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Autore: Shadow_Edgeman94    07/06/2013    4 recensioni
Un misterioso guerriero arriva a Konhoa, per prendere il giovane Naruto e proteggerlo dalla minaccia dell'Akatsuki, insieme agli altri otto Jinchuuriki.
Inoltre, conosce cose di Naruto che neanche il biondo sa.
Ma chi è questo misterioso guerriero?Dice di chiamarsi Sozoku, ma sarà quella la sua vera identità? E perchè si interessa così tanto ai Jinchuuriki?
Tra misteri, lotte ai confini tra umano e demone e rivelazioni sconvolgenti, un nuovo Rokudou Sannin si ergerà dalle ceneri del primo.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Ormai senza Sozoku con loro, il gruppo raggiunse il luogo dove si trovavano gli Akatsuki. Naruto era pensieroso. Ultimamente glie ne capitavano di tutti i colori, tra Sozoku che faceva il misterioso e Kyuubi che lo aiutava, cominciava a non capirci più nulla. Sospirò sconsolato, esaminando i chakra che sentiva all’interno della caverna. Inizialmente ne aveva contati una decina, ma adesso erano soltanto due, quelli di Sasori e Deidara. E questo significava che Gaara era morto. Non disse nulla ad Hinata ne agli altri, non voleva condividere con loro quella perdita, o almeno non nell’immediato. Avrebbero rischiato di farsi accecare dalla rabbia e questo gli sarebbe potuto costare la vita. Si limitò semplicemente a dire che erano in due e che erano gli stessi che avevano affrontato in precedenza.
“Cosa facciamo allora?” chiese Sakura, fissando l’ex compagno di team.
“Il bombarolo si sta allontanando con Gaara, io e Kakashi lo intercetteremo, voi pensate a Sasori, mi raccomando soltanto di non farvi colpire da nessuna delle sue armi, sono altamente velenose” disse, serio, per poi fare una smorfia “Io e Hinata ne sappiamo qualcosa”
L’intero gruppo annuì, mentre Naruto tirava Hinata in disparte.
“Hinata-chan, per favore, se sei nei casini non esitare un attimo ad utilizzare QUELLA COSA oppure QUELLE, non sono sicuro che Sasori sia debole come l’abbiamo visto quella volta, credo che avesse molte carte da giocare” disse, omettendo alcune parole, in modo che solo loro due potessero capire di cosa stavano parlando. Lei annuì poco convinta, Naruto stava parlando della sua Kekkei Genkai ed entrambi sapevano che Hinata la odiava. Ma sappiamo bene che la mora non avrebbe negato assolutamente nulla  al biondo e quindi accettò. Naruto si diresse da Kakashi e si misero alla ricerca del ninja di Iwagakure che portando con se il cadavere di Gaara. Per fortuna anche il cadavere aveva ancora una traccia di chakra inconfondibile, a causa della natura demoniaca del chakra dell’Ichibi.
 
 
Hinata, Sakura e Chiyo entrarono nella grotta, trovandovi il mukenin ad aspettarlo, fermo al centro della stanza. Hinata lo guardava arrabbiata, quel mukenin aveva messo in pericolo la vita di Naruto(oltre che la sua) e adesso aveva contribuito alla morte di Gaara. Perché lei era sicura che il rosso era morto, lo aveva capito dalla faccia di Naruto quando lo aveva nominato.
“Sei ancora viva? Complimenti ragazza, non ti facevo così forte”
“Fa silenzio!” gli disse la mora, stizzita “Non mi interessa quello che hai da dire, io ti devo distruggere, è una promessa che ho fatto”
Sakura e Chiyo guardavano la ragazza, leggermente confuse. Che promessa aveva fatto che la costringesse a distruggere il mukenin di Akatsuki? Non chiesero oltre, ma i ricordi di Hinata erano vividi nella sua memoria, come quando era successo.
 
Sozoku aveva parlato solo mezz’ora fa del piano “Occhio di Luna” di Tobi. Gli aveva detto che dovevano bloccarlo a tutti i costi. Naruto era rimasto un po’ perplesso e se ne era andato dopo dieci minuti accusando mal di testa. Hinata lo era andato a cercare, trovandolo molto dopo in cima ad una casa. La soffusa luce creata dal sistema di lampade dentro il villaggio sotterraneolo illuminava poco, rendendo la sua figura quasi malinconica. Gli si sedette accanto, aspettando che fosse lui a parlare.
“Hinata-chan” esordì, mordendosi poi il labbro per non parlare. Dopo quasi tre mesi di convivenza e di allenamento assieme il loro rapporto era parecchio migliorato, ormai Hinata era la depositaria di qualsiasi dubbio del biondo e viceversa, e se ne avevano bisogno, entrambi cercavano sempre di motivare l’altro. Certo, Hinata aveva sperato di poter essere qualcosa di più di una amica per il biondo, ma andava bene così.
“Cosa ne pensi del piano di Tobi. Insomma, vorrebbe dire che magari io potrei avere di nuovo i miei genitori, tu potresti essere felice e il mondo potrebbe finalmente avere la pace. Perché stiamo andando contro tutto questo?”
Hinata ci rifletté un attimo, in fondo non aveva tutti i torti, ma la cosa non le piaceva lo stesso.
“Perché sarebbe una menzogna” gli rispose infine “Se vogliamo qualcosa dobbiamo combattere e metterci tutto noi stessi per averla”
La ragazza gli fece uno dei suoi timidi sorrisi.
“Me lo hai insegnato tu!”
Naruto rimase pensieroso, stando in silenzio per diversi minuti, poi si alzò di scatto, con il suo solito sorriso in volto e gli occhi che sembravano illuminarsi.
“Ho deciso, Hinata-chan!” disse, facendo sobbalzare la ragazza “Io porterò la pace nel mondo! Ma non quella falsa, voglio la pace vera! E lo farò incominciando da Konhoa, diventando Hokage!”
“E io ti aiuterò in qualsiasi cosa farai, lo prometto Naruto”
Naruto la abbracciò, o per meglio dire la stritolò in un abbraccio, facendogli colorare il volto di un acceso colore rosso fuoco.
“Grazie Hinata, sei la migliore”
E fu lì che il suo cuore non resse, poi svenne.
 
Sasori puntò il braccio verso il trio, facendo uscire dal braccio un parallelepipedo da cui uscirono centinaia di senbon, che Hinata era sicura che fossero avvelenati. Si posizionò davanti alle altre due componenti del gruppo difendendole con un Kaiten(=Rotazione Suprema) che deviò facilmente tutte le armi, che caddero a terra inermi. Subito dopo sfrecciò contro il Mukenin, subito seguita da Sakura, mentre Chiyo rimaneva in disparte. Fu la volta di Hinata di attaccare, che si lanciò addosso al mukenin evitando una stoccata della coda di scorpione di Sasori. A quel punto, Sakura scattò in avanti decisa a seguire Hinata nell’attacco contro il mukenin di Akatsuki. Questo non sembrò assolutamente gradire e decise di sparare un’altra raffica di spiedi contro Sakura. Hinata si fermò preoccupata per difendere Sakura ma questa diede un violento pugno a terra, innalzando un pezzo di terreno a difesa del suo corpo, che la riparò dagli spiedi. Sicura che l’amica stesse bene, Hinata ricominciò l’attacco, affondando un Juuken nella coda di Sasori, che però non ebbe alcun effetto. A quel punto intervenne Sakura con i suoi pugni devastanti a colpire l’arma del traditore, distruggendola con un colpo ben assestato. Sasori si ritrovò nuovamente senza alcuna arma con cui difendersi dalle due. Hinata e Sakura, quasi si leggessero nel pensiero, schizzarono verso il mukenin rifilandogli rispettivamente un Hakke Hasengeki(=Otto Trigrammi Spacca Montagne) ed un pugno carico di chakra, in pieno petto al Mukenin impossibilitato al contrattacco. Fu in quel momento che schegge di legno e frammenti metallici volarono in tutte le direzioni da Hiruko. Una figura all’interno venne brutalmente sbalzata fra i trucioli, atterrando qualche metro più indietro. La figura in questione era un ragazzo molto giovane, dai capelli rossi come il fuoco, vestito con la cappa di Akatsuki. I suoi occhi, quasi vitrei, li fissavano come se avessero commesso il peccato maggiore nel mondo ninja, una offesa alla sua arte. Nonostante quegli occhi spaventosi, la voce risultò calma e composta.
“Complimenti, siete riusciti a distruggere Hiruko”
Hinata fissò i trucioli di legno, un po’ seccata. Credeva di essere riuscita a terminare il combattimento e di poter andare ad aiutare Naruto e Kakashi, ma così non era stato. Ancora più determinata si rimise di nuovo in posizione di guardia.
“Tu?” chiese Chiyo, dietro di loro.
Hinata non ebbe bisogno di voltarsi, avendola comunque sott’occhio grazie al Byakugan, ma Sakura lo fece. La vecchia Chiyo sembrava sconcertata.
“Non sei cambiato affatto da…” la vecchia non ebbe il coraggio di dirlo, ma ci pensò Sasori a continuare.
“Quando sono fuggito vent’anni fa?”
Chiyo rimase un po’ titubante sulla risposta, ma Sasori continuò a parlare, ora sorridente.
“Tu non capisci, io sono un’artista e l’arte è immortale!”
“E tu non sei nemmeno umano” fu l’intervento di Hinata, che gli valse le occhiate dubbiose di Sakura e Chiyo e quella sorpresa di Sasori. Quest’ultimo si riprese subito dalla sorpresa, estraendo un rotolo dalla schiena, sorridendo.
“Chissà, magari hai ragione, vediamo che sai fare, mocciosa!”
Aprì il rotolo, rivelandone il contenuto. Era una marionetta di fattezze umane, con gli occhi sbarrati e spaventosi ed i lunghi capelli neri scompigliati. Vestiva una lunga veste marroncina, una sorta di lungo straccio ornato con una impellicciatura nel colletto. Chiyo quasi non ebbe un infarto nel vedere quella figura.
“Sandaime-sama! Ecco dov’era finito” furono le parole di Chiyo. Sakura non capì, ma Hinata ebbe immediatamente i dubbi. Quella marionetta aveva un aspetto paurosamente umano, ma aveva addirittura un sistema circolatorio del chakra. Aveva visto spesso delle marionette, ma nessuna era così… umana!
“Quella cosa era…” chiese, un po’ schifata, la ragazza.
“Il Sandaime Kazekage” annunciò Sasori, divertito.
Hinata strinse i punti e serrò tutti i muscoli, determinata a farlo fuori. Quell’uomo, se tale si poteva definire, era un mostro che aveva tradito il suo villaggio e ucciso il suo Kage per farne un’arma. Era tre volte disgustoso e andava tre volte contro i principi che gli avevano insegnato a Konhoa e che Naruto aveva deciso di promuovere come base per il mondo di pace a cui voleva dar vita, dove NESSUNO doveva diventare un’arma. Esattamente come lei, la timida Hinata, che non era voluta diventare una macchina da guerra se non per propria scelta, quando aveva promesso a Naruto che lo avrebbe aiutato nel suo obiettivo.
“Gli esseri umani non sono armi” furono le parole sibilate dalla ragazza, prima di scattare in direzione di Sasori. Questo mosse impercettibilmente la mano, mandando il Sandaime Kazekage ad affondare gli artigli sulla mano sulla ragazza di Konhoa. Prima che questa potesse scansarsi, Chiyo la tirò via dal raggio dell’attacco con dei fili di chakra.
“Non andare da sola, stavolta combatterò anchio” disse la vecchia, prendendo due rotoli. Hinata li fissò per un attimo. Su di loro c’erano i Kanji “Haha” e “Chichi” rispettivamente Padre e Madre. Quando Hinata vide il loro contenuta, fu quantomeno sorpresa. All’interno vi erano due marionette che rappresentavano due esseri umani, terribilmente simili a Sasori. Però non erano come il Sandaime, questi non avevano un sistema di circolazione del chakra. Hinata fece attenzione ai loro nomi, rispettivamente “Mamma” e “Papà”. Un sospetto gli attraversò il cervello, confermato da un attimo di sgomento da parte del Mukenin di Suna. Quelle due marionette rappresentavano rispettivamente il padre e la madre di Sasori della Sabbia Rossa. Hinata storse un po’ il naso, dato che la cosa non le piaceva affatto.
La ragazza si rimise in posizione di combattimento, scattando subito dopo su Sasori. Se era vero che aveva imparato molti ninjutsu e due diverse manipolazioni della natura, il suo punto forte erano i Taijutsu, ed in quella era pressoché inarrestabile. Il Sandaime si pose a difesa di Sasori manovrato da quest’ultimo, lanciando proiettili di sabbia nera dalla bocca, chiaramente avvelenati. A sua difesa, prima che potesse bloccarli con un Kaiten, intervennero le marionette di  Chiyo che bloccarono gli attacchi con uno scudo di chakra che partiva dalle loro braccia. Hinata le superò in corsa, tentando di distruggere la marionetta con un affondo del palmo. Il Sandaime mosse il braccio deviando il colpo di Hinata e tentando di colpirla con gli artigli, prontamente bloccato da Sakura, appena arrivata. Ci fu una serie di colpi e Taijutsu, con le due marionette di Chiyo che bloccavano i proiettili di ferro che creava la marionetta. Dopo un po’ Hinata e Sakura erano senza fiato, mentre Chiyo e Sasori continuavano a combattere con le rispettive marionette. Hinata fissò il tetto, seccata. Sakura guardò anche lei il tetto, non capendo il perché di tanto nervosismo nell’amica.
“Sakura, potresti distruggere il tetto?” chiese la ragazza, timidamente.
Sakura non capì il perché di tale domanda ma non chiese nulla e si mise a camminare per le pareti fino ad arrivare al tetto, mentre Sasori era troppo concentrato a combattere con la nonna per potergli prestare attenzione. Sapevano entrambe, però, che se lo avessero attaccato, lui avrebbe immediatamente contrattaccato duramente. In ogni caso, un devastante pugno della ragazza al tetto fece crollare tonnellate di roccia, mentre Hinata utilizzava il Kaiten per coprire se stessa e Chiyo dai detriti. Sasori si coprì con la sabbia di ferro, proteggendosi anch’esso senza riportare danni. Hinata si fermò dalla sua rotazione soltanto quando il tetto fu completamente crollato.
“Mi spieghi il perché di una azione tanto sconsiderata?” sibilò acida la vecchia Chiyo. Hinata diventò immediatamente rossa, forse avrebbe dovuto spiegare, ma non ne aveva affatto il tempo. Iniziò a comporre una lunga serie di sigilli, chiedendo alle due compagne di lotta di coprirla. Sakura accettò immediatamente, fiduciosa nell’amica, mentre Chiyo fu più titubante ma non commentò. Sasori tentò invano di colpire più volte Hinata, ma questa veniva costantemente protetta da Haha e Chichi o da Sakura, che erigeva scudi di terra colpendo il terreno.
“Levatevi adesso, ragazze!” fu l’urlo di Hinata. Chiyo e le sue marionette, insieme a Sakura riuscirono a scansarsi e Sasori si protesse nuovamente con la polvere di ferro. Sakura guardò il cielo, capendo quale era il piano dell’amica. Al posto del tetto vi era una gigantesca lente fatta probabilmente con il Suiton che stava convergendo i raggi solari per creare un unico e potente laser ad altissimo potere calorifico. Lo scudo di Sasori venne rapidamente sciolto dall’attacco e la marionetta del Sandaime prese fuoco quasi subito, diventando inutilizzabile. Persino la veste del rosso prese fuoco, cosa che costrinse il rosso a buttarla via. Lo spettacolo che si parava adesso davanti ai loro occhi, era ben peggiore di quanto avessero immaginato. Hinata aveva ragione, Akasuna no Sasori non era affatto un essere umano, era una marionetta viva!
Chiyo rimase a boccheggiare per qualche secondo e Sakura aveva sbarrato gli occhi a quella vista. Hinata invece lo stava fissando con repressa rabbia. Quello era quanto di più orribile ci fosse al mondo, quel tipo aveva rinnegato persino la sua umanità, e questo sarebbe stato inaccettabile per Naruto, e di conseguenza anche per lei.
“Complimenti vivissimi, avete distrutto il Sandaime. Ma adesso mi avete proprio scocciato, sarò costretto ad utilizzare la mia arma migliore.”
Prese un rotolo, sicuramente un’altra marionetta e aprì uno scomparto nel suo corpo. All’improvviso la grotta si riempì di marionette. Hinata non riusciva nemmeno a contarle tutte di quante erano.
“Vi presento la Aka Higi: Hyakki no Sousen”
Hinata esaminò i loro sistemi circolatori del chakra con il Byakugan. Ognuna di esse era dotata di chakra personale e ciò voleva dire che un tempo era stata umana. Hinata strinse i pugni. La persona che si trovava davanti era poco più che un mostro. E se considerava che quel “Tobi” voleva portare la pace con certe persone come scagnozzi, non era difficile capire quanto traviata e distorta fosse la mente di quell’uomo.
“Sapete, con questa tecnica, ho conquistato un intero paese!”
Sakura stava per rispondergli, ma venne anticipata dalla mora, ormai intenzionata a distruggere Sasori a qualunque costo.
“Una volta una persona mi disse che non valgono diecimila uomini quanto ne vale uno soltanto che abbia nel cuore la Volontà del Fuoco, ecco perché oggi ti sconfiggerò”
Sasori la fissò divertito.
“Volontà del Fuoco? Su, non dirmi che credi a queste stupidaggini!”
“Non sono stupidaggini. Se non riesci a vederla è soltanto perché il tuo cuore non la possiede” disse Hinata, seria “Ho promesso di proteggere Konhoa e le persone che amo al fianco di Naruto e di realizzare il suo sogno. Io sarò la spada con cui difenderà la Foglia ed il mondo intero da quelli come te. Questa è la mia volontà del fuoco”
Mentre parlava, il suo viso aveva cominciato a scurirsi, creando numerose macchie nere in tutta la parte sinistra del volto. L’occhio sinistro le si colorò di rosso acceso mentre declamava la sua nindo. Sakura ebbe un brivido, aveva già visto quella trasformazione addosso a Sasuke tre anni prima, quando aveva sconfitto il suo primo avversario al torneo di Selezione dei Chuunin. Era il Segno Maledetto.
“Hinata, tu…”
“Dopo, Sakura!” fu la risposta secca di Hinata. La ragazza dai lunghi capelli mori chiuse gli occhi, concentrandosi. “E’ ora di finire questo combattimento insensato ed andare da Naruto”
Sasori non parve molto contento delle sue parole e scagliò tutte le sue marionette contro Hinata. Quello che successe dopo fu la cosa più straordinaria che Sakura avesse visto in tutta la sua giovane vita, anche contando di essere l’allieva di Tsunade Senju. Hinata venne rivestita nei palmi e nei piedi da una spessa coltre di puro chakra azzurro e violaceo, segno dell’utilizzo del chakra del Segno Maledetto. Subito dopo fu tutto il resto del corpo ad esserne rivestito, trasformando i suoi abiti in una fiammeggiante armatura di chakra.
“Shodai Sosen Gijutsu: Saiko Taijutsu : Gekido!(=Prima Tecnica Ancestrale: Taijutsu Supremo: Furia)”
Hinata sparì nel nulla. Sakura e Chiyo riuscivano a malapena a percepire il movimento di qualcosa all’interno della nube compatta di marionette, mentre queste ultime sembravano distruggersi da sole, come se nessuno le avesse toccate. Sasori sembrò entrare in panico quando tutte le marionette vennero distrutte o messe in condizione di non poter più nuocere, e ne aveva motivo. Specie ne ebbe motivo quando Hinata gli apparve di fronte, con un colpo già caricato nel palmo, pronto a distruggerlo.
“Hakke Hasengeki(=Otto Trigrammi Spacca Montagne)”
La marionetta Sasori venne inesorabilmente fatta in mille pezzi, come se Hinata avesse colpito un pupazzo di vetro. Soltanto un piccolo insignificante cilindro rimase integro. Il Chakra intorno ad Hinata svanì tutto d’un colpo, lasciando Hinata a terra, boccheggiante dalla fatica. Ne Sakura, né tantomeno Chiyo ebbero il coraggio di avvicinarsi per i primi momenti. Sakura aveva appena visto la sua dolce, timida e debole amica Hinata sfondare in una manciata di secondi cento marionette umane ed un Mukenin di rango S e dimostrare una freddezza in battaglia degna dei migliori Jonin di Konhoa. Seppur la ragazza dai capelli rosa non si fidasse assolutamente di quel Sozoku, doveva ammettere che in ogni caso era stato un grande maestro, aveva trasformato Hinata in una macchina da guerra potentissima.
“Hinata! Attenta!”
Una marionetta di Sasori, probabilmente sopravvissuta alla tremenda scarica di attacchi, l’aveva puntata con una katana. Hinata non aveva le forze per bloccarla e stava per essere colpita. Sakura si precipitò per salvarla, ma Chiyo fu più veloce di lei, mandando Haha e Chichi ad uccidere la marionetta. La scena era poco più che drammatica. Le katane delle due marionette avevano infilzato il “cuore” di Sasori, lasciandolo in fin di vita. Allo stesso tempo, però, lo stavano stringendo in un abbraccio paterno, quasi amorevole.
“Madre, padre” furono le parole di Sasori. Se avesse potuto piangere, lo avrebbe fatto. “E’ così sbagliato desiderare di vivere in eterno? Perché la morte deve corrompere la mia arte, perché?”
Era una domanda disperata, la rabbia di qualcuno che ha visto i suoi genitori andarsene e non tornare più, qualcuno che ha cercato l’amore dalle marionette ma che non ha provato alcun calore da esse. Il dolore di un uomo che credeva di poter diventare freddo come le marionette che impugnava in combattimento, ma che adesso dopo tanti anni, scopriva di aver fallito. Anche se non aveva un cuore umano, la sua anima continuava a risplendere di emozioni.
“Volevo smettere di soffrire, volevo essere un’opera d’arte, una marionetta perfetta. E questo sono diventato, un mostro. Perché nonostante sia un dannatissimo pezzo di legno devo ancora soffrire”
“Perché hai un’anima, Sasori della Sabbia” fu la risposta di Hinata “Quando siamo davanti al dolore possiamo reagire in tre modi: il primo è tentare di eliminare le proprie emozioni, come hai fatto tu, il secondo è abbattersi e lasciarsi andare come probabilmente avrei fatto io. Poi c’è il terzo metodo, che è quello di Naruto. Usare il dolore e la sofferenza per trasformarli in forza per combattere ed andare avanti, trovare nuovi motivi per lottare e nuove emozioni che ci faranno cancellare il dolore. Forse, se non avessi deciso di mollare tutto e tutti, avresti trovato un amico o una persona che avrebbe lenito il tuo dolore e tu avrebbe dato emozioni nuove”
“Il genio a cui viene fatta la morale, che cosa assurda. Provi pietà per il tuo nemico? Che razza di ninja sei?”
Le parole di Sasori erano taglienti, malevole. Voleva avere l’ultima parola sulla discussione, voleva che quel discorso risultasse stupido perché fatto al nemico.
“Un ninja che vuole la pace. Ed il primo passo per la pace è il perdono, Sasori”
Ci furono attimi di silenzio, in cui Sasori fissò gravemente Hinata per capire quanto sincere fossero le sue parole.
“Fra due settimane, al ponte del Cielo, dovevo incontrare un mio sottoposto che spia Orochimaru. Evitate di spargere voce della mia morte ed avrete la possibilità di avere informazioni su Orochimaru e sul suo allievo, so che lo state cercando, non è vero?”
Hinata gli sorrise, abbracciandola. Sakura era sconvolta dalla notizia. Informazioni su Orochimaru significava anche informazioni su Sasuke, avrebbero potuto riportarlo a casa. Provò un moto di affetto per quel ninja traditore, che però svanì subito. Era comunque un nemico. Dall’altro lato continuavano a rimbombargli nella mente le parole di Hinata. Davvero lei e Naruto volevano portare la pace nel mondo ninja? Si rendevano conto di quanto folle fosse il loro obiettivo? Da Naruto se lo sarebbe aspettato, ma che Hinata gli desse corda con tanta determinazione, proprio no.
“Catturate quel bastardo di Orochimaru anche da parte mia” disse, con un sorriso in faccia. Poi crollò a faccia a terra. Così finiva la vita di Sasori della Sabbia Rossa, il più temuto dei Mukenin di Suna.
 
 
Angolo dell’autore:
Bhe, intanto chiedo scusa per il ritardo, ma davvero in questo periodo ero così indaffarato da non potermi mettere al PC, ho addirittura un esame giorno 13, capitemi voi… In ogni caso, mi è dispiaciuto non ricevere recensioni, mi ha un po’ demoralizzato. Approfitto di questo angolino per chiedervi di dirmi quello che pensate del capitolo o della fic in generale, almeno per capire dove sbaglio. Detto questo, al prossimo capitolo intitolato: “Caccia all’artista”
  
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