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Autore: Ninriel    06/06/2013    3 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'unica cosa che Allison riuscì a ricordare, furono gli occhi del ragazzo misterioso, così verdi, così inquietanti, eppure rassicuranti.
La ragazza aprì gli occhi, schermandosi dalla luce improvvisa che la aveva avvolta abbagliandola.
Intorno a lei era bianco, nulla si intravedeva nel raggio di metri, kilometri, e Allison stava per chiedersi dive fosse finita, quando cominciò a precipitare.
Le sembrò di cadere in un abisso infinito, fino a quando il suo corpo si fermò, sospeso a mezz’aria. La ragazza si guardò intorno scoprendo di essere circondata da cielo limpido e azzurro. Si trovava senza nulla a cui aggrapparsi se non la consapevolezza di essere in un sogno, consapevolezza che scomparve quando sentì delle voci preoccupate, e si scoprì a fluttuare sopra un capannello di gente, chino su qualcosa.
No, qualcuno.
Sì avvicinò, e si rese contò che quel qualcuno aveva un aspetto terribilmente familiare. La maglietta dorata spiegazzata, le All Star nere, la folta chioma adagiata a terra disordinatamente, Allison sapeva che quello che stava osservando era impossibile,  ma ciò che aveva davanti, o meglio sotto, era il suo corpo, sdraiato in  posizione fetale, e senza segni di vita.
Tutto cominciò a rotearle intorno, mentre il battito cardiaco aumentava, e la testa cominciava a girarle violentemente, in preda allo shock. Sono morta, fu il  primo pensiero della ragazza, dopo che la sua testa ebbe elaborato le immagini. Subito si rese conto che se il rumore tamburellante che sentiva era il suo cuore, sicuramente non era morta, ma ciò non spiegava come fosse finita  in quella specie di mondo parallelo. Voci concitate le giungevano dal basso,  voci ansiose e spaventate.
-Oddio.. è morta!-
-Guardate come è pallida!-
Voci che si sovrapponevano l'un l'altra, e lasciavano poco spazio alle supposizioni.
-Chiamate il 911! presto!- disse Natasha, prendendo le redini della situazione.
Le altre ragazze sembravano sul punto di svenire, e si appoggiavano l'un l'altra incapaci di distogliere lo sguardo, ma allo stresso tempo incapaci di muoversi e di parlare, se non per dire -ora svengo-.
Sono morta, pensò nuovamente Allison, questa volta senza paura. Lì, sospesa a cinque metri d'altezza, non c'era aria a smuoverle i capelli, né qualsiasi cosa che le desse coscienza di essere ancora viva: la sua  ombra sul terreno, qualcuno che la indicasse sbalordito.
Nulla di nulla. Pare quasi che io sia invisibile, pensò ridacchiando, e mettendo una mano contro luce, mano che sembrò scomparire, e di cui rimasero solo lievi contorni.
 
Si rese subito conto di quanto la situazione fosse ridicola, e non fece nulla per convincersi del contrario. Lo shock e l'incredulità scomparvero così come all'inizio erano arrivate, e la ragazza si ritrovò ad osservare il proprio corpo esangue, senza tuttavia provare niente, se non una sgradevole sensazione allo stomaco.
Poi ricordò.
Aveva sentito parlare delle Out Body Experiences la settimana prima, a lezione di psicologia, ed era stata una delle poche cose che l'avessero veramente interessata di quella materia.
Cercò di  ricordare le parole della professoressa.
Il termine Out Body Experiences sta per esperienza extracorporea,edindica tutte quelle esperienze, nelle quali una persona percepisce di "uscire" dal proprio corpo fisico,  di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei.
Più semplicemente, sta ad indicare quella sensazione che alcuni provano come se stessero fluttuando all'esterno del proprio corpo,  in  certi casi percependo la propria presenza da un punto esterno ad esso . Un esperienza extracorporea può avvenire  durante le fasi che precedono immediatamente l'addormentamento o il risveglio, crisi epilettiche, o intossicazione da droghe.
Il discorso era poi diventato incomprensibile, probabilmente collegato alle lezioni precedenti, e Allison si era ben guardata dall'ascoltare il resto della lezione. Ciò che ora non riusciva a capire, era come mai fosse finita in quello stato, perché la professoressa quando aveva spiegato le possibili cause,  non aveva incluso "shock da ragazzo con occhi verdi come il verde del tuo sogno".
Vorrei scendere, e vedere la sua espressione. Sicuramente tutta la sua baldanza è scomparsa. Pensò a metà fra il divertimento e l'angoscia, mentre si ritrovava a fluttuare accanto alla piccola folla formatasi intono al suo corpo. Cogliendo stralci di conversazione, riuscì a capire che l'ambulanza sarebbe arrivata a minuti, e che nel frattempo erano stati chiamati i professori ed il personale scolastico.
Allison si spostò indisturbata tra la folla, raggiungendo Natasha ed il ragazzo con gli occhi verdi, entrambi chini su di lei con espressioni preoccupate.
Il ragazzo aveva le labbra strette, come se stesse cercando di soffocare qualcosa, come se qualcuno lo avesse appena insultato, e lui stesse cercando di non rispondere. I capelli gli coprivano gli occhi, ricadendo in ciocche disordinate sulla fronte, ciocche che lui scostava nervosamente con la mano ogni volta che ricadevano sulla fronte.
Tutto il suo esibizionismo, la sua sensualità, sembravano aver preso il volo.
Per un secondo Allison contemplò l'immagine apparsa nella sua mente: gabbiani che sorvolavano l'oceano, profondo e scuro nel luccichio del sole calante, diretti verso una terra lontana. La scena aveva un che di rassicurante, che riuscì a farle dimenticare per un momento l'assurda situazione in cui si trovava, pur non avendo alcun collegamento apparente con l'accaduto.
Il ragazzo, in ginocchio accanto al suo corpo, sembrava spogliato dell'aura forte e sprezzante di qualche secondo prima.
È quasi... tenero, pensò Allison. Le sembrava molto simile a se stessa, costantemente impegnata a cercare di apparire al mondo come non era, e  pur essendo conscia che quella del ragazzo poteva essere solo un'altra facciata, così come lo era stato il suo atteggiamento da studente popolare quando era arrivato, desiderò conoscerlo. Era disposta a recitare la parte della ragazza snob se ciò le avesse permesso di scambiare due parole con lui.
Allison compì tutte queste considerazioni in pochi secondi, restando seduta accanto a lui, e osservando le emozioni contrastanti sul suo viso: paura, vergogna, angoscia.
La ragazza si avvicinò, fino a sfiorargli il fianco con un braccio, per sbaglio, e lui si girò improvvisamente nella sua direzione, guardando attraverso di lei, come se avesse avvertito il suo tocco, per  quanto inconsistente.
Alcune voci richiamarono la sua attenzione, facendolo girare dalla parte opposta, mentre lo avvisavano che l'ambulanza era appena arrivata. Allison vedeva le espressioni stupite degli altri ragazzi, e immaginava la propria, mentre si chiedeva come mai il proprio destino stesse tanto a cuore a quello strano ragazzo.
Mentre osservava i lineamenti del suo volto tendersi, e contrarsi, una folata di vento gli spostò la maglietta, lasciando scoperta la vita e parte della sua schiena.
La parte bassa del suo busto era interamente solcata da quelle stesse linee che lei aveva sul corpo. Linee vorticose, quasi impresse a fuoco,  ma se le proprie erano linee aggraziate e flessuose, quelle del ragazzo erano possenti, quasi rispecchiassero le sue caratteristiche.
La ragazza ebbe appena il tempo di rendersene conto, prima che tutto diventasse opaco, e che la testa cominciasse a pesarle sulle spalle mentre i sui pensieri divennero sempre più sconnessi, come le parole non volessero rimanere insieme. Quando giunse l'oscurità,  Allison l'accolse con sollievo, conscia che quando si sarebbe svegliata, lo avrebbe fatto nel proprio corpo.
 
 
 
Allison aprì gli occhi, sentendo voci concitate e passi affrettati. Abbassando le palpebre per proteggersi dalla forte luce, si rese conto di essere su una barella, ma non capì dove fosse. Gli stralci di conversazione che riusciva a cogliere erano troppo frammentati per costruire un discorso compiuto ma qualcuno disse una cosa, una cosa che le fece rizzare i peli sulle braccia: Lui sta arrivando.
Quella paura irrazionale scomparve velocemente come era arrivata, così come le parole che la avevano provocata si persero, affondando nella tanto agognata incoscienza.
 
 
 
Bip. Bip. Bip. Bipbipbipbip...
Le pareti bianche furono la prima cosa che la ragazza vide quando aprì gli occhi rendendosi conto di essere  in una stanza d'ospedale, collegata a strane macchine tramite aghi e tubi infilati nelle sue braccia.
Sembrava quasi la scena di un film, in cui il protagonista si svegliava in un ospedale, senza sapere come esserci finito. Fu quella la prima domanda che Allison si pose, e fu seguita da molte altre.
Da quanto tempo sono qui?
Mamma è qui?
Quanto resterò?
Fra tutti gli interrogativi che la ragazza aveva in mente, ne spiccava uno, capace di spiegare tutto: Che cosa è successo?
Passò il tempo cercando di ricordare, ma nulla venne a galla, nessun indizio che le permettesse di capire.
 Il cielo che aveva cominciato a scurirsi ed un poco familiare buco alla stomaco le avevano fatto intuire che era l'ora di cena.
Mentre tentava  di alzarsi, i movimenti impediti dai macchinari a cui era collegata, sentì la porta aprirsi e richiudersi velocemente. La stanza venne investita di flash, nei pochi secondi in cui la porta si spalancò, mentre un figura snella scivolava dentro, evitando le domande che le venivano poste nella fretta dell'attimo.
-Che ne pensa di questa storia signora Kellis?-
-Crede che avrà ripercussioni sulla sua carriera?-
-Molti si dicono entusiasti per questo fuori programma, sarà contenta di apparire sulle copertine scandalistiche?-
Allison fissò la madre  mentre si toglieva l'impermeabile scuro e gli occhiali da sole, dimentica di tutto se non del nodo del cappotto, e inconscia di essere osservata. Quando ebbe finito, e si rese conto che la figlia era sveglia, Nichole corse verso il letto, abbracciandola forte. -Piccola mia... credevo che non ti saresti più risvegliata... grazie a Dio- Le sussurrò attraverso la cortina di capelli, mentre la stringeva a sè.
La ragazza si staccò a fatica dall'abbraccio della madre, cercando di non far trasparire  lo stupore che provava in quel momento.
Emozioni contrastanti si alternavano in lei: affetto verso sua madre, incredula felicità dopo quello slancio materno, sospetto che fosse solo una finzione, per impressionare i fotografi che in quel momento stavano osservando la scena da ogni angolo possibile.
Ah, già. I fotografi. Mentre aspettava, Allison aveva immaginato in molti modi l'incontro con sua madre, immaginando tutti i rimproveri che avrebbe potuto ricevere.
Di sicuro non mi aspettavo un branco di fotografi impazziti pronti a seguirmi in bagno se solo ne avessero l'opportunità, pensò stupita.
Sua madre era nota alla stampa, poiché era la direttrice di una delle più importanti agenzie bancarie del paese, ma di certo non era mai stata ritenuta abbastanza interessante da finire sulle copertine di giornali scandalistici, o preda di paparazzi indemoniati.
Nichole si staccò da lei imbarazzata, lisciandosi i capelli e guardandosi intorno nervosa, alla ricerca di qualcosa per coprire le fessure della porta, da cui si intravedevano gli occhi indiscreti dei fotografi.
-Ally, piccola mia.. che bello vederti sveglia. Eri così pallida... - Ripeté con le lacrime agli occhi, e  voce commossa.
Eccola di nuovo. Quella piccola scintilla di sospetto, crebbe nuovamente nel petto di Allison, che cerò di tenerla a bada.
Sua madre non era sempre stata fredda ed insensibile, lo era diventata solo qualche anno prima, quando lui se ne era andato. Tutto il dolore che provava, lo stress per il lavoro, si erano accumulati giorno dopo giorno, diventando insopportabili, e portandola allo sfinimento, poi una mattina era cambiata. Come se qualcuno avesse grattato via la stanchezza e l'angoscia dal suo volto, lasciando solo un calco di quella che era Nichole Kelliess.
-Mamma... cosa è successo?- Le chiese ancora incerta su come comportarsi. Nichole si sedette sulla sedia accanto al suo letto, cercando di parlare con calma, anche se era evidente la sua agitazione.
-Sei svenuta. No, sei morta. - Si corresse, cercando di spiegarsi davanti al''espressione confusa della figlia.
-Il tuo cuore ha smesso di battere per qualche minuto, da quando hai perso i sensi a quando è arrivata l'ambulanza- Fece una pausa, affrettando le parole.
-Credevano fossi morta. Per davvero, voglio dire. Eri così pallida, che se quel ragazzo non ti avesse visto muoverti, nessuno si sarebbe accorta che eri ancora viva.- Era evidente che le spiegazioni da dare erano tante, ma Nichole parlava come se avesse fretta di arrivare a qualcosa di più importante, anche se Allison parve non farci caso.
-Il ragazzo? - chiese stupita.
-Sì, Trevor Shtrauss, era accanto a te quando siamo arrivati. I medici si  erano subito resi conto che non c'era nulla da fare, ma lui li ha convinti a farti la respirazione bocca a bocca. Non finirò mai di ringraziarlo. É grazie a lui che sei ancora viva.- Concluse la donna.
Allison rimase in silenzio tentando di elaborare tutte le nuove informazioni, ma La sua curiosità non era ancora stata del tutto soddisfatta.
-E... che ci fanno i fotografi? - chiese con espressione interrogativa.
La madre la guardò come se si fosse appena svegliata dopo un incubo, e la calma apparente che aveva mentre raccontava l'accaduto alla figlia scomparve lasciando il posto ad una febbrile agitazione.
-Non so come abbia fatto a saperlo.. ti giuro che non sono stata io... io non...- balbettò spaventata. La donna ferrea e crudele che era stata negli ultimi anni era scomparsa. Le emozioni che aveva soffocato per tutto quel tempo risalirono in superficie tutte insieme, come rifiuti nel mare in tempesta.
-Non gli importa nulla di te... sta arrivando. - singhiozzò in stato di shock e ancora: -Non voglio... Deve andare via.. Via..- le parole sfuggivano dalle sue labbra contro la sua volontà , mentre cercava inutilmente di riprendere un po’ di contegno.
Allison le bloccò le mani della madre tra le proprie, cercando di bloccare il violento tremito che aveva assalito la donna.
-Calmati. Va tutto bene calmati.- mormorò rassicurante, cercando di trasmetterle sensazioni positive, sensazioni che neanche lei provava.
-Chi è che sta arrivando?- le domandò poi. La donna aprì la bocca per rispondere, ma non abbastanza in fretta.
La porta della camera si aprì, lasciando entrare due uomini in giacca e cravatta, con pistole e ricetrasmittenti appena visibili, appesi all'interno della giacca. Sembra di essere in uno dei film di James Bond, pensò Allison mentre un terzo uomo entrava nella stanza.
Era alto, attraente, ed il vestito elegante che portava lo contraddistingueva dandogli un aria quasi regale. Gli occhi blu esplorarono annoiati la stanza, come se fosse l’unica cosa degna di attenzione, per poi posarsi sulle due persone presenti. Le  labbra si aprirono in un sorriso seducente, mentre il suo sguardo cadeva sulla ragazza stesa nel letto.
-Ciao, piccola.-

-Papà?- -
-
-
-
Nota dell'autrice:

Innanzitutto, comincio ringraziando tutti voi che leggete, e vi chiedo
di recensire sempre, e di criticarmi se ne vedete la necessità. 
Spero che la storia vi abbia appassionato, anche se siamo solo all'inizio.
Che dire:Povera Allison, ci mancava solo suo padre.
Non voglio darvi spoiler su di lui, anche perchè non so quanto possiate avere intutito/capito
fino ad ora. Anche Trevor mi ha stutpito: chissà come mai ha tante premureverso Allison.
Vi avverto: anche se sono io a scriverla, la storia in un certo senso si scrive da sola, 
e l'unica cosa che devo fare è trascrivere le parole su carta ( su world in queto caso.),
perciò neanche io so che ruolo avrà Trevor nella vicenda, nè come andrà a finire
la faccenda Madre apprensiva-insensibile. 
Spero di avervi appassionato! 
Ps: ringrazio vivamente xEffy per la revisione accurata (se trovate errori, quindi, è solo colpa sua-hahaha)
       e per i preziosi consigli
  
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