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Autore: Rurue    06/06/2013    2 recensioni
"Però George ha bisogno di un altra metà. - Pensa. -
Non che vada a soppiantare o a sostituire quella del fratello, quella parte rimarrà vuota. Magari un'altra metà, che si allacci con quello che resta, dall'altra parte.
Formando un nuovo equilibrio."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley, Molly Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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FRED  (ma se è una femmina la chiameremo Roxanne)

 

E' nella sua stanza, Solo.

Solo come ormai è da troppo tempo....e come lo sarà. Sempre.

Non si guarda neanche più intorno, ci si abitua al silenzio, alla solitudine. Non ci si abitua mai.

Sbatte la porta del bagno, e l'acqua scorre, George immerge la faccia tra le mani. Fredda.

E si asciuga, evitando lo specchio. Ci si abitua. Mai.

Fa i gradini a due a due. Ha fame. E sua madre lo sa. Gli lascia sempre qualcosa sul tavolo da magiare per quell'ora, quando tutti sono fuori, ed è solo.

Sua madre. Lei è una donna che ha perso un figlio. Che cosa si prova? Ci si sente come quando si perde metà di se stessi? Forse.

Molly non c'è. Lei va avanti. Ha un marito, altri figli, qualcosa per cui vivere.

E io per cosa vivo?

Il salotto è deserto come sempre, il rumore della pioggia fuori e quello del ticchettio di un grande orologio. Manca una lancetta.

Non ci si abitua mai.

In cucina però c'è qualcosa che non va. Il suo piatto non è , come sempre, pieno sul tavolo...o meglio c'è. Ma non è più tanto pieno.

Lei si sta servendo della sua torta, con la sua forchetta. Alza lo sguardo e lo vede. Lo abbassa.

<< Mi ha fatto entrare Molly. >>

<< Sei tornata. >>

Angelina annuisce. E manda giù un altro pezzo di torta.

<< Era mia quella. >>

<< Ce n'è altra. >> Accenna con il collo al forno.

George sospira.

Prendere il piatto dal tavolo accanto alla porta e tornare indietro. Ci si abitua.

E mentre lei lo guarda attraversa la stanza ed apre la credenza. Si vergogna a dirle che è più di un mese che non oltrepassa il tavolino dove è seduta.

Prende un altro piatto.

 

 

 

Non si aspettava battute, ne sorrisi. Non sapeva cosa aspettarsi...era pronta a sostenere il suo sguardo, a sostenere il suo sguardo e il suo aspetto,

Lacrime abbondantemente sparse su fotografie, dietro ricordi. Ma non ci si abitua mai.

Manca un orecchio, manca la sua espressione, la sua.

Quindi è George e non lo è. Ne manca metà.

Abbassa lo sguardo.

E' lì per lui, è lì per se stessa.

Non è Fred: era suo amico, era suo fratello, era la sua metà. E non è più neanche George. E la metà in comune è andata perduta.

Stringe i denti  e alza di nuovo lo sguardo.

E sente una frana all'altezza del cuore.

Come riesci a guardarti allo specchio?

<< Mi accompagni? >> Scosta la sedia.

E lui la guarda. Lo sa. Le dirà di no.

Invece si alza. La guarda. E lo sa che lei sa, che non è lui.

<< Andiamo, Johnson. >>

 

 

Camminano in silenzio per un po’. Non è pesante, solo strano.

Non ci si abitua mai.

<< Come stai? >> ha fatto fatica,

<< Stiamo bene >>  Ed è un attimo <<  ...Tutti bene. >>

 Si guardano << E tu? >>

<< Sono tornata, risponde,  ho fatto un provino per le Harpies. >>

<< Ti prenderanno. >> Ne è sicuro ed è felice, per un attimo, solo per lei.

E poi è triste. Come sarebbe potuto essere quel momento se fossero stati in tre. Risate, battute, fischi. C'è un silenzio surreale.

<< Sarà strano. >> dice lei.

Ma ci si abitua. con il dolore si impara a conviverci. Lo si deve accettare.

<< Non ci sarai più tu a guardarmi le spalle. >>

<< Non ci saremo più noi. >> La guarda e spera che raccolga la sfida, gli urli che è ridicolo e che gli dica di svegliarsi, oppure  che gli dia la possibilità di sputare qualcosa di cattivo , ci rimanga male e scappi via.

 Sei qui per me. E io non voglio il tuo aiuto, il tuo appoggio o la tua spalla per piangere.

<< No, non ci siete più. >>

Non l'ha mai conosciuta bene quanto lui, ma abbastanza da non aspettarsi una, quella, risposta. Forse il silenzio.

<< Perché sei qui, Angelina? >>

Si fermano davanti a un sasso tondo. Un sasso.

E lei sospira e punta gli occhi nei suoi.

<< Sono qui per me. >>

 

 

La risposta lo sconvolge.

Il silenzio.

E lei sorride, sa cosa si aspettava di sentire, e gli sorride. Sorride a lui.

Ed è un sorriso dolce , tristissimo. Eppure così vero.

Era onnipresente sulle sue labbra quando era accanto a lui.

Ora la vede, vicino a una pietra.

<< Non posso aiutarti. >> e si volta.

Lei si siede.

<< Lo so. >> Lo blocca << Ti prego. Resta. >>

 

*****

 

Molly si affaccia dalla porta sul retro. Sulla collina le sagome di suo figlio e Angelina vicino alla lapide di Fred sono scure nella luce del tramonto. Non sa cosa si dicono, se parlano, in questi lunghi pomeriggi che vanno avanti da un po’...Ma il suo George è uscito dalla sua stanza e va bene così.

Per quanto ne sappia potrebbero anche giocare a chi compone lo scioglilingua più lungo e difficile.

Sorride. Fred è li, vicino a lei. Una madre le sente queste cose. E la battuta le viene come se il figlio fosse tornato dentro di lei.

I suoi gemelli condividevano una parte; non erano due ma mezzo e mezzo, e avevano un’altra metà in comune.

E ora a George non è rimasta che una parte.

Per una mamma un figlio non è metà, che aiuta a formare un intero; ma una parte di un intero già formato che si stacca da quello.

Però George a bisogno di un altra metà. Pensa.

Non che vada a soppiantare o a sostituire quella del fratello, quella parte rimarrà vuota. Magari un'altra metà, che si allacci con quello che resta, dall'altra parte.

Formando un nuovo equilibrio.

Vede le ombre dei due alzarsi e andare verso la casa. Vicine, però non si toccano.

Forse non si può chiedere qualcosa del genere alla ragazza, anche lei aveva un equilibrio: era anche la sua metà, il suo legame che era stato strappato via.

Ma il suo Fred teneva le mani di entrambe dal mezzo, era lui la loro metà e il loro legame, ora loro potrebbero tendere quelle libere. Fare un cerchio.

Anzi no.

Perché lui non è più lì.

E loro devono tendersi la mano ma scegliere quale sia quella più giusta per riallacciare un legame che sia vero.

 

*****

 

<< Perchè tieni i capelli così lunghi? >>

Tace, non è ancora così semplice parlare...del proprio aspetto soprattutto.

<< Preferisci si veda il buco? Ti ricordo troppo lui così? >>

Sa di essere sgradevole, e cattivo, ma è più forte di lui. Cosa gli dice che lei non veda Fred, non parli con Fred, non tocchi Fred e non pensi a Fred quando è con lui?

In realtà sa che lei distingue perfettamente, dolorosamente, e sta con lui. Non con Fred.

<< Certo che mi ricordi lui. >>

<< Non c'è più nessuno da cui distinguermi ora. Posso anche coprirlo, no? Così come non sono più obbligato a mettermi quei maglioni ridicoli con le iniziali. >>

Lei si acciglia, non si riesce a parlare così apertamente di solito.

<< Non interrompermi George Weasley! I maglioni di tua madre sono così caldi... >> La guarda interrogativo.

<< Ti stavano meglio corti, davvero. Non per questa storia ridicola delle somiglianze...Ma perchè... >> Scrolla le spalle.

<< Così sembri .... Ti prego non ti offendere...hai presente una puffola? Solo arancione. >>

Esce una specie di singhiozzo, la cosa più simile ad una risata negli ultimi mesi.

Lui scuote la testa.

<< Una puffola pigmea eh?...Non le sai proprio fare le battute, Johnson. >>  E alza lo sguardo.

Non si stupisce più di non incrociare gli occhi della sua metà, ci si abitua troppo in fretta ...il precipitare del cuore viene fermato però. Dalla sua voce.

<< Niente battute allora. Complimenti invece...o consigli....diciamo che quella ferita di guerra ti fa più...ehm...figo >>

Ancora quello sbuffo che somiglia un po’ a una risata. E poi una faccia accigliata.

<< Io? >>  Lei annuisce.

<< Visto che siamo in vena te lo dico, George.  Io ero innamorata di Fred e amavo tutto, tutto di lui, anche quella metà che avevate in comune.

 Nonostante questo, nonostante questa somiglianza impressionante, nonostante tutto quello che voi condividevate... Io vedevo in lui  tutti i  pregi, quelli in comune e quelli che aveva in più di te, e i  suoi difetti, quelli in comune e quelli che aveva in meno.

 E te lo dico, non vi ho mai scambiati , mai confusi, mai. Lui era Fred e tu sei davvero diverso da lui. >>

 Si alza e lui pensa voglia lasciarlo lì. E' senza parole.

Vorrebbe urlarle contro che tutto quello che ha detto non è vero, prima che vada via.

Ma lei non se ne va.

Aggira la lapide e si posiziona dietro di lui, tirando fuori la bacchetta.

<< Ora ripeterò la mia prima domanda,  se non mi darai una risposta valida procederò con il taglio. >>

La rabbia sbollisce, in fretta come è venuta, ed è soppiantata da vuoto freddo e tristezza.

Alza la testa verso il viso di lei, sono davvero, davvero vicini.

<< Io per primo non mi sono mai accorto dove finivo e dove cominciava lui. >>

Lei sospira. Percepisce i suoi movimenti

<< Il mio era un altro punto di vista, e la tua.... è una cavolata, se ci pensi bene. >>

E vede la prima ciocca rossa cadere a terra.

 

 

E' strano come quando lei vada via lui si senta... solo.

Credevo di avere provato il massimo grado di solitudine...ma a quanto pare al peggio non c'è mai fine. O forse ci si abitua.

Va nella sua stanza, si corica, strano non sentire più i capelli sul collo.

La sera va a dormire un sonno senza sogni  e la mattina si alza il più tardi possibile trascinandosi in attesa di lei.

Eppure....

Scatta in piedi e si precipita in bagno. Chiude la porta.

Il colpo allo stomaco è forte come non mai.

Dall'altra parte dello specchio che lo guarda, con gli occhi stanchi e tristi c'è qualcuno. Qualcuno che non è Fred. 

Un gesto, copiato dal riflesso. E capisce.

Aveva ragione lei, di nuovo.

Nonostante tutto lui è se stesso. Deve essere stato difficile per Angelina, tutto questo tempo.

"Io ero innamorata di Fred."

E' stato uno sciocco. Dovrà chiederle scusa.

Lei  non solo non gli ha fatto pesare il suo dolore ma è riuscita a definire anche quello di lui, che prima era solo un enorme massa informe e aveva preso possesso del suo corpo, della sua anima.

Deve essere stata malissimo.

Lo afferra ancora allo stomaco una sensazione non proprio piacevole  e mentre si abitua al suo riflesso si rende conto che non è poi così negativa. E' rimorso.

Una voglia matta di chiederle scusa, quasi un’ ansia.

Che sciocco, sorride un sorriso amaro e lo specchio fa altrettanto. Ma quello che vede è diverso. C'è un pizzico di divertimento al di là del vetro.

Fred sarà sempre con lui, lo capisce ora. Lo guarderà dallo specchio, riflesso nel suo viso e da un lato non tanto recondito della sua mente...lui imparerà a conviverci, ad esserne felice.

George.

 

*****

 

La prima volta che le aveva dato un bacio si era sentito davvero in colpa. Non nei confronti di lei, che lo guardava sorpresa ma non sembrava dispiaciuta, ma in quelli del fratello.

La seconda volta era stata lei a prendere l'iniziativa e lui si era sentito precipitare in una voragine.

La terza volta tutti  e due si erano fermati prima.

Ed ora si guardano negli occhi. Curiosi, ansiosi.

<< L'avresti fatto anche se lui fosse stato ancora vivo? >>

<< Lui non è ancora vivo, George. >> Gli occhi di lei brillano come un mare di tristezza, speranza, gioia, rassegnazione, curiosità e una miriade di altri sentimenti che l'animo umano può provare.

<< Tu l'avresti fatto quando c'era lui? >>  gli occhi di lui sono profondi come il mare.

E la risposta è quella in cui speravano tutti e due.

Non è un tradimento.

Il bacio è sereno ma un po’ avido, davanti a quella pietra fredda che per nessuno dei due significa poi così tanto. E' solo una pietra.

 

Passa il tramonto e sorge la luna.

 

Molly sospira, sorride, sospira ancora per frenare un tremito e chiude la porta sul retro. E Fred è ancora con lei.

Quando George le domanda le chiavi del negozio non è poi così sorpresa.

 

Quando lui le gira nella toppa la sensazione che gli prende lo stomaco è intensa ma familiare. Terribile.

E' nei momenti come questo che si sente davvero tanto solo.

Angelina non c'è e suo fratello neanche. Non alza lo sguardo a cercare il conforto di qualcuno.

Non  ha più bisogno di dividere tutto a metà. Ne ha qualcuno con cui farlo.

Però con lei sta bene, pensa mentre con un colpo di bacchetta illumina l'ambiente.

E' un rapporto strano il loro. Indefinibile, anche se lui ormai è sicuro dei suoi sentimenti.

Deve dirglielo.

Non è mai stato bravo a tenere le cose per se, abituato com'era a dividerle con il gemello ...e anche se lui non c'è più con Angelina si sono sempre parlati sinceramente.

Omissioni a volte, mai bugie ...e lui non ce la fa più a tenerselo dentro.

Però cavolo quanto è difficile.

Accidenti, ma tu come hai fatto?

 

 

Ok, dire che non se lo aspettava sarebbe dire il falso e lei gli ha sempre detto tutto chiaramente...magari ha omesso qualcosa ma ora davvero non può stare a guardare e basta, mentre un tenerissimo George sta cercando disperatamente di ripetere un discorso  chiaramente imparato a memoria e, allo stesso tempo,  aggiungere tutto quello che gli passa per la testa e che sta provando in quel momento.

Come siete diversi.

Ridacchia. E gli fa cenno di tacere, poggiandogli una mano sulle labbra.

<< Sei un incapace >>

A lui viene davvero da ridere. Ci riesce ancora.. di nuovo. E' una risata unica, non in stereofonia, ma lei la trova comunque bellissima.

<< Ti amo anche io George Weasley. >>

 

*****

 

Lei lo guarda alla luce della luna. Mezzo sepolto dalle lenzuola e la guancia poggiata al cuscino. Sorride. Sembra un bambino.

Gli scosta una ciocca dalla fronte e gli accarezza lo zigomo risalendo fino alla cicatrice e l'orecchio mancante.

Si solleva e gli lascia un bacio proprio li.

Poi si gira e poggia la schiena al petto caldo di suo marito.

 

Sospira. La prima volta, al buio, era stato...difficile. Le sembrava di essere con Fred, i capelli, della stessa consistenza, la pelle, e le dita... praticamente identici.

Ma poi lui le aveva accompagnato le mani al viso e lei si era tranquillizzata, rattristata, rallegrata insieme.

Quel bacio era stato dolcissimo.

Poi poco a poco aveva scoperto altre innumerevoli piccole differenze, pregi e difetti che amava, ora li cerca sul braccio di lui, che l'ha abbracciata da dietro, li trova e li ama.

Era stato difficile, era difficile, a volte lo è ancora. Ci si abitua e non ci si abitua mai.

Pensa.

Si raccoglie ancora di più  e cerca di far combaciare ogni minima parte del suo corpo con quella del ragazzo, dell'uomo che ama.

<< Ang...uumh? >>  E che è lui.

<< George. Stavo pensando... >> Lui si solleva e le appiccica un bacio sulla tempia.

<< Pensa domattina >> Biascica.

<< No stavo pensando una cosa seria... in realtà è un po’ che la penso... devo dirtela sennò non riesco a dormire. >>

<< IO non riesco a dormire.... >> lui sospira e si tira su.

Si sono sempre detti tutto. Omettendo solo i particolari più inutili e superflui...quello che non è necessario neanche specificare; solo non capisce perché lei non possa aspettare la mattina.

Poi sotto il palmo sente la pelle tesa di lei e gli pare di riuscire a sentire anche quello che c'è sotto. Lo ama già. E' una parte di lei che prenderà poi forma da sola.

Ora capisce sua madre e la ama ancora di più, per questo, nonostante i colori terribili degli ultimi maglioni.

<< Aspetta. >> le dita di lei si poggiano sul dorso e George sente un movimento improvviso.

<< Ti piace Roxanne? >> Lui è ancora euforico per quel primo contatto inaspettato.

Piccolo, c'è papà.

<< Ehi! dico a te....Roxanne ti piace? >>

<< Roxanne? io dico che è un maschietto. >>

<< Si. ma ti piace? >>

George la guarda negli occhi, brillantissimi anche alla poca luce della notte.

Capisce  quanto lei ci abbia pensato e perché non sia più riuscita ad ometterlo.

<< Molly no? >> La gomitata arriva non troppo inaspettata  << George! >>

Solo omissioni superflue.

<< Ok ok. >> Ridacchia. Sbadiglia << Uumh, ora però vedi di dormire. >>

Indovina più che certamente il sorriso di Angelina che si allarga.

<< Allora è deciso.  Se è una femmina la chiameremo Roxanne. >>

  
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