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Autore: fragolottina    08/06/2013    23 recensioni
"Ogni sei mesi tutti i ragazzi di tutte le scuole dello stato, di età compresa tra i diciassette ed i venti anni, venivano sottoposti ad un test.
Tutti i test erano spediti direttamente alla sede centrale dell’ADP a Vernon, dove erano analizzati, smistati e valutati.
C’erano tre responsi possibili: il primo, ragazzo normale, potevi continuare la tua vita come se niente fosse successo; il secondo, potenziale Veggente, non eri arrestato – od ucciso, come ebbi modo di scoprire in seguito – come un Veggente attivo, ma ad ogni modo eri obbligato a sottoporti a test clinici per valutare la tua resistenza al Mitronio, per calibrare una cura su misura; il terzo, potenziale Vegliante, un soldato, una risorsa del governo, da quel giorno la tua missione era quella di dare la caccia ai Veggenti attivi.
A quanto pareva, io ero una potenziale Vegliante."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Synt'
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Mitronio 3 fragolottina's time
questo capitolo l'ho scritto, riletto, ricancellato e riscritto fino ad avere il vomito!
capisco che non è una bella immagine, ma è vero!
vi giuro, che non so più dirvi se è bello o brutto, riuscito o no... mi ha proprio spompata!
quindi, signore, con la speranza che tutto il mio lavoro non abbia portato ad una stupidata immane, buona lettura!



13.
Stanotte


Non fu un taglio improvviso. La luce dei lampioni si affievolì, poi si spense. Courtney, Lynn e Matt ebbero tutto il tempo per guardarsi, per cercare ognuno negli occhi degli altri un incoraggiamento, qualcosa di simile ad un “Non è niente, andrà tutto bene”.
    Ma erano tutti spaventati, come ogni volta che erano usciti da quando Josh era morto. Lui era il confine che Romeo non avrebbe potuto superare, lui li avrebbe sempre riportati a casa tutti sani e salvi, lui avrebbe impedito che si facessero male; ma ora lui non c’era e Zach non era pronto ad essere il suo sostituto.
    «Ci siete tutti?» chiese Courtney nel casco piano, attenta che le parole che stava pronunciando rimanessero lì dentro. Riconosceva le ombre degli altri soldati intorno a loro, niente più di aloni leggermente più scuri della notte, ma a lei interessava sapere come stavano i suoi. Se a Sharon Sullivan fosse capitato qualcosa di brutto non se ne sarebbe dispiaciuta così tanto.
    «Court.» la voce di Zach le arrivò incredibilmente vicina, nonostante fosse dall’altra parte della strada, sull’altro palazzo, ma era appena un sussurro. Un sussurro inquieto anche se monocorde: non prometteva niente di buono. «Jamie Ross ci sta puntando un fucile contro.»
    Courtney trattenne il fiato e si impedì di guardare il tetto dall’altra parte della strada.
    «Voi siete più simpatici a Sharon Sullivan?» provò a scherzare.
    «Vedo Lynn.» confermò individuando un riflesso sul suo casco, si guardò intorno con discrezione, come se tutto fosse normale. «Ma non trovo Matt.»
    «Ok.» concluse. «Prendila ed andatevene immediatamente.»
    «Ma tu e…»
    Jared, con lui su quel palazzo c’era Jared. Non poteva perdere anche lui.
    «Sta tranquilla: ci liberiamo, cerchiamo Matt e torniamo in caserma. Ci vediamo lì, ok?»
    Non avrebbe avuto senso ribattere ancora. «Ok.»
    Cercò di rimanere calma esattamente come Lynn davanti a lei. Doveva aver sentito tutto, i caschi non permettevano una comunicazione esclusiva, erano poco più che ricetrasmittenti con un grande raggio di ricezione, grazie alle modifiche apportate da Matt e Nate, ma rimanevano elementari e semplici.
    «Court.» questo era Jared.
    Chiuse gli occhi e cercò il suo viso tra i proprio ricordi.
    «Sta attenta.»
    Avrebbe voluto rispondergli con qualcosa di significativo, qualcosa che gli facesse capire quanto fosse preoccupata di lasciarlo lì, quanto non avrebbe voluto, quanto lo amava in definitiva. Ma c’era Zach in linea insieme a loro e questo non era certamente il momento giusto per confessargli di essersi innamorata di un altro.
    «Lynn.» chiamò piano.
    «Lo so.» rispose lei. La osservò indietreggiare finché non fu abbastanza vicina da prenderle la mano.
    «Quando vuoi.» la incoraggiò.
    «Problemi, signorine?» domandò Sharon Sullivan avvicinandosi. Fece un passo, due. Courtney avrebbe voluto prenderle a manciate quei capelli insopportabilmente chiari e tirare fino a strapparli. E poi colpirla, darle così tanti pugni, tumefarle la bocca in modo così orribile che nessuno, figurarsi Zach, avrebbe più voluto baciarla.
    Se l’alternativa era una traditrice tanto valeva che stesse con la ragazzina.
    «Ora.» gridò Lynn.
    Si sporse per darle un calcio abbastanza forte da farla cadere indietro e far loro guadagnare tempo, poi si voltarono insieme e corsero in direzione della passerella di Matt. Appena sarebbero riuscite a mettere abbastanza distanza tra loro ed i soldati si sarebbero fermate e ne avrebbero tolta una; era stato tanto lungimirante da mostrare loro come fare.
    Si, ma dov’era quel testone di Matt?

«Non fiatare. Abbassati.» ordinò qualcuno alle spalle di Matt, premendogli la canna di una pistola al centro della schiena. «Obbedisci o prima uccido te, poi le tue due amichette.» continuò.
    Matt fece come ordinava con gli occhi fissi sulla schiena di Lynn e si chinò proprio mentre Courtney si voltava per cercarlo.
    «Ora voltati e seguimi.» allontanò la pistola dalla sua schiena per permetterglielo. «E non pensare che non mi accorgerò se provi a scappare.»
    Era una ragazza, no, peggio, era Ryan.
    Matt aveva una predisposizione per lei, una specie di ammirazione; un po’ tipo quella che Nate aveva per Romeo. Insomma era parecchio in gamba ed aveva una mira che avrebbe fatto impallidire perfino quella di Becky.
    Questo però significava che l’unica cosa sensata da fare fosse seguirla. Sperò soltanto che servisse ad allontanarla il più possibile dalle ragazze.
    Lo guidò fino ad una corda fissata alla scala d’emergenza; con un cenno del capo lo invitò a scendere prima di lei, per poi seguirlo dopo essersi infilata la pistola dietro i pantaloni.
    Fu sul punto di scappare quando toccò terra, chiedendosi quanto ci avrebbe messo la Veggente a tornare su e rendere reale la sua minaccia: avrebbe avuto tempo per avvertire Lynn e Courtney?
    Non si rispose mai, perché a pochi metri da terra, la corda si allentò, la Veggente perse la presa e lui non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi cosa fare che la stava già prendendo al volo. Un riflesso involontario, Veggente o non Veggente, quella ragazza non sembrava molto più grande delle sue sorelle.
    Caddero una sopra l’altro in un intrigo di braccia e gambe, caschi e maschere. Ryan si ritrasse ed a Matt sembrò quasi di vederla arrossire quando balbettò adorabilmente: «L-La-Lasciami.» come era abituato a sentirla fare così spesso da poterla riconoscere sempre in ogni circostanza.
    «Rose?!» la chiamò senza fiato.

«Finito?» gli chiese Jamie Ross eloquente.
    Di certo Zach non aveva sperato che non se ne accorgesse, ma doveva comunque avvertire le ragazze, non glielo aveva chiesto, ma era sicuro che anche Jared fosse d’accordo.
    «Ora via i caschi, da bravi.»
    Guardò il fucile, puntato perfettamente tra loro, pochi millimetri da una parte o dall’altra gli avrebbe permesso di uccidere l’uno o l’altro. Romeo aveva avuto delle armi da fuoco, gli sembrava ancora di ricordare la sensazione della canna della pistola contro il proprio fianco, ma non le usava spesso. Lasciava che lo facesse Ryan.
    Si chiese che idee avesse quel Jamie Ross in proposito.
    Sospirò poi sollevò le braccia e si tirò via il casco, rimase temporaneamente abbagliato dal faretto montato sulla canna. Jared lo imitò. Con la coda dell’occhio lo vide guardare verso il palazzo dall’altra parte della strada, sperò che stesse vedendo le sagome di Lynn e Courtney scappare.
    Il chiarore di una luce ancora lontana lo sorprese quasi, prima di ricordarsi del camion, il trasporto, tutto quanto. In quel momento il Mitronio era l’ultimo dei suoi pensieri.
    «Qualcuno che li perquisisca, per favore?»
    Due soldati fecero per avvicinarsi, Zach si irrigidì e la sua mano corse alla cintura prima ancora che se ne rendesse conto. Jamie Ross fece fuoco colpendolo di striscio al braccio. Colpendolo intenzionalmente di striscio.
    Il ragazzo guardò il taglio che si era aperto sulla sua giacca.
    «Le ho detto che avrei badato a te.» gli spiegò riferendosi a Becky. «Sarebbe spiacevole deludere una ragazza tanto gentile.»
    Jared lanciò ai piedi di Jamie due coltelli di grandezza diversa.
    «Come vi hanno comprati?» chiese Zach seguendo il suo esempio.
    Jamie Ross scoppiò a ridere. «Non ce n’è stato bisogno, Vegliante, siamo della stessa razza.»

Courtney si fermò allo sparo e guardò verso il palazzo. «Che è stato?»
    Jared.
    Lynn corse più avanti, poi tornò indietro per afferrarle la mano e tirarla. «Niente, Court non c’è tempo!»
    Il boato ed il palazzo sotto di loro che tremava sorpresero entrambe, la ragazza fece appena in tempo per vedere che i soldati – se lo erano davvero – si erano fermati sul bordo del tetto precedente.
    Errore.
    Courtney riuscì a saltare, Lynn non fu altrettanto pronta.

«Lynn?» chiamò piano Nate nel casco, nessuno gli rispose.
    Io e Jean eravamo immobili.
    «Lynn?»

Jamie Ross abbassò il fucile per una frazione di secondo, gli occhi fissi sul palazzo appena crollato, tanto scioccato da sembrare che nemmeno lui avesse idea di quello che sarebbe successo. «Oh, no.» borbottò.
    Jared vide Zach, vide come fissava il soldato completamente dimentico di chi stava minacciando, concentrato a guardare qualcosa a loro precluso. Probabilmente non avrebbero avuto altre occasioni simili.
    Si buttò addosso a Jamie Ross, atterrandolo con una spallata; gli rubò il fucile e lo lanciò a Zach che sparò dietro di loro alla cieca. Sapeva che non gli importava né ferirli né ucciderli: voleva soltanto che stessero abbastanza lontani per permettergli di raggiungerlo e scappare.
    Passarono dall’interno dell’edificio pensando di ottenere una protezione maggiore.
    «Sicuro, di averle viste scappare?» gli chiese Zach, mentre saltavano una rampa di scale dopo l‘altra.
    Jared ripensò alle due sagome: era sicuro, ci sarebbe voluto molto più di un casco per impedirgli di riconoscere Court e sapeva che per niente al mondo avrebbe lasciato indietro Lynn. L’unica vera incognita era Matt, dov’era sparito?
     «Si.» rispose.
    Si nascosero nella caffetteria che adorava Becky, ora abbandonata, rimanendo bassi sotto il bancone. C’erano i frigoriferi lì sotto, in caso di scontro a fuoco sarebbe stata una buona mossa averli tra loro ed il nemico.
    «Che facciamo?»
    Jared lo guardò, non gli disse che il caposquadra era lui ed a lui spettavano gli ordini, Zach non era un caposquadra. Lui era stato Vegliante sotto Jean e sotto Josh sapeva cosa significava. Capiva anche perché Josh avesse cercato di insegnargli, Zach aveva davvero un grande potenziale e nei suoi giorni migliori poteva anche essere abbastanza carismatico; il problema era che non aveva un giorno buono da troppo tempo.
    Aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse “Tu pensa ai Veggenti, io mi occupo del resto”, non era in grado di fare entrambe le cose; per questo non stava più facendo né l’uno né l’altro, si era bloccato.
    Guardò il telefono fisso accanto alla cassa, fece per prenderlo, ma poi sentì lo scalpiccio di un gruppo di persone e si fermò.
    «Per il momento stiamo buoni qui.» gli disse, certo che tenere Zach nascosto fosse comunque una buona idea, Romeo voleva lui. Silenziosamente pregò che Courtney stesse bene, che Lynn stesse bene e Matt – ovunque fosse – sperò che, come loro, stessero cercando un nascondiglio dal quale chiedere aiuto in un secondo momento. «Al primo momento di calma chiamiamo Nate.»
    Nate sarebbe dovuto essere il caposquadra di Synt, lui poteva occuparsi del resto mentre Zach cercava di prendere Romeo.

Courtney si sfilò il casco e corse ad affacciarsi, ignorando Nate che le chiamava. Che avrebbe potuto dirgli? Non sarebbe stata in grado di smentire il suo terrore, né di dargli voce. La polvere del crollo le impediva di vedere qualsiasi cosa, deglutì e le sembrò di avere mangiato una manciata di terra.
    «LYNN!» gridò in preda al panico. «LYNN!»
    Ricordava ancora quando terrorizzata aveva bussato alla sua porta dopo aver fatto l’amore con Jared. Non erano particolarmente amiche prima, Zach era come un buco nero che inghiottiva tutto di lei. Quando c’era lui le era troppo difficile stargli lontano per fare amicizia, non che lei fosse poi così portata per familiarizzare con gli estranei. Ricordava come, dopo averla vista tanto sconvolta, avesse cacciato Nate dal suo letto per fare posto a lei. Non le aveva chiesto niente finché non aveva iniziato a parlarle di sua iniziativa, ed anche dopo non l’aveva giudicata.
    Lynn era stata l’amica migliore che potesse capitarle, non era mai stata sicura di meritare tanto.
    Doveva scendere giù, doveva andare a cercarla ed in fretta. Nella sua mente scorrevano tutte le complicanze che sarebbero potute derivare da una caduta del genere più un’eventuale sindrome da schiacciamento: ossa rotte, fratture esposte, emorragie interne, traumi cerebrali.
    Poteva effettivamente morire.
    Per un attimo il panico la rese così confusa da permetterle solo di pregare: no, ti prego, niente complicanze neurologiche, niente trauma cerebrale. Non ne sapeva quasi niente di neurologia, solo un po’ di teoria spicciola; sua madre aveva esaminato troppi pochi casi perché potesse imparare.
    Non voleva vederla e sapere che non avrebbe potuto fare niente per lei. Non voleva guardarla immobile in un letto di ospedale con la testa fasciata, pregando che si svegliasse. Non voleva che perdesse la parola, o una parte dell’uso dei movimenti. Voleva che saltasse e combattesse e mettesse al tappeto Zach in tre mosse – il suo record – come aveva sempre fatto.
    Perché Romeo aveva permesso che fosse proprio Lynn? Cosa avrebbe potuto ottenere da tutto quello?
    Qualcosa, dall’anfratto più recondito del suo inconscio, si fece strada tra i suoi impulsi nervosi in panne e guidò il raziocinio fino a mostrarle quello che doveva vedere: la scala d’emergenza del palazzo era rimasta miracolosamente in piedi e si era appoggiata a quello su cui si era rifugiata lei. Si disse che era un segno. Poteva scendere da lì e decise che avrebbe scoperto di poterla salvare.

«Romeo, che cazzo stai facendo?!» domandò Jamie Ross infuriato. «Sarà il caso che tu intervenga!» lo rimproverò.
    «Che è successo?» chiese lui senza capire.
    «Che è successo?! Stai perdendo la tua guerra, bello!» lo informò. «E riprenditi, davvero siamo ancora a questo punto?»
    Lui non rispose, era il primo a sapere quanto fosse controproducente per lui non vedere, per questo aveva chiesto rinforzi. Non era mica colpa sua se Zach non era stato ai patti e l’aveva ferito; per riprendersi da una leggera intossicazione da Mitronio ci voleva tempo. Erano già fortunati che non fosse uno di quelli intolleranti alla cura.
    «Lynn è sotto il palazzo che è crollato.» gli spiegò. «Credi che Nate sarà ancora felice di aiutarci?!» gli domandò sarcastico.
    Romeo guardò il palazzo ad occhi sgranati: non Lynn, andava bene tutto, ma non Lynn. Era di Nate, e Nate gli serviva. Lui si era impegnato così tanto, perché fosse sempre consapevole delle volte che avrebbe potuto ucciderli, ma che non l’aveva fatto. Veggenti erano stati feriti ed erano morti per dimostrare a lui i loro propositi non offensivi.
    Se adesso Lynn moriva era la fine di tutto!
    Perché Zach non aveva pensato ai suoi? Come aveva fatto a non sentire almeno un odorino di quello che avrebbe dovuto fare? Aveva una squadra, aveva Nate, Jean e, cavolo, c’era la ragazzina bionda, Becky, che era fresca d’Asta! Perché non li aveva consultati?
    «Stavolta lo ammazzo.» promise.

«Nate.»
    «Lynn?!»
    Un mugolio, fragile come il miagolio di un micino appena nato.
    «Cos’è successo? Stai bene?»
    «Io… sono incastrata, no-non riesco a muovere le gambe.»
    Gelai.
    «Nemmeno il braccio.»
    Vidi Nate chiudere gli occhi. «Ok, non preoccuparti. Ora chiamo gli altri e ti faccio venire a prendere, tu continua a parlare con me, d’accordo.»
    Il respiro che prese dopo mi fece rabbrividire, era profondo e sibilante e gorgogliante. Le spalle di Nate si alzarono ed abbassarono come se avessero un carico di mille chili sulle spalle.
    «D’accordo. Se non mi senti più non preoccuparti. Mi sono soltanto addormentata.»
    «No.» si infilò le mani nei capelli. «Lynn, resta sveglia.» supplicò.

Courtney scese le scale d’emergenza di corsa, le suole delle scarpe facevano un gran fracasso sui gradini di metallo, ma non importava. Aveva portato dietro il casco per dire a Nate di chiamare un’ambulanza quando l’avrebbe trovata, ma non si sarebbe fatta problemi ad usarlo come arma se ce ne fosse stato bisogno.
    L’ultima rampa di scale era rotta e mezza seppellita dalle macerie, saltò giù dall’ultimo pianerottolo; atterrò su un cumolo di cemento sdrucciolevole che cedette sotto il suo peso. La caviglia le mandò un stilettata di dolore, un storta. Imprecò tra i denti, beh, avrebbe dovuto aspettare.
    «LYNN!» chiamò ancora.
    Niente solo cumoli di pietre, vetri rotti, con sporadici mobili semi seppelliti. Non ricordava cos’era quel palazzo, non riusciva a riconoscerlo, ma sarebbe stata l’ennesima informazione inutile: lei doveva trovare Lynn.
    «LYNN!»
    Da qualche parte il suo cervello le suggerì di smetterla di urlare come un’oca, tutto intorno a lei con ogni probabilità c’erano soldati, Veggenti e diversi cecchini pronti a fare fuoco su di lei.
    Si voltò come se qualcuno l’avesse chiamata e vide una mano.
    Rimase immobile, come davanti ad una belva feroce.
    La mano aveva le unghie smaltate di celeste.
    Non appena riuscì ad assimilare quel dettaglio, si precipitò verso di lei. Posò il casco e si inginocchiò scavando freneticamente con le mani. «Lynn, sono Courteny, ora ti tiro fuori te lo giuro.» sollevò un pannello di isolante, studiò il casco che c’era sotto e per un attimo ebbe il cieco terrore che, se lo avesse sfilato, si sarebbe staccato dal resto del corpo.
    Scrollò forte la testa per snebbiare i pensieri: non si toglieva mai il casco senza essere certi che non ci fossero danni alla spina dorsale e lei non ne era affatto certa.
    Fece scivolare indietro la visiera invece, scoprendole gli occhi chiusi. «Lynn.» la chiamò più piano, le spolverò il collo e le abbassò poco la zip della giacca per poterla toccare, cercò la giugulare e si intimò di calmarsi altrimenti non sarebbe riuscita sentire nessun battito. Chiuse gli occhi: batti, ti prego, batti.
    Spalancò gli occhi di botto. Viva, era viva.
    Studiò il segno rosso che le aveva lasciato sul collo, poi le sue unghie spezzettate. Immaginò la voce severa, ma rassicurante di sua madre: sciocca, la tua amica è sotto un cumolo di macerie e tu pensi alle unghie rotte.
    Le tolse tutto quello che poté dal torace, cercò di non pensare alla lastra di pietra usata per il parapetto che sollevò, abbastanza pesante da romperle le costole e schiacciarle in una certa misura tutti gli organi vitali. Spostò altri detriti di poco conto dal bacino, si fermò quando vide il blocco di cemento sulle sue gambe: enorme, pesantissimo, spaventoso. Non sarebbe mai riuscita a spostarlo da sola.
    Provò a spingerlo e Lynn urlò così forte da sconvolgerla, lasciò tutto e si chinò sui suoi occhi.
    «Lynn, sono io, va tutto bene!»
    Lei la fissò e basta, gli occhi sgranati nei suoi ed il fiato corto. Era spaventata, addolorata, avrebbe dato tutta sé stessa per avere dei sedativi, o un anestetico.
    «Devo spostarlo, Lynn, devo tirarti fuori.»
    La sentì deglutire e muovere piano la testa in un gesto di assenso.
    Le strinse la mano, poi tornò al blocco. Non appena provò di nuovo a spingerlo, Lynn ricominciò ad urlare come se le stesse strappando via la gamba a morsi; Courtney scoppiò a piangere e si fermò, dov’erano tutti gli altri? Dov’era la sua squadra? Non si era mai sentita tanto sola in vita sua, tanto inesperta, tanto sperduta.
    Si appoggiò con la schiena al blocco e si lasciò scivolare giù, non ci riusciva se urlava in quel modo, non poteva. Aveva ricucito Zach mille volte e lo aveva rimproverato di stare zitto con cipiglio severo ogni volta che infilava l’ago; ma in quei momenti sapeva perfettamente cosa stava facendo, sapeva che quei punti gli servivano e che quel dolore gli avrebbe fatto bene: era dolore buono, come alcol su una ferita infetta.
    Ma il dolore di Lynn… Courtney non poteva essere certa che fosse davvero dolore buono.
    Sentì dei passi, con quel disastro nemmeno i Veggenti potevano essere abbastanza silenziosi. Si alzò e si tolse le lacrime da sotto le guancie con le dita martoriate: sarebbe morta prima di permettere a qualsiasi mostro di toccarla.
    Romeo non era solo e tra le mani aveva un razzo acceso, la luce rossa si rifletteva sulla polvere ancora nell’aria. Guardò Lynn addolorato per un secondo, poi si portò due dita alla bocca e fischiò: un nuovo pugno di Veggenti lo raggiunse come se piovessero dal cielo.
    «Veloci, c’è Lynn lì sotto.»
    Non ebbe bisogno di dire altro, i Veggenti si avvicinarono.
    «NO!» gridò Courtney ed incredibilmente loro si fermarono.
    Si aprirono per lasciar passare Romeo che la raggiunse, la  afferrò per le spalle e la strattonò fino a portarla tanto vicino a lui, che se si fosse sporto avrebbe potuto morderla. «Con quale coraggio ci minacci, dopo che stiamo cercando di correggere i vostri errori?» le ruggì in faccia.
    Courtney deglutì e lo fissò. «Non è un nostro errore, tu hai permesso che accadesse!»
    Passò un secondo in cui Romeo la fissò con tanto furia che Courtney fu seriamente convinta che l’avrebbe picchiata, malmenata o uccisa. Non lo fece, ma poté indovinare che gli costasse fatica controllarsi.
    «Non sono io a dover pensare alla vostra incolumità!» sibilò. «È compito di Zach! Io dovrei volervi assassinare tutti e dovrei essere contento che Lynn si sia massacrata! E invece mi trovo costretto a salvarvi il culo al posto del vostro brillante quanto idiota caposquadra! Non posso pensare a tutto io!»
    Courtney cercò di divincolarsi, inutilmente.
    «Voi ci date la caccia, cercate di ucciderci ed avete anche il coraggio di aspettarvi che siamo leali e buoni. Voi lo siete?» allontanò una mano per indicarle il camion dal quale stavano scendendo le guardie giurate e stava salendo un Veggente. «Per quanto Lynn mi stia personalmente simpatica ha rischiato di morire per permettere ad altri mille Veglianti in tutto lo Stato di avere l’arma giusta per sterminarci. Io dovrei permettere incidenti del genere ogni giorno! Ma noi Veggenti siamo così stupidi!» rifletté amaro. «In fondo siamo gli stessi che cadono nelle trappole omicide di Wodd, giusto? Voi sacrifichereste uno dei vostri pur di ammazzarci, noi ci facciamo ammazzare pur di salvarvi.»
    Courtney rimase in silenzio, con i battiti accelerati ed il respiro frammentato. Romeo infuriato faceva davvero paura, era più imprevedibile del solito.
    «Quindi sai che c’è? Stanotte avrete il tipo di mostri che meritate. Stanotte saremo come voi. Stanotte, visto che mi serve, mi prenderò il sangue di Zach.»
    La ragazza impallidì
    «E tu, mia cara, smettila di comportarti come se fosse colpa mia ed inizia a pensare a cosa ti serve per impedire danni permanenti! Non ve ne andrete di qui tanto presto!»
    Lei lo fissò ancora senza parlare.
    «A meno che tu non voglia lasciare solo lei.» insinuò. «Sarebbe un comportamento molto da Vegliante.» si guardò intorno. «Zach e Jared non sono qui.»
    Questa volta quando se lo scrollò di dosso la lasciò. Si morse il labbro continuando a fissarlo, lui si scostò per lasciarle abbastanza spazio per scappare. «Allora?»
    Courtney guardò Lynn, i suoi occhi dietro la visiera sollevata. Nel suo sguardo c’era la comprensione di chi l’avrebbe perdonata, ma non avrebbe mai potuto farlo, neanche se significava farsi usare come esca. «La gamba.» iniziò. «Mi serve qualcosa per steccarla.»
    «Altro?» le chiese.
    «Ancora non lo so.»
    Le indicò Lynn con un cenno del capo. «Scoprilo.»
    Lo guardò. «Non verrà.»
    Romeo ricambiò il suo sguardo con aria di sfida, mentre recuperava un’auricolare dalla tasca. «Ma certo che verrà, mi basta dirgli che ci sei tu.» rise. «È anche più stupido di noi Veggenti.»
    La ragazza deglutì fin troppo consapevole della realtà. «Lo ucciderai?»
    Romeo tentennò prima di rispondere. «Non dovresti chiedere se ucciderò Jared?!» le chiese di rimando, lei deglutì ed abbassò gli occhi. «Proverò a resistere alla tentazione.»

Lynn urlò per l’ennesima volta. Le sue grida si sovrapponevano a quelle che avevo immaginato e suggerivano alla mia mente: lo sapevi, lo avevi visto, sei una Veggente.
    Mi tappai le orecchie con le mani: no, non lo ero, non lo ero, non lo ero.
    Però perché non avevo detto niente a nessuno? Avrei potuto, Nate mi avrebbe dato retta e se l’avessi fatto per Lynn non avrebbe fatto la spia. Mi ero comportata esattamente come diceva Zach: ero stata una fifona, tanto egoista da lasciare che Lynn venisse ferita pur di non attirare sospetti su di me.
    Lynn era sempre stata tanto carina e gentile con me ed io che forse avrei potuto fare qualcosa… che persona meschina ero!
    Nate era immobile al centro della stanza, ogni grido era un suo sussulto, seguito da qualche parola di incoraggiamento sempre meno credibile. Forse non era tra i loro scopi, ma la tortura di Lynn stava massacrando anche lui.
    «Basta.» sbottò Jean. «Spegni, non serve a niente.»
    «NO!» gridò oltraggiato Nate. «Non posso lasciarla sola.»

Quando il telefono della caffetteria squillò, Zach e Jared si scambiarono un’occhiata incerta. Dopo un lungo momento di assoluta immobilità, Zach si alzò e recuperò la cornetta portandosela all’orecchio, senza dire niente.
    La prima cosa che sentì, furono le grida di Lynn. Urla inumane, che gli fecero gelare il sangue nelle vene: cosa le stavano facendo?
    «La senti?» gli chiese Romeo.
    «Lynn?» dopo poco se ne pentì, ma pregò dentro di lui, pregò che fosse Lynn e non Courtney.
    Jared si alzò e lo osservò aspettando che aggiungesse un soggetto.
    «Stiamo approfittando della tua leggerezza.» rispose divertito. «Per ora torturiamo lei, poi giochiamo un po’ con Courtney. È carina quando si divincola.»
    Zach rimase senza fiato e guardò il suo compagno deglutendo.
    «Non oserete…» avanzò in quella che sarebbe dovuta essere una minaccia, ma sembrava una supplica.
    «Ho osato cose peggiori.» rifletté. «Ricordi quando l’ho baciata.»
    Si, lo ricordava, era la prima notte che era uscito e l’aveva fatto solo perché Courtney era nei guai. Aveva pensato che la volesse, ora sapeva che la stava usando per provocarlo. Gli era riuscito.
    «Secondo me ci sta.» continuò.
    Anche in quel momento voleva soltanto infastidirlo.
    «Cosa vuoi per lasciarle?» chiese cercando di racimolare ogni briciolo di calma.
    Quando perdi le staffe non ragioni e lui ti massacra. Glielo aveva detto Josh, una sera che era più spezzettato del solito: aveva rotto una finestra con la schiena e Courtney stava cercando di togliergli tutti i frammenti di vetro. Josh stava lì per cercare di distrarlo, non sapeva che le dita di lei che percorrevano le sue spalle nude erano già abbastanza. Quindi cerca di tenere la mente calma.
    Per la notte dopo Matt e Lynn gli avevano rinforzato e riparato la giacca, promettendo di farlo presto anche con quelle di tutta la squadra: la sua squadra pensava sempre a lui.    
    «Beh…» iniziò Romeo. «Il Mitronio ce l’ho io, i soldati mi obbediscono, le donne le ho già prese… oh, ci sono!» esclamò. «Ricordarti quanto è fragile la tua misera vita e com’è avere a che fare con Veggenti arrabbiati. Mostrarti com’è quando non riesci a prenderti cura della tua famiglia.» disse con un tono molto più serio e molto più cupo. «Venite qui tutti e due, Jared prende Lynn e Courtney e le porta via, tu resti.»
    «Ok.»
    «C’è qualcuno di speciale che vuoi salutare?» gli domandò ironico.
    Zach pensò a Becky, per fortuna non l’aveva fatta uscire. «Sto bene così.»
    «Ottimo.» convenne. «Tic, tac… Lynn non ha tutta la notte.»
    Riappese la cornetta e guardò Jared, non l’aveva mai visto tanto teso, ma lì per lì non riuscì esattamente a focalizzare perché, pensò semplicemente che fosse preoccupato per le ragazze: era una giustificazione logica.
    «Torniamo indietro. Credo che Lynn non possa muoversi, dovrai portarla in braccio. Court dovrebbe stare bene.» gli spiegò in fretta e con freddezza, una serie di ordini da impartire.
    «Zach?» lo chiamò lui leggendo inquietudine nei suoi occhi.
    «Io resto lì. Penso che Romeo voglia darmi una lezione.»
    Jared lo fissò. «Zach, c’è una cosa che devi sapere.» confessò a capo chino.
    Lo guardò circospetto.
    «Quando non la trovi, Courtney è con me.»
    
Matt spalancò la porta della stanza di Nate e mi guardò. «Andiamo a salvare Zach?» mi propose.
    Tutti e tre lo guardammo, sembrava vagamente sconvolto ed agitato, irrequieto.
    «Zach è in pericolo?» si intromise Jean.
    Matt alzò gli occhi al cielo. «Zach è sempre in pericolo, non sorprenderti, Jean.» la rimproverò. «Scambierà sé stesso con Lynn e Court.» spiegò.
    Sgranai gli occhi sconvolta. Non tutte le mie profezie si erano avverate, c’era ancora una tragedia in attesa di compiersi. Una parte di me cercò di riportarmi indietro: non sei una Veggente!
    «Ma è impazzito?!» guardò Nate. «Devi dirgli di non farlo, di tornare qui. Studieremo una strategia e…»
    «Non posso.» la interruppe lui in un sussurro. «Non chiedermelo.» sembrava sfinito.
    Matt lo osservò turbato per alcuni secondi, poi si rivolse a Jean. «Lynn ha bisogno di andare in un ospedale al più presto, non c’è tempo né per farlo tornare indietro né per inventare strategie.»
    La Responsabile lo studiò. «Come lo sai?»
    Lui le lanciò appena un’occhiata. «Lo so. Non è il momento di chiedersi perché.» tornò su di me. «Sei pronta?»
    Lo ero?
    «Si.»

Jamie Ross guardò Courtney con la felpa di Romeo, aveva usato la propria maglietta per fissare la gamba di una sedia al ginocchio martoriato di Lynn. Immaginò che, se Douquette avesse saputo che una ventina di Veggenti aveva visto la ragazza più nuda di quanto avesse fatto lui, avrebbe dato i numeri. Coprirla era stata una buona idea.
    Trattenne Romeo per una spalla. «Vatti a nascondere.» lo avvisò.
    Lui lo guardò. «Non posso.»
    «Devi.» precisò Jamie. «Guarda che casino che è successo perché sei stato tre giorni senza vedere: non possiamo permettercelo.»
    Romeo tentennò con gli occhi su Lynn.
    «Non costringermi ad ammanettarti.» lo minacciò Jamie serio. «Hai scelto di essere il volto di questa guerra: o diventi immortale o impari a delegare!»
    Non gli disse di non aver scelto niente. Non gli disse che era stato Joshua Lanter a sceglierlo.
    «Iago, ti va di strapazzare Zach Douquette al mio posto?»


perchè mi sono imbarcata in un progetto del genere?
spero davvero, davvero, davvero, che non sia troppo penoso... vi prego, mettetevi una mano sul cuore ed abbiate pietà di me!
vi giuro, io ci ho messo tutta me stessa e continuerò a farlo!
baci

   
 
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