Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    06/06/2013    3 recensioni
I vizi e le virtù di Nickolas Van Berger, magnate di prim'ordine di Los Angeles, sono noti a tutti, specialmente tra le signore più altolocate della California. Suo malgrado, però, verrà a scontrarsi con l'unica donna che non subisce il suo fascino, scelta appositamente perché non lo porti in tentazione anche sul luogo di lavoro. Questa scomoda novità porterà Nickolas a porsi più di una domanda e a scoprire quanto, in realtà, le ritrosie di Hannah Fielding, sua scrupolosa segretaria, siano affascinanti. 1^ PARTE DELLA SERIE DI "HONEY'S WORLD".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5

¤Capitolo 6¤

 

 

 

 

“Sicura che te la senti di rimanere da sola?” le domandò per l'ennesima volta Phillip, fissandola da sopra l'orlo della tazza.

Annuendo con aria tranquilla e con un bel sorriso dipinto sul viso allampanato, Hannah asserì con convinzione: “Sono cinque giorni che dormi qui ed io ho recuperato il mio auto controllo, perciò ti dispenso dal tuo ruolo di personal trainer/psicologo e ti concedo di tornare a casa.”

Durante la settimana passata assieme, Phill aveva rievocato con l'amica i vecchi insegnamenti che le aveva impartito subito dopo la brutta avventura avuta con il suo ex collega, Horace Kendrick.

Avevano passato ore a praticare Kata e Tai Chi, osservando l'oceano turbolento e i fiori nel giardino curatissimo di Hannah.

Meditazione e respirazione erano divenuti i suoi pilastri in ogni momento in cui non si era trovata in ufficio e, assieme all'aiuto di Phillip, anche gestire il passato e gli eventi del presente era risultato un compito più facile.

“E va bene, ma mi raccomando. Continua con gli esercizi. Non avresti neppure dovuto smettere, sai?” precisò lui, afferrando la sua ventiquattrore.

“Lo so, sono stata sciocca a lasciarli perdere. Prometto che continuerò, e Stark mi terrà d'occhio, vero, amico mio?”

Hannah scrutò sorridente il suo cane che, nel sentirsi interpellato, scodinzolò allegro e abbaiò un paio di volte come per dare il suo consenso a rendersi utile.

Phillip ridacchiò e, nel carezzare il cane, gli confidò: “Mi fido di te, Stark. Tienila d'occhio.”

Stark abbaiò e si strusciò contro una gamba dell’uomo mentre il setter irlandese, Spike, attendeva paziente il padrone accanto alla porta d'ingresso.

“Ti chiamo stasera per sapere come stai, va bene?” le promise lui, dandole un bacetto sulla guancia.

“D'accordo” annuì Hannah, salutandolo con un cenno della mano.

Sulla porta, Phill le fece l'occhiolino ma, non appena ebbe aperto, si bloccò per la sorpresa prima di sorridere e dire a mezza voce: “Glenn! Che piacere vederti!”

La giovane sobbalzò sul suo scranno – che ci faceva lì, sua madre, alle sette del mattino? – prima di catapultarsi ad aprire il cancelletto d'ingresso per farla entrare.

Vagamente sorpresa, Glenn si incamminò sul vialetto per poi lasciarsi abbracciare da Phillip che, scusandosi con loro, si avviò verso l'auto assieme a Spike per dirigersi al cantiere dove stava lavorando.

Dopo averlo osservato andare via, Glenn entrò in casa con aria palesemente sorpresa e Hannah, scrollando le spalle, dichiarò: “Programma di protezione, tutto qui.”

“In che senso, cara?” esalò Glenn, rizzando le orecchie.

La figlia le spiegò succintamente ciò che era successo al lavoro e quello che ne era seguito e la madre, impallidendo visibilmente prima di coprirsi la bocca con le mani, esclamò: “Ma... perché non mi hai avvertita? Sarei venuta io a tenerti compagnia!”

“Non volevo metterti in ansia, e dopotutto non era successo nulla. Nickolas lo ha sistemato prima che potesse veramente toccarmi, e così...” replicò con noncuranza lei, scrollando le spalle.

“Ma i ricordi sono tornati a galla lo stesso” precisò Glenn, adombrandosi.

Durante quel periodo, Hannah si era sorpresa non poco dell'improvviso interesse della madre nei suoi confronti ma, in fondo al cuore, lo aveva apprezzato molto. Proprio per quello, non aveva voluto rimetterla dinanzi a una situazione simile.

Si era agitata così tanto, dopo quel brutto episodio, che molte delle sue ansie erano tornate a galla. Così la figlia, per evitare ulteriori crisi, aveva deciso di tacere.

“Phill mi aveva aiutato anche la prima volta a recuperare l'equilibrio, così ho pensato di chiamarlo, e lui è rimasto con me tutta la settimana per ricreare le mie barriere. Tutto qui. Ora sto meglio, davvero” si premurò di dirle Hannah, sorridendole nell'offrirle un cappuccino. Sapeva che Glenn lo preferiva al caffè.

Accettata la bevanda dalla figlia, Glenn la fissò con una certa ironia e le domandò: “Avete dormito assieme?”

“Sì, mamma. Sarebbe stato stupido farlo dormire sul divano, alto com'è.” Nel dirlo, ghignò.

“E... ha per caso deciso di cambiare idea?”

“No, mamma. E' ancora un sano omosessuale americano” scosse il capo Hannah, sorridendo. Sapeva che la madre aveva sperato per anni che, tra loro, potesse cambiare qualcosa.

“Oh, che peccato! Sarebbero nati dei nipotini splendidi!” si lagnò bonariamente Glenn, sorseggiando il cappuccino.

“Oddio, mamma... che vai a pensare?” esalò Hannah, ridacchiando.

“Hai trentatré anni e nessun uomo nella tua vita, per quanto posso saperne. Dammi della pazza, ma comincio a preoccuparmi. Sei come lui, per caso?”

Quell'uscita la spiazzò, facendola scoppiare a ridere e, nello scuotere il capo, esalò divertita: “No, mamma. Continuano a piacermi gli uomini ma, nel caso cambiassi idea, potrei comunque darti un nipotino. Esiste l'inseminazione artificiale, sai?”

Sbuffando contrariata, Glenn replicò: “Piuttosto, pregherei in ginocchio Phillip di darti un figlio. Almeno saprei che i geni sono veramente buoni.”

Basita di fronte alla piega che aveva preso quella discussione, Hannah decise di darvi un freno e le domandò: “C'è un motivo per cui sei venuta qui stamattina presto?”

“Per la verità...” tentennò un momento Glenn, prima di aprirsi in un sorriso e allungare la mano sinistra con fare eccitato.

Hannah sgranò gli occhi e fissò senza parole il solitario che brillava al suo anulare. Era evidente che il rapporto tra sua madre e Pavel stava procedendo più che bene, visto che si era arrivati all'anello di fidanzamento.

“Wow. Beh, mi viene solo da dire... wow, mamma. Quando te l'ha chiesto?” esalò la figlia, intervallando brevi occhiate al suo viso eccitato e all'anello.

“Ieri sera. Per questo non ho resistito e, appena è salito il sole, sono venuta qui per dirtelo” mormorò Glenn, fremente come un bambino di fronte ai regali di Natale.

Sorridendole benevola, Hannah le domandò: “E' quello giusto?”

“Sì, credo di sì. So che magari non ci conosciamo da molto, ma lui è una persona così affabile e buona...”

“... e sa cucinare benissimo” sottolineò la figlia con un sorrisino.

“Beh, è un sous chef.” Glenn ridacchiò come una ragazzina e Hannah ne fu suo malgrado felice.

Per quanti difetti potesse avere, Glenn era rimasta, era lì con lei e, a suo modo, si preoccupava per la sua salute e il suo benessere.

“Credo che sarete felici, insieme. Per quando avreste deciso di organizzare il matrimonio?” le domandò Hannah.

“Per agosto, così avremo un po' di tempo per organizzarci. Nulla di eclatante, vista l'età che abbiamo, ma insomma... qualcosina...” si sminuì Glenn, tornando a sorridere come un'adolescente.

“Non sei vecchia, mamma. E meriti un bel matrimonio con un buon marito” scosse il capo la figlia, dandole un buffetto su un braccio a mo' di incoraggiamento.

“Grazie, cara. Naturalmente tu mi farai da damigella d'onore, vero?”

“Mi offenderei se non scegliessi me” precisò Hannah. “Ma non farmi indossare un vestito color confetto, perché giuro che verrò in jeans e maglietta, piuttosto!”

“Oh, ma dai! Il rosa confetto non ti sta bene... pensavo a qualcosa di più scuro, come un verde smeraldo o un turchese. Per me, pensavo a un abito da cocktail color argento, che dici?”

“Dico che ne potremo parlare una di queste sere a cena, se ti va. Ora devo proprio scappare al lavoro, mamma” le propose la figlia, guardando pensierosa l'orologio da polso.

“Oh, già. Lavoro. Ovvio. Anzi, dovrei andare anch'io, altrimenti chi lo apre il salone?” esalò la madre, come tornando con i piedi per terra.

Baciata in fretta la figlia sulle guance, uscì praticamente di corsa e Hannah, con un sorriso davvero sincero, la osservò raggiungere l’auto per recarsi al lavoro.

Pavel l'avrebbe resa felice e forse le avrebbe permesso di cancellare per sempre i suoi incubi, consentendole di tornare la mamma dolce e gentile dei suoi primi anni di vita.

Papà non aveva distrutto la vita solo a lei, ma anche alla mamma, rendendola insicura e spesso soggetta a crisi di nervi.

Forse era giunto il momento di dare le colpe a chi veramente le aveva, e concedere un po’ più di corda a chi, dopotutto, si era preso cura di lei nonostante tutto.

§§§

La giornata era andata meglio di quanto avesse creduto e, quella sera, il suo capo avrebbe portato sicuramente a buon fine il suo progetto di mettersi in affari con Dreyfus. Tutto andava alla grande.

Pronta per tornarsene a casa e godersi una birra in riva all'oceano e dei crostacei freschi, Hannah levò lo sguardo quando, sorpresa, udì un lieve tossicchiare dinanzi alla sua scrivania. Nickolas.

Il dubbio stampato in viso, la stava scrutando come se non sapesse cosa fare.

Poggiata la borsetta sulla scrivania, la giovane inclinò su un lato il capo biondo, e alcune ciocche lisce le carezzarono leggere la guancia. Ora il dubbio si era impadronito anche di lei.

Sbattendo un paio di volte le palpebre, Hannah gli domandò: “Hai bisogno che rimanga un altro po'?”

“Per la verità...” mormorò lui, poggiando le mani sui fianchi per poi scrutarla con maggiore intensità.

“Ebbene?” lo incitò lei, scrollando una mano.

“Usciresti con me?”

Hannah spalancò occhi e bocca, mentre un debole rossore le saliva alle gote e il cervello le andava in tilt. Aveva sentito bene? E tutta la storia del non farsi coinvolgere dalle donne che lavoravano per lui? E il suo fondo fiduciario?

Nickolas si avvide immediatamente della sua confusione e, scoppiando in una risatina contrita, esalò: “Oh, cielo, scusa! Messa così era ambigua!”

“Direi di sì” biascicò lei, dicendosi mentalmente e a gran voce di darsi una calmata. Non la stava invitando a uscire.

“Ecco, avrei bisogno di te, stasera, per via di Dreyfus. Lui esige la tua presenza” precisò Nickolas, sorridendole speranzoso.

“In che senso?” sbottò a quel punto Hannah, la confusione ormai a livelli mostruosi.

“Beh, ha detto – testuali parole – che gli sei piaciuta molto e che intende conoscerti per scambiare qualche idea con te. Dice che sei... un'ispirazione, anche se non ho ben capito in che senso. Morale, devi esserci, o lui non accetterà mai di entrare in affari con la V.B. 3000.” La spiegazione fu seguita da un Nickolas che, a mani giunte, la stava pregando di accettare.

“Non capisco perché abbia detto una cosa simile visto che, in tutto, avremo parlato sì e no venti minuti, ma... se te l'ha imposto lui...” mugugnò la giovane, ancora dubbiosa.

“Ti vengo a prendere io alle otto, così non sarai costretta a gironzolare per Los Angeles di notte, tutta sola” le propose subito il magnate, come per indorarle la pillola. “E ti riaccompagnerò a casa sana e salva non appena l'incontro sarà terminato. Non succederà nulla.

Fissandolo con aria di sufficienza, Hannah ci tenne a precisare: “Guarda che, di solito, io giro per Los Angeles quasi sempre senza scorta.”

“Ma si tratta di lavoro, non ti ho dato preavviso e la cosa esulerebbe dai tuoi compiti. Mi sento in dovere di farlo” le fece notare Nickolas, infilando le mani in tasca. Sembrava nervoso.

“Nickolas, non ti preoccupare, accetto. E' per la ditta, quindi non ci sono problemi. Inoltre, Tony mi perdonerà se, per una sera, non mangio con lui” scrollò le spalle Hannah.

Sollevando un sopracciglio con aria sorpresa, Nick le domandò: “Hai un uomo che ti aspetta tutte le sere a casa? Convivi?”

Lei lo fissò laconica e celiò: “Lo vedrai stasera, così gli spiegherai perché non posso stare con lui.”

“Ah” gracchiò l’uomo, vagamente scocciato. “Quanto è grosso?”

“Ce la puoi fare” sentenziò Hannah, afferrando la borsetta per andarsene. “Ah, a proposito, io abito al 1166 di West Paseo del Mar.”

“Okay” mugugnò Nickolas, ora non più tanto soddisfatto.

Sogghignando nell'uscire, la donna si disse che, almeno per un paio d'ore, sarebbe stato giustamente sulle spine.

In fretta, uscì dall'azienda per catapultarsi a casa e fare una breve doccia. Solo in seguito avrebbe deciso che abito indossare. Non voleva scervellarsi su cose simili mentre era alla guida.

Per sua fortuna, non impiegò più di mezz'ora per giungere a casa ma, quando Stark le fece le feste al suo arrivo, Hannah si sentì in colpa nei suoi confronti, sapendo che non avrebbe potuto passare la serata col suo adorato cane.

“Mi sa che stasera ci va buca, amico mio. Devo uscire” gli disse lei, entrando in bagno e togliendosi in fretta il completo Dolce & Gabbana color sabbia.

Il cane uggiolò fuori dalla porta, avendo notato subito un cambiamento nelle abitudini della padrona e, quando Hannah si gettò sotto la doccia, lo sentì raspare una volta contro la porta prima di farsi silenzioso.

“Scusa, Stark” mormorò piano tra sé, iniziando a lavarsi.

Nel giro di mezz'ora fu come nuova e, con i capelli ancora vaporosi per il passaggio del phon, Hannah si infilò nel guardaroba assieme a Stark che, nel frattempo, era stato foraggiato di croccantini extra per la serata mancata.

“Quale mi metto?” gli domandò lei, curiosando dubbiosa nella marea di vestiti che aveva. Oltre al giardinaggio, lo shopping era la sua croce e delizia.

Stark prese sul serio quella domanda e, imitando la padrona, si mise a guardare gli abiti appesi alle grucce prima di puntare il naso verso un lungo abito scuro, in seta blu oltremare.

Hannah conosceva bene quell'abito, e per nessuna ragione al mondo l'avrebbe indossato per un'uscita di lavoro.

“Ah, no, scordatelo. Quello ha uno spacco vertiginoso, e non ne ho davvero bisogno, stasera” brontolò Hannah, scuotendo il capo all’indirizzo del suo golden retriever. “Degenerato.”

Muovendo lesta la mano tra i vari abiti, ne estrasse due più morigerati, che stese sul letto. Li fissò a lungo, meditabonda, domandandosi se un tubino scuro e una giacca potessero andare meglio di un abito a sirena, in viscosa color blu cobalto e dal collo alto.

Alla fine, scelse l'abito in viscosa, meno formale del tubino, con annesso bolero dal taglio semplice e, ad esso, abbinò un paio di décolleté dal tacco basso e quadrato. Elegante senza essere sexy, informale senza essere fuori luogo.

Alle orecchie mise dei leggeri pendenti in zaffiro e, come borsetta, abbinò una pochette blu scuro e plissettata.

Stava ancora rimirandosi allo specchio quando il campanello trillò e Stark, come un matto, corse verso la porta abbaiando a più non posso. Per lui, era un orario strano per ricevere visite.

Calmandolo con un gesto, Hannah si affrettò ad aprire e, sul cancelletto d'ingresso, vide Nickolas in attesa e con aria apparentemente preoccupata.

Hannah lo invitò subito ad entrare e lui, le mani nelle tasche dei pantaloni color fumo, che si abbinavano bene alla camicia scura – non portava la giacca – si incamminò sul selciato mentre Stark, dalla porta, lo fissava curioso.

“Non saltargli addosso, va bene? Annusalo, ma senza sporcarlo” gli ricordò Hannah, fissando Stark con intenzione.

“Ehi, buonasera” esclamò lui, sorridendo subito al cane e allungando cordiale una mano per farsi annusare. “Ciao, bello. Come ti chiami?”

“Tony Stark” disse con una certa ironia Hannah. Gli occhi del suo titolare si sgranarono poco per volta, cogliendo l’ironia della situazione.

“Oh... Tony? E' lui Tony?” esalò l’uomo, rialzandosi per fissarla negli occhi divertiti.

“Già” annuì lei.

“Ero già pronto a inginocchiarmi penitente di fronte a un armadio a muro... e mi ritrovo un cane. Beh, meglio così” sospirò di sollievo Nickolas, piegandosi a sorpresa su un ginocchio per carezzare il muso di Stark con entrambe le mani. “Ti prometto che te la riporto indietro appena posso.”

Il cane abbaiò felice, scodinzolando allegramente e Hannah, sorpresa dal comportamento dell’uomo, si chiese se anche lui, per caso, avesse un animale da compagnia.

Da come stava giocherellando con Stark, ne dava l'idea.

Rialzatosi dopo un'altra carezza al cane, il magnate si risolse finalmente a guardarla e, approvando in pieno la scelta dell'abito, le offrì il braccio e chiese: “Vogliamo andare?”

Hannah afferrò il bolero abbinato all'abito e la pochette dopodiché, con un bacio a Stark, chiuse la porta di casa e si avviò verso la poderosa auto sportiva che li attendeva dinanzi alla villetta.

Sorpresa dalla scelta dell'automobile – aveva immaginato una Mercedes, o qualcosa di simile – Hannah salì sulla Lamborghini Aventador grigio opaco di Nickolas e, curiosa, gli domandò: “Come mai una scelta così eccentrica?”

“Mi piace la velocità, tutto qui, e la Lambo è la mia preferita” le spiegò con una scrollata di spalle lui, mettendo in moto.

L'auto italiana ruggì rabbiosa non appena l’uomo la mise in moto e la giovane, con un mezzo sorriso, si attaccò alla maniglia della portiera esalando: “Sai che esistono i limiti di velocità, vero?”

“Ovvio” ridacchiò lui, svoltando per tornare verso il centro di Los Angeles.

Non fu un viaggio al cardiopalma ma, di sicuro, Hannah sperimentò quel che voleva dire ‘guida sportiva’.

L'auto si muoveva come sui binari, incollata al terreno qualunque manovra Nickolas facesse e lei, pur non volendo, si ritrovò a godere di quello sfoggio di potenza allo stato puro.

Non aveva mai saputo di apprezzare una simile dimostrazione di forza, se non quando sentì la Lambo mordere l'asfalto con i suoi cavalli. Era estasiata.

Non fosse stato per l’appuntamento che li attendeva di lì a poco, avrebbe chiesto a Nickolas di allungare un po’ il giro per poter apprezzare ancora qualche minuto quell’inebriante sensazione.

Quando il magnate si fermò dinanzi all’entrata dell’albergo e le aprirono la portiera con galanteria, Hannah era ancora avvolta da quella meravigliosa ondata di energia.

“Wow... beh, fila che è un piacere” commentò lei, ridacchiando.

Nickolas la fissò compiaciuto, suo malgrado soddisfatto per il rossore che le incipriava le gote e gli occhi perlacei che brillavano simili a stelle. Non sapeva esattamente per quale motivo avesse scelto la Lambo, per andarla a prendere, ma era soddisfatto della sua scelta.

Semplicemente, Hannah risplendeva e, in barba a ciò che si era ripromesso di non fare, la ammirò soddisfatto.

Nello scortarla verso l'albergo, ammise con un risolino: “E' come fare sesso con una bella donna.”

Hannah lo fissò vagamente ironica e Nick, per contro, le chiese: “Non hai sentito la scarica di adrenalina che ti percorreva tutto il corpo? E le vibrazioni dell'auto che ti accarezzavano come una piuma?”

In effetti, erano tutte sensazioni che l'avevano attraversata con violenza, inebriandola, stordendola anche, ma non era un argomento che voleva toccare con il suo capo.

“Perché caschiamo sempre lì quando non parliamo di lavoro, Nickolas?” gli fece notare lei, mentre il portiere dell'albergo li faceva entrare con un leggero inchino.

Lui scoppiò a ridere e, nell'annuire, gli occhi ilari e brillanti, asserì: “E' una brutta abitudine, lo so. Ma tu non ti offendi, vero?”

“Faccio finta di nulla” scrollò le spalle la donna, noncurante.

“Ecco, brava. Porta pazienza. Mi abituerò a parlare anche di altro, con te. E giusto per fare un po’ di pratica,… il tuo cane mi piace un sacco. Avrei sempre voluto averne uno, ma mamma è allergica al pelo, così...” le disse lui, tutto allegro, come se la corsa in auto avesse lasciato in circolo un po' troppa adrenalina. E avesse cancellato in parte la spavalderia che il magnate soleva usare con lei. Appariva… diverso.

Certo, le battutine erano sempre velate di malizia, ma avevano lo stesso tono scanzonato che lei stessa avrebbe usato con Phillip.

Negli occhi, e nella voce di Nickolas, non c’era quasi più traccia del rubacuori famoso in tutta Los Angeles, e quello sconcertò Hannah.

Era mai possibile che il suo fosse solo un mascheramento? E poi, perché?

“Un vero peccato, perché ho visto che sei naturalmente portato per averne uno. Ma... vivi ancora in casa con i tuoi?” non poté fare a meno di chiedergli Hannah, incuriosita da questo particolare e desiderosa di scacciare dalla mente quegli strani enigmi.

Lui storse la bocca, come se quello fosse un brutto argomento e la donna, scuotendo una mano, aggiunse in fretta: “Non sono affari miei, scusa.”

“No, figurati. In realtà ho una villa tutta mia, a Malibù, ma non ci vado quasi mai perché mamma... beh...” Si interruppe a metà della frase, forse per non apparire scortese nei confronti di Isabel, o forse per non sembrare un bambino agli occhi della segretaria.

“Vi deve amare molto, per volervi sotto il suo stesso tetto” asserì gentilmente Hannah.

“Non so” mugugnò Nickolas, dubbioso, prima di tornare a sorridere non appena intravide la figura longilinea e altissima di Nicodemus Dreyfus, e della sua affascinante segretaria.

Incamminandosi verso di loro con Hannah al seguito, il magnate allungò entrambe le mani per stringere quella sottile e rachitica dell'anziano imprenditore e, allegramente, esclamò: “E' davvero un piacere vederla di persona, Mr Dreyfus. Io sono Nickolas Van Berger.”

“Ben trovato, giovanotto. E questa stupenda amazzone al suo fianco è Miss Fielding, spero” commentò l'uomo, sorridendo spontaneamente alla donna, che ricambiò.

“Le avevo promesso che l'avrei portata, e così ho fatto” assentì il giovane, ammiccando alla sua segretaria con aria complice.

Allungando una mano, Hannah mormorò compassata: “E' un onore conoscerla, Mr Dreyfus.”

Battendo una mano su quella della donna, Nicodemus replicò affabile: “Il piacere è mio, fanciullina. Ma non sia così formale. Al telefono abbiamo anche scambiato qualche battuta interessante, noi due.”

Sorridendo al ricordo di quel che si erano detti, la donna annuì e ammise: “Non mi aspettavo che conoscesse Buffy l'ammazzavampiri. E’ stata una sorpresa e, soprattutto, lo è stata ancora di più quando ci siamo messi a parlare di Angel e Spike.”

Nickolas fissò sinceramente sorpreso la sua segretaria, non sapendo bene cosa dire, mentre Dreyfus ridacchiava assieme alla sua collaboratrice.

“Quando raggiungi gli ottant'anni d’età, ragazza, ti serve qualche stimolo per andare avanti, e niente è meglio di Sarah Michelle Gellar che fa a botte con i vampiri” celiò l'uomo, sorridendo divertito.

Le due coppie si accomodarono come previsto nella sala da the attigua alla hall dell'albergo. Di fronte a una serie di progetti che Nickolas aveva portato con sé per mostrarli al magnate, i due uomini esposero le loro rispettive idee senza minimamente risparmiarsi.

Hannah fu colpita dalle idee del suo capo, dal suo desiderio di porre la propria impronta su quel progetto a energia pulita che aveva intenzione di finanziare con una cifra a sei zeri.

Era lampante quanto lo stesse facendo per se stesso, più che per l'azienda e, come lo notò la sua segretaria, così lo notò anche Dreyfus.

Rivoltosi a lei durante una delle tante esposizioni di Nickolas, le domandò: “Non trova che questo giovanotto sia pieno di entusiasmo, mia cara?”

Il magnate la fissò dubbioso, forse ansioso di conoscere la sua opinione, ma Hannah si limitò a guardare Nicodemus e annuire. “Trovo che il mio titolare sia una persona capace, e che potrebbe mettere in questo progetto molto di sé, così da renderlo un lavoro più che degno di nota.”

Il giovane le rivolse un mezzo sorriso di ringraziamento, condito da una buona dose di stupore. Forse Hannah aveva parlato così solo per favorire la ditta ma, nei suoi occhi chiari, non lesse alcuna traccia di menzogna. Solo la pura, semplice verità.

Un’autentica rarità, nel suo mondo.

Fu con una certa fatica che Nickolas tornò all’argomento principale, distogliendo così l’attenzione dalla sua segretaria, e si premurò di sottolineare: “Naturalmente, al progetto prenderebbe parte anche mio fratello Brandon, che si occuperebbe della posa in opera della nuova centrale e della sua progettazione. Ho molta fiducia in lui, visto che è stato il primo a sottopormi l'idea.”

Hannah fu sorpresa da quel particolare. Non pensava che a Brandon interessasse l'ecologia o, quanto meno, non si era mai immaginata il fratello minore di Nickolas impegnato in qualcosa che non fosse se stesso.

“Come mai il giovanotto non è qui?” si informò  allora Nicodemus, incuriosito.

Sorridendo contrito, Nickolas ammise: “Sa che, con le parole, io ci so fare. Lui è più ... sbrigativo, se così si può dire.”

“Ah,… mi interesserebbe conoscere anche lui, comunque” sorrise bonario Dreyfus. “E ora veniamo a noi, mia cara. Lei che ruolo avrà in tutto questo?”

Sconvolta, la giovane fissò basita il suo capo, che evidentemente non era al corrente di quel particolare e, non sapendo bene come rispondere, si limitò a dire: “Beh, suppongo che darò una mano a Mr Van Berger nel redigere i vari contratti e...”

Scuotendo una mano per interromperla, lui si spiegò meglio. “No, io intendo un ruolo più attivo. Con la sua intelligenza e perspicacia, ha saputo toccare le corde giuste per convincere Providence a chiamarmi, quindi voglio che lei faccia parte integrante del progetto. Decida lei come. Può anche scegliere i colori dei muri della centrale, se preferisce, ma esigo che ci sia anche il suo tocco.”

Quell'ultimo appunto scatenò l'ilarità generale e Nickolas, annuendo più volte, dichiarò: “Vedremo di trovare qualcosa che possa interessare a Hannah, va bene?”

“Allora andremo d'accordo. Naturalmente, desidero che lei mi chiami almeno una volta alla settimana per farmi sapere come procede lo sviluppo del progetto, inoltre desidero incontrare anche suo fratello Brandon direttamente al cantiere.” Nel dirlo, Dreyfus mormorò a Providence di prendere nota per un futuro appuntamento con il più giovane dei fratelli Van Berger.

La donna, con agilità e velocità quasi sovrumane, si appuntò tutto sul palmare prima di sorridere simpaticamente a Hannah, che restituì lo sguardo e il sorriso.

“Molto bene... direi che siamo più o meno a posto, allora” sorrise soddisfatto Nickolas, lanciando uno sguardo lieto alla sua segretaria, cui lei rispose con uno altrettanto gaio.

“Per le firme, invieremo i documenti via e-mail... ma ora voglio parlare dell'ultima puntata di Buffy. Io penso che Spike sia stato un emerito idiota e lei, mia cara?”

Hannah scoppiò a ridere e, annuendo, dissertò con Dreyfus su Buffy, sugli ultimi film usciti al cinema e su vecchie glorie come Nosferatu o Bram Stoker's Dracula.

Per tutto il tempo, Nickolas ascoltò la donna al suo fianco reggere il dialogo con leggerezza e, al tempo stesso, trovare mille e più allegorie contenute in quei film, cosa che fece più e più volte annuire soddisfatto Dreyfus.

Providence, che fino a quel momento se n’era stata silenziosa al suo posto, intervenne a sua volta nella dissertazione e, con grande sorpresa del giovane Van Berger, si infiammò a tal punto da far brillare i chiari occhi verde menta.

Nicodemus fu ben felice di veder dissertare le due giovani donne e, sia Hannah che Providence, si diedero vicendevolmente del filo da torcere prima di scoppiare in un’allegra risata, riconoscendo senza problemi l’una le conoscenze dell’altra.

Fu solo verso la fine della serata che il magnate comprese il sottile gioco di Dreyfus, e a cosa fossero serviti, all’inizio, quegli argomenti apparentemente futili.

Aveva costretto Hannah a uscire dal suo guscio di naturale riservatezza, facendo scaturire tutto il suo sapere. Da semplici argomenti innocui come i film o le serie TV, si era addentrata su vicende ben più serie e reali, mettendo in mostra una conoscenza variegata quanto profonda.

Non solo il giovane aveva avuto la riprova dell’alto grado di cultura generale della sua segretaria, ma di come fosse in grado di usare in maniera trasversale la sua intelligenza.

Non era unicamente una studentessa modello di Harvard, ma molto di più.

E Nick, suo malgrado, ne rimase affascinato.

 

 

 

 

 

________________________

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark