Capitolo 25
Adii
Osservo Jake chiudere il bagaglio
della macchina, guarda
l’ora e poi guarda me.
Kim si tortura le labbra con i denti prima di iniziare a
parlare. “Rose, lo sai che non devi andare via.”
“Ma il semestre è finito.”
“E allora? Puoi
restare
qua tutto l’anno e…”
“O tu potresti venire a Los Angeles per le vacanze di
primavera. Manca solo un mese.”
Sbuffa e si pettina la frangetta con le dita. “Hai la
testa talmente dura, Rose.”
Sorrido e l’abbraccio, avrei così tante cose da
dirle che
non saprei da dove iniziare, spero
che
le capisca anche se resto in silenzio.
Non mi sono mai piaciuti gli adii e dopo la morte di
Sharon ancora meno.
Addio è una parola
che non sono mai riuscita a dirle. Addio non si può dire
davanti a una lapide
impersonale, addio è… ma qua e ora è
tutto diverso. Posso alzare il telefono e
sentire ancora la sua voce, posso… “Ti voglio
bene, Kim.”
Fa un passo indietro e mi sorride. “Vacanze di primavera,
allora? Devo portare il costume?”
“No, lo compriamo insieme, non so se
qua…”
“Li vendono?”
“Esattamente.”
Scoppiamo a ridere e lei torna ad abbracciarmi, finché
non sento Jake alle mie spalle schiarissi
la voce. Sospiro e sciolgo l’abbraccio.
“Ti chiamo quando arrivo, ok?”
Kim annuisce con la testa e cammina verso il portico
mentre io entro in auto.
“Sicura di aver preso tutto?” chiede Jake salendo
in
macchina e mettendo in moto. Annuisco con la testa e mi lascio andare
contro il
sedile.
Sei mesi fa arrivare qua mi era sembrata la cose peggiore
che potesse capitarmi e ora, invece, mi sembra di lasciarci un pezzo di
cuore,
forse molto più di un pezzo.
Embry.
Non sono riuscita a salutarlo.
L’ho visto a scuola, persino al falò di ieri sera
e non
ci siamo scambiati neanche una parola, ma che c’era da dire
in fondo?
Ho salutato Seth, Jared, Leah, persino Paul e non l’ho
mai guardato in faccia.
È sbagliato, è ingiusto ma non riesco a togliermi
dalla
testa che April prenderà il mio posto. Quanto
potrà starle ancora lontano?
L’imprinting lo porterà da lei, mi
stamperò sul viso un
bel sorriso e andrà tutto bene.
Il problema vero è che non sono mai stata brava a fingere:
fingere di stare bene, fingere che non mi mancava Sharon, fingere di
non
vederlo a scuola, fingere di non sentire ogni suo respiro, fingere di
non
amarlo, fingere che lo dimenticherò facilmente.
Chiudo gli occhi e Jake guida in silenzio, se anche i
miei pensieri fossero silenziosi sarebbe più facile ma
quelli decisamente non
si possono mettere a tacere.
La prima volta che l’ho visto, la volta che gli ho
rovesciato la vodka addosso, il poster di Hollywood, la
prima volta che…
“Arrivati.”
Apro gli occhi sorpresa e Jake mi sorride stringendomi
una mano sulla
gamba.
“E a anche iniziato a piovere.”
Sorride e mi accarezza una guancia. “Poteva essere
altrimenti?”
“No, direi di no.”
Poso la mano sulla sua e sospiro. “Ok, senti: rapido e
indolore. Ora esco dall’auto e tu riparti.”
“Rose…”
“No, Jake. Non dobbiamo dirci niente, non è una
puntata
di un telefilm questa.”
“Certo che non lo è. Se lo fosse ci sarebbe una
bella
musica di sottofondo e una voce fuori campo.”
“Voce fuori campo?”
Sorride. “Devo sempre spiegarti tutto, Rose. Andrebbe
più
o meno così. Avevo diciassette anni, ero giovane, non avevo
problemi o almeno
credevo di non averne e poi è arrivata lei. Lei e tutto il
mio mondo è…”
“E tutto
il tuo
mondo e stato stravolto, ma alla fine è migliorato
perché lei –
cioè io – era
la ragazza più incredibile del mondo.”
Alzo gli occhi al cielo e Jake annuisce con aria solenne. Gli do un
pizzicotto
e lui ridacchia baciandomi la fronte.
“Non ti mettere a cantare però”, dico
abbracciandolo.
“Potrei.”
“Sei più stonato di me.” Mi aggrappo
alla sua maglietta e
respiro contro il suo collo.
“No, non è vero.”
“Sì che è vero e io…
io… devo andare, Jake”
Scioglie l’abbraccio e scende dall’auto scaricando
le mie
valige.
A volte il confine fra l’amore e l’amicizia e
così
sottile. Io e lui ci abbiamo girato intorno, forse era ben chiaro,
forse a
volte si è perso, forse l’unica cosa che so e che
non sarebbe stato lo stesso
senza di lui.
Estraggo il biglietto dalla borsa e lo mostro all’autista,
Jake mi fa cenno con la testa mentre le porte dell’autobus si
chiudono.
Mi siedo in fondo e appoggio la fronte contro il vetro. Volevo
tornare a Los Angeles sei mesi fa ma sei mesi fa non sapevo che cosa
volesse
dire amare.
Embry.
La prima volta che ci siamo baciati, la prima volta che
abbiamo fatto l’amore, la prima volta che mi ha detto ti amo.
Embry.
Sgrano gli occhi e scuoto la testa.
Embry.
Non può essere davvero lui ma non posso sbagliarmi.
È appoggiato
contro un albero, appena oltre la stazione dei bus. Le mani lungo i
fianchi,
completamente bagnato per la pioggia e con addosso solo un paio di
pantaloncini.
Perché è qua?
Niente saluti. Non con lui. Gli ho detto addio già troppe
volte.
L’autobus inizia a muoversi ed io non riesco a
distogliere lo sguardo da lui.
Lo guardo e non vorrei mai smetterlo di farlo, lo guardo
finché non scompare: Addio.
Il mio aereo parte fra due ore e allora, che accidenti ci
faccio ricoperta di fango in un bosco?
Cretina, cretina,
cretina e masochista.
L’hai visto anche se non volevi. Hai detto addio anche se
non volevi dirlo. Addio è la parola definitiva. Non
c’è niente che la segue.
“Embry?”
Dio, ma che sto
facendo? Per quanto ne so io potrebbe essere in Canada, anche
se non credo
abbia molto da fare in Canada. Ma in casa non c’era e
io…
“Embry?”
Non era neanche da Jake e dovrei tornare indietro,
riprendere quel bus e magari riuscire anche a non scendere, questa
volta. Per
quale stupido motivo sono scesa? Per correre da lui e dirgli cosa?
“Guarda che accidenti mi fai fare. Sto anche rovinando le
Manolo ed erano quelle che mi ha regalato Sharon per i sedici anni e
tu… non
sai neanche che cosa sono le Manolo, lo so e soprattutto non sei
qua.”
Cretina, cretina,
cretina.
Che bisogno c’è di rimanere sotto la pioggia a
cercare
qualcuno che non ti può neanche amare come vorrebbe. Ha
avuto l’imprinting e tu
sei tornato indietro per lui.
Cretina, cretina,
cretina.
Mi siedo su di un masso, non voglio piangere ma non
riesco a smettere di farlo, piove e si confondono facilmente. Goccia
per
goccia.
“Rose.”
Perfetto, ora sento anche la sua voce.
“Rose, tu… eri partita.”
Mi volto e lui è in piedi a pochi passi di distanza da
me. Almeno non sono pazza, non del tutto o forse sì,
perché mi alzo in piedi e
lo raggiungo.
“Sono una cretina”, lo dico prima di abbracciarlo e
iniziare a piangere più forte.
“Non capisco.”
“È colpa tua. Io non volevo salutarti ma poi ti ho
visto
e … perché sei venuto?”
Sposta le mani sulle mie spalle e mi allontana appena.
“Dovevo
vederti.”
“No che non dovevi, dovresti pensare solo a April.”
“Smettila.”
Mi avvicina di nuovo a lui e mi circonda il viso con le
mani. Mi guarda e io scuoto la testa. “Non voglio farti stare
male, Embry.”
“Sto male se vai via.”
Le sue labbra sempre più vicine alle mie.
“No”, lo
sussurro appena e sono una cretina. Ho bisogno di baciarlo, di sentirlo
ma lui
inizia a tremare e si avvicina ancora. “Embry, va
via.”
Le sue labbra sulle mie e avrei mille altre cose da dire
e da fare. Allontanarlo, andare via, farlo smettere di tremare ma passo
le mani
sui suoi capelli bagnati e lui continua a baciarmi e a stringere le
mani sui
miei fianchi. Trema e mi fa male e non sento neanche il dolore .
Non voglio più respirare, non voglio più
camminare, non
voglio più niente, solo lui e adesso e questo attimo che
durerà troppo poco.
Trema, trema ancora e tutto finirà come è
iniziato.
Addio, addio,
addio, adesso devo dirlo davvero ma lui mi prende in braccio
e si siede
sulla stessa roccia dove io piangevo pochi minuti fa, e continua a
baciarmi e
non smette.
Gli accarezzo la schiena, sposto le mani sul suo petto e
lui trema più forte. Smetto di baciarlo.
“Scu… sa.”
Scuote la testa e mi morde le labbra, mentre mi leva la
maglietta, sgrano gli occhi e lui riprende le mie mani portandosele sul
petto.
Di nuovo.
“Sto bene.” E anche la sua voce trema.
“Non è vero.”
“Sto… bene.” Mi bacia il collo e mi
solleva appena
facendomi sdraiare.
Non sento più la pioggia ma vedo le gocce d’acqua
sul suo
corpo. È caldo, forse troppo. Mi
apre i
pantaloni e il suo respiro si spezza; vorrei avere la forza di
fermarlo, di
fare la cosa giusta ma scende a baciarmi il ventre e le gambe mentre mi
leva i
Jeans e la mia forza di volontà non esiste più.
Lui ha annullato tutto, si è
preso tutto.
Potrebbe trasformarsi ora, trema, sento i suoi denti
stridere e mi fido di lui. È folle ma è lui.
Siamo un noi che non esiste più e
a cui ci aggrappiamo entrambi fino a sanguinare.
Ti amo. Vorrei
dirlo ma non posso. Mi mordo la lingua fino a che non sento dolore e
gli
sbottono i pantaloni.
Ti amo. Non può
dirlo mentre rimane nudo e si sdraia sopra di me. Mi accarezza e chiudo
gli
occhi perché ora guardarlo mi fa troppa paura.
“Rose.” Soffia il mio nome sul mio collo e le sue
mani sono su di me,
mi apre di più le gambe e
riprende a baciarmi.
Apro gli occhi e non dovrei. Ma è il nostro addio e voglio
farmi male una volta per tutte. Voglio
ricordarlo, voglio sapere che era vero. Mi guarda anche lui mentre
entra dentro
di me. Lentamente. Continua a tremare. È vero.
Spinge e mi stringe le mani mentre la schiena sbatte
contro la roccia e lui allora rallenta ma non voglio che si fermi e
scuoto la
testa.
Lo so che sta combattendo e so che non potrà vincere, non
questa volta.
Torna a muoversi. Lascia le mie mani e mi accarezza. Mi
aggrappo alle sue spalle e stringo le gambe intorno alla sua vita.
Ancora le sue labbra sulle mie ma anche il bacio e lento,
questa volta. E gli occhi sono ancora aperti e non so più se
sono io a tremare
o è lui.
Un ultimo gemito dalle sue labbra o forse dalle mie
mentre le spinte tornano ad aumentare. Gli graffio la schiena
,l’orgasmo mi fa
dimenticare tutto e nell’oblio del momento non riesco
più a trattenermi; scoppio
a piangere mentre anche lui mi
raggiunge tremando più forte.
Mi copro il viso con le mani e lui mi afferra per i
polsi.
“Mi… mi dispiace.”
Non so chi lo dice, non ha più importanza.
Ti amo. Addio.
Angolino
autrice.
Questo capitolo è stato particolarmente difficile da
scrivere,
è diversa da tutte le altre scene, è
l’angst non è mai stato nelle mie corde,
in ogni caso spero che vi possa coinvolgere.
Corriamo veloci verso il finale e vorrei davvero dire
grazie a chi ha letto fino a qua, a chi mi è sempre vicino.
Parlando di Embry ho pubblicato una piccola Flash che
dovrebbe essere parte di una storia più grossa che
pubblicherò fra poco:
E poi, non
perdetevi anche questo Embry, irriverente, sicuro di se e tremendamente
sexy,
opera di un autrice davvero brava: Biscotto
al
cioccolato
Mi scuso con Ania e Eryca per non aver risposto alle loro
recensioni ma mi farò sentire presto (stupidi esami.)
La settimana prossima è la settimana di esami quindi
può
darsi che il capitolo arriverà un po’ in ritardo.
Ci leggiamo presto
Con affetto
Noemi