-Sto
aspettando.-
Valeria
non era mai stata così
pallida e in quel momento anche Giulia le faceva una bella concorrenza;
ma
entrambe sembravano incapaci di parlare.
Elizabeth poggiò la
fredda lama sul collo di Giulia.
-Allora?- ringhiò.
Improvvisamente, come se fosse
scattato uno strano meccanismo, Giulia
e Valeria incominciarono a parlare contemporaneamente, coprendosi la
voce a
vicenda e dicendo frasi del tutto sconnesse l’una
dall’altra.
-È cominciato tutto
stamattina…-
-Le ho solo chiesto se stavo
bene con l’ombretto, io!-
-Nel pullman, io
l’ho detto che qualcosa non andava.-
-Mi sono fatta
male…-
-Marta mi voleva buttare
giù dal letto!-
-Non avevo fatto latino, va
bene?!-
-…e poi
è squillato il cellulare….-
-Doveva stare seduta!-
-…io volevo
controllare…-
-E avevo la terra nei
capelli…e le unghie spezzate!-
Ormai entrambe piangevano a
dirotto e gesticolavano come impazzite.
Elizabeth aveva la bocca aperta di fronte ad un simile spettacolo.
-È tutta colpa
sua!- urlarono insieme, indicandosi l’una con
l’altra,
per poi lasciarsi cadere sul pavimento piangenti. Se non altro si erano
sfogate
di tutta la tensione accumulata nelle ultime ore.
Impietosita dal loro
comportamento, Elizabeth abbassò la spada e si
avvicinò piano alle due. Valeria le si buttò
addosso, continuando a
singhiozzare sulla sua spalla. La ragazza rispose cauta
all’abbraccio: da brava
guerriera sapeva che poteva benissimo trattarsi di un trucco per farle
abbassare la guardia.
Recuperata un po’ di
dignità, Giulia si sollevò da terra, guardando
sempre impaurita Elizabeth. Ma sembrava che la ragazza avesse
abbandonato i
suoi propositi e si limitava a guardarla perplessa mentre dava colpetti
d’incoraggiamento a Valeria.
-Hai ragione- Giulia trasse un
profondo respiro –Noi non siamo
Juliette e Valerie-
Elizabeth si
irrigidì tra le braccia di Valeria.
-Ma non gli abbiamo fatto
niente!- aggiunse precipitosamente –Non
sappiamo neanche come siamo arrivate qui. Io credo
che…veniamo da un altro
mondo-
Ci aveva pensato a lungo e
alla fine le era sembrata l’unica spiegazione.
Quante volte aveva sentito
parlare di mondi paralleli? Fantasie di
persone suggestionabili, probabilmente non ci credevano sul serio
neanche loro.
E lei, così attaccata alla realtà, non ci aveva
creduto nemmeno per un secondo.
Eppure ora lo stava vivendo…
Elizabeth aggrottò
le sopracciglia. Giulia proseguì.
-Nel nostro mondo, non
esistono fate, magia od orchi. Noi abbiamo lo
stesso aspetto di tua sorella e tua cugina, ma siamo più
piccole. E…ci sei
anche tu…o meglio, c’è Elisa, che
è una nostra amica, ma ha il tuo stesso
aspetto…cioè lei è più
piccola di te, e non è una guerriera ma…-
-Stai dicendo- la interruppe
Elizabeth – che da qualche
parte…c’è una
mia doppia?-
-Beh, si lo so che
è una cosa incredibile, ma è così,
devi crederci!-
urlò disperata.
-Ti credo- disse lei seria.
-No, per favore,
io…che cosa?!-
Valeria si staccò
finalmente e la guardò sorpresa. –Ci credi?-
-Vi credo.-
-Davvero?!-
-Si- sorrise dolcemente
–Valerie diceva sempre che coesistono tante
realtà, che
tutto sta nel riuscire a
vederle. Diceva…che prima o poi avrebbe trovato un modo per
viaggiarci-
-Ti devono essere mancate
parecchio.- disse Giulia.
-Molto, si…-
sussurrò in risposta.
-Noi vogliamo solo tornare a
casa…-
-Parla per
te…-borbottò Valeria.
Tutta la tensione si sciolse
con una risata collettiva.
-Che c’è?
È la verità! Io mi stavo divertendo qui, faccio
le
magie…certo, non quando vengo minacciata di morte,
però…- guardò con
apprensione la spada, che luccicava innocente nel fodero al fianco
della
ragazza divertita.
-Abbiamo bisogno di risposte-
disse Giulia, ignorando Valeria –La mia
è solo una teoria, rimangono tante domande…come
siamo arrivate qui? E perché? Ma
soprattutto, come facciamo a tornare a casa?!-
Abbassò il capo,
certa di aver posto un problema al quale nessuno
aveva soluzione.
-Forse…-
iniziò Elizabeth, facendo scattare su la testa delle ragazze
–conosco qualcuno che potrebbe aiutarci.
Certo, sono solo leggende, io
l’ho sentito, ma è la nostra unica
speranza, non vedo altre soluzioni…-
-Si può sapere di
cosa stai parlando?!- sbottò Giulia, arrossendo
quando l’altra alzò la testa per guardarla negli
occhi. Per un secondo credette
di aver esagerato, ma la ragazza girò nuovamente il volto,
fissando il muro
senza veramente vederlo, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Sembrava…nervosa.
-Vedete, durante i miei
viaggi, sono arrivata in una cittadina piuttosto
lontana, più in là anche del regno di Michelle.
Ho sentito narrare, da un
vecchio stregone, che nel cuore della Foresta Incantata vi sia una
creatura
mitica, dalle sembianze umane e di bellezza straordinaria, che regna
con suo
marito sulle Terre. Una specie di Regina del Bosco, ecco. Si dice che
lei…abbia
le risposte a qualunque domanda, se a fargliela è un puro di
cuore; conosce i
segreti del presente, passato e futuro. Possiede una saggezza che va al
di
sopra dei limiti della conoscenza.-
Rivolse uno sguardo titubante
alle due ragazze.
-È lontano, il
viaggio è molto pericoloso e potrebbe non essere
neanche vero...-
-Ma è la nostra
unica speranza- disse mesta Giulia. -Puoi indicarci
dov’è?-
Elizabeth la guardò
confusa.
-Magari, una mappa, potremmo
partire anche subito, non chiediamo nulla
di più, tranquilla…- disse Valeria.
-Ma cosa state dicendo?- la
interruppe Elizabeth -Vorreste partire…da
sole?-
Valeria e Giulia si guardarono
per un microsecondo e Valeria fece un
minuscolo cenno d’assenso.
-Non pensateci neanche. Dovrei
lasciare mia sorella e mia cugina
vagare per una terra di cui non sanno neanche il nome, con il rischio
d’imbattersi in briganti od orchi, senza avere la minima
nozione di
autodifesa?- disse sconcertata.
-Tecnicamente-
ribattè Valeria –non siamo tue parenti, non hai
nessun
obbligo nei nostri confronti…-
-Siete le Juliette e Valerie
di una altro mondo, ma siete pur sempre
voi, in fondo in fondo. E poi non vi lascerei sole comunque, anche se
foste delle
straniere. Vi servirà anche un’adeguata copertura
per la vostra partenza, dei
viveri, cavalli… Non se ne parla, io vengo con voi- concluse
decisa.
-Io…noi…-
balbettò Giulia.
-Grazie. Davvero.-
esclamò Valeria, e abbracciò la ragazza
d’impulso,
per poi allontanarsi altrettanto velocemente.
-Scusa, sai, la forza
dell’abitudine…-
Elizabeth sorrise e la
riabbracciò.
-Mi raccomando allora,
disinvolte-
Stavano attraversando la sala
dei banchetti, ormai vuota, fatta
eccezione per alcuni servi che stavano sbarazzando la tavola,
assaggiando furtivamente
di tanto in tanto qualche rimasuglio di cioccolato.
Si stavano recando dal re per
mettere in atto il loro piano. O meglio,
quello di Elizabeth.
Aveva spiegato che era uso per
un principe o una principessa,
raggiunta la maggiore età, partire per un viaggio intorno al
regno e ai suoi
confini, per avvicinarsi di più alla realtà del
popolo ed aver così modo di
essere in futuro un buon regnante. Avrebbero trascurato il dettaglio
che si
sarebbero spinte molto oltre i confini. Un piano semplice, a parole. Ma
nei
fatti…
-Tu hai compiuto 19 anni ad
aprile, e ora siamo in ottobre, quindi è
perfetto: tre anni dopo la maturità-
-Perché, avete il
calendario qui?!- esclamò sorpresa Valeria,
guadagnandosi un’occhiataccia da parte di entrambe.
Erano quasi arrivate alla sala
del trono, dove il re era solito
recarsi dopo i pasti quando c’erano ospiti al castello.
In quel momento Valeria stava
borbottando –Non hanno la piastra, ma
hanno il calendario! Neanche l’ombra di un cellulare, ma
c’è il calendario! Ma
guarda tu…-
-Vale ci dai un taglio per
piacere?- disse Giulia seccata.
-Siamo arrivate- disse
Elizabeth, facendole tacere.
Si affacciarono dal gran
portone dorato in quel momento aperto,
permettendo sbirciando all’interno della maestosa sala, ben
attente a non
essere viste. Il re sedeva sul trono, che stava in fondo, dopo un lungo
strascico verde argentato. Stava finendo di dare degli ordini ad un
paggio, che
inchinatosi scomparve per una porta seminascosta dall’altra
parte di dove si
trovavano loro in quel momento.
-Non sembra stare molto
bene…- osservò Giulia. Il re infatti si teneva
la pancia con una mano, con una smorfia di dolore sul viso.
-Troppo
cioccolato…- ridacchiò Valeria.
-È tutta colpa
tua!-
-Avanti, andiamo-
sussurrò Elizabeth, entrando nella stanza, subito
seguita dalle altre due. Si diressero a passi decisi verso il re, che
si
accorse di loro solo quando gli furono sotto il naso. Alzò
la testa e sorrise.
-Piccole mie, è
stato un bel banchetto; Valerie, hai superato te
stessa.-
Valeria arrossì
compiaciuta.
-Padre, noi…noi
vorremmo chiederti qualcosa-
Le sopracciglia gli si
incurvarono leggermente, ma non smise di
sorridere. –Ditemi pure-
-Visto che di qui a poco
Juliette dovrà prendere il tuo posto come
regnante, pensavamo che sia ora che faccia il suo viaggio di
preparazione, e
visto che ora io sono tornata penso che sia il momento giusto,
così potrò
accompagnarla-
-E
l’accompagnerò anch’io!- aggiunse veloce
Valeria.
Il sorriso del re era
scomparso, lasciando al suo posto un’espressione
accigliata.
-Elizabeth, non so se sia il
caso. Juliette in fondo è ancora piccola,
per non parlare di Valerie, e tu sei appena tornata…-
-Padre- disse Giulia
raccogliendo il coraggio, mentre Valeria assumeva
un’espressione imbronciata – non sono
più una bambina, ma sento che mi mancano
ancora molte cose per essere una giusta regnante. Con questo viaggio
raggiungerò una maggiore responsabilità
personale, potrò vedere se veramente
sono in grado di governare un popolo, se sono adatta a prendere il tuo
posto.
Non sarò sola, mia sorella sarà al mio fianco,
lei mi potrà guidare meglio di
chiunque altro; e sarò aiutata anche dalla magia di
Valerie…se tu me lo
concederai, questi sono i miei desideri.-
Valeria la guardava
sconcertata, ma il re aveva ripreso a sorridere.
-Forse…hai ragione
figlia mia. Sei grande ormai. E con queste parole
mi hai dimostrato grande maturità. E sia: hai il mio
permesso.-
Detto questo scese dal trono e
la baciò sulla fronte.
-Quanto intendete partire?-
-Domani- rispose Elizabeth al
suo posto –Alle prime luci dell’alba.
Non credo sia il caso di organizzare grandi cerimonie. Prenderemo solo
lo
stretto necessario, provviste e tre cavalli-
-Bene. Allora andate a
riposare ora, vi aspettano grandi avventure!-
le congedò il re. Elizabeth, volto un ultimo sorriso al
padre, prese per mano
le altre due e così uscirono dalla sala.
-Sei stata bravissima. Un
discorso degno di una principessa- disse la
bionda a Giulia.
-Si Giulia, non capisco come
tu abbia tirato fuori quelle cose!-
aggiunse Valeria sorridendo.
-Grazie!-
-Allora, adesso vi conviene
riposare, io nel frattempo sistemerò tutto
il resto.- e dopo averle rivolto un cenno di saluto, Elizabeth le
abbandonò nel
corridoio deserto, davanti alla porta della stanza di Giulia.
Valeria rivolse a Giulia uno
sguardo implorante.
-Senti, sinceramente non mi va
proprio di andare nella mia casetta
solitaria…-
-Si, neanche io muoio dalla
voglia di dormire da sola. Andiamo in
camera mia, il letto è talmente grande che ci starebbero 4
persone-
Dentro un cassettone trovarono
diverse vestaglie di seta, probabilmente
per la notte, e decisero di dormire con quelle.
-Ci pensi che è
passato solo un giorno?- disse Valeria quando furono
coricate.
-È vero. Non ci
avevo ancora pensato. Sembrava…molto di più-
-Già. Io sono
stanca morta, tu?-
-Anche io. Buona notte.-
-‘Notte
giù-
“Solo un
giorno…” pensò Giulia
nell’oscurità. Chissà cosa stava
succedendo nel loro mondo; sicuramente tutti le stavano cercando, la
madre
preoccupatissima, magari Marta stava facendo festa…e con
questi pensieri, si
addormentò.