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Autore: metaldolphin    08/06/2013    3 recensioni
Nami impara che non sempre le leggende sono positive per il Capitano: potrebbe anche crederci davvero!
Il titolo è omonimo ad un libro che mi regalarono e lessi da ragazzina; in questa fic è l'unica cosa in comune con quella storia.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando il sole, appena sorto, illuminò la tenda della Navigatrice, essa, aperta la cerniera che la chiudeva, mise la testa fuori ed appurò che sarebbe stata una bella giornata.
Dal silenzio che regnava, era evidente che nessun altro si era ancora svegliato; si vestì in fretta, uscì fuori e mise le scarpe, quindi si stiracchiò come un micio al sole, passò la mano sui capelli scarmigliati e si avviò verso il bivacco della sera precedente.
Nel cerchio di pietre che aveva delimitato il falò, rimaneva solo cenere, ancora abbastanza calda da far innalzare verso il cielo limpido un filo di fumo. Rufy giaceva ancora dove si era addormentato la sera, aspettando i delfini.
Zoro, invece, le dava le spalle, seduto curvo al suo posto, dove aveva vegliato; “Chissà se dorme” pensò Nami, avvicinandosi piano e senza far rumore. Ma, a meno di un metro dal suo obbiettivo, fu fermata dalla voce bassa, e un po’ arrochita dall’umidità notturna, dello Spadaccino: - Non ci provare. Le intimò minaccioso.
Lei, che aveva già preso un grosso respiro per urlargli qualcosa nelle orecchie, tanto da gonfiare le  guance come un criceto sazio, sfiatò con violenza una certa dose di rabbia. *
-Ma come fai?- gli chiese, disfatta, mentre si gettava sulla sabbia vicino a lui.
Zoro ghignò: -Nonostante debba ammettere che sei abbastanza silenziosa, profumi troppo e non avevi il vento a favore.
Lei sorrise, lui stiracchiò le braccia e si alzò par fare un po’ di stretching serio.
Lo guardava, mentre, senza maglia, allungava i muscoli sviluppati. Qualsiasi donna ci avrebbe fatto su un pensierino poco casto e Nami non era da meno: anche sulla nave, mentre lui si allenava, quando era abbastanza sicura di non essere vista, una sbirciatina le scappava sempre.
Ed ogni volta, come in quel momento, un certo calore e si diffondeva verso il basso ventre, con un movimento simile a quello del mare che si ritirava per miglia, lasciando i suoi fondali scoperti e desiderosi della loro acqua… prima che uno tsunami si abbatta sulla costa.
Ma, per lei, quell'onda non tornava mai, lasciandola sola a bramare di avere la sua acqua su di sè.
Zoro, infatti, non aveva mai mostrato interesse per lei, il cui orgoglio impediva di farsi avanti per timore di un rifiuto.
Poco a poco, anche gli altri la raggiunsero e, dopo colazione, furono distribuiti i compiti da svolgere per rifornire la nave e riprendere quindi il mare. Solo Zoro fu esonerato, dato che doveva recuperare il sonno perduto quella notte, mentre Rufy seguiva, mesto, Nami che terminava i rilievi dell’isolotto. Era triste perché non era ancora riuscito a vedere i delfini blu e lui voleva farci amicizia!
-Su- lo rassicurò la rossa -non sempre si incontrano!
Continuando a guardare il mare, il Capitano annuì.
Superato un ammasso roccioso, si trovarono in una stretta baia, delimitata da quella che sembrava una recinzione metallica che ne impediva l’accesso dal mare; non era molto alta, tuttavia la parte emersa piegava in una curva interna che la portava parallela al mare.
Nello specchio d’acqua così formato, affioravano in superficie almeno una trentina di dorsi lucenti che emettevano sonori sbuffi dagli sfiatatoi.
Rufy esclamò: -Sono stati catturati! Chi può essere stato, Nami?- le chiese, nascosto tra le roccie a fianco a lei.
-Pescatori?- ipotizzò lei, con una alzata di spalle…-Potrei scendere in acqua e tentare di aprire un passaggio…- proseguì la Navigatrice.
-Ed io ti aiuterò- proclamò, pieno di entusiasmo, Rufy che si beccò subito un grosso bernoccolo in cima alla zazzera nera.
-Non puoi nuotare, sciocco!- gli urlò. Poco dopo aggiunse: -Va’ a chiamare Zoro, lui saprà come tagliare la rete!
Quello partì di corsa verso la direzione cui erano venuti.
Nami monitorava la situazione: i delfini erano nervosi e respiravano rumorosamente a pelo d’acqua, bramando la libertà del mare aperto.
Senza pensarci due volte, la ragazza tolse maglietta, minigonna e sandali per restare in bikini, quindi si tuffò nella baia per nuotare verso le creature prigioniere ed impaurite.
Subito le madri si interposero tra lei ed i piccoli, mentre i maschi nuotavano minacciosi in cerchio: la formazione aveva, chiaramente, uno scopo protettivo verso i più deboli. Dopo averli osservati un po’ sott’acqua, Nami alzò la testa in superficie ed un paio di esemplari la imitarono. Allora mostrò le palme delle mani: -Non ho armi, voglio aiutare- disse con tono pacato, sperando che capissero. Si diceva fossero intelligenti e lei sperava fosse vero: un animale che era un paio di metri di muscoli poderosi con una bocca irta di denti aguzzi poteva diventare molto pericolosa.
La osservarono e lei avrebbe dato chissà cosa per sapere cosa passasse loro in mente.
Ad un tratto si immersero con un forte rumore di code battute sulla superficie del mare ed una voce esclamò: -Ma guarda! Non mi ero accorto di aver catturato anche una bella sirena!
Nami alzò gli occhi: l’uomo di mezza età era armato di un arpione acuminato e la guardava da una barca in modo lascivo.
-Attento a ciò che grugnisci, lurido maiale!- ribattè lei, ma l’altro rise sguaiatamente.
La ragazza sentì qualcosa sfiorarla e vide due delfini fare formazione con lei, come avevano fatto prima coi loro simili e lei passò una mano sul fianco di quello più vicino in una lunga carezza carica di affetto.
-Cosa credi di fare, ragazzina?- l’uomo era arrabbiato e stringeva l’arma tra le mani, nervoso.
-Ti impedirò di fare loro del male- rispose lei, aggressiva -Perché li avete catturati?
Le rispose con una risata ancora più forte che echeggiò nella baia.
-Sapessi come rendono bene i cuccioli, nei parchi acquatici! Ma gli adulti preferiscono morire, piuttosto che farseli portare via, allora li raduniamo, così è più facile colpirli! Ed è inutile che minacci, da sola… gli squali non noteranno la differenza, tra il sangue che riempirà questa baia: faranno sparire anche te. Ora lasciami lavorare, i miei uomini stanno per arrivare
Nami, impietrita dalla rivelazione, non si rese subito conto di quanto avvenne: contemporaneamente all’uomo che lanciava l’arpione su lei, uno dei delfini si mosse, lanciandosi sulla traiettoria dell’arma e venendo colpito al suo posto.
-NOOO!– gridò la ragazza e mentre il mare attorno a lei si tingeva di rosso, udì un sibilo sinistro e vide l’uomo cadere sul fondo della barca con una Katana che gli sporgeva dal petto.
Il branco nuotava come impazzito, attorno a lei, che si trovò a fissare Zoro sulla scogliera, con gli occhi sbarrati dalla paura, mentre cercava di aiutare il ferito a tenere lo sfiatatoio fuori dall’acqua per non farlo annegare.
L’arma era penetrata sul fianco, vicino la pinna pettorale, impedendogli il movimento; l’altro esemplare aiutava Nami a sostenere il compagno sempre più debole.
Senza dire una parola, lo spadaccino si spogliò, lasciando gli abiti ad un Rufy furente e si calò in mare con le due spade rimanenti. Nuotò verso la recinzione che fece a pezzi in pochi secondi e notò che il branco non si muoveva.
-Non abbandonano il compagno-  mormorò triste, quindi si rivolse al Capitano: -Cerca Chopper e gli altri, digli che c’è un ferito e che avremo da combattere: se il branco non si allontanerà, dovremo pensare noi ai compari di quel bastardo.
Rufy sorrise e corse via.
-Grazie- disse piano lei, quando il ragazzo le si accostò per aiutarla, ma non seppe dire se era rivolta a lui, al delfino o ad entrambi. Poco importava: le priorità erano altre, in quel momento.
Nami era rimasta colpita da Zoro: non avrebbe mai creduto che lo stupidone potesse mostrare tanta sensibilità. Lo vide guardarla intensamente, coi capelli che gocciolavano sul viso e il mare che gli lambiva le spalle possenti… lo trovò bello, irresistibile, ma il lamento straziante del povero ferito la riportò alla realtà, prima che potesse fare qualsiasi cosa.
Passò la mano sul dorso del delfino e quello la guardò con l’occhio un po’ spento.
-Sta peggiorando- mormorò Zoro, dispiaciuto di non essere arrivato in tempo... Quell’animale aveva salvato la vita a Nami e forse ci avrebbe rimesso la sua; gli era grato e sentiva di dovergli dare tutto il sostegno possibile: poggiò la fronte su quella del delfino e mormorò poche parole di incoraggiamento: -Resisti, amico, puoi farcela, ti aiuteremo. Grazie.-
L’altro sembrò capire ed emise un altro fleibile lamento.
Nami, commossa, ringraziò che il viso, bagnato dal mare, riuscisse a nasconderle lacrime che non seppe trattenere.




* Avete presente il mancato scherzo di Tarzan alla mamma/gorilla adottiva? ^_^
   
 
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