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Autore: Krixi19    07/06/2013    2 recensioni
"Alcune amicizie impiegano molto a maturare, [...] altre invece nascono e crescono spontaneamente. L’amicizia tra Chri e i gemelli Weasley apparteneva alla seconda categoria. [...] Forse era stata proprio l’imprevedibilità ad attrarla a loro, [...]. Erano come il vento, liberi, naturali, spontanei e senza regole, non sapevi dove ti avrebbero portato, ma non aveva importanza: l’unica cosa che potevi fare era chiudere gli occhi e lasciarti trasportare. E così lei aveva fatto, per tutti gli anni in cui erano stati insieme."
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La vita non è che l’insieme di momenti, più o meno significativi; questa storia si compone proprio di questo: momenti, aneddoti, episodi, alcuni più collegati tra loro, altri meno, ma che nel loro insieme vanno a comporre l’esistenza di Christine Harvey, di Fred e George Weasley. Un rapporto unico, quasi indescrivibile; una vita intera, tra gioie e dolori, alcuni più grandi di altri.
Perché se c’è una sola cosa certa, è che la vita è imprevedibile.
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«Io non permetterò che ti accada qualcosa. Né permetterò che accada qualcosa a George. E so che lui farà lo stesso con noi. E so anche che tu farai lo stesso con me e lui. Finché staremo insieme, non ci accadrà nulla».
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley, Nuovo, personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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We were nothing like the rest

 

 

 

 

 Gennaio 1997

 

Chri si strinse nel cappotto, facendo sprofondare le mani dentro le tasche, cercando un riparo dal freddo pungente. Il vapore formava strane nuvolette di fronte al suo viso, nuvolette a cui lei istintivamente cercava di attribuire una forma, come di solito si fa con le nuvole del cielo.

«Sembrava un coniglio» sussurrò, quasi più a sé stessa, che alla persona che camminava accanto a lei.

Fred le sorrise, poi infilò la sua mano – calda – nella tasca di lei.

«Ti ricordi la prima volta che facemmo questo gioco?»

«Certo che sì» rispose lei, intrecciando le dita alle sue, nell’oscurità della sua tasca. «Me lo hai insegnato tu».

«Già» rispose lui, guardando in alto, mentre il suo sguardo pareva perdersi nella volta stellata. «Quella notte pensavo che mi saresti morta per il freddo».

«Un po’ come stasera» commentò lei, mentre con la mente tornava a quella notte di tanti anni prima. Erano ancora due ragazzini al secondo anno, ma già erano – insieme a George – dei veri combina guai; erano sgattaiolati a Mielandia per prendere dei dolci e portarli in Sala Comune, ma la botola sul pavimento, che non veniva smossa da molto, si era incastrata, bloccandoli. Così erano rimasti lì, seduti al freddo, producendo nuvolette di vapore in cui ricercavano figure note; erano rimasti lì, stretti l’una all’altro, finché George non era venuto a recuperarli.

«Un po’ come stasera» ripeté lui. «Mi serviva un modo per distrarti».

«Dubito che stasera ci riusciresti».

«Ne dubito anche io».

Quella fu l’ultima cosa che si dissero per un po’, le preoccupazioni che li avevano momentaneamente abbandonati tornarono a bussare alla loro mente; proprio come allora, aspettarono stretti l’uno all’altra l’arrivo di George, facendo nuvolette di vapore, ignorando però la forma che assumevano.

«Non capisco perché non siamo potuti andare con lui» disse stizzita Chri, forse per la milionesima volta.

«Ordine di Malocchio» era sempre la risposta di Fred; ormai risultava atona, come una risposta imparata a memoria, la risposta che si sa che bisogna dire, anche se non ci si crede minimamente. «È solo una consegna, niente di cui preoccuparsi» aggiunse, cambiando tono.

«Se è così» obiettò Chri, «perché servono due pali?»

Fred scrollò le spalle. «Precauzione»; poi cambiò argomento: «Domani a che ora arrivi in negozio?»

Chri parve rifletterci sopra un momento. «Devo fare rapporto a Malocchio, poi arrivo».

«Quindi, dici che per le nove arrivi?»

«Dipende...» e lasciò cadere la frase, perché non aveva voglia di pensare da che cosa dipendesse.

Fred annuì e Chri poté sentire la stretta della sua mano farsi più forte, e di nuovo calò il silenzio, rotto solo dai loro respiri sincronizzati.

«Domani sera cominciamo l’inventario» disse lei, pur sapendo che Fred ne era perfettamente consapevole, ma non sopportava più quel silenzio carico di tensioni, e aveva bisogno di sentire la sua voce. «Non dovremmo metterci molto a far le verifiche» continuò, vedendo che lui non rispondeva, «abbiamo i corrispettivi, abbiamo i moduli di entrata merci e i moduli di uscita, senza contare gli arrivi dei fornitori; insomma, è tutto catalogato, dobbiamo solo verificare che i dati corrispondano».

«Fortuna che sei nostra socia» disse Fred, ridacchiando. «Io e George probabilmente ci saremmo limitati a vendere e ordinare gli ingredienti una volta finiti».

Chri sorrise divertita. «Già, lo so, mi ci è voluta una vita a convincervi che bisogna tenere traccia di tutto».

«Sei troppo...» cominciò, ma s’interruppe, tendendo le orecchie; in quel momento, l’aria vibrò e due figure si Materializzarono accanto a loro.

«Tutto a posto!» esordì George, un sorriso stampato in faccia, mentre Chri tirava un sospiro di sollievo, e percepiva tutta la tensione di Fred, sapientemente celata, evaporare.

«Scusate il ritardo» aggiunse Frida, con aria affranta, «ma George...»

«Ehi» intervenne subito lui, «è il nuovo anno da qualche ora: dovevo passare a prendere lo Champagne» e tirò fuori una bottiglia di Champagne Dom Pérignon.

Chri lo guardò perplessa, poi scoppiò a ridere, mentre Fred, con lo stesso sorriso entusiasta del fratello, faceva apparire quattro bicchieri a calice, distribuendoli poi con un colpo di bacchetta.

«Allora» disse George, stappando la bottiglia, per poi cominciare versare il vino, «a cosa si brinda?»

«Beh, al nuovo anno, no?» disse Frida, mentre Chri annuiva afferrando il suo bicchiere.

«Come siete banali» disse Fred. «No, dunque, vediamo... Beh, prima di tutto brindiamo al negozio».

George annuì, e continuò: «Che è magnifico. Poi brindiamo al nuovo lavoro di Frida».

«A Lee» disse Fri, «che sicuramente ci starà odiando perché dobbiamo ancora raggiungerlo».

«E a Cat» aggiunse Chri, «che sarà chissà dove a spassarsela».

«Brindiamo a noi» disse Fred, «che continueremo a spassarcela ancora a lungo».

«Il meglio deve ancora venire» aggiunse George, sorridendo. Poi tutti alzarono i loro calici, li fecero incontrare con un tintinnio di buon auspicio, e bevvero a tutte le loro speranze e promesse.

Si Smaterializzarono ridendo, dimentichi della tensione di qualche istante prima, alla volta di una serata di divertimenti e baldorie, di cui avevano decisamente bisogno.

 

 


Eccomi qua! Dai, stavolta il ritardo non è eccessivo, no? ;)

Dunque, questo capitolo è uno dei miei preferiti, e non so del tutto nemmeno perché. Ho voluto parlare del ruolo dei gemelli, di Chri e anche di Frida nell'Ordine della Fenice, di cui sappiamo dai libri entrano a far parte ufficialmente, ma ho preferito concentrarmi sulle sensazioni, le paure, più che sui compiti e i ruoli che svolgono effettivamente nell'Ordine - questa parte è lasciata volutamente vaga, spero solo che non sia eccessivamente vaga, ecco.

Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che stanno leggendo e i recensori: grazie, davvero! Ho letto con gioia le vostre recensioni, scusate se non ho ancora risposto, ma è un periodo folle e ho giusto giusto il tempo per pubblicare (e nemmeno quello, visti i ritardi), ma le risposte arriveranno senz'altro! Nel frattempo vi faccio un ringraziamento generale :)

A presto,

Cri

   
 
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