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Autore: C h a r l o t    07/06/2013    4 recensioni
Un ambizioso e forse pretenzioso tentativo di scrivere Ragazzo Da Parete dalla prospettiva di Patrick.
So che non ci riuscirò, ma spero potrete apprezzarla comunque!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Patrick, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti!
Ma proprio tutti...beh, comunque: ci tenevo a dire che questo è un tentativo forse un po' pretenzioso di riscrivere il libro dalla prospettiva del mio personaggio preferito, ossia Patrick.
Ci tenevo a precisare che, nonostante ci abbia provato, tendo a mischiare aspetti del libro e del film (che in alcuni punti sono realmente differenti) quindi scusate se non sarò esattaente fedele al libro, anche perchè so già che da modesta storia identica al libro, diventerà un delirio inventato da me.
Forse tutto ciò non ha senso e nessuno leggerà, però fa niente: sono la prima autrice di long in questa sezione! *feel like a boss*
Buona lettura :)

 

 

 

Primo giorno del mio ultimo anno di liceo. Wow, speravo in un’accoglienza trionfale da parte dei più piccoli, ma niente. Che delusione.
Come prima lezione oggi ho chimica, ottimo inizio.
Mia sorella Sam ed io ci avviamo verso l’aula del professor Stuart, stiamo per entrare quando vedo con la coda dell’occhio Brad, il nostro quarterback, nonché mio ragazzo.
Lo guardo e gli sorrido, lui controlla che non ci sia nessuno che conosce nelle vicinanze e ricambia.
Che bello il suo sorriso.
Bene, dopo questo avvenimento la noiosa lezione di chimica sarà decisamente più sopportabile.
Mentre il prof. Stuart ci chiede delle nostre vacanze, ringrazio di essermi accaparrato l’ultimo posto, così sarò l’ultimo a cui lo chiederà e avrò tempo per inventarmi la mia estate.
Devo inventarmela perché non posso raccontare a tutta la classe che la prima parte dell’estate è stata bellissima e bruttissima allo stesso tempo. È stata bellissima perché ho fatto l’amore con Brad.
Solo che lui continua costantemente a vivere nel terrore che suo padre lo venga a scoprire in qualche modo, teme di andare all’inferno.
È stata bruttissima perché poi non ci siamo più visti, i suoi genitori l’hanno ricoverato in un centro per le dipendenze.
Solo quando mancavano pochi giorni all’inizio della scuola e io passavo le mie giornate a piangere, lui si è presentato sotto casa, lanciando sassolini alla mia finestra.
Mi ha detto che dovevamo tenerlo segreto, ma che non poteva stare senza di me, perché mi ama.
Nonostante io sia così innamorato di lui, e vorrei tanto poterlo gridare al mondo intero, mantengo le sue condizioni perché non potrei mai permettermi di perderlo. MAI.
La campanella suona e possiamo finalmente muoverci da quel luogo pieno di provette e arnesi potenzialmente pericolosi, qui Sam ed io dobbiamo separarci, perché lei andrà alla lezione di spagnolo e io andrò a laboratorio.
Non faccio in tempo a varcare la soglia che qualche idiota che pensa di essere originale dice: «Ciao Niente, come sono andate le vacanze?» onestamente, non so nemmeno chi sia quella che mi ha posto la domanda, ma sono così stufo di sentirmi chiamare con quello stupido nomignolo propinatomi fin troppo tempo fa, che ricambio alzando il dito medio della mia mano destra, per poi sedermi più lontano possibile da quella tizia così simpatica.
La classe inizia a riempirsi, e noto che la maggior parte dei presenti sono matricole con lo sguardo terrorizzato e perso nel vuoto. Un classico.
Decido di far calare un po’ la tensione inscenando una fantastica imitazione del professor Callahan.
Mi alzo in piedi, mi disegno con un carboncino barba e baffi tipici del nostro insegnante e inizio ad fargli il verso.
Riscuoto subito un gran successo, la gente ride e vedo la tensione abbandonare i loro volti almeno un poco. Bene, il mio obbiettivo è stato raggiunto.
Decido di finire in bellezza con una delle sue solite frasi, quando sento le risate spegnersi.
È dietro di me, me lo sento.
Mi volto e lo vedo guardarmi con disapprovazione: «Bene, bene, chi abbiamo qui? Lo sai che sei in una classe piena di matricole? Non è già abbastanza umiliante per te come cosa? Ora, siediti e inizia a leggere il primo capitolo del manuale».
Obbedisco e torno al mio posto, decido però di dare ancora un po’ di fastidio inventandomi il titolo del “primo capitolo del manuale”.
Manuale, poi: che parola stupida! In quanti ancora usano questo termine per definire un libro scolastico?
Mah, solo il Callahan!
È a metà della lezione che noto un ragazzino, occhi azzurri e capelli corti. Mi sta fissando con un mezzo sorriso stampato in faccia, appena si rende conto di essere stato scoperto distoglie subito lo sguardo.
Sembra simpatico.
Finalmente dopo altre lezioni assolutamente non degne di nota, possiamo andarcene da quel buco di scuola.
Anche il primo giorno del mio ultimo anno di liceo è andato.
Salgo sul pickup di Sam ed esordisco: «Oggi un’altra testa di cazzo mi ha nuovamente chiamato Niente.  Quando la smetteranno? Cristo. A te com’è andata la giornata?». Mi volto verso mia sorella e le sorrido.
«Lasciali stare quelli, Patrick! Non hanno un minimo di vita sociale e pensano di essere fighi, da compatire. Comunque a me è andata bene, stasera si va con Alice e Mary Elisabeth al Big Boy, ok?».
Trovo molto carina come cosa il fatto che mi abbia invitato, ma io vorrei tanto riuscire a vedermi con Brad, non stiamo un po’ insieme da qualche giorno.
«Non so, forse stasera mi vedo con Brad» mi scappa un sorrisetto quando lo dico, i miei amici me lo fanno sempre notare, è una cosa inevitabile.
«Ah, d’accordo! Fammi sapere se ci raggiungi o meno».
«Sicuro!» a volte trovo assurdo come il destino ci abbia fatti incontrare, con tutte le figlie viziate che ci sono in giro, mio padre abbia sposato proprio la madre di Sam che, detto tra noi, è la ragazza più fantastica che conosco.
Le voglio un bene enorme.
Arriviamo a casa e accendo lo stereo, mi va di ascoltare un po’ di Blondie.
Sono già passate un paio d’ore e Brad non si è ancora fatto vivo per farmi sapere se questa sera ci vedremo, così decido che, se non mi farà sapere niente entro la fine di questo disco, andrò al Bigo Boy con gli altri.
In ogni caso, ci sono buone probabilità di trovarlo lì con i suoi amici e compagni di squadra.

Eccoci qui, solito tavolo, soliti amici, solite cazzate.Siamo semplicemente noi: Sam, Bob, Mary Elisabeth, Alice ed io.
Amici da sempre, da quando ne abbiamo memoria.
Stiamo parlando del più e del meno tra fumo di sigaretta, birra e qualche muffin al doppio cioccolato e cocco, quando sentiamo la campanella della porta tintinnare.
Un gruppo di ragazzi entra, noto le iniziali della squadra di football sulla loro felpa.Subito le loro voci irrompono nella tavola calda, spezzando la quiete.
Per ultimo, vedo entrare un ragazzo non molto alto, di corporatura muscolosa e i capelli castano chiaro non troppo corti.
In una parola? Brad.
Gli atleti si dirigono verso il primo tavolo libero che vedono, io non gli stacco gli occhi di dosso nemmeno per un secondo, quanto a lui, mi rivolge brevi sguardi in cui cerca di comunicarmi qualcosa, che non afferro immediatamente.
Ordinano qualcosa da mangiare e da bere, la loro spavalderia si percepisce lontano un miglio: loro sono i giocatori di football della scuola che vince il campionato juniores da cinque anni di fila.
Esattamente da quando Brad è entrato in squadra.
Un caso? Non direi.
Li guardo pavoneggiarsi per la loro popolarità, quando vedo i suoi occhi castani fissarmi.
Arrossisco leggermente, il suo sguardo mi fa sempre quest’effetto.
Come se gli avessi letto nella mente mi dirigo in bagno, mentre lui fa esattamente la stessa cosa.
Fuori dai servizi semplici compagni di scuola, dentro amanti passionali.
«Perché non ti sei fatto sentire per questa sera?» gli chiedo fingendomi infastidito.
«Scusami, ma ho avuto mio padre attorno per tutto il pomeriggio.
Sai com’è, non potevo alzare la cornetta per dire qualcosa tipo “ehi ciao Patrick, alias mio ragazzo, che ne dici se ci vediamo questa sera e andiamo a spassarcela sul campo da golf che mio padre abitualmente frequenta?”» riesce a strapparmi una risata, ci riesce sempre.
Mentre facciamo questo discorso, blocchiamo la porta con il cestino, meglio non farsi scoprire.
«Bene, siamo al sicuro» gli dico sorridendo con gli occhi.
«Direi di sì» risponde lui.
Mi avvicino lentamente al suo viso, gli faccio una carezza: «Mi sei mancato, quarterback».
«Anche tu, Niente» non riesce quasi a finire la frase, perché le mie labbra hanno sfiorato le sue.
Forse non sarà il posto più romantico dove baciarsi con il proprio ragazzo, ma ci si deve accontentare e, d’altro canto, quando baci la persona che ami, l’unica cosa che conta è che siete lì insieme.
Decidiamo di non andare oltre al bacio, seppur lungo e bramato.
Usciamo a distanza di qualche secondo l’uno dall’altro.
Le precauzioni non sono mai troppe.

 


IMPORTANTE: questa storia è sì frutto della mia fantasia, ma non sarei mai e poi mai riuscita ad andare avanti se non fosse stato per Chiara, una mia compagna di classe che mi ha dato idee geniali per continuare. Quindi un po' di merito va anche a lei.

  
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