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Autore: postergirl84    05/06/2013    8 recensioni
La Push un posto come tanti ma che per qualcuno significa casa.
La Push un posto come tanti e forse l’unico per ritrovarsi.
La Push un posto come tanti e forse l’unico per ricominciare.
La Push un posto come tanti e forse quello giusto per innamorarsi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Jacob Black, Nuovo personaggio, Quileute
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo 25
Adii

Osservo Jake chiudere il bagaglio della macchina, guarda l’ora e poi guarda me.
Kim si tortura le labbra con i denti prima di iniziare a parlare. “Rose, lo sai che non devi andare via.”
“Ma il semestre è finito.”
“E allora?  Puoi restare qua tutto l’anno e…”
“O tu potresti venire a Los Angeles per le vacanze di primavera. Manca solo un mese.”
Sbuffa e si pettina la frangetta con le dita. “Hai la testa talmente dura, Rose.”
Sorrido e l’abbraccio, avrei così tante cose da dirle che non saprei da dove iniziare,  spero che le capisca anche se resto in silenzio.
Non mi sono mai piaciuti gli adii e dopo la morte di Sharon  ancora meno. Addio è una parola che non sono mai riuscita a dirle. Addio non si può dire davanti a una lapide impersonale, addio è… ma qua e ora è tutto diverso. Posso alzare il telefono e sentire ancora la sua voce, posso… “Ti voglio bene, Kim.”
Fa un passo indietro e mi sorride. “Vacanze di primavera, allora? Devo portare il costume?”
“No, lo compriamo insieme, non so se qua…”
“Li vendono?”
“Esattamente.”
Scoppiamo a ridere e lei torna ad abbracciarmi, finché non sento Jake alle mie spalle schiarissi  la voce. Sospiro e sciolgo l’abbraccio. “Ti chiamo quando arrivo, ok?”
Kim annuisce con la testa e cammina verso il portico mentre io entro in auto.
“Sicura di aver preso tutto?” chiede Jake salendo in macchina e mettendo in moto. Annuisco con la testa e mi lascio andare contro il sedile.
Sei mesi fa arrivare qua mi era sembrata la cose peggiore che potesse capitarmi e ora, invece, mi sembra di lasciarci un pezzo di cuore, forse molto più di un pezzo.
Embry.
Non sono riuscita a salutarlo.
L’ho visto a scuola, persino al falò di ieri sera e non ci siamo scambiati neanche una parola, ma che c’era da dire in fondo?
Ho salutato Seth, Jared, Leah, persino Paul e non l’ho mai guardato in faccia.
È sbagliato, è ingiusto ma non riesco a togliermi dalla testa che April prenderà il mio posto. Quanto potrà starle ancora lontano?
L’imprinting lo porterà da lei, mi stamperò sul viso un bel sorriso e andrà tutto bene.
Il problema vero è che non sono mai stata brava a fingere: fingere di stare bene, fingere che non mi mancava Sharon, fingere di non vederlo a scuola, fingere di non sentire ogni suo respiro, fingere di non amarlo, fingere che lo dimenticherò facilmente.
Chiudo gli occhi e Jake guida in silenzio, se anche i miei pensieri fossero silenziosi sarebbe più facile ma quelli decisamente non si possono mettere a tacere.
La prima volta che l’ho visto, la volta che gli ho rovesciato la vodka addosso, il poster di Hollywood, la  prima volta che…
“Arrivati.”
Apro gli occhi sorpresa e Jake mi sorride stringendomi una  mano sulla gamba.
“E a anche iniziato a piovere.”
Sorride e mi accarezza una guancia. “Poteva essere altrimenti?”
“No, direi di no.”
Poso la mano sulla sua e sospiro. “Ok, senti: rapido e indolore. Ora esco dall’auto e tu riparti.”
“Rose…”
“No, Jake. Non dobbiamo dirci niente, non è una puntata di un telefilm questa.”
“Certo che non lo è. Se lo fosse ci sarebbe una bella musica di sottofondo e una voce fuori campo.”
“Voce fuori campo?”
Sorride. “Devo sempre spiegarti tutto, Rose. Andrebbe più o meno così. Avevo diciassette anni, ero giovane, non avevo problemi o almeno credevo di non averne e poi è arrivata lei. Lei e tutto il mio mondo è…”
 “E tutto il tuo mondo e stato stravolto, ma alla fine è migliorato perché lei –  cioè io –  era la ragazza più incredibile del mondo.” Alzo gli occhi al cielo e Jake annuisce con aria solenne. Gli do un pizzicotto e lui ridacchia baciandomi la fronte.
“Non ti mettere a cantare però”, dico abbracciandolo.
“Potrei.”
“Sei più stonato di me.” Mi aggrappo alla sua maglietta e respiro contro il suo collo.
“No, non è vero.”
“Sì che è vero e io… io… devo andare, Jake”
Scioglie l’abbraccio e scende dall’auto scaricando le mie valige.
A volte il confine fra l’amore e l’amicizia e così sottile. Io e lui ci abbiamo girato intorno, forse era ben chiaro, forse a volte si è perso, forse l’unica cosa che so e che non sarebbe stato lo stesso senza di lui. 
Estraggo il biglietto dalla borsa e lo mostro all’autista, Jake mi fa cenno con la testa mentre le porte dell’autobus si chiudono.
Mi siedo in fondo e appoggio la fronte contro il vetro. Volevo tornare a Los Angeles sei mesi fa ma sei mesi fa non sapevo che cosa volesse dire amare.
Embry.
La prima volta che ci siamo baciati, la prima volta che abbiamo fatto l’amore, la prima volta che mi ha detto ti amo.
Embry.
Sgrano gli occhi e scuoto la testa.
Embry.
Non può essere davvero lui ma non posso sbagliarmi. È appoggiato contro un albero, appena oltre la stazione dei bus. Le mani lungo i fianchi, completamente bagnato per la pioggia e con addosso solo un paio di pantaloncini.
Perché è qua?
Niente saluti. Non con lui. Gli ho detto addio già troppe volte.
L’autobus inizia a muoversi ed io non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
Lo guardo e non vorrei mai smetterlo di farlo, lo guardo finché non scompare: Addio.
 

Non riesco ad evitare l’ennesima pozzanghera e mi do della cretina almeno un centinaio di volte.
Il mio aereo parte fra due ore e allora, che accidenti ci faccio ricoperta di fango in un bosco?  
Cretina, cretina, cretina e masochista.
L’hai visto anche se non volevi. Hai detto addio anche se non volevi dirlo. Addio è la parola definitiva. Non c’è niente che la segue.
“Embry?”
Dio, ma che sto facendo? Per quanto ne so io potrebbe essere in Canada, anche se non credo abbia molto da fare in Canada. Ma in casa non c’era e io…
“Embry?”
Non era neanche da Jake e dovrei tornare indietro, riprendere quel bus e magari riuscire anche a non scendere, questa volta. Per quale stupido motivo sono scesa? Per correre da lui e dirgli cosa?
“Guarda che accidenti mi fai fare. Sto anche rovinando le Manolo ed erano quelle che mi ha regalato Sharon per i sedici anni e tu… non sai neanche che cosa sono le Manolo, lo so e soprattutto non sei qua.”
Cretina, cretina, cretina.
Che bisogno c’è di rimanere sotto la pioggia a cercare qualcuno che non ti può neanche amare come vorrebbe. Ha avuto l’imprinting e tu sei tornato indietro per lui.
Cretina, cretina, cretina.
Mi siedo su di un masso, non voglio piangere ma non riesco a smettere di farlo, piove e si confondono facilmente. Goccia per goccia.  
“Rose.”
Perfetto, ora sento anche la sua voce.
“Rose, tu… eri partita.”
Mi volto e lui è in piedi a pochi passi di distanza da me. Almeno non sono pazza, non del tutto o forse sì, perché mi alzo in piedi e lo raggiungo.
“Sono una cretina”, lo dico prima di abbracciarlo e iniziare a piangere più forte.
“Non capisco.”
“È colpa tua. Io non volevo salutarti ma poi ti ho visto e … perché sei venuto?”
Sposta le mani sulle mie spalle e mi allontana appena. “Dovevo vederti.”
“No che non dovevi, dovresti pensare solo a April.”
“Smettila.”
Mi avvicina di nuovo a lui e mi circonda il viso con le mani. Mi guarda e io scuoto la testa. “Non voglio farti stare male, Embry.”
“Sto male se vai via.”
Le sue labbra sempre più vicine alle mie. “No”, lo sussurro appena e sono una cretina. Ho bisogno di baciarlo, di sentirlo ma lui inizia a tremare e si avvicina ancora. “Embry, va via.”
Le sue labbra sulle mie e avrei mille altre cose da dire e da fare. Allontanarlo, andare via, farlo smettere di tremare ma passo le mani sui suoi capelli bagnati e lui continua a baciarmi e a stringere le mani sui miei fianchi. Trema e mi fa male e non sento neanche il dolore .
Non voglio più respirare, non voglio più camminare, non voglio più niente, solo lui e adesso e questo attimo che durerà troppo poco. Trema, trema ancora e tutto finirà come è iniziato.
Addio, addio, addio, adesso devo dirlo davvero ma lui mi prende in braccio e si siede sulla stessa roccia dove io piangevo pochi minuti fa, e continua a baciarmi e non smette.
Gli accarezzo la schiena, sposto le mani sul suo petto e lui trema più forte. Smetto di baciarlo. “Scu… sa.”
Scuote la testa e mi morde le labbra, mentre mi leva la maglietta, sgrano gli occhi e lui riprende le mie mani portandosele sul petto. Di nuovo.
“Sto bene.” E anche la sua voce trema.
“Non è vero.”
“Sto… bene.” Mi bacia il collo e mi solleva appena facendomi sdraiare.
Non sento più la pioggia ma vedo le gocce d’acqua sul suo corpo. È caldo, forse troppo.  Mi apre i pantaloni e il suo respiro si spezza; vorrei avere la forza di fermarlo, di fare la cosa giusta ma scende a baciarmi il ventre e le gambe mentre mi leva i Jeans e la mia forza di volontà non esiste più. Lui ha annullato tutto, si è preso tutto.
Potrebbe trasformarsi ora, trema, sento i suoi denti stridere e mi fido di lui. È folle ma è lui. Siamo un noi che non esiste più e a cui ci aggrappiamo entrambi fino a sanguinare.
Ti amo. Vorrei dirlo ma non posso. Mi mordo la lingua fino a che non sento dolore e gli sbottono i pantaloni.
Ti amo. Non può dirlo mentre rimane nudo e si sdraia sopra di me. Mi accarezza e chiudo gli occhi perché ora guardarlo mi fa troppa paura.
“Rose.” Soffia il mio nome sul mio collo e le sue mani  sono su di me, mi apre di più le gambe e riprende a baciarmi.
Apro gli occhi e non dovrei. Ma è il nostro addio e voglio farmi male una volta per tutte.  Voglio ricordarlo, voglio sapere che era vero. Mi guarda anche lui mentre entra dentro di me. Lentamente. Continua a tremare. È vero.
Spinge e mi stringe le mani mentre la schiena sbatte contro la roccia e lui allora rallenta ma non voglio che si fermi e scuoto la testa.
Lo so che sta combattendo e so che non potrà vincere, non questa volta.
Torna a muoversi. Lascia le mie mani e mi accarezza. Mi aggrappo alle sue spalle e stringo le gambe intorno alla sua vita.
Ancora le sue labbra sulle mie ma anche il bacio e lento, questa volta. E gli occhi sono ancora aperti e non so più se sono io a tremare o è lui.
Un ultimo gemito dalle sue labbra o forse dalle mie mentre le spinte tornano ad aumentare. Gli graffio la schiena ,l’orgasmo mi fa dimenticare tutto e nell’oblio del momento non riesco più a trattenermi;  scoppio a piangere mentre anche lui mi raggiunge tremando più forte.
Mi copro il viso con le mani e lui mi afferra per i polsi.
“Mi… mi dispiace.”
Non so chi lo dice, non ha più importanza.
Ti amo. Addio.
 

Angolino autrice.

 
Questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere, è diversa da tutte le altre scene, è l’angst non è mai stato nelle mie corde, in ogni caso spero che vi possa coinvolgere.
Corriamo veloci verso il finale e vorrei davvero dire grazie a chi ha letto fino a qua, a chi mi è sempre vicino.
Parlando di Embry ho pubblicato una piccola Flash che dovrebbe essere parte di una storia più grossa che pubblicherò fra poco:Là Fuori
 E poi, non perdetevi anche questo Embry, irriverente, sicuro di se e tremendamente sexy, opera di un autrice davvero brava: Biscotto al cioccolato
Mi scuso con Ania e Eryca per non aver risposto alle loro recensioni ma mi farò sentire presto (stupidi esami.)
La settimana prossima è la settimana di esami quindi può darsi che il capitolo arriverà un po’ in ritardo.
Ci leggiamo presto
Con affetto
Noemi

   
 
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