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Autore: ladygagas heart    07/06/2013    1 recensioni
Inferno è la storia di Andrea, un ragazzo a cui viene strappata ogni cosa a cui tiene. La sua psiche verrà completamente rasa al suolo e per più volte raggiungerà l'apice della follia per poi riprendere il senno di se. Un viaggio nell'inferno del mio immaginario (ispirato a quello Dantesco e Virgiliano) dove troverai riferimenti alla classicità e non.
«Non riuscirai a sfuggirmi, verrai con me fino all’inferno! »
Genere: Horror, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inferno

«Non riuscirai a sfuggirmi, verrai con me fino all’inferno! »
 

Una giornata come tante per Andrea, giovane ragazzo di soli sedici anni, mentre studiava nella sua stanza. Fuori cadevano i primi fiocchi di neve della stagione, era soltanto ottobre, un po’ prematuro per la prima nevicata ma piacque molto a tutti. Anche al ragazzo. Si affrettò e chiamò una persona a lui speciale: Chiara. Oggi, tra la neve e il ghiaccio, le avrebbe rivelato i suoi sentimenti per lei. Non aspettava altro. Finì di studiare in fretta e fece per prendere il cellulare con le dita già in posizione per comporre quel numero che ricordava a memoria, quando si bloccò. «Ah, ma c’è lei…» queste le uniche parole che uscirono dalla bocca del ragazzo. In effetti, era un problema. Questa ‘lei’ era una certa Kometeria, aveva sicuramente un nome fantasioso, infatti, i suoi erano di origini greche e per questo il suo nome poteva apparire strano. La ragazza in questione aveva dei lucenti capelli neri, tinti di scarlatto sulle punte. Non era eccessivamente alta e si vestiva solitamente di nero sfoggiando comunque, un look eccentrico ma alla moda. Nel complesso era una ragazza molto carina e graziosa, del suo carattere si sapeva poco o forse nulla. Nessuno la frequentava, non perché fosse scorbutica o maleducata, semplicemente perché era come se, intorno alla ragazza, partisse un’aura malvagia. Una sensazione strana che provavano tutti. Sarà per via del suo nome? Infatti, Kometeria vuol dire "luoghi di riposo"ovvero i cimiteri. Chissà perché ha un nome così macabro. Anche se molte dicerie dicono di come lei sia perfida e malvagia, cosa mai dimostrata, sono tutti innamorati di lei, è una vera e propria vamp. Evita il contatto con gli altri ma quando questo è presente le sue ‘vittime’ diventano completamente dipendenti da lei come sotto l’effetto di un sortilegio. Andrea no. Lui amava follemente Chiara non si era mai interessato a Kometeria, eppure spesso lei lo seguiva ovunque andasse ‘stalkerandolo’ letteralmente, osservando ogni suo piccolo movimento o spostamento. Era davvero inquietante. Non poteva nemmeno uscire per comprare delle caramelle che, ecco scorgere, dalla vetrina del negozio, la ragazza intenta a fissarlo con un sorriso diabolico. Si sentiva sempre i suoi occhi addosso e non si sentiva mai libero di poter svolgere qualsiasi azione quotidiana. Beh, Chiara era più importante! Andrea aveva deciso. Doveva assolutamente andare da Kometeria e dirle tutto così almeno avrebbe smesso di seguirlo con così tanta insistenza. La sua vita non poteva continuare così! Prese con decisione il cellulare e si chiuse in bagno per chiamare Chiara, inchiavando la porta. Neanche in casa era sicuro, lo sapeva. Lei era fuori, e lo stava fissando dalle ampie vetrate della casa, senza mai fermarsi, con la neve fino alle ginocchia. Sembrava che non facesse altro. Lo fissava intensamente senza lasciargli un minuto di pace. Forse nemmeno il bagno era abbastanza sicuro.
«Hei Chiara? Sono Andrea! Ti va di uscire oggi, dovrei parlarti… »
«Sì, anch’io… » rispose lei arrossendo, anche se, Andrea non riusciva a vederlo.
«A casa mia tra mezz’ora? »
«Ci sarò! A dopo! »
Conclusa la telefonata, spense il cellulare per non essere disturbato e uscì, ben coperto, per parlare con quella piccola stalker. Sapeva benissimo che lei era lì fuori, una volta arrivato al giardino si guardò intorno con una certa ansia, che cresceva sempre più. Il giardino esterno all’abitazione di Andrea era abbastanza ampio e non mancavano alberi anche molto alti, cercando, trovò infine la ragazza sopra il ramo di uno di essi. Si trovava su un albero di media altezza, s’inquietò moltissimo vedendo che il ramo era all’altezza esatta del vetro che dava sulla sua camera. Era incredibile notare come fosse salita in alto con le proprie forze. Notò che guardava fissa la sua camera. Forse non l’aveva notato. Beh, era spaventosa. Sarebbe stato meglio rientrare la sua presenza gli metteva i brividi, però non poteva lasciare che Chiara la vedesse! Doveva prendersi coraggio. Tentennò vedendo della bava color rosso sangue uscire dalla sua bocca. Cos’era?! Un animale?! Non riusciva a comprendere se fosse sangue finto, ma sembra tutto così realistico. Forse era malata… Dopotutto era freddissimo e stare tutto il giorno fuori con i vestiti leggeri che portava, non era la soluzione migliore. Aveva letto qualche libro di medicina dagli scaffali del padre ma non trovava nella sua memoria un possibile collegamento con i due fattori. E poi fissò i suoi denti. Sembravano denti di uno squalo! Incredibilmente affilati e pungenti, avrebbe potuto strappare una mano a una persona senza il minimo sforzo. Come può esiste un essere umano che come bava ha il sangue e che ha i denti da bestia? Comunque, Chiara non avrebbe sicuramente tardato e lui non voleva trattenersi con la stalker  in primo luogo perché lo terrorizzava e secondo perché non voleva assolutamente ammalarsi. Fece un respiro profondo la salutò attirando la sua attenzione. Quando lei si girò la bava e i denti sparirono. Ora sembrava normale come tutte.
«Hei… » Disse per attaccare bottone Andrea, mentre si malediceva. Era spaventoso il modo in cui lei lo fissava.
«Ciao Andrea caro… » mormorò con voce fioca la ragazza senza minimamente abbassare lo sguardo sul ragazzo.
«Ehm, senti… devo parlarti… »
Lei non rispose, continuò semplicemente a fissarlo senza fare una piega.
«Io amo Chiara, voglio solo lei, quindi smettila di seguirmi! Mi stai rovinando la vita! VATTENE!>> Disse Andrea con un tono forse po’ troppo violento. In quel momento gli si gelò il sangue nelle vene. Il viso della ragazza era completamente cambiato aveva assunto un’espressione orrenda. Aveva un viso completamente contorto dall’odio e dal disprezzo e quei suoi occhi, fino a qualche momento fa di color nocciola, sembravano che andassero quasi in fiamme. Il terrore s’impossessò di Andrea. Temeva la sua risposta, per quanto ne sapeva, avrebbe potuto anche fargli del male, era completamente bloccato dalla paura e non sarebbe mai riuscito a reagire, in più il suo viso sembrava quella di un demone pronto a scoppiare in un terribile ululato di rabbia e frustrazione. Che cosa avrebbe fatto se lei lo avesse attaccato? Sì, era solo una ragazza in fondo, ma le sue gambe non riuscivano a non tremare per l’ansia e il suo cuore sembrava immobile nell’attesa della risposta che sembrava addirittura poter cambiare la sua vita di bene in male. La ragazza arricciò le labbra, estrasse un pettine nero dalla borsa che portava appresso e cominciò a pettinarsi. Andrea incominciava a sudare. Il suo cuore non batteva. Sembrava morto. La ragazza aprì la bocca, prese fiato e fece per parlare. Tentennò. Scese dall’albero. Il cuore di Andrea non avrebbe sopportato ancora tutta quella tensione che sembrava comandare ogni pezzo del suo corpo. Si avvicinò lentamente a lui mentre lo fissava con occhi, quasi tristi. Poi furono vicinissimi. Gli mise una mano sulla spalla. Brividi. Adagiò la sua bocca adornata da un rossetto rosso fiammante all’orecchio del ragazzo, mormorando con voce fioca quasi impercettibile:
«Ci vedremo domani caro… »
Rispose freddamente lei, avviandosi verso la propria abitazione. Andrea tirò un sospiro di sollievo: finalmente solo! O almeno così credeva. Chiara non tardò all’appuntamento, anzi, per l’emozione arrivò con un quarto d’ora d’anticipo e suonato il campanello entrò in casa.
«Ah, eccoti! » Disse salutandola Andrea con il solito sorriso a trentadue denti.
«Eccomi! » Rispose lei sorridendo con una dolcezza infinita.
Detto ciò, Andrea la invitò a sedersi in cucina dove presero una tazza di cioccolata calda, per riscaldarsi un po’. Era tutto perfetto. La mano del ragazzo scivolò sulle spalle della giovane, per poi, con gesto lento, stringerla a se in segno di affetto e desiderio di protezione. I cuori dei due battevano a una velocità impressionante, sembravano due tamburi. Rimasero stretti fino alla fine della pausa e una volta che ebbero terminato di bere la cioccolata, lui con la mano le accarezzò i capelli mostrando tutta la propria dolcezza e fissandola negli occhi, intenerito dal viso della ragazza intimidita che era completamente rosso, come il suo dopotutto. Avrebbe voluto che quel momento non sarebbe finito mai. Ormai le sue preoccupazioni non esistevano più. I votacci a scuola, le risse con i bulli, la poca popolarità… Niente di tutto ciò riusciva più a penetrare nella mente del ragazzo che era concentrato su tutte altre idee. Finalmente dopo la prematura morte della madre, sembrava provare un senso di gioia immensa capace di guarire un cuore ferito dai maltrattamenti del padre e dalla perdita della madre. Era come se quel momento magico cucisse i tagli di cui il suo cuore era pieno donandogli un sentimento di enorme gioia. Incredibile come il sentimento che li univa fosse così forte. Con lei vicino si sentiva di poter superare ogni ostacolo che la vita gli avrebbe messo in mezzo. Era il momento giusto per rivelarle ogni suo più profondo sentimento e per dedicare la sua esistenza a lei, alla persona che amava.
«Senti Chiara, riguardo alla cosa che ti dovevo dire… »
«Ah sì e anch’io volevo dirti che… » ribatté lei
«Ti amo! » dissero contemporaneamente mentre i visi di entrambi diventavano rossi. Incredibile! Chiara lo ricambiava, semplicemente non riusciva a crederci. La ragazza dei suoi sogni gli aveva detto che lo amava. Lo squillo del telefono della giovane ruppe il silenzio che si era creato e con suo immenso dispiacere Chiara fu obbligata ad andarsene prima del previsto.
«A domani! » Gridò lei con il suo solito entusiasmo mentre diede un bacio sulla guancia al suo nuovo ragazzo, per poi finalmente salutarlo con immensa dolcezza. Era la ragazza perfetta: dolce, graziosa, educata, brava a scuola, era simpatica a tutti. Cosa c’era di meglio? Andrea non era ancora informato di quello che sarebbe successo di lì a poco. Chiara non sarebbe mai ritornata. Mai.
La mattina seguente di buon’ora il ragazzo si alzò e prese il bus cittadino per dirigersi al cimitero dove riposavano i suoi genitori. Suo padre e sua madre, che persone completamente diverse! Lui, un poco di buono, che passava le sue nottate a bere senza portare un soldo in casa, ma anzi, spendendo i pochissimi soldi che avevano a disposizione per nutrirsi. Lei invece era una donna esemplare, gran lavoratrice aveva un modesto lavoro e ogni giorno lavorava fino a mattina inoltrata per riuscire a far mangiare il suo unico figlio. Una madre davvero esemplare, un padre pessimo. Spesso l’uomo aveva picchiato la moglie perché quest’ultimo voleva mandare Andrea a un orfanatrofio per risparmiare soldi e non averlo tra i piedi e quando la moglie si oppose, scoppiò una furiosa lite. C’era sangue dappertutto. Con la morte dei suoi, il padre morto per alcool e la madre per una febbre molto alta (a quanto diceva il padre prima di morire) ricevette un’enorme eredità dai nonni paterni, vergognandosi ancora di più del padre che aveva molti soldi, ma non osava nemmeno spenderne uno per il bene della sua famiglia. Arrivato al camposanto, si diresse alle lapidi dei suoi e ci stesse una bella mezz’ora. Mentre pregava, silenziosamente, gli sembrò di scorgere tra le lapidi la sua ‘stalker’ che rideva divertita mentre aveva un cadavere tra le mani. Scosse la testa. Ora era sparita. Forse aveva solamente un bel po’ di confusione, sarebbe meglio tornare a casa disse tra se. Una volta che ebbe cambiato i fiori secchi con altri nuovi, prese un mezzo pubblico e per le dieci si ritrovò a casa. La scena che vide lì davanti fu terribile. Silenziosamente pregò affinché fosse solo la sua mente che giocava brutti scherzi. Purtroppo, non era così. Davanti a casa sua vide Kometeria, sporca completamente (da testa ai piedi) di sangue umano, mentre tra le braccia teneva stretto il corpo senza vita di Chiara. Stava esaminando i suoi organi che sembravano a colpo d’occhio ancora freschi e la vide con i suoi occhi strapparle il cuore a mani nude. Una goccia di sangue gli sporcò il viso. Non riusciva a crederci, non poteva crederci… No, non poteva essere vero. Ora che finalmente aveva trovato l’unica ragione per cui vivere l’aveva persa. Che senso aveva vivere? Era orfano, senza amici, era in una difficile situazione e ora, non aveva nemmeno più la sua Chiara… Avrebbe dovuto avvisare immediatamente la polizia ma sarebbe stato del tutto inutile. Per quel poco che conosceva Kometeria, sapeva che non si sarebbe mai fatta scoprire e aveva paura che avrebbero accusato lui dell’omicidio con un inganno della killer che aveva di fronte. E ora che Chiara era morta al suo, privata degli organi vitali che la killer inserì in borse termiche, che cosa avrebbe fatto? Ora finalmente che aveva provato un briciolo di felicità capace di alleviare le grandi sofferenze che aveva patito ecco spuntare un’altra terribile disgrazia. Non sapeva come reagire, come continuare a vivere con quell’orrenda immagine stampata nella mente. Quando si riprese dal trauma, si diresse verso Kometeria con tutta la forza che aveva in corpo. Lei con mossa decisa gli prese il polso e con una forza disumana e con una mossa repentina gli ruppe l’osso del polso. Andrea svenne. Si rialzò la mattina dopo verso mezzogiorno… Che sogno raccapricciante che aveva fatto! Fortuna che era solamente un sogno, disse tra se prima di vedere sulla vetrata della cucina una scritta fatta con il sangue. ‘Appresto’. 
   
 
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