Istantanee
La sala insegnanti dell’Accademia è piccola, tiepida, e
sempre fornita di imbevibile caffè.
Kakashi ha preso l’abitudine di perdere tempo sul
divanetto logoro (ma stranamente comodo) vicino al tavolo nell’angolo. Quando ha
un incontro fissato con i suoi allievi o con l’Hokage passa giusto qualche
oretta sdraiato scompostamente sul divano, con il naso infilato nel solito
libro.
Iruka si domanda quante volte l’abbia letto, e perché
comunque l’abbia letto così tante volte. Poi si ricorda che Kakashi non
potrebbe stare lì, e che sta bevendo il caffè degli insegnanti a sbafo - anche
se nessuno degli insegnanti ne ha mai bevuto - e che dovrebbe mandarlo via a
pedate. Kakashi è più forte, ma lui ha più potenza di voce.
Ogni tanto riesce a farlo sloggiare.
Il più delle volte resta in corridoio a fissarlo
attraverso la porta a vetri.
«Non avresti lezione?»
Iruka arrossisce e fugge via, verso la classe che si era
scordato di avere e che in quel preciso momento starà probabilmente distruggendo
l’aula.
Kakashi ridacchia senza staccare gli occhi dal libro.
Per una volta sono nella stessa stanza senza litigare.
Nemmeno si parlano, in effetti, Iruka occupato a correggere dei compiti e
Kakashi occupato a fare tardi sul divano. L’atmosfera non è tesa, comunque.
Iruka si è abituato alla costante presenza dell’altro sul
divanetto logoro, benché forse “rassegnato” sarebbe il termine più opportuno.
Gli insegnanti che passano davanti alla saletta sbirciano
dentro curiosi, e discutono animatamente della novità.
Un venerdì mattina il divano è vuoto.
« È in missione » dice Genma da sopra il giornale che sta
sfogliando, notando l’espressione spaesata dell’altro.
Certo, missione, ovvio. Kakashi è pagato per rischiare la
vita, l’aveva dimenticato.
Iruka si avvia verso la sua prossima lezione, pensando con
disperazione che gli toccherà portare i teppi- …i suoi studenti ad esercitarsi
con i kunai per la prima volta. Fra tutti quei pensieri si insinua la strana
sensazione che ci sia qualcosa che manca.
Il venerdì di due settimane dopo il divano è di nuovo
pieno, anche se l’occupante è seduto in maniera più composta e tesa del normale.
Sfoglia le pagine con cautela, come se non volesse far del male al libro, o più
probabilmente come se non volesse urtarsi una delle costole rotte.
Iruka si trova a fissarlo più del solito, mentre compilare
l’orario del semestre successivo rivela un’ardua impresa.
Kakashi allunga un braccio per prendere la tazza di caffè
che ha appoggiato a terra, e dalle sue labbra esce un suono attutito. Iruka fa
finta di non aver sentito il lamento soffocato, ma si distrae di nuovo
guardando l’altro bere (e riuscire in qualche modo a non farsi mai vedere in
viso durante l’operazione).
« Posso offrirti un caffè decente, per una volta? »
Iruka sbarra gli occhi, coprendosi di scatto la bocca con
una mano.
Kakashi si volta e lo osserva sorpreso. Poi,
inaspettatamente, accetta.
Quel sabato al bar parlano molto, e Iruka scopre che a
Kakashi piacciono i sakura-mochi e la musica popolare.
Non è poi così male stare con Kakashi, ammette Iruka. Alla
seconda uscita arriva con appena tre quarti d’ora di ritardo, e insiste anche
per offrire.
Quando il team sette capita per caso davanti all’Ichiraku
Ramen, Sasuke fa notare sconvolto agli altri i loro due sensei seduti al
chiostro. Kakashi sta ridendo fin quasi alle lacrime, mentre Iruka,
imbarazzato, gli colpisce la spalla con scarsa convinzione cercando di farlo
smettere.
Prima che Naruto corra a disturbarli, Sakura trascina via
i suoi due compagni di squadra.
Genma propone un’uscita di gruppo al bar, e quella stessa
sera Iruka scopre di avere un’inaspettata resistenza all’alcol. O almeno è
quello che gli stanno dicendo tra una risata e l’altra le tre Anko sfocate
davanti ai suoi occhi.
Kakashi lo porta a casa di peso tra lamentele incoerenti e
risatine da parte degli spettatori. Iruka ha la mente troppo annebbiata dal
sakè anche per chiedersi chi sia a reggerlo per tutta la strada o come faccia quella
persona a sapere dove abiti.
Kakashi riesce con molta pazienza a metterlo a letto (senza
nemmeno dover ricorrere a qualche strana tecnica segreta) e infine se ne va,
lasciando l’altro in uno stato di sonno talmente profondo da far sospettare il
coma; il quieto ma rumoroso russare di Iruka rassicura però del contrario.
Kakashi esita per un secondo davanti alla porta che ha
appena chiuso prima di tornarsene a casa.
Il dopo-sbronza è terribile, e il dannato cane dei vicini
con il suo dannato ululare dovrebbe essere soppresso. Rapidamente.
Iruka si sta già spenzolando dalla finestra in un
tentativo (fallito in partenza) di mirare il kunai quando bussano al suo
appartamento.
Cane fortunato, pensa, e: colpi dolorosamente troppo forti. Che invece possa uccidere lo
scocciatore…?
Apre la porta e si trova davanti un caffè fumante
accompagnato da un sorriso di stoffa. Sorride, inalandone l’aroma deciso; si
sente rinato, prima di esser costretto a precipitarsi in bagno a vomitare.
Kakashi è in missione per venti giorni. Quando non è
impegnato a sventare agguati o eliminare spie, sente un po’ la mancanza del
consunto divanetto verde.
(Ma anche di qualcos’altro.)
Casa di Kakashi è piccola ed esageratamente ordinata. Il
proprietario fissa l’inatteso visitatore con assonnata sorpresa, appoggiato al
vano della porta senza far trasparire la minima intenzione di volersi spostare.
Visto il sorriso contrito di Iruka si rende conto che forse dovrebbe
prepararsi, e si affretta a rientrare in casa. Sbatte la porta in faccia ad
Iruka prima che questi possa anche solo pensare di fare un passo.
Esce dopo pochi minuti vestito di tutto punto e tenta un’espressione
conciliante, mentre chiude velocemente l’appartamento con parecchi giri di
chiave.
Iruka non fa trasparire il suo disagio, né la sua
curiosità. È riuscito a gettare solo una rapida occhiata all’interno dell’appartamento:
forse è tutto così preciso perché non c’è praticamente nulla.
La passeggiata nel bosco si rivela divertente, anche se
nessuno dei due è propriamente il tipo da pacifiche camminate nel verde.
Si fermano nei pressi di un placido ruscelletto, e fra una
chiacchiera e l’altra Iruka si appisola.
Il risveglio è molto confortevole, ma Iruka quasi grida
accorgendosi di aver dormito sul petto di Kakashi. Il momento non può essere
più imbarazzante.
Anzi no: si sveglia anche Kakashi.
Baciare la stoffa è bizzarro, ma Iruka non è mai stato
bravo a tirarsi fuori a parole dalle situazioni imbarazzanti.
Baciare quella stoffa, comunque, dà una certa
soddisfazione.
Kakashi parte in missione per tre mesi. L’Hokage ha serio bisogno
di uomini impegnati nel Paese della Roccia, e lui ha serio bisogno di capire
come si stia evolvendo la situazione.
No, non sta fuggendo. Affatto.
Ha modo di riflettere a lungo durante i molteplici
appostamenti, e di cercare di schiarirsi le idee.
Ripensa a Iruka, che ha lasciato senza neanche una parola,
e a quanto possa essere arrabbiato. Non è mai stato bravo a mantenere rapporti
con le persone, anche perché le persone sembrano avere paura di lui. Farebbe
meglio a far tornare tutto com’era appena qualche mese prima, per evitare di
farlo uccidere…
Tanto finisce sempre in quel modo.
Ma dopotutto, Iruka sa fare molta più paura di lui. E il
pensiero di lasciarlo è più amaro di quanto si aspettasse.
In due mesi le voci di corridoio si sono quietate, e ora l’argomento
di gossip preferito è la recente scoperta di Ebisu negli spogliatoi dei bagni
femminili.
Due mesi non sono comunque riusciti a placare gli istinti
omicidi di Iruka.
Nel giorno che Iruka sa essere l’ultimo della missione di
Kakashi (non che si andato a chiederlo in giro, non gli interessa minimamente)
passando davanti alla sala insegnanti nota una sagoma distesa sul divanetto.
Mentre sorpassa la stanza senza degnarne l’interno di uno
sguardo, stringe convulsamente il pugno intorno allo shuriken nella sua tasca.
Quella stessa notte Kakashi va a trovare Iruka. Un libro
di quattrocento pagine scagliatogli in testa gli fa intuire di non essere il
benvenuto, o quantomeno che non dovrebbe entrare in casa altrui dalla finestra.
Il campanello suona a vuoto per quasi un’ora. Quando
finalmente si zittisce, Iruka prova un attimo di smarrimento.
Kakashi lo sorprende poco dopo l’alba, mentre esce di casa
per andare all’Accademia.
Iruka impreca per lo spavento, poi impreca in generale
contro Kakashi e infine gli tira un pugno. Nessuno dei due si sorprende che il
colpo vada a segno.
Kakashi è appostato sotto casa di Iruka da quattro giorni,
e ormai quest’ultimo ha una stretta allo stomaco ogni volta che scorge la
sagoma del jonin dalla finestra.
Si decide a scendere per mettere fine a quell’incresciosa
situazione, e possibilmente a mettere fine anche alla quieta disperazione che
lo attanaglia da qualche tempo (tre mesi e cinque giorni, indicativamente).
La strada è buia, e Kakashi è in un punto particolarmente
in ombra della via. Iruka lo fronteggia a braccia conserte, sfidandolo
silenziosamente a dire qualcosa. Kakashi fa qualche passo titubante in avanti,
fermandosi appena fuori dal cono di luce di un lampione. Un sospiro, poi un
ultimo passo.
Iruka resta a bocca aperta di fronte al viso scoperto di
Kakashi.
Decisamente, baciare delle labbra è tutta un’altra cosa.
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Era da un po’ che non mi cimentavo in una Kakashi/Iruka (e
nello shonen-ai su Naruto in generale) :/
Ho provato ad imitare uno stile che mi è capitato di
trovare più nel fandom inglese che in quello italiano, fatto di descrizioni di
brevi momenti e poche sbrodolature poetiche (anche se le velleità introspettive
ci sono -_-). Chiaramente, non sono neanche lontanamente ai livelli delle
fiction inglesi :/
Commentino? Giusto per farmi sapere se ci si capisce
qualcosa o è solo un delirio di punti fermi.
Will