Ultimamente, quando Louis è felice, lo è distrattamente,
provvisoriamente. Ultimamente, quando sorride con quel sorriso solare,
contagioso, caloroso, il suo sorriso, lo fa sempre solo per pochi
secondi. Poi è come se si ricordasse di qualcosa, se la sua anima ritirasse
quel sorriso come un elastico, e allora fa una smorfia e, in una frazione di
secondo, le labbra tornano dritte e gli occhi gli si spengono.
E questa per Zayn è la cosa più dolorosa del mondo. Ma
non sa cosa farci e allora semplicemente deglutisce il dolore in silenzio.
Perché non è lui quello che fa ridere gli altri: quello è il compito di Louis,
il suo punto forte, la sua attitudine. Zayn sa solo
mugugnare a mezza voce commenti sarcastici, e questo non basta a far sorridere
Louis come faceva prima.
(Lui non è abbastanza, non lo è mai stato)
Il profilo di Louis, la sue labbra sottili, le ciglia lunghe e
scure sono così belli che spesso a Zayn prudono le
mani dalla voglia che ha di prendere in mano una matita e fissarli sulla carta,
per guardarli ogni volta che vuole. Ma sa che non è una buona idea, che quando
si tratta di Louis tutto è pericoloso, tutto lo induce alla follia, alla
dipendenza. E alla mancanza.
Louis gli manca sempre, anche quando sono schiacciati in cinque su un divano
troppo piccolo e il suo fianco morbido è schiacciato contro un'anca spigolosa
di Zayn, un braccio appoggiato con noncuranza sulle
sue spalle, e lui è fin troppo conscio del calore che la pelle di Louis emana
contro la sua, nonostante gli strati di vestiti.
E allora, quelle volte, Zayn prova a sostituire le
presenza rassicurante della matita tra le dita con quella di una sigaretta, ma
non basta. Inspirare quel fumo acre non basta mai, quando sente nelle narici
solo il profumo di Louis.
(Lui sa di mare, di sole, di libertà e di cose che non sono sue)
È che persino le lettere del suo nome scivolano sulla lingua
in modo così naturale, così sensuale.
Louis. Lingua che accarezza il palato e indugia, per poi liberarsi leggera in
una "i" aperta che sembra lasciare spazio a ogni possibilità.
Zayn è infinitamente grato a Liam
quando questo, per scherzo, inizia a chiamare il ragazzo “Lewis”: è qualcosa di
più semplice, più normale, più razionale. Più facile da sopportare. Riesce
persino a dirlo senza che gli venga quella voglia di strappare tutti i vestiti
di dosso al suo proprietario e di pronunciare quel nome coniato appositamente
per essere sospirato contro la pelle scoperta e madida del suo collo.
(O forse no)
Quando Zayn è sovrappensiero o in
dormiveglia, le sue difese si abbassano e spesso si ritrova a pensare a come
sarebbe la sua vita con Louis. Immagina se stesso a letto sotto mille coperte,
come gli piace dormire, mentre Louis di fianco a lui si agita perché ha caldo,
come al solito. Pensa a tè e a caffè sul bancone della cucina, ai mille colori
e al nero dei loro vestiti che cozzano gli uni contro l’altro nell'armadio, al
blu e al marrone dei loro occhi affiancati in una foto ricordo da spedire agli
amici a Natale.
Pensa a quanto sarebbe impossibile vivere con una persona così disordinata e
rumorosa e priva di qualsiasi senso del pudore o della privacy o dello spazio
personale altrui. E poi pensa a quanto sarebbe meraviglioso e proprio non ce la
fa a non sorridere.
(Non l'ha mai detto a nessuno, nemmeno a Liam)
È che forse è vero, se quel giorno non fossero stati scelti per formare una band probabilmente non si sarebbero mai conosciuti. Sono troppo diversi, lui e Louis, si sarebbero odiati a prima vista e non si sarebbero mai avvicinati tanto da poter vedere quello che ora Zayn vede. Una possibilità su un milione, ma pur sempre una possibilità. Lui stesso non aveva saputo vedere e riconoscere da subito la meraviglia che è Louis Tomlinson. Capelli scompigliati e Toms, e tutto quello che ci sta in mezzo. Insicurezze nascoste da abbaglianti occhi blu. Terrore camuffato da spavalderia. Cieca lealtà abbinata a un'indole rissosa. Tutte cose che Zayn conserva gelosamente chiuse a chiave in un angolo della mente, dove non fanno male. O quasi. Forse un giorno Zayn glielo dirà.
(Non oggi)
«Andrà tutto bene» mormora un tizio con i capelli biondi a spazzola a una ragazza mora sullo schermo della tv e Zayn vede Louis - perché lui osserva sempre, sente sempre Louis - spalancare di più gli occhi, attento, e annuire impercettibilmente a quelle parole. Ed è solo un momento che nessun altro dei ragazzi coglie, ma Zayn deglutisce forte e reprime l'istinto di mettersi a urlare e di strapparsi i capelli. Non capisce il ragazzo nel telefilm, ma in fondo non ha mai capito come si possa promettere a qualcuno che andrà tutto bene. È semplicemente stupido e folle, perché nessuno ne può essere certo. Ma capisce Louis, che - al suo esatto contrario - sembra semplice e invece è complicato, se lo si osserva da vicino. Sa che quelli sono il suo telefilm preferito il suo personaggio preferito.
(E adesso Zayn sa anche perché)
Quando Louis decide di farsi il suo primo tatuaggio, chiede proprio
a Zayn di accompagnarlo e il cuore di questo si
allarga così tanto che per un istante pensa che esploderà in mille pezzi,
spargendosi ovunque. Invece non succede, e quello che succede è che Zayn trova la forza - le gambe gli tremano - di andarci
veramente con lui al salone. E mentre pensa che questa è forse la loro prima
cosa in comune, che potrebbe essere un inizio, che forse qualcosa in futuro
cambierà tra loro, Louis gli afferra una mano con la sua.
«Non lasciarla», gli dice con gli occhi appena lucidi.
(E allora Zayn lo sa)