfondibile.

 

Sam Winchester era di fronte a loro, alto come sempre. Era distrutto, però. Stanco. Non era sbarbato e i suoi cappelli erano più lunghi di quanto erano stati l'ultima volta che l'avevano visto. Sembrava più vecchio, il suo volto aveva perso i bordi morbidi che erano stati rimpiazzati da dure linee. I suoi occhi erano davvero sospettosi mentre li guardava.

 

« Oh, Sam! Come ci hai trovati? » Il Dottore voleva sapere. La possibilità che Sam Winchester, di tutte le persone che vivevano a Londra, si fosse imbattuto accidentalmente in loro era relativamente piccola…

 

« Non l'ho fatto. » rispose Sam, ancora con circospezione. I suoi occhi guizzarono in giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno ad osservarli. Erano soli in strada, però. Qualcosa non andava bene.

 

« Gabriel l'ha fatto. Ma non abbiamo tempo per parlare ora. Dobbiamo allontanarci dalle strade. »

 

Dean aprì la bocca e gli occhi di Castiel si spalancarono ancora di più, entrambi sembravano in shock.

 

« Gabriel? » chiese Dean, lentamente. « Come il 'nostro' Gabriel o un altro Gabriel? »

 

Sam sospirò. « Dean, non abbiamo tempo per questo! Spiegherò tutto dopo, ma per ora dobbiamo davvero allontanarci dalle strade! »

 

Il giovane Winchester iniziò a camminare per la strada, seguito da vicino da suo fratello, l'angelo e il Signore del Tempo. Il suo corpo in tensione e i suoi occhi non rimanevano su un punto a lungo, sempre vagavano in giro, sempre allerta.

 

« Ma, ma Sam! » Dean si sbrigò, cercando di mantenere il passo veloce del fratello. « Cosa è successo? Perché dobbiamo allontanarci dalle strade? Diamine, perché nessuno è in strada? »

 

Sam lanciò una veloce occhiata al fratello. « Perché sono quasi le 11 e ciò significa che la ronda inizia a breve! »

 

Girarono un angolo. Le strade lì erano vuote come le precedenti. Da qualche parte a distanza un cane stava abbaiando. Le tende delle finestre erano tirate.

 

« Ronde? » chiese Dean, i suoi occhi vagavano in giro, mostrando il suo disagio. « Che diamine? »

 

Sam soffiò, esortando Dean a tacere. « Le cose sono un po' cambiate durante gli ultimi anni. »

 

Dean batté le palpebre sorpreso, la sua testa si voltò per osservare il Dottore, che non riuscì quasi incontrare gli occhi di Dean, e ritornò su Sam. « Cosa intendi… »

 

Sam non guardò al fratello mentre camminava velocemente per la strada, lontano dal centro della città.

 

« Sei stato via per sei anni, Dean. »

 

La sua mascella serrata.

 

« Le cose sono un po' diverse ora. »

   
 
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