Questa
è la prima storia di quella che io ho definito la “Trilogia
del Cimitero”, quindi ce ne saranno altre due, diverse ma legate.
L’input per questa storia è un discorso complicato in cui c’entrano
concerti sacri, canti gregoriani, l’amore per cose oscure e un po’ macabre e
via discorrendo, e spero che sia comunque una buona lettura, come sempre qualsiasi
opinione, commento o critica costruttiva sono sempre ben accetti ;)
1. I morti non sorridono
Severus
Snape era morto.
Tutti
adesso lo consideravano un eroe che aveva sacrificato
la propria vita per proteggere gli altri, subendo l’odio e il disprezzo di gran
parte del Mondo Magico, ma questo non cambiava il fatto che fosse morto.
La
sua tomba era lì, un bianco che non era più candido come quando avevano posato
la lastra immacolata sulla terra, a ricordare la sua pelle cerea colorata dai
vapori delle innumerevoli pozioni che aveva preparato nel corso della sua vita;
quei caratteri di fattura semplice erano di un nero così corposo da sembrare
realizzate da poco, una tintura forte e luminosa com’erano stati i suoi occhi a
lungo nascosti da un velo di dolore.
C’erano
anche dei fiori che qualcuno osava porre su quella pietra fredda che proteggeva
il corpo di Snape come niente e nessuno era stato in
grado di fare per la sua vita.
Fiori
di diverse specie e colori, come diverse erano le mani
che li deponevano a terra.
Ronald
Weasley quella mattina era disperato.
Non
solo era stato costretto a tornare a scuola – nemmeno l’aver sconfitto Lord
Voldemort era un’argomentazione favorevole a supporto dell’inutilità di
proseguire gli studi – lamentandosi per giorni insieme a
Harry mentre Hermione non la smetteva di parlare, parlare e parlare.
Cominciava
a capire l’esasperazione del loro professore di Pozioni nei confronti di quell’ammasso di capelli castani, molte volte non sapeva
dargli torto.
Severus
Snape però era morto.
E
questo nessuno poteva cambiarlo.
Il
secondo quesito che lo aveva fatto disperare era: perché sarebbe dovuto andare
fino a quel cimitero a mettere dei fiori che gli avevano già irritato il naso?
Ronald
Weasley non lo sapeva, ma lo sguardo truce della madre era stato un motivo più
che sufficiente per evitare di fare domande e andare dove, in ogni caso, la
signora Weasley lo avrebbe spedito a calci.
Perché
lui? Cosa c’entrava con Severus Snape?
Ronald
Weasley non sapeva nemmeno questo.
Era
arrivato da poco al cimitero e già aveva i brividi, non tanto
perché era un cimitero e c’erano dei morti, dei cadaveri, delle ossa o dei
fantasmi, ma perché c’era lui,
Severus Snape e benché fosse morto gli incuteva ancora timore.
Ronald
Weasley sapeva che era una cosa da stupidi, avrebbe dovuto guardare una lapide
e dei caratteri incisi su di essa, non il viso del suo, ormai ex – anche se “ex” non era propriamente la parola esatta – professore.
Tra
le dita teneva un mazzo di fiori di cui non sapeva assolutamente nulla,
tantomeno quali nomi avessero o a quali specie appartenessero, era una cosa che
non gli interessava, voleva solo poggiarli sulla tomba e andarsene di corsa da
lì.
Avrebbe
preferito tutto a quella “visita”.
«Sei solo
una lapide, non mi fai paura. Solo delle lettere e non mi fate paura.» ripeteva per cercare di convincere se stesso, ma Ronald
Weasley sapeva che bastava anche solo il nome del mago che giaceva sotto terra,
per trasalire al ricordo di tutto quello che lui e i suoi amici avevano passato
tra le grinfie di Severus Snape. «Non mi fai paura!» urlò alla pietra.
«Bu!»
una voce da dietro le spalle gli gelò il sangue, immobilizzandolo
con gli occhi spalancati più di quanto una persona normale potesse spalancare, sentiva
il respiro freddo sulla pelle, gli si fermò il cuore e pensò che stesse per
avere un infarto nonostante la giovane età. Gli si drizzarono tutti i peli del
collo.
Si
voltò lentamente verso la fonte di quella voce e non appena scorse un pallido
viso così familiare incastonato da lunghi capelli neri, fece un passo indietro
e urtò contro la lastra di pietra perdendo l’equilibrio. Si ritrovò a terra a
fissare il fantasma di un uomo che era morto da alcuni mesi.
«Tu
sei morto.» disse spaventato mentre cercava di rialzarsi.
«È
diventato intelligente, signor Weasley.»
«Lei
è morto!» ripeté un Ronald Weasley visibilmente
turbato che stava assumendo la colorazione tipica di un fantasma. E ne stava
guardando uno.
Indietreggiò
come se avesse paura, anzi, ne aveva e come, inspiegabile visto
che era cresciuto con fantasmi che sbucavano da ogni angolo del castello
di Hogwarts, ma quella vista, quell’uomo, non erano normali.
«Tu… lei…
i colori sono sempre gli stessi! Non è un fantasma, puzza di pozioni e i fantasmi non puzzano di pozioni! I fantasmi non puzzano!»
Severus
Snape non sapeva se lasciarsi andare in una grossa risata oppure Schiantare
quell’idiota di un Grifondoro, così magari si sarebbe
svegliato fra un paio d’ore, in un cimitero, e avrebbe pensato di aver soltanto
sognato.
Per
quanto riteneva che nel sonno sarebbe stato più che altro un incubo.
Severus
Snape si limitò a sorridere, per la prima volta stirando entrambi i lati della
bocca verso l’alto. L’aria sembrò spostarsi e farsi fresca sotto quel sole
caldo che si nascose dietro una nuvola, invidioso della luce che emanavano
quelle labbra.
Invidioso
e felice egli stesso che subito dopo scacciò quella nuvola per accarezzare quel
sorriso che per la prima volta aveva scaldato quel mondo.
«Tu
sei morto.»
«Ha
finito di dire sempre le stesse cose?»
«Ma lei
sorride! Snape non sorride!»
Severus
Snape continuava a sorridere sebbene cominciava a
spazientirsi, incurante del sole che continuava a stringere e sciogliere
quell’abbraccio con la nuvola, incurante del pallore spaventoso che stava via
via assumendo il viso di Ronald Weasley.
Avrebbe
davvero voluto ridere, ma era veramente chiedere troppo alle sue labbra.
Ronald
Weasley continuava a mettere un passo dietro l’altro, mentre Severus Snape avanzava verso di
lui, pian piano, lo vedeva impaurito e pallido con i fiori ancora stretti tra
le mani.
Quei
dannati fiori, avrebbe dovuto capire che non gli si sarebbe prospettato nulla
di buono, al primo segno d’irritazione.
«Snape
sorride, quando vuole. Vorrebbe ridere, ma si limita al sorriso. Snape vorrebbe
anche Schiantarla al momento.»
«Ma Snape è morto!» urlò nuovamente il ragazzo, così forte
che avrebbe fatto ridestare tutti gli ospiti del cimitero.
«Evidentemente
Snape non lo è.» rispose con tutta la calma di questo mondo. «Non
posso credere che sto avendo questa conversazione, in questo modo idiota, con
un tipico Grifondoro idiota, appartenente al trio idiota salvatore del Mondo Magico.
Ed io parlo come un idiota.» in tempi passati si sarebbe
limitato a guardare in malo modo il povero malcapitato di turno e a mandarlo
via oppure ad andarsene lui stesso, invece adesso, in quel cimitero, davanti a
quel cespuglio di capelli rossi, non poteva far altro che sorridere.
Gli
veniva naturale e questo lo stava spaventando perché non era da lui.
«Se
dirà a qualcuno che sono vivo, cosa cui nessuno crederà, verrò a cercarla,
signor Weasley e sulle mie labbra non vedrà l’ombra di un sorriso.» questo era
più da Severus Snape.
«Chiarissimo.
Cristallino. Ho capito. Arrivederci. Anzi, no, addio, qualunque cosa lei sia.» titubante si avvicinò nuovamente a Snape e gli allungò il
mazzo di fiori con le mani che gli tremavano visibilmente.
Era
Severus Snape, il dannato Severus Snape, vivo o morto che fosse, incuteva
sempre turbamenti.
«Questi
sono per lei. Se li riporto a casa, mi vedrà morto prima di pensarci da solo.»
ricevere dei fiori destinati a una tomba tra le proprie dita
avrebbe fatto ridere chiunque, ma Snape si limitò nuovamente a sorridere, stavolta
alzando solo un angolo della bocca.
Ronald
Weasley se ne andò di corsa lasciandolo da solo a sogghignare verso la sua
lapide che gli ricordava inesorabilmente che su questa terra c’era stato
davvero e nessuna data di morte avrebbe potuto cancellare tutto il peso e il
dolore della vita che aveva trascorso.
Severus
Snape non era morto.
E
sorrise tristemente a quella verità.
Si
era nascosto per tutto questo tempo?
Severus
Snape non si nascondeva mai, l’aveva chiamata “meritata lunga vacanza”, ma
adesso aveva delle questioni irrisolte da sistemare e lui non lasciava mai un
disegno incompleto.
Severus
Snape non era morto, i morti non sorridono.