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Autore: itsedwardbitches    07/06/2013    23 recensioni
Avrei soltanto voluto sentire ancora una volta quel maledetto profumo di vaniglia.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Liam.

'E fa un tiro, dai!' mi scrollò Zayn offrendomi la canna.

Per un solo momento mi sfiorò l'idea di accettare, ma poi fui colpito dal buon senso che mi differenziava dagli altri miei amici, ero l'unico a non aver mai osato fumare, e mai l'avrei fatto.
Rifiutai e Zayn fu costretto ad arrendersi come accadeva ogni volta.
Eravamo insieme in camera sua, a parlare dei nostri problemi mentre Zayn fumava la canna.
Abitava solo dall'età di diciassette anni, quando la madre lo abbandonò per motivi di lavoro. 
Riuscivano a vedersi solo grazie a programmi di videochiamata tramite lo schermo di un iPad.
I patti con la madre erano che lui studiasse e si garantisse il passaggio dell'anno a scuola in cambio di restare a vivere solo in casa, altrimenti sarebbe stato trasferito direttamente a casa della zia Mandy.
Io gli ero sempre tra i piedi, per me quella era come una seconda casa e Zayn era molto importante per me, 
con la piccola differenza che gli volevo bene molto più che come amico.
Speravo che per lui fosse lo stesso, ma da come si comportava, cominciai a pensare che stesse con me solo per il sesso, non per amore.
Lo osservai mentre le sue labbra si poggiavano sulla punta della sigaretta, per poi chiudersi completamente attorno. Inspirò lentamente dalla bocca e subito dopo espirò dal naso e una nube di fumo non mi permise più di vedere il suo volto.
Si girò verso di me e mi soffiò il fumo sulla bocca schioccandomi un bacio a stampo veloce.
'Non è che mi vada così tanto a genio che tu fumi questa roba, Malik' dissi scostando il suo volto dal mio, 
mi alzai e mi andai a sedere alla scrivania per controllare la posta e-mail. 
Zayn sbuffò, finì la sua canna e la gettò nel gabinetto senza tirare lo sciacquone. Mi venne da dietro e con la testa si poggiò tra la mia spalla ed il collo, e cominciò a baciarlo lentamente, per poi cominciare a succhiare per più di dieci secondi. Lo lasciai fare, incapace di rifiutare un tale gesto da parte di Zayn. 
Era la cosa più eccitante per me, e sentivo che lo era anche per lui dal suo risolino e il respiro affannoso, il corpo affamato di qualcosa oltre un semplice bacio.
Continuò fino a lasciarmi un piccolo livido sul collo che avrei coperto con del fondotinta per non insospettire nessuno.
Alzò la testa dal mio collo e mi venne avanti.
A gambe aperte si sedette sulle mie ginocchia e mi prese il volto tra le mani.
'Sei irresistibile quando ti lasci sottomettere' disse Zayn guardandomi diritto negli occhi, poi si fece strada con la lingua nella mia bocca, percorrendo ogni centimetro con la lingua.
Ci baciammo con foga per più di cinque minuti.
Finimmo per terra uno sopra l'altro, stretti in un caloroso abbraccio. 
Gli schioccai un bacio a mezze labbra come segno di tregua, non mi andava di proseguire in quel momento, non dopo quello che era successo il giorno precedente. Lo avevo perdonato, sì, ma non del tutto da permettergli una scopata.
Riprese a baciarmi, questa volta più dolcemente mentre scendeva con le mani verso la zip dei miei pantaloni, ma lo fermai non appena stava per sganciare il bottone. 
Me lo scrollai di dosso e alzandomi decisi di chiarire l'accaduto del giorno prima e chiedere una spiegazione.
Zayn mi guardò come sconvolto. Fece per prendere lui la parola, ma io lo precedetti.
'Credi di cavartela così, come se niente fosse?' dissi con tono calmo ma ero già ai limiti della pazienza.
Lui si mise composto, si aggiusto i vestiti e si alzò in piedi per poi mettersi comodamente a sedere sul letto, mi osservò di sottecchi e si sistemò il ciuffo verso l'alto come solo lui faceva, in un modo talmente sexy che mi eccitava sempre come se fosse la prima volta che glielo vedessi fare.
'Liam, perché ti comporti così? Non so di cosa stai parlando' disse con tono ancor più calmo e rassicurante del mio, quasi irritante il suo modo di fare.
Cercai di mantenere la calma. Non avrei voluto recitare la parte della fidanzatina gelosa, non me lo sarei permesso. 
Ma non conoscevo nessun altro modo per far si che Zayn si rassegnasse a fingere di non capire. 
'Chelsea ha una bella carrozzeria, eh? Da fare invidia.' dissi perdendo le staffe. Cominciai ad agitarmi sul serio, ma lui rimase impassibile e sicuro di se.
'È solo un'amica, niente di più. A stento ci rivolgiamo la parola' disse abbassando lo sguardo.
Per la prima volta ero io ad avere il controllo e sottometterlo, e questo non mi dispiaceva per niente. 

'Per questo vi baciavate in quel maledetto pub, perché siete amici' mi avvicinai a lui. 
Non rispose.
'Almeno abbi il fegato di non mentire Zayn' abbassai il tono della voce quasi in un sussurro.
Uscii dalla camera senza rivolgergli altre parole, sarebbe stato solo inutile. Scusarsi per bene stava solo a lui. Doveva dimostrarmi quanto tenesse a me, al nostro amore, e che non gli interessasse la prima ragazza di passaggio.
Scesi le scale e raggiunsi in fretta la porta. Mi guardai indietro in attesa che lui mi fermasse, cercasse di chiarire le cose, ma nulla di ciò accadde.
Mi fece molto male.

Non teneva davvero così tanto. 
'Non mi ama, lui non mi ama!' pensai tra me e me.
Nessuno mi aveva mai amato.



Niall.


Il suono delle casse che davano 'Sweet November' dei Guns n' Roses, rimbombava nella stanza, facendo tremare le pareti. 
Accompagnavo la canzone con la chitarra elettrica. Per me era come uno sfogo, lo facevo ogni volta che ne avevo bisogno.
Così simulavo un concerto. 
Il mio più grande sogno era poter diventare famoso ed entrare a far parte di una band come chitarrista, e avrei inseguito questo sogno, ad ogni costo.
Posai per un attimo la chitarra a terra per fare un tiro dalla sigaretta che stavo fumando e che avevo dimenticato di finire troppo preso dalla canzone. 
Feci un ballo che finì in scivolata simulando Freddie Mercury. Mi misi in ginocchio e mimai un batterista.
Salii sul letto e cominciai a saltare, sempre più eccentricamente.
In perfetta sincronia con la fine della canzone, mi gettai sul letto e portai le braccia dietro la nuca.
Mi ero sfogato abbastanza e mi sentivo finalmente più libero, leggero.
Chiusi gli occhi pensando di fare una pausa e dormire per un pò, ma qualcuno bussò alla porta della camera.
'Nialler! Apri un attimo.' era la voce di mia madre.
'Non senti che sto dormendo, mà?' dissi divertito guardando l'ora sul mio orologio da polso.
Sentii un suo sbuffo. 'Andiamo Niall, apri. C'è tuo padre alla porta, ti vuole vedere.' disse con voce dolce. 
'Mandalo via!' risposi rude, 'non mi va di parlargli oggi. Digli che sarò io a passare domani a casa sua.' continuai alzandomi dal letto e aprendo la porta a mia madre.
Le presi il mento tra il pollice e l'indice e la guardai negli occhi. Le volevo un bene dell'anima.
'Su mamma, ti prego. Ci andrò domani, lo prometto.' dissi tutto d'un fiato cercando di sembrare più credibile possibile.
Le diedi un bacio sulla fronte e mi feci strada verso il bagno.
La sua voce mi bloccò.
'Niall.' disse con aria triste. Mi girai verso di lei annuendo.
'Qualunque cosa ti chieda, rifiuta, ti prego.' disse avvicinandosi a me, prendendomi la mano, come per farmi sua.
Mi voleva bene, lo sentivo, e non avrebbe mai voluto lasciarmi. 
Allora capì.
'Vuole portarmi da lui in Francia, vero?' chiesi deciso.
Mia madre annuì stringendomi ancor di più la mano.
'Mamma, era un periodo. L'anno scorso non mi sentivo bene qui e volevo andarmene. Ma ora sono più forte, Allyson mi aiuta e sai che non ti lascerei mai sola' dissi stringendola in un forte abbraccio.
'Ti voglio bene' disse, poi continuò 'anche se delle volte non sei il figlio perfetto' accennando un sorrisetto.
Pensai.
Il furto nel negozio di CD, per il quale mi richiusero in cella per una notte.
Il fumo.
Il modo in cui mi vestivo e andavo in giro.
E il mio essere acido con tutti.
'Non me ne andrò mamma, ora sono forte' le diedi un bacio sulla guancia e la lasciai andare per poi richiudermi in bagno.
'Sono forte mamma, sono forte' ripensavo alle parole appena dette, e mi poggiai piano con la schiena verso la porta e cominciai a scivolare fino a sedermi per terra. Mi rannicchiai portando la testa tra le ginocchia e coprendo il capo con le mani. 
Il giorno seguente sarei andato davvero da mio padre, per chiarire le cose e dirgli che non avrei mai abbandonato la mamma, aveva bisogno di me. Lui da buon padre quale era, si sarebbe rassegnato e avrebbe fatto decidere me.
I dubbi mi assalirono.
Volevo davvero andare in Francia, mollare tutto il male che avevo a Bredford, ma semplicemente non potevo.
Mia madre sarebbe ricaduta nel turbine della droga, e non potevo permetterlo.
Mi rassegnai al mio destino e per auto convincermi, ripetei all'infinito quelle due parole 'Sono forte'.
Ma la verità è che non ero per niente forte, e tanto meno lei.
Però qualcuno doveva esserelo per emtrambi, per andare avanti.
Quel qualcuno ero io.
Avevo bisogno di un aiuto, avevo bisogno di Allyson.



Harry.


Aspettavo che l'acqua sul fuoco bollisse. 
La guardavo, era il mio peggior nemico sin da quand'ero bambino. Da quando il peggio avvenne.
Mi persi nei miei ricordi, dei brutti ricordi del mio brusco passato, quello legato a mio padre.
L'uomo che con le sue azioni, per quanto brutte, mi aveva reso l'Harry senza paure e indistruttibile che sono.
Mentre ripensavo all'accaduto, una lacrima mi rigò il volto.
'No, Harry! Tu non sei così. Lui lo faceva per il tuo bene'.


'Su Harold, la mamma non c'è, sai cosa significa?' disse con aria eccitata, felice.
'No..' risposi esitante. All'interno ero curioso ed impaziente di sapere cosa volesse fare, ma non lo mostrai all'esterno.
'Significa che abbiamo un giorno solo per me e te. E ce ne andiamo al mare!' disse venendomi vicino.
Si chinò per arrivare alla mia altezza e guardarmi dritto negli occhi.
'Allora? Che te ne pare come idea?' mi chiese subito.
Sembrava davvero entusiasta di poter passare un pò di tempo con me.
Non volevo deluderlo. Così anche se non mi andava di trascorrere del tempo con lui, sfoggiai uno dei miei sorrisi più grandi, vivi quanto finti. 
'Certo che mi va papà.' dissi alla fine con aria eccitata, 'preparo la borsa, mi metto il costume e scendo' dissi mentre già cercavo di scappare verso la mia camera, ma lui mi bloccò, mi passò una mano tra i capelli e con un enorme sorriso stampato in faccia giocherellò un pò con mie fossette. Mi diede una pacca sulla spalla.
'Forza, fai presto!' disse e scattai ai suoi comandi.
'Andiamo a fare il bagno Harold.' disse mio padre togliendosi la maglia e gettandola per terra sulla sabbia.
Io lo imitai e insieme raggiungemmo la riva.
Il tempo era perfetto per una giornata in spiaggia. 
Nel cielo non era presente alcuna nuvola ed era limpido quanto l'acqua, invitante.
Immersi piano prima le gambe. L'acqua era fredda e non riuscivo ad immergermi troppo velocemente.
Ma mio padre cominciò a schizzarmi in modo giocoso, sempre con il sorriso stampato in faccia.
Cominciò a ridere 'Su buttati, fai l'uomo!' mi disse per poi immergersi di testa e riemergere dopo circa sei metri.
Mi feci coraggio e mi immersi anch'io e lo raggiunsi in stile libero. 
Lui mi aveva insegnato a nuotare, come aveva fatto con qualsiasi altra azione che allora conoscevo.
Cominciammo a giocare. 
'Harold! Ti stai divertendo almeno un pò con il tuo papà?' mi chiese passandosi la mano tra i capelli con un gesto buffo.
Annuì lentamente per poi farlo con sincerità.
Sì, mi stavo divertendo per la prima volta con mio padre.
Quella giornata stava scorrendo in modo perfetto, forse maledettamente troppo.
'Facciamo un gioco' disse portandomi più a riva in modo che entrambi potessimo toccare con i piedi per terra.
'Una gara di apnea. Al mio tre ci immergiamo e vince chi resta più tempo sotto' mi disse con aria di sfida.
Nei suoi occhi intravidi quel luccichio di sempre, e allora accettare non mi sembrò una buona idea.
'Non mi va in realtà.' dissi abbassando lo sguardo, non avrei voluto incrociare il suo, non ne sarei uscito vivo di sicuro.
'Va bene. Allora io esco.' disse con voce seria già facendosi strada verso la spiaggia.
'Ok, vada per la gara!' risposi subito dopo. 
Volli fidarmi ancora una volta di lui, e fu un gravissimo errore.
Ero sott'acqua quando le sue mani mi presero dalla schiena spingendomi sempre più giù impedendomi di riemergere.
Non avevo più aria. Aprii la bocca e ingerii più di tre boccate d'acqua, sia dal naso che dalla bocca.
Cercavo di dimenarmi, ma la sua presa era più forte di me.
Non ressi più e mi lasciai andare.
Svenni.
Riaprii gli occhi, vedevo appannato, ma poi la vista cominciò a diventare più chiara.
Mi trovavo in ospedale, su un letto dalla lenzuola di un bianco candido, accecante.
Ricordavo ogni minimo particolare di ciò che era accaduto, mi venne un nodo allo stomaco.
Un infermiera entrò in camera. Mi scrutò e uscì di nuovo.
Rientrò insieme a mio padre che si passò una mano tra i capelli 'Harold! Che Dio ti benedica, stai bene!'. 
Raggiunse il mio letto di corsa. Fece per prendermi la mano ma io la ritrassi subito e lo guardai con disprezzo.
'Può lasciarci soli, signorina? disse mio padre senza staccare lo sguardo dal mio.
L'infermiera ubbidì senza opporsi, e si lasciò la porta alle spalle.
'L'ho fatto per te figliolo' disse guardandomi serio.
'È per il tuo bene, credimi' disse avvicinandosi di più a me.
Aveva bevuto e molto. Il suo alito sapeva di vodka, quella che riempiva tutti gli scaffali della dispensa.
Cominciai a piangere. Avevo paura. Non capivo le sue parole. 
Aveva provato ad uccidermi. Non è così che si dimostra il bene per una persona.
Scossi la testa.
'Non mi tratteresti in questo modo se mi volessi davvero bene' dissi singhiozzando, me ne pentii. Non averi dovuto farmi vedere debole da lui, me lo ripeteva sempre. 
Fu in quel momento che capii davvero cosa intendeva.
Mi faceva del male solo per rendermi davvero più forte, così che avrei affrontato le situazioni future, quelle più difficili, con sicurezza.
Per rendermi quasi immune al dolore che avrei ricevuto successivamente.
Così aveva ragione, era per il mio bene.
Lo abbracciai e gli sussurrai che avevo capito cosa intendeva.
Da quel giorno in poi mi sarei comportato da bravo bambino.



Immerso nei miei pensieri, non mi ero accorto che l'acqua ormai bolliva. 
Gettai la pasta e mi asciugai le lacrime, mio padre sarebbe tornato da un momento all'altro.
Bussò alla porta dopo dieci minuti, quando il piatto di pasta al sugo era già in tavola.
Aprii la porta. 
Trovai l'uomo che mi aveva plasmato a sua immagine e somiglianza.
Sorrise dinanzi a ciò che aveva davanti agli occhi, a ciò che aveva creato.
Ero diventato quell'Harry cattivo, arrogante e menefreghista che voleva.
Riversavo tutto ciò che avevo subito da mio padre sugli altri, e questo a me non creava senso di colpa o rimorso, ma comunque sapevo che creava dolore alle persone.
Ma io stavo bene.
E l'essenziale era il mio di bene, non quello degli altri.










SALVE BELLIIIIIIII.
Nel capitolo parliamo un pò di Zayn e Liam che hanno un pò di problemini, poi nei prossimi capitoli vediamo cosa succede jksdh.
Abbiamo Niall che povero ha i suoi problemi e cercherà un aiuto in Allyson.
Ed infine il caro Harry che ci racconta un pò della sua infanzia...quindi con questo voglio far capire davvero perchè Harry si comporti così.
Purtroppo per Allyson e il 'ragazzo misterioso' dovrete aspettare ancora un pò...e nel prossimo capitolo ci sarà l'entrata in scena del caro Lou.
SPERO DAVVERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA E CHE CONTINUIATE A SEGUIRE LA STORIA:)
Con questo è tutto, lasciate una recensione per farci sapere cosa ne pensate.
A presto con il prossimo capitolo c:
Un bacione -Nunzia e Federica. 
<3
  
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