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Autore: Waterproof    05/06/2013    13 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17.










C’erano varie cose che stavo optando di fare.

 

  1. Darmela a gambe dopo aver trucidato quell’essere immondo che rideva di me e delle mie risposte;
  2. Mandarlo a quel paese senza tante cerimonie e andarmene a dormire;
  3. Ascoltare silenziosa quello che aveva da dire.

L’ultima scelta, inutile dirlo, fu quella che presi in considerazione, anche perché, quando si trattava di lui, non riuscivo a far altro che sottomettere il mio orgoglio.
Lo feci entrare e chiusi la porta alle nostre spalle, parandomi di fronte a lui per dar almeno una parvenza di forza d’animo. Lui non doveva neanche lontanamente immaginare quanto quello che provavo nei suoi confronti mi stesse distruggendo, dentro e fuori. Sarebbe stato meglio per entrambi se non avesse compreso nulla, fino a quando non me la fossi fatta passare completamente.
<< Sai cos’è divertente? >> fece improvvisamente, guardandosi intorno mentre io cercavo di non tremare.
<< Cosa? >>
Riuscii a conservare un tono vigoroso e subito fui fiera di me e delle mie capacità di mantenere la calma.
<< Credevo fossi meno aperta >> sottolineò quell’ultimo termine quasi come se volesse rendere la stoccata più potente.
<< Con questo cosa vorresti dire? >> sibilai, avvicinandomi a lui. Harry stesso fece un passo nella mia direzione, riducendo la distanza tra i nostri corpi a pochi centimetri.

Com’era quella cosa? Keep calm and… Un cazzo.

Deglutii, in attesa di una risposta che fu accompagnata da un sorriso amaro.
<< Che non ero sicuro ti concedessi facilmente a tutti >> mormorò.
Fu istintivo per me far scattare la mano per colpire la sua guancia.
Quella su cui apparivano le fossette che tanto amavo ogni volta che sorrideva, quella che mi ero divertita a baciare quel mattino in ospedale. Ora c’era solo un segno rosso a ricordarmi a chi appartenesse in realtà.
Cercai di regolarizzare il respiro mentre le sue dita si sfioravano la parte lesa, con occhi stralunati. Non fummo in grado di dire nulla, perché subito mi ritrovai schiacciata tra la parete e il suo corpo, mentre le sue labbra mordevano fameliche le mie.
Opposi resistenza solo i primi istanti, ma quando mi sfiorò la pelle del collo con le dita non riuscii a trattenere quel gemito strozzato che tradì la mia eccitazione.
Portai una mano dietro la sua nuca, stringendo forte i ricci che mi erano mancati più di qualsiasi altra cosa, e lo spinsi verso di me, mentre lui con una delle sue gambe allargava le mie per aumentare il contatto.
Sentivo quanto mi voleva, c’era qualcuno lì, in basso, che premeva contro la mia coscia, impaziente di essere liberato.

E Dio, quanto lo desideravo..

Senza troppa delicatezza agganciai i lembi della sua camicia e con un gesto deciso la sbottonai velocemente, facendo saltare i bottoni. Lo sentii ridacchiare sulle mie labbra mentre mi liberava della t-shirt che avevo indossato. Schiacciandomi contro il muro con troppa veemenza, afferrò saldamente una gamba portandosela all’altezza del fianco, in modo da farmi sentire ancora meglio l’eccitazione che cresceva nei suoi boxer. Sospirai, gettando il capo indietro, mentre lui mordicchiava il mio collo.
Afferratami anche l’altra gamba, mi prese in braccio, fino al mio letto sul quale cademmo. Strusciai volontariamente il mio bacino contro il suo facendolo gemere in risposta. Afferrò saldamente i miei capelli, sciogliendo la coda che avevo fatto per poi avvicinare nuovamente le sue labbra alla ricerca delle mie; quando le trovò, fece giocare per un po’ le nostre lingue prima di decidersi a ribaltare la situazione.
Ma cosa diamine faceva ad essere così energico dopo quello che gli era successo?
Abbandonai l’idea di darmi una risposta quando le sue dita raggiunsero l’orlo dei miei jeans, sbottonandoli con maestria e sfilandomeli con altrettanta facilità. Cercai di non badare all’imbarazzo dovuto al fatto che fossi mezza nuda sotto di lui, anche perché non mi fu possibile dal momento che le sue labbra erano scese a torturare un seno, al di sopra della stoffa dell’intimo. Quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva quando fece scendere le spalline e mi liberò di quell’ostacolo che non mi permetteva di sentirlo direttamente; prima che potessi coprirmi in qualche modo, afferrò entrambi i miei polsi e li portò sulla mia testa, tenendoli con una sola mano, mentre mi guardava. Le iridi verdi erano quasi completamente sparite, lasciando posto al nere di pupille dilatate all’estremo: era dannatamente eccitante ed eccitato.
Mi umettai con la lingua le labbra secche, mordicchiandomi poi quello inferiore. I suoi occhi si ridussero a due fessure, mentre mi liberavo dalla sua presa, ormai priva di ogni pudore, e tracciavo con le dita un percorso che andava dai suoi pettorali allo stomaco, e poi più giù, fino alla cerniera dei suoi jeans che tirai giù. Vedevo chiaramente i suoi muscoli contrarsi e affascinata ammiravo i tatuaggi sparsi qua e là sul suo corpo perfetto.

Era bellissimo.

Non desideravo altro che sentirlo, pur avendocela ancora con lui per quello che mi aveva detto. Non sapevo dire se fosse geloso o meno, ma quando mi aveva sbattuta contro il muro mi ero sentita mancare le forze, in balìa di qualcosa di più grande di me.
Con una lentezza esasperante, sia per me che per lui, lo sfiorai proprio lì, sentendolo tendersi sul mio corpo. Sorrisi soddisfatta, continuando a carezzarlo, operando una pressione sempre maggiore fino a quando non si lasciò cadere di lato, onde evitare di finirmi addosso, chiudendo gli occhi. Mi misi a sedere sulle sue gambe, allungandomi poi col busto verso il suo volto, per vederlo contorcersi a causa mia. Era un potere che non credevo di poter mai avere.
<< Guardami >> sussurrai, senza smettere di toccarlo.
Lui spalancò i suoi enormi occhi verdi e li puntò dritti nei miei, ridacchiando. Forse non si aspettava fossi così ricca di iniziativa.
In effetti neanche io, ma quando si trattava di lui riuscivo sempre a mandare tutti i miei valori e i miei buoni propositi a farsi benedire.
Quando vidi che stava per giungere al culmine, mi fermai, prendendomi una piccola vendetta. Non sarebbe stato così facile per lui provare piacere, sebbene stesse diventando una tortura anche per me continuare a rimandare quel momento.
<< Stronza >> borbottò, sorridendo malizioso.
S’impossessò ancora una volta delle mie labbra, ma stavolta con un fare più dolce che dapprima mi diede da pensare, poi mi fece completamente sciogliere. Mi lasciai andare contro il suo corpo, senza staccare neanche un momento le nostre labbra.
 
Harry’s p.o.v
 
Non sapevo bene cosa mi fosse preso, in quel momento. Perché sentivo la necessità di sentire bene le sue labbra sulle mie? Non ero mai stato così mielato con nessuna, ma con lei, quasi nuda contro di me, avvertivo l’urgenza di farlo.
Portai una mano dietro la sua schiena, per stringerla di più, e avvertire i suoi seni contro il mio petto fu straziante.
Non ce la facevo più. Lentamente la privai anche dell’ultimo indumento, lasciando che la sua intimità entrasse a diretto contatto con la stoffa dei miei boxer.
Basta preliminari, dovevo farla mia.
La feci scivolare sotto di me, senza smettere un momento di guardarla.

Era meravigliosa.
E mia.

Quei pensieri normalmente mi avrebbero turbato, ma ora riuscivo solo a credere a quanto fossero veri, e li accettai. Sentirla gemere per i miei baci, per le mie dita che in quel momento lavoravano solo per farla sentire bene, era una droga. La migliore da cui potessi dipendere.
La portai al limite in poco tempo, ma poco prima che venisse mi fermai, ghignando.
<< Occhio per occhio... >> affermai, mentre lei digrignava i denti graffiandomi la schiena.
Rimasi spiazzato per un istante, dato che quel suo lato così aggressivo mi era sconosciuto. Sorrisi contro le sue labbra, inconsciamente, quando lei mi liberò dell’intimo e gettò indietro il capo; vedeva quanto la desiderassi? Poteva anche solo lontanamente immaginare quanto potessi dimostrarmi inetto una volta entrato in lei?
Improvvisamente il timore di fare cilecca si impossessò di me, e lei si rese conto, dalla mia espressione, che c’era qualcosa che non andava.
<< Harry? >> mi chiamò, sfiorandomi la guancia che aveva colpito prima che la baciassi.
La guardai ancora una volta, ed ebbi la consapevolezza che non c’era da preoccuparsi. Con lei sarebbe sempre andato tutto bene. Quella cosa mi rassicurò a tal punto che sorrisi, poggiando la fronte sulla sua.
Era possibile sentirsi così bene con una persona che fino a qualche giorno prima si credeva di odiare? In fondo, era sempre stato così. Lei c’era sempre stata, e quella coscienza si fece lentamente largo nella mia mente, quasi a forza.
Gli altri, poi, non sapevano nulla. Non potevano neanche lontanamente immaginare cosa io e lei condividessimo: quel desiderio incontrollabile di sentirci, la necessità di sapere di esserci.
Ci avrebbero giudicato male, lo sapevo.

They don’t know what we do best, that’s between me and you. Our little secret.

Avrei dovuto dirlo ai ragazzi, in special modo a Zayn, perché doveva starle lontano. Lei non gli apparteneva.

But I wanna tell ‘em …

Rinvigorito da quella consapevolezza, entrai in lei, facendola sussultare per l’improvvisa intrusione. Non era più vergine da un anno, lo sapevo, a causa di quel Matthew del cazzo che se l’era prima portata a letto e poi era sparito.
Era già tanto se non avevo messo sulle sue tracce i ragazzi, per spaccargli la faccia se solo avessi saputo dov’era andato.
Poi era comparso Zayn, che sapeva ogni cosa, eppure non aveva esitato a cercare di farla diventare una delle tante. Personalmente, non gli avevo mai chiesto quali fossero le sue intenzioni, conosceva indirettamente Abbey per i miei racconti, ma mi aveva dato un gran fastidio vederlo ronzare intorno a lei.
La sentii gridare il mio nome quando feci roteare i miei fianchi per l’ennesima volta, e fu devastante. Era appena diventato il mio suono preferito.
 Doveva capire di essere mia. Mia e basta.

I wanna tell the world that you are MINE, girl.

Affondai il viso nell’incavo tra collo e spalla e succhiai forte, per lasciarle un livido nelle vicinanze di quello precedente, che non era più visibile, ormai.
Ero vicino, lo sentivo.
Prima di dare la spinta definitiva, mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai: << Sei mia! >>
Venimmo quasi in contemporanea, e fu un piacere anche più grande – se possibile – vederla contrarsi per me. Scivolai al suo fianco e cercai di regolarizzare il respiro, e mentre lei ancora scossa tentava di riprendersi, scostai le coperte dal suo letto e l’aiutai ad infilarsi sotto.
Quando poggiò il capo sul mio petto, presi ad accarezzarle i capelli, cosa che era solita fare lei per farmi addormentare, in quei rari momenti di pace col mondo.
Mi ero sbagliato di grosso. Portarmela a letto non era servito a togliermela dalla testa, anzi. Aveva solo contribuito a peggiorare la situazione.
Avevo sete di lei, di tutto quello che la riguardasse.
<< Perché non riesco a vedere niente di sbagliato in tutto questo? >> mormorò, distogliendomi dai miei pensieri.
Inspirai profondamente, sospirando. Il suo profumo mi stava inebriando. Se non avesse smesso di essere così dannatamente eccitante anche stando ferma l’avrei fatta mia di nuovo.

Dio, sto impazzendo. Ecco cosa c’è di sbagliato.

<< Riesci a vedere sempre ogni cosa? >> chiesi infine, fissando il soffitto, illuminato dalla luce della luna.
Atmosfera realmente suggestiva.
<< No >> ammise.
<< Bene, ecco perché >> mormorai, chiudendo gli occhi.
Quando sentii il freddo pungermi il petto, mi accorsi che aveva sollevato il capo. Incrociai il suo sguardo contrariato e quasi deluso da quella mia risposta. Effettivamente potevo risparmiarmela.
<< Riesci sempre a dire la cosa sbagliata, Styles. E’ una dote che non ammiro affatto >> borbottò, lasciandomi solo nel letto mentre, praticamente nuda, cercava qualcosa per coprirsi.
Normalmente avrei lasciato correre, ma fu istintivo per me alzarmi, infilare i boxer e raggiungerla prima che si chiudesse nel bagno. L’afferrai per un polso e la costrinsi a voltarsi, inchiodando i miei occhi nei suoi.
<< E’ malsano, Abbey >> affermai, senza smettere di guardarla. << Tutto questo non porterebbe da nessuna parte. >>
<< Credi che non lo sappia? >> sibilò, chinando il capo.
<< Non cercare una spiegazione a tutto. Prendiamola come viene >> proposi, senza neanche sapere perché.
<< Cioè, facciamo sesso e basta? >> chiese, senza neanche una punta di accidia. Era seria. Era per caso una proposta?
<< Torniamo a letto >> dissi soltanto, tirandola verso di me.
Io non volevo stare con lei, non volevo pensare a nulla di ufficiale che potesse in qualche modo rovinare quel piccolo angolo che ci eravamo creati.

Giusto?

Ma doveva essere mia, e di nessun altro. Era da egoisti, lo sapevo bene, ma non potevo permettere che baciasse un altro, desiderasse un altro, fosse di un altro.
Senza opporre la minima resistenza si lasciò guidare verso le lenzuola, e, coperta dalla mia maglia, si addormentò al mio fianco, mentre un mio braccio le cingeva la vita.
Ogni difesa stava crollando, e lei era la responsabile di tutto. Non potevo permettere che mi rendesse così debole, era solo una ragazza!
Una dannata, maledetta, fottuta ragazza.
E mi stava facendo mettere in discussione me stesso. Avevamo cercato rifugio l’uno nell’altra – litigi e non – per anni, perfino da piccoli, e non ce ne eravamo mai resi pienamente contro. Stare insieme non era una buona idea, così come illuderla, ma... Non riuscivo a starle lontano, era un dato di fatto.
Dovevo solo accettare il fatto che forse lei non era della mia stessa idea.
 
Abbey’s p.o.v
Le tende. Le maledette tende che dimenticavo sempre di tirare. Quel sole mi stava accecando e al tutto si aggiungeva il fatto che fossi sola nel mio letto. Freddo. Tastai alla ricerca della persona che mi aveva tenuta stretta a sé tutta la notte, ma trovai solo un lenzuolo stropicciato e freddo.
Doveva essersene andato da un bel po’.
<< Nottata di fuoco con Styles? >>
Mi voltai di scatto verso Sandy, già vestita e seduta alla scrivania. Stava fissando un punto imprecisato sul mio petto, e quando chinai lo sguardo notai la maglia dei Pink Floyd del ragazzo.
Ah, sì, me l’ero messa quella notte quando aveva definito tutto quello sbagliato, e poi un attimo dopo mi aveva chiesto di prenderla come viene.
Incoerenza fatta persona.
Ero certa che ci fosse qualcosa che lo turbava, perché spesso mi aveva lasciata sola in quella stanza. Del suo corpo, dei suoi occhi vuoti, non avrei saputo che farmene, e quella cosa mi preoccupò non poco… Se avessi iniziato a dipendere completamente da lui, sarebbe finita.
Ero certa che, per ora, il contatto fisico fosse abbastanza. Ma non potevo mostrarmi così doppiogiochista nei confronti di me stessa: era palese che sentissi la sua mancanza anche quando era ad un passo da me.
Quella notte era successo qualcosa, perché sapevo avesse messo in moto i meccanismi del suo cervello. Probabilmente pensava a quello che ci stava succedendo, non lo sapevo, non avrei saputo dirlo. Fatto stava, che avevo riconosciuto in lui la stessa confusione che mi aveva frenata quando avevo capito che per lui non provavo un semplice odio.
Poco convinta mi alzai dal letto, scoprendo di avere le gambe totalmente intorpidite per la notte appena trascorsa; chiesi a Sandy di dire a chiunque che non ci fossi e mi chiusi in bagno, aprendo il rubinetto dell’acqua per fare una doccia rilassante.
Piegai la maglia di Harry e la lasciai nel lavello, intenzionata a lavargliela prima di ridargliela, poi mi lasciai andare sotto il getto d’acqua calda.
Feci mente locale, ma non fu un fattore positivo, dato che mentre ripensavo a lui e alle cose che mi aveva sussurrato… Istintivamente portai le mani sul volto, per cercare di cancellare il rossore che lo aveva imporporato, e mi sfiorai il collo, scoprendo un punto dolente.
Un altro succhiotto, ancora. Era come se avesse voluto rimarcare sul “sei mia”. Come se non fosse stato abbastanza chiaro già di per sé.
Forse era vero, tutto quello era sbagliato, ma… Era l’errore più giusto della mia vita.
Sembrava una definizione così stupida, così noiosa, eppure era l’unica a racchiudere appieno le sensazioni che provavo in quel momento.

Avevo fatto sesso con Harry.

Se me lo avessero detto un mese prima, probabilmente sarei scoppiata a ridere o a piangere per l’assurdità di quell’affermazione.
Quando uscii dalla doccia, mi avvolsi nell’accappatoio di spugna e mi misi a sedere sullo sgabello accanto al lavandino. Mi armai di detersivo e lentamente lavai via il mio odore dall’indumento del ragazzo.
Una volta risciacquata per bene, la lasciai nella bacinella di plastica blu, e mi rivestii, sciogliendo il tupè fatto a caso e lasciando che i capelli mi coprissero le spalle nude. Indossai la canottiera dei Ramones che amavo tanto e un paio di shorts, poi uscii, trovandomi sola.
Era come se Sandy non esistesse. Non c’era mai.
Stesi la t-shirt al sole e mi asciugai le mani, decidendo poi di andare a studiare nella biblioteca del campus. Chiusi a chiave la porta della mia stanza e mi avviai lungo il corridoio, sperando di non incontrare nessuno, dato che non ero ancora pronta a chiarire agli altri i motivi per cui sia io che Styles la sera prima eravamo spariti.
Uscita in giardino, mi guardai intorno, ma fu proprio quando misi piede sull’ultimo gradino che sentii qualcuno chiamare il mio nome dall’esterno dell’edificio.
Vidi Zayn avvicinarsi di corsa, protendendo una mano per segnalarmi la sua presenza. Come se non l’avessi notata.
Avrei voluto, ma purtroppo c’eravamo solo noi due lì.
Gli sorrisi nervosamente, stringendo il quaderno degli appunti al petto, come se potesse offrirmi una barriera.
<< Tutto bene? >> chiese.
<< S-sì >> balbettai, il che non era affatto d’aiuto. << A te? >>
<< Sì, grazie >> affermò, guardandosi intorno. << Hai visto Harry? >>
Scossi il capo, arrossendo.
Quella notte avevamo superato ogni record, a dire la verità, ma lui questo non poteva saperlo.
<< Sai cos’ho notato? >> Sollevai lo sguardo per incrociare i suoi occhi, seri. << Non parli molto. E quando lo fai smonti tutti. A volte mi fai sentire un totale imbecille >> rise.
<< I-io… In verità… Zayn… >> Mi stavo arrampicando sugli specchi, era evidente e non da me, assolutamente. << Scusa. >>
<< Niente… Ti va un caffè? >>
Diedi un’occhiata all’orologio, decidendo che un po’ di tempo ad un amico avrei potuto pure dedicarglielo. Annuii e iniziai a camminare con lui, quando improvvisamente sentii qualcuno giungere alle nostre spalle.
Zayn fu il primo a voltarsi, prima di chiamare il nome di colui che mi aveva appena affiancata.
<< Mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto, Styles >> ridacchiò.
Dio, quel ragazzo era sempre così solare. Ma come faceva?
<< Sono qui. Perché mi cercavi? >>
Non era un bel tono, il suo.
<< Un saluto veloce, più che altro sono passato per chiedere ad Abbey se le andasse un caffè. Vuoi unirti a noi? >>
Stavo per ribattere io stessa quando sentii una mano sfiorare la mia schiena prima di chiudersi sul mio sedere.
<< Mi stai toccando il sedere, Styles? >> domandai, scostando violentemente la sua mano.
<< Io posso. >>
<< Ah, sì? E chi lo dice? >> Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
<< Questo >> Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Avvampai forse più di prima nella doccia, e lui se ne rese conto dato che ghignò divertito. Era il suo marchio, un segno lasciato sulla mia pelle per dimostrare agli altri – e soprattutto a Zayn, a quanto pareva – che non ero libera.
Quella cosa mi infastidì non poco. Non che volessi darmi al sesso sfrenato con chiunque, ma chi era lui per decidere al posto mio quando poi aveva chiaramente detto che non ci sarebbe mai stato niente?
Lasciai perdere sia lui che Zayn, avviandomi verso la biblioteca.
Dovevo riflettere. Da sola.
 
 
 
Here I am!
Okay, ragazze, sorprese? Certo, nessuna di voi ha accennato ad un probabile incontro così ravvicinato tra i due, e vi capisco. Ma ci voleva del pepe che non riguardasse solo litigi verbali, no?
Harry non riesce a capire cosa vuole, Abbey ormai ce lo dimostra. Ma le cose si fanno in due, come ha detto lei stessa. Ecco perché Zayn svolge un ruolo fondamentale. Io lo vedo un po’ come l’intermezzo fondamentale per questi due testardi, voi che ne dite?
Scusate ancora se non riesco a rispondere a dovere a tutte le recensioni…
Sappiate solo che vi adoro. E vi ringrazio, come sempre.
Come avrete notato, ho inserito anche uno stralcio di “They don’t know about us”. Mah, l’ho vista adeguata e mi ha anche ispirato, è bellissima.
Appena finisco questa storia inizio anche quella su Liam e Elena. Si chiamerà “The Payne I feel inside”. Che fantasia, mamma mia. Ahahah
Buona lettura, ragazze. Al solito, fatemi sapere che ne pensate.. :)

 

  
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