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Autore: Cheonefer86    04/06/2013    1 recensioni
Severus Snape è morto e sulla sua tomba ci sono dei fiori, sembra tutto normale, terribile ma normale. E invece... quel che comincia nella commedia finirà nel dramma. O forse no?
Il giorno del giudizio arriverà per tutti, si tratta solo di vedere cosa gli è riservato.
"«Sei solo una lapide, non mi fai paura. Solo delle lettere e non mi fate paura.» ripeteva per cercare di convincere se stesso, ma Ronald Weasley sapeva che bastava anche solo il nome del mago che giaceva sotto terra, per trasalire al ricordo di tutto quello che lui e i suoi amici avevano passato tra le grinfie di Severus Snape. «Non mi fai paura!» urlò alla pietra."
Genere: Angst, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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Severus Snape era morto

Questa è la prima storia di quella che io ho definito la “Trilogia del Cimitero”, quindi ce ne saranno altre due, diverse ma legate.

L’input per questa storia è un discorso complicato in cui c’entrano concerti sacri, canti gregoriani, l’amore per cose oscure e un po’ macabre e via discorrendo, e spero che sia comunque una buona lettura, come sempre qualsiasi opinione, commento o critica costruttiva sono sempre ben accetti ;)

 

 

1. I morti non sorridono

 

 

Severus Snape era morto.

Tutti adesso lo consideravano un eroe che aveva sacrificato la propria vita per proteggere gli altri, subendo l’odio e il disprezzo di gran parte del Mondo Magico, ma questo non cambiava il fatto che fosse morto.

La sua tomba era lì, un bianco che non era più candido come quando avevano posato la lastra immacolata sulla terra, a ricordare la sua pelle cerea colorata dai vapori delle innumerevoli pozioni che aveva preparato nel corso della sua vita; quei caratteri di fattura semplice erano di un nero così corposo da sembrare realizzate da poco, una tintura forte e luminosa com’erano stati i suoi occhi a lungo nascosti da un velo di dolore.

C’erano anche dei fiori che qualcuno osava porre su quella pietra fredda che proteggeva il corpo di Snape come niente e nessuno era stato in grado di fare per la sua vita.

Fiori di diverse specie e colori, come diverse erano le mani che li deponevano a terra.

 

Ronald Weasley quella mattina era disperato.

Non solo era stato costretto a tornare a scuola – nemmeno l’aver sconfitto Lord Voldemort era un’argomentazione favorevole a supporto dell’inutilità di proseguire gli studi – lamentandosi per giorni insieme a Harry mentre Hermione non la smetteva di parlare, parlare e parlare.

Cominciava a capire l’esasperazione del loro professore di Pozioni nei confronti di quell’ammasso di capelli castani, molte volte non sapeva dargli torto.

Severus Snape però era morto.

E questo nessuno poteva cambiarlo.

Il secondo quesito che lo aveva fatto disperare era: perché sarebbe dovuto andare fino a quel cimitero a mettere dei fiori che gli avevano già irritato il naso?

Ronald Weasley non lo sapeva, ma lo sguardo truce della madre era stato un motivo più che sufficiente per evitare di fare domande e andare dove, in ogni caso, la signora Weasley lo avrebbe spedito a calci.

Perché lui? Cosa c’entrava con Severus Snape?

Ronald Weasley non sapeva nemmeno questo.

 

Era arrivato da poco al cimitero e già aveva i brividi, non tanto perché era un cimitero e c’erano dei morti, dei cadaveri, delle ossa o dei fantasmi, ma perché c’era lui, Severus Snape e benché fosse morto gli incuteva ancora timore.

Ronald Weasley sapeva che era una cosa da stupidi, avrebbe dovuto guardare una lapide e dei caratteri incisi su di essa, non il viso del suo, ormai ex – anche se “ex” non era propriamente la parola esatta – professore.

Tra le dita teneva un mazzo di fiori di cui non sapeva assolutamente nulla, tantomeno quali nomi avessero o a quali specie appartenessero, era una cosa che non gli interessava, voleva solo poggiarli sulla tomba e andarsene di corsa da lì.

Avrebbe preferito tutto a quella “visita”.

 

«Sei solo una lapide, non mi fai paura. Solo delle lettere e non mi fate paura.» ripeteva per cercare di convincere se stesso, ma Ronald Weasley sapeva che bastava anche solo il nome del mago che giaceva sotto terra, per trasalire al ricordo di tutto quello che lui e i suoi amici avevano passato tra le grinfie di Severus Snape. «Non mi fai paura!» urlò alla pietra.

«Bu!» una voce da dietro le spalle gli gelò il sangue, immobilizzandolo con gli occhi spalancati più di quanto una persona normale potesse spalancare, sentiva il respiro freddo sulla pelle, gli si fermò il cuore e pensò che stesse per avere un infarto nonostante la giovane età. Gli si drizzarono tutti i peli del collo.

Si voltò lentamente verso la fonte di quella voce e non appena scorse un pallido viso così familiare incastonato da lunghi capelli neri, fece un passo indietro e urtò contro la lastra di pietra perdendo l’equilibrio. Si ritrovò a terra a fissare il fantasma di un uomo che era morto da alcuni mesi.

«Tu sei morto.» disse spaventato mentre cercava di rialzarsi.

«È diventato intelligente, signor Weasley.»

«Lei è morto!» ripeté un Ronald Weasley visibilmente turbato che stava assumendo la colorazione tipica di un fantasma. E ne stava guardando uno.

Indietreggiò come se avesse paura, anzi, ne aveva e come, inspiegabile visto che era cresciuto con fantasmi che sbucavano da ogni angolo del castello di Hogwarts, ma quella vista, quell’uomo, non erano normali.

«Tu… lei… i colori sono sempre gli stessi! Non è un fantasma, puzza di pozioni e i fantasmi non puzzano di pozioni! I fantasmi non puzzano!»

Severus Snape non sapeva se lasciarsi andare in una grossa risata oppure Schiantare quell’idiota di un Grifondoro, così magari si sarebbe svegliato fra un paio d’ore, in un cimitero, e avrebbe pensato di aver soltanto sognato.

Per quanto riteneva che nel sonno sarebbe stato più che altro un incubo.

Severus Snape si limitò a sorridere, per la prima volta stirando entrambi i lati della bocca verso l’alto. L’aria sembrò spostarsi e farsi fresca sotto quel sole caldo che si nascose dietro una nuvola, invidioso della luce che emanavano quelle labbra.

Invidioso e felice egli stesso che subito dopo scacciò quella nuvola per accarezzare quel sorriso che per la prima volta aveva scaldato quel mondo.

«Tu sei morto.»

«Ha finito di dire sempre le stesse cose?»

«Ma lei sorride! Snape non sorride!»

Severus Snape continuava a sorridere sebbene cominciava a spazientirsi, incurante del sole che continuava a stringere e sciogliere quell’abbraccio con la nuvola, incurante del pallore spaventoso che stava via via assumendo il viso di Ronald Weasley.

Avrebbe davvero voluto ridere, ma era veramente chiedere troppo alle sue labbra.

Ronald Weasley continuava a mettere un passo dietro l’altro, mentre Severus Snape avanzava verso di lui, pian piano, lo vedeva impaurito e pallido con i fiori ancora stretti tra le mani.

Quei dannati fiori, avrebbe dovuto capire che non gli si sarebbe prospettato nulla di buono, al primo segno d’irritazione.

«Snape sorride, quando vuole. Vorrebbe ridere, ma si limita al sorriso. Snape vorrebbe anche Schiantarla al momento.»

«Ma Snape è morto!» urlò nuovamente il ragazzo, così forte che avrebbe fatto ridestare tutti gli ospiti del cimitero.

«Evidentemente Snape non lo è.» rispose con tutta la calma di questo mondo. «Non posso credere che sto avendo questa conversazione, in questo modo idiota, con un tipico Grifondoro idiota, appartenente al trio idiota salvatore del Mondo Magico. Ed io parlo come un idiota.» in tempi passati si sarebbe limitato a guardare in malo modo il povero malcapitato di turno e a mandarlo via oppure ad andarsene lui stesso, invece adesso, in quel cimitero, davanti a quel cespuglio di capelli rossi, non poteva far altro che sorridere.

Gli veniva naturale e questo lo stava spaventando perché non era da lui.

«Se dirà a qualcuno che sono vivo, cosa cui nessuno crederà, verrò a cercarla, signor Weasley e sulle mie labbra non vedrà l’ombra di un sorriso.» questo era più da Severus Snape.

«Chiarissimo. Cristallino. Ho capito. Arrivederci. Anzi, no, addio, qualunque cosa lei sia.» titubante si avvicinò nuovamente a Snape e gli allungò il mazzo di fiori con le mani che gli tremavano visibilmente.

Era Severus Snape, il dannato Severus Snape, vivo o morto che fosse, incuteva sempre turbamenti.

«Questi sono per lei. Se li riporto a casa, mi vedrà morto prima di pensarci da solo.» ricevere dei fiori destinati a una tomba tra le proprie dita avrebbe fatto ridere chiunque, ma Snape si limitò nuovamente a sorridere, stavolta alzando solo un angolo della bocca.

Ronald Weasley se ne andò di corsa lasciandolo da solo a sogghignare verso la sua lapide che gli ricordava inesorabilmente che su questa terra c’era stato davvero e nessuna data di morte avrebbe potuto cancellare tutto il peso e il dolore della vita che aveva trascorso.

 

Severus Snape non era morto.

E sorrise tristemente a quella verità.

 

Si era nascosto per tutto questo tempo?

Severus Snape non si nascondeva mai, l’aveva chiamata “meritata lunga vacanza”, ma adesso aveva delle questioni irrisolte da sistemare e lui non lasciava mai un disegno incompleto.

 

Severus Snape non era morto, i morti non sorridono.

   
 
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