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Autore: ElisaJ7B    07/06/2013    2 recensioni
[Amnesia:The Dark Descent]
Alexander e Daniel si trovano entrambi all'interno del castello, ma non sono soli.
Elisa, una ragazza del luogo, farà la sua prima apparizione.
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Madre! Padre!”

 

Elisa correva lungo un corridoio stretto e buio, inseguendo le ombre dei propri genitori.

Più correva e più sembrava che si allontanassero.

Per la stanchezza la ragazza cadde in ginocchio e si fermò a riprendere fiato.

 

Sentì una mano che le si appoggiava sulla spalla.

“Non hai niente da temere, quando sono con te.”

Era la voce di Alexander.

 

Con gioia Elisa si voltò, ma non c’era la figura paterna che si aspettava di trovare.

In piedi dietro di lei apparì Daniel, con il viso sporco di sangue.

Dalla spalla la mano si spostò al collo, mentre con l’altra cominciò ad occludere le vie respiratorie.

 

La ragazza si svegliò nel suo letto, portandosi le mani alla gola e respirando affannosamente.

Era un incubo…

 

Devo andare dal barone.

 

Fu la prima cosa che pensò.

Con ancora indosso i vestiti del giorno precedente, Elisa cominciò a vagare per il castello alla ricerca della stanza di Alexander.

Dopo molti tentativi, lei individuò l’unica stanza da cui filtrava un po’ di luce e bussò.

 

“Avanti”

Con un po’ di timore Elisa fece capolino dalla porta e bisbigliò, in modo quasi impercettibile:

“Ho fatto un brutto sogno…”

“Vieni, accomodati.”

 

La ragazza entrò a piccoli passi nella camera.

Il barone era sdraiato di fianco sul letto, con un libro in mano, probabilmente stava leggendo qualcosa prima di dormire.

 

Ecco. L’ho interrotto. Forse stava per addormentarsi.

 

“Non essere timida, vieni qui.”

Ripeté con un tono più imperativo, scoprendo le coperte accanto a sé.

Con un po’ di titubanza, Elisa si accoccolò sotto le lenzuola e si appoggiò con la schiena contro quella di Alexander,

come era abituata a dormire da piccola con sua madre.

 

“Cosa hai sognato?”

“I miei genitori… di nuovo.

Sono scomparsi qualche tempo fa, delle voci mi hanno detto che dei mostri li avevano rapiti e portati in questo castello, così sono venuta a cercarli…”

“Non abbiamo prigionieri vivi da almeno due settimane, temo che ormai siano andati perduti…”

Pensò Alexander mordendosi il labbro. “Devo cambiare argomento.”

 

“Hai sognato qualcos’altro?”

“L’uomo di ieri, Daniel, che mi uccideva.”

“Dev’essere stato terribile… adesso, dormi.”

Ubbidiente, Elisa chiuse gli occhi e cominciò a rilassarsi, fino a dormire.

 

La mattina successiva, La ragazza si svegliò nel letto di Alexander, ma lui non c’era più.

Lei rimase sotto le coperte ancora un po’, godendosi il caldo del sole mattutino e il profumo di rose che era ovunque.

Proprio quando stava per riaddormentarsi, sentì una voce.

 

“Finalmente ti sei svegliata, eh?”

 

Quelle parole, quella voce, le fecero spalancare gli occhi e lentamente alzò la testa da sotto le lenzuola.

Nascosto in un armadio si intravedeva appena un uomo, che uscendo rivelò la sua identità.

Era di nuovo lui, Daniel, colui che l’aveva aggredita il giorno precedente.

Elisa aprì la bocca come per gridare aiuto, sperando nell’intervento del barone, ma il ragazzo fu più veloce e con una mano gliela sigillò, sussurrando:

 

“Non gridare, ti prego. C’è stato un equivoco.”

Quando fu sicuro che non avrebbe cominciato a strillare, le allontanò la mano dal viso, proseguendo con le spiegazioni.

 

“Il mio nome è Daniel, Daniel da Mayfair. Come te sono entrato in questo castello e non ne sono più uscito.

Tu hai la possibilità di scappare. Cosa stai aspettando? Perché rimani sotto gli artigli del barone?”

“Alexander non ha intenzione di farmi del male! Lui…”

“Ti ha dato il permesso di chiamarlo per nome? Soltanto io potevo…”

 

Lo sguardo del ragazzo era tra il sorpreso e arrabbiato, per il fatto di essere stato facilmente sostituito.

“Tu lo sai in cosa consisteva il mio lavoro?”

“No…”

“Lo sospettavo. Ancora non te l’ha detto.

Il mio compito era torturare gli uomini, le donne e i bambini che entravano in questo maniero.

Da loro si estraeva la Vitae, elemento prezioso che avrebbe contribuito ad aprire il portale.

Attraverso di esso Alexander potrà tornare nel suo mondo, perché lui non è umano.

Ha più di tre secoli, non dorme mai e la sua voce…”

Fissava il vuoto con un sorriso da stupido

“…è così bella, manipolatrice.”

“Questo cosa c’entra con me?” Chiese la ragazza, confusa.

 

“Ma come, non capisci??”

Sbottò Daniel.

“Lui ha intenzione di farti diventare la sua marionetta, proprio come ha fatto con me!

Chi pensi abbia rapito i tuoi genitori? Chi pensi li abbia uccisi?

Lui!

Il leggendario barone di Brennenburg!”

 

“Non è possibile… Stai mentendo! Come osi parlare così di Alexander?”

Elisa aveva cominciato ad urlare.

 

“Tu non capisci… Non importa. Parleremo di nuovo in un secondo momento.

Riflettici su.”

 

Daniel accese la lanterna e scappò, uscendo di nascosto dalla porta.

Rimasta sola, Elisa aveva molte cose a cui pensare.

 

Si stese sul letto e appoggiò la testa sopra il cuscino.

Ecco spiegato perché non trovava i genitori. Le celle erano tutte vuote.

 

Davvero Alexander è così cattivo? Era stato così gentile con me…

 

Non riusciva a crederci. Sembrava una così buona persona…

Un po’ eccentrico, ma con un fascino tutto suo.

 

Devo parlarne con lui.

 

Elisa prese il coraggio a due mani e si diresse allo studio del barone.

Ovviamente era lì, circondato da molte carte, lettere e documenti importanti che aspettavano soltanto di essere letti e firmati.

 

“Cosa hai da dirmi… Sono molto occupato.”

“Ho parlato con Daniel.”

 

La penna d’oca con cui scriveva si spezzò, sporcando tutto il foglio di inchiostro.

La ragazza aveva ottenuto l’attenzione di Alexander.

 

“…Cosa ti ha detto?”

“Mi ha spiegato la situazione… il portale… le vittime… la Vitae… e tutto il resto.”

“Ah.”

“Quanta Vitae le serve ancora?”

“Ormai manca poco, una ventina di litri, più o meno.”

“Posso aiutarla a raccoglierla.”

 

Queste ultime parole fecero sussultare il barone.

A conoscenza del suo passato, era ancora disposta a sostenerlo?

“Ci dev’essere qualcosa sotto.” Pensò.

 

“Per quale motivo?”

“Io sono la sua assistente, perciò il mio unico obiettivo è aiutarla.

Lei vuole tornare a casa?

Lei ci tornerà, le do la mia parola.”

 

“Con qualunque mezzo?”

“Con qualunque mezzo.” Ripeté lei con convinzione.

 

“Anche a costo di farti torturare tu stessa?”

Chiese con un sorriso beffardo il barone.

 

“Certamente.”

Tutta questa sicurezza lo spiazzò, ma subito Alexander si ricompose.

 

“Benissimo.

Ti aspetto nel primo pomeriggio all’obitorio,

per fare dei test per accertare che il tuo corpo sia adatto all’estrazione della Vitae.”

Il barone si alzò di scatto dalla sedia, dirigendosi verso la porta.

 

Elisa era come imbambolata, non consapevole di cosa avesse appena accettato di farsi fare.

La porta sbatté con violenza e ciò la riportò bruscamente alla realtà.

 

Che cosa ho fatto?

  
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