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Autore: telesette    04/06/2013    1 recensioni
Sori non disse nulla, gli occhi fissi verso il basso e l'espressione assente, tuttavia lo stesso Mitamura non poté fare a meno di notare l'evidente tristezza nel suo sguardo...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Yu Hazuki/Mila Hazuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- E' permesso? - domandò Sori, bussando debolmente alla porta dell'ufficio di Mitamura.
- Certo, Sori, entra pure!

Malgrado l'esitazione, Sori spinse piano la porta e rimase ferma sulla soglia.
Se Mitamura non l'avesse espressamente mandata a chiamare, certo lei non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontarlo, specie dopo aver subito da lui quella severissima strigliata. Costui le fece segno di avvicinarsi alla scrivania e, anche se impassibile in volto, la sua voce aveva comunque un che di rassicurante.

- Voleva vedermi, Mister?

Mitamura annuì.

- Prego, accomodati - disse lui, invitandola a sedersi.
- No, grazie, preferisco stare in piedi...
- Sori, immagino tu sappia già il motivo per cui ti ho fatta chiamare - cominciò subito Mitamura, senza girarci troppo intorno. - Per quanto io possa essere severo a volte, non sono tipo da trascurare né i rapporti umani né tantomeno la comprensione; con questo non voglio dire di essere un "santo", commetto anch'io i miei errori nel trattare con le persone, ma non per questo sono incapace di venire incontro a chi attraversa un momento difficile!

Sori chinò il capo, senza tuttavia dire nulla.

- Dal momento che sei una ragazza intelligente, trovo dunque inutile tergiversare troppo sull'argomento - sottolineò l'allenatore, inarcando severo il sopracciglio. - Mi sono espresso duramente con te perché, non sapendo la natura del tuo problema, il mio compito è quello di aiutarti a mantenere la dovuta concentrazione in campo; è anche vero che, non conoscendo i dettagli di ciò che ti turba, come coach posso fare ben poco per te!
- Me ne rendo conto - ammise Sori mestamente. - Le chiedo scusa ma...
- Per favore, lasciami finire - proseguì Mitamura. - Se si tratta di qualcosa di strettamente personale, qualcosa che giustamente non vuoi rendere noto a tutta la squadra, ebbene non intendo parlarti in veste di allenatore... Ma piuttosto come amico, se pensi che ciò possa esserti in qualche modo liberatorio!

Sori ebbe un sussulto.
La generosità e il buon cuore di Mitamura erano impagabili ( più o meno quanto la sua bonaria ingenuità! ), e proprio per questo Sori soffriva maggiormente nel tenergli nascosta la verità, tanto che costui cominciò a temere persino che la ragazza soffrisse di un qualche male incurabile... e curiosamente aveva quasi colto nel segno.
Quello di Sori altro non era che Mal d'Amore, per il quale non esiste che un unico rimedio.
Peccato che, agli occhi di lei, Mitamura fosse irraggiungibile.

- Per favore, Sori - mormorò l'allenatore, con voce piena di affetto e sincero interessamento. - Anche se probabilmente non mi crederai, tengo molto a te: mi sei stata affidata, non come "strumento" per vincere delle partite ma come una giocatrice bisognosa di affinare il proprio talento; il mio interesse nei tuoi riguardi, passando chiaramente dalla tua forma atletica, va anche e soprattutto alla tua serenità; io voglio realmente aiutarti, devi credermi, perché il tuo benessere mi sta molto a cuore!
- A... Anche lei mi sta a cuore, Mister - rispose Sori sottovoce, senza tuttavia suonare sentimentale o melodrammatica.
- Sono contento di sentirtelo dire - sorrise Mitamura, senza ovviamente aver afferrato il reale concetto dietro alle parole dell'altra. - Ma, se è così, non vedo il motivo del tuo silenzio!
- I... Il fatto è che...

Sori strinse nervosamente il pugno contro il fianco.
Mitamura era lontanissimo anche solo dall'immaginare che i suoi sentimenti per lui andavano ben oltre la gratitudine e la riconoscenza di una giocatrice verso il proprio allenatore.
Il concetto si poteva riassumere in appena due parole.
Con due semplici parole, Sori avrebbe potuto mettere fine una volta per tutte alla morsa che le attanagliava il petto.
Pareva tutto così semplice, eppure difficile allo stesso tempo, e le parole erano come "congelate" sulla sua lingua.
Mitamura attese pazientemente ma, come ebbe notato il sottile rivolo luccicante negli occhi dell'altra, scattò in piedi preoccupato.

- Sori - esclamò. - In nome del cielo, che ti succede ?!?
- Mister, io... Mi creda, non so come dirglielo, è più forte di me...
- Calmati, adesso - fece lui, cingendole piano le spalle con entrambe le mani, nel tentativo di rassicurarla. - Di qualunque cosa si tratti, puoi contare su di me: mi sono fatto un preciso impegno nei tuoi confronti, quello di sostenerti in caso di bisogno, e hai la mia parola che niente di ciò che dirai uscirà dalle mura di questo ufficio!
- Oh, Mister...

Così forte.
Così generoso.
Così bello e affascinante.
Per un attimo Sori, dimenticando di essere una giocatrice al cospetto del suo allenatore, si abbandonò completamente nelle sue braccia. Mitamura rimase interdetto, non appena lei affondò il volto in lacrime contro il suo petto, e solo allora cominciò ad intuire finalmente qualcosa.
Il modo in cui Sori stava piangendo non era fraintendibile.
Le dita si strinsero istintivamente sulla candida maglia, quasi nel timore che egli l'allontanasse da sé, e di nuovo sollevò il capo per guardarlo con occhi pieni di lacrime. Prima che l'altro potesse fare o dire qualcosa, Sori si lasciò sfuggire dalle labbra ciò che non avrebbe mai pensato di potergli rivelare altrimenti.

- Io l'amo, Mister - gemette. - Sono innamorata di lei, è questa la verità!

 

( continua )

   
 
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