Novembre, 1921.
Rebecca ha una cara amica in paese, Erminia, con cui ha frequentato la scuola delle suore da bambina e con cui si vede quasi giornalmente. Erminia è bionda, prosperosa e pingue, parla affetatamente e in falsetto e in generale ha modi piuttosto stucchevoli, che però compensa con una grande socievolezza e curiosità. Se non fosse per l'amica Rebecca non sarebbe così informata sulle vicende di paese, non tanto perché sia timida quanto per una certo pudore che le impedisce di fare troppe domande.
Suo marito non apprezza Erminia e la ritiene stupida e intrigante, così come trova stupida e intrigante praticamente qualasiasi forma di rapporto femminile. Il grande deputato, il medico di successo e patriota, nonostante tutta la sua cultura ed esperienza del mondo divide tutto in comparti stagni: ciò che è tipicamente femminile è generalmente stupido, casalingo o isterico. La sua è una visione del mondo ottusa: la rete di informazioni e supporto che lei, Erminia e le altre donne hanno creato tra loro è vivace e intelligente e va oltre il mero pettegolezzo, se non parlassero tra loro saprebbero molte meno cose e più di una famiglia sarebbe finita in un culo di sacco.
Quando è ripiombata nello stato di agitazione in cui l'aveva gettata la partenza del marito, che era scomparso nel vederlo insoddisfatto della sua avventura, è stata appunto Erminia ad aiutarla. Infatti quella che lui aveva giudicato una paturnia altro non era che paura, sbigottimento nel vederlo allontanarsi dalla famiglia e dalla sua vita per seguire un pazzo violento, nel vederlo avvicinarsi a qualcosa di pericoloso e triste. Forse era un'ignorante in fatto di politica e di guerra, ma vedeva chiaramente quello che lui fingeva di non vedere: e cioè che Vittorio aveva ucciso due uomini, che durante le sue spedizioni aveva violentato una donna e bastonato uomini in tutta la provincia... Che era un sadico e non perché fosse malato, ma perchè era cattivo. Forse matto.
Erminia aveva chiesto in giro, si era informata sulla famiglia del ragazzo, che non era affatto la normale famiglia ricca e provinciale che sembrava. La madre Zelia viene dal mantovano, da genitori ricchi: una zia, sorella del padre, era stata in manicomio e la madre soffriva di crisi nervose molto forti che le provocavano paresi temporanee. Si è sposata col marito Giulio che era già incinta. Il marito avvocato non ha niente di insolito se non una passione violenta e ostinata per le troie, cosa che gli ha rovinato la salute. Entrambi i coniugi hanno la passione delle armi e della caccia, attività in cui hanno sempre coinvolto il figlio sin dall'infanzia. Lui è comunque più socievole di lei, che frequenta poco il paese e spesso prende la macchina per andare a trovare le amiche milanesi (è stata in collegio lì). Comunque è una donna elegante e belloccia: non assomiglia al figlio nei lineamente e nei colori ma si muove nello stesso modo, come se fosse sott'acqua, e ha la stessa energia nervosa contenuta.
Nessuno dei due ha mai rimproverato il figlio per la sua condotta sebbene, secondo Erminia, non potessero non sapere quello che faceva. Sapevano tutti che la madre lo aveva accompagnato dal suo sarto per la divisa da squadrista, e che il padre aveva contribuito economicamente perchè la squadra di Vittorio si procurasse un BL*. Il che ovviamente non bastava ad accusarli di connivenza, ma era comunque strano che gli permettessero di rischiare così la vita sua e degli altri, sapendolo oltretutto di scarsa salute.
Così lei ora si torce le mani di nuovo e cammina sospirando per la casa. Sperando che la carriera del marito finisca in una bolla di sapone o che Vittorio si faccia ammazzare prima di rovinare tutto.
* Il classico furgone scoperto usato per le spedizioni sia dai dagli squadristi che dai socialisti negli scioperi.