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Autore: dilpa93    05/06/2013    8 recensioni
Possibile SPOILER 5x24
"Lo aveva sentito bussare imperterrito, urlando quanto gli dispiacesse, che non sarebbe più capitato."
-Aggiunto un secondo e conclusivo capitolo-
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Non si sarebbe mai aspettato di vederla; non lì, non quel giorno, non dopo tanti anni.
“Richard, ti senti bene?”
Annuì convulsamente e salutò l’anziano signor Thompson, scusandosi di non potersi intrattenere per la loro solita chiacchierata mattutina.
Gettato rapidamente il caffè nel cestino ed infilato il giornale nella tasca della giacca, attraversò la strada senza assicurarsi che le macchine attorno a lui glielo permettessero.
L’aveva vista imboccare quel viale che lui ormai conosceva a memoria, e che sapeva l’avrebbe condotta in un solo posto.
 
Diede un’occhiata ai bambini che divertiti giocavano nella sabbia, o che sorridenti si calavano dallo scivolo rosso fiammante, e poi cauto si avvicinò a lei sedendosi sull’altalena vuota al suo fianco.
Le altalene erano l’unica cosa che in quel parco non era cambiata; le solite su cui si erano seduti spesso, sempre le stesse, come se aspettassero di vederli tornare lì insieme.
 
Non proferì parola, aspettando che fosse lei a fare il secondo passo, e intanto fissava le sue scarpe sfiorare la terra alzando un leggero velo di polvere.
Dopo qualche secondo intercettò dov’era rivolto il suo sguardo. Una bambina dai lunghi boccoli castani giocava tranquilla su di un cavallo in legno, molleggiando avanti e indietro.
Guardandola non poté fare a meno di notare gli stessi occhi di Kate, e di immaginare come sarebbe stata se avesse avuto le sue orecchie, il suo naso, la sua bocca, o la sua stessa espressione curiosa. Ma non sarebbe mai stato così, perché non somigliava a lui, ma ad un altro. Un altro che Kate aveva scelto dopo che lui aveva atteso, sperato, lottato. Dopo che era riuscito ad aiutarla e a farla aprire di nuovo alla vita; lo aveva fatto con piacere, ma dovette ammettere che non era stato per niente facile, e a seguito delle sue fatiche e dei suoi sforzi quello che aveva ricevuto era stata un porta sbattuta in faccia, e ciò che era suo era andato perso.
Fu costretto a fermare i suoi pensieri quando la vide avvicinarsi a lei correndo. Allungò un piccolo fiore che Kate accolse con un sorriso radioso; lui poté notare su quel braccio minuto segni di dita grandi e forti. Bastò quello per capire che il livido sul viso di Kate era stato causato dalla stessa persona, dalla stessa mano.
“Cos’è successo?” Si vide costretto a chiederle, torturato da quel silenzio quasi assordante tra loro.
La vide rigirare il sottile stelo tra i polpastrelli; la corolla ruotava quasi impazzita. Sua figlia le aveva lasciato una margherita, il fiore i cui petali solitamente si staccano domandando “m’ama o non m’ama?”. Se si fosse chiesta se Castle l’amasse ancora dopo che aveva semplicemente deciso di cambiare città nella prospettiva di un lavoro migliore, mettendo al secondo posto la loro relazione, l’ultimo petalo avrebbe dato come responso “m’ama” senza alcun dubbio.
“Nulla. Sono partita e sono andata a Washington... otto anni fa. Lo sai bene.”
“Di certo non perché sia stata tu a dirmelo. Per te hanno parlato i cassetti lasciati vuoti e il mio anello abbandonato sul comodino.” Sospirò sentendo di nuovo forte in lui quel dolore che in quegli anni sembrava essersi affievolito. “Ma non mi riferivo a questo…”
Lei istintivamente si sfiorò l’ecchimosi; Rick vide la margherita piroettare sempre più veloce tra le sue dita, e sentì il cigolio acuto dell’altalena causato dal movimento nervoso del suo corpo.
“Non è sempre stato così... l’ho conosciuto quasi un anno dopo essere arrivata a Washington. Era gentile e premuroso, mi faceva ridere. E da sola in quella città, lui... lui mi faceva sentire protetta.”
 
Poteva con una sola frase trafiggergli il cuore? Si.
 
Lui aveva sempre fatto tutto questo. L’aveva protetta, l’aveva fatta ridere, persino quando sopra ad una bomba era convinta che sarebbe stata la fine. Ma si trattene dal dirlo, cercando di mantenere la calma respirando a fondo.
“L’anno dopo è arrivata lei. Inaspettata, davvero... davvero inaspettata, ma lo ha amata subito, con tutta me stessa. Non so spiegarlo, ma credo che tu, tu conosca la sensazione.”
La conosceva bene, e sperava che un giorno sarebbe stata proprio lei, dando alla luce il loro bambino, a fargliela riprovare, ma così non era stato.
Dopo un anno con un uomo appena conosciuto aveva messo su famiglia; dopo cinque anni passati al suo fianco era scappata davanti alla proposta di ufficializzare la loro storia.
L’amarezza lo stava invadendo percuotendolo di brividi e facendo crescere in lui l’impulso di alzarsi e andarsene.
“Circa tre mesi fa ha cominciato a bere pesantemente, e se prima si limitava ad urlare, alla fine è arrivato a questo.” Non riuscì a trattenere una lacrima portatrice di dolore, ma ne fu anche dispensatrice quando le sfiorò lenta l’ematoma. “Sei settimane dopo ha colpito lei e-e io...” si interruppe cercando di non cadere in balia dei singhiozzi, “l’ho presa di peso e l’ho fatta nascondere con me nella sua camera. Ho chiuso la porta a chiave, e poi siamo rimaste nel suo letto. L’ho cullata per farla smettere di piangere, le ho tappato le orecchie per non farle sentire suo padre urlare, per non farle ascoltare le parole che era capace di far uscire dalla sua bocca. Dopo un paio d’ore è crollata, e sul braccio era già evidente il segno rosso delle sue dita. Sono rimasta sveglia tutta la notte per paura che riuscisse ad entrare.” Ammise tristemente, ancora scossa e spaventata al solo pensiero. “La mattina l’ho sentito uscire di casa, ho preso lo stretto necessario e siamo venute qui.”
“E al dipartimento cosa hanno detto, non si sono accorti di nulla?”
“Il trucco nasconde bene qualsiasi cosa.”
“Kate...” la richiamò dolcemente, allungando poi le dita verso le sue. Quel semplice contatto la fece scattare, facendole ritirare in fretta la mano.
Si accorse subito di aver sbagliato approccio; il contatto fisico non era quello migliore. Ci sarebbe voluto del tempo prima che tornasse a fidarsi completamente degli altri, specialmente degli uomini, ma quando questo sarebbe avvenuto, proprio come quando il suo muro era crollato definitivamente, lui sarebbe stato lì.
Lei inspirò a fondo prima di rispondere con maggior sincerità “sai, è questa la cosa che mi mancava di più. Qui al 12th eravamo una famiglia, se succedeva qualcosa potevamo contare gli uni sugli altri, ma a Washington... nessuno ti conosce veramente, solo lo stretto indispensabile. Ma il lavoro era grandioso, si trattava del mio sogno e se essere solo uno dei tanti agenti e non una persona era il prezzo da pagare lo avrei fatto. Per anni sono stata solo il detective Beckett prima che tu mi ritrasformassi in Kate, ho creduto che sarei riuscita a tornare indietro.”
“Ed è stato facile lasciare Kate e diventare di nuovo Beckett?”
 
Non rispose, si limitò a guardare la margherita già appassita.
 
“Dove starai?”
“Io... ancora non ci ho pensato, sono arrivata solo qualche ora fa.”
“Venite da me.” Era ciò che voleva dirle da quando quella mattina l’aveva vista triste ed impaurita dall’altra parte della strada.
“Come?”
“Venite da me. Ho la camera degli ospiti, lei può stare lì con te, oppure può usare la vecchia stanza di Alexis.”
“Non voglio che tu lo faccia per pietà.”
“Anche se non ci vediamo da anni dovresti conoscermi. Sai bene che non ti ho mai aiutata per pietà.”
 
Non era il momento adatto per dirle ‘lo faccio perché ti amo... ancora’, forse sarebbe riuscita a leggerlo tra le righe.
 
“Madison vieni qui un attimo.”
La piccola si avvicinò; Kate le sfiorò il nasino coperto da leggere lentiggini, lasciandole poi un bacio sulla guancia. “Ancora cinque minuti e poi andiamo. Voglio mostrarti dove staremo.”
Annuì, tornando poi di corsa verso i giochi per concedersi qualche ultima scivolata.
“Madison? Curioso, ho sempre creduto che una bambina l’avresti chiamata Johanna, come tua madre.”
“È il suo secondo nome... quando conoscerà la storia di sua nonna non voglio che associ il suo nome a quello, voglio dire... non voglio che porti il fardello di credere di avere un nome usato solo per tener vivo il ricordo di qualcuno, voglio che sul suo nome possa costruire una storia che sia solo sua.”
“Madison Johanna...?”
“Beckett. Da oggi sarà solo Madison Johanna Beckett.”
“Suona bene. Che ne dici se andiamo?” Aggiunse dopo una manciata di secondi, prima che il silenzio prendesse di nuovo il sopravvento. “Voi vi fate un bagno e io preparo il pranzo.”
“Sarebbe perfetto.” Disse accompagnata da un mezzo sorriso. “Andiamo Maddie.” La bimba la raggiunse prendendole la mano ed insieme, tutti e tre, uscirono dal parco.
Il sole proiettava le ombre davanti a loro sul marciapiede, erano talmente vicini che sembravano abbracciate.
 
Magari un giorno sarebbero usciti ancora da quel parco e questa volta abbracciati davvero.





Diletta's coroner:

Questa volta è davvero finita :)
Spero di essere riuscita a dissipare eventuali dubbi e di essere riuscita a mostrare il "DOPO" che qualcuna mi aveva chiesto!
Alla prossima
  
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