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Autore: KuromiAkira    08/06/2013    4 recensioni
Il ragazzo annuì mentre la ragazzina si avvicinava, ammirata. - È ciò che hanno usato anche quelle persone? - chiese, sottolineando le ultime due parole con un tono disgustato.
L'uomo rise. - È molto di più, Kyoka. È molto di più. Con questo potrete fare quello che volete. Ma saremo soli, ve la sentite lo stesso? -
- Ma certo! - rispose lei, sorridendo. - Non abbiamo nessun dubbio, vero fratellino? - domandò poi, rivolgendosi all'altro.
- Nessuno - confermò il fratello, avvicinandosi a sua volta e chinandosi appena verso il contenuto della valigia.
- Ora, finalmente, potremo avere la nostra vendetta - mormorò.
Entrambi i ragazzini sogghignarono e il buio della stanza rendeva le loro espressioni estremamente sinistre.
[Sun Garden/Aliea Academy + Original Characters]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midorikawa Ryuuji, after Reize and the Aliea Academy'
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All'ospedale era scoppiato il finimondo.
La gente, spaventata e confusa, aveva voluto sapere cosa fosse successo, e solo l'arrivo della polizia calmò gli animi. Almeno quelli delle persone estranee alla faccenda.
Hitomiko uscì dall'edificio in cui Haruya e gli altri orfani erano stati condotti: era un ospedale militare, segreto ai più, che aveva accettato di ospitare i feriti su richiesta di Onigawara.
Anche Miura avrebbe dovuto rimanere lì: fortunatamente, l'ex-attaccante della Gemini Storm non era in pericolo di vita. La palla l'aveva, in realtà, colpito alla spalla, fratturandogliela.
Ma le condizioni fisiche non erano nulla. Hiromu, appena Kirishima Minoru era scomparso insieme a Midorikawa, era scoppiato in lacrime e non aveva più smesso di piangere. Per Hitomiko fu come tornare al passato: da piccolo, infatti, Miura piangeva sempre, quando Midorikawa non era nei paraggi.
Hiroto, allo stesso modo, si era chiuso nel mutismo dopo aver passato inizialmente il tempo a prendere a pugni il muro e imprecare, probabilmente condividendo gli stessi sentimenti del fratello adottivo. In quei giorni Hitomiko aveva avuto l'impressione che quei due ragazzi avessero fatto un tacito accordo per tenere d'occhio e proteggere Midorikawa.
Forse per questo Kiyama non riusciva nascondere bene la paura e il nervosismo, a differenza di quando a essere preso fu Nagumo. E poi era risaputo quanto fosse legato a Ryuuji.
I suoi fratelli minori erano spaventati. Erano tutti consapevoli che Midorikawa non avrebbe avuto la stessa fortuna di Haruya: non l'avrebbero mai lasciato in vita, nemmeno per sbaglio.
Hitomiko, nell’uscire fuori dall’edificio, aveva lasciato una stanza muta. Ormai sicuri di aver perso un fratello, si erano tutti seduti a terra e rannicchiati in silenzio. Pandora piangeva, per una volta senza cercare di sdrammatizzare. Molti altri si abbracciavano e si rannicchiavano, tenendo gli occhi fissi al pavimento. L'unico in piedi era Gigu: faceva avanti-indietro per quel pezzo di pavimento ancora libero, accanto al letto di Miura, e borbottava in continuazione che Midorikawa non si sarebbe mai fatto uccidere facilmente anche se, era evidente, non ci credeva nemmeno lui. Cercava ragioni per convincere, e convincersi, che avrebbero potuto salvarlo in qualche modo, nel disperato tentativo di tenere alto il morale a Hiromu: per qualche motivo che nessuno aveva mai capito, infatti, Shousuke era in qualche modo diventato amico dell'ex-attaccante della Gemini Storm ed era l'unico che sopportava. Era infatti risaputo che Kikuma Shousuke ce l'aveva sempre con tutti per ragioni sconosciute ai più. Era sempre arrabbiato o comunque nervoso e litigava con chiunque per qualsiasi minima cosa. Tranne che con Diam, forse perché quest'ultimo, non parlando quasi mai, non dava occasioni per litigare.
La donna sospirò. In quel momento più che mai dovevano agire, per questo prese il cellulare e chiamò per l'ennesima volta il detective. Gli aveva già spiegato cos'era successo, ma aveva bisogno di parlargli ancora.
Attese che l'uomo rispondesse, guardandosi attorno nel frattempo e, appena sentì la voce del detective, si irrigidì in un gesto istintivo. - Onigawara? Sono Kira Hitomiko - esordì piano, benché il nervosismo e l'impazienza fossero palesi. - Ho intenzione di andare alle due basi della Aliea. Pensa di potermi procurare due aerei? - chiese. Quando Onigawara le rispose lei accigliò. - Lo so, ma ci metteremmo troppo tempo. Quel ragazzo rischia di essere ucciso da un momento all'altro. Solo... dovremmo dividerci in due gruppi e non posso accompagnarli entrambi - mormorò poi, rattristandosi. Ascoltò nuovamente la risposta poi spalancò gli occhi, sussultando. - Davvero possiamo? - chiese, stupita. Cercò di mantenere la propria compostezza. - Bene - esalò poi. - La ringrazio molto - concluse chiudendo la chiamata.
Appena ri-entrata nell'edificio sentì alcune voci indistinte. Si bloccò qualche istante per ascoltare prima di capire cosa stesse succedendo e, avanzando poi velocemente, si rese conto di non essere stupita. Anzi, era strano che non fosse successo prima, conoscendoli.

- Ripetilo, se ne hai il coraggio! - esclamò Rimu, spalleggiata da Gigu e Sora, afferrando Kurando per il colletto della maglia.
Colui che fu conosciuto come Grent della Prominence sembrò aver l'istinto di indietreggiare, prima di accigliarsi e decidere di affrontare la ragazza.
- È inutile illudersi, guarda in faccia la realtà: Midorikawa sarà già stato ucciso, ormai! - disse lui, ignorando le occhiatacce dei fratelli adottivi, sopratutto quelle degli ex-membri della Gemini Storm riuniti attorno al letto di Miura.
Ooiwa doveva ammettere che i membri della squadra più debole della Aliea Academy erano sicuramente i più legati fra tutti e che Midorikawa era ancora molto stimato, benché non avesse mai avuto il carisma degli altri capitani.
Eppure il ragazzo dalla lunga treccia azzurra era stufo del continuo borbottare di Gigu e gli altri. Odiava illudersi e le persone che cercavano di illudere gli altri e, secondo lui, era esattamente ciò che stava facendo l'ex-giocatore della Gemini Storm.
Riimu ringhiò, stringendo la presa.
- Smettila di dire certe cose - commentò Reina alzandosi da terra e avvicinandosi. Fece allontanare i due ragazzi e poggiò una mano sopra la spalla di Rimu per cercare di calmarla, ma guardò l'ex-giocatore della Prominence con lo stessa rabbia della sorella adottiva.
- Sono realista - spiegò Kurando con una smorfia di fastidio. - Pensateci: se voleste vendicarvi di qualcuno e riusciste a catturarlo, attendereste a lungo prima di ucciderlo? Che senso ha parlare di andare a riprendercelo, avete idea di quanto ci metteremmo? -
- Piantala di usare quel tono freddo! - urlò immediatamente dopo Nanakaze, allontanandosi da Yagami e alzando il pungo, con rinnovata irritazione. Reina la trattenne, ma la ragazza iniziò dimenarsi talmente tanto che persino l’ ex-centrocampista della Genesis faticava a tenerla ferma. - Sembra che non te ne freghi nulla! È per noi che lui si è fatto avanti, è anche per salvare il culo a te! Dovremmo andare a liberarlo anche se avessimo la certezza assoluta di essere uccisi tutti quanti! - gridò, con le lacrime agli occhi. Si calmò improvvisamente appena non riuscì più a trattenersi dal piangere e Reina la strinse a sé.
L'ex-portiere della Prominence distolse lo sguardo, fissando tristemente il pavimento e mostrando, nonostante tutto, di non essere così menefreghista.
Fuusuke abbassò lo sguardo, osservando il corpo ferito dell’amico-rivale ora profondamente addormentato, e assunse un'espressione pensierosa, ragionando sul fatto che forse l'essere già morto, per Midorikawa, sarebbe solo l'opzione migliore. “Ma, come dice Ooiwa, non credo perderanno troppo tempo, prima di ucciderlo. Con Haruya ci sono andati piano solo perché volevano che facesse la spia” pensò.
In quel momento la porta si aprì con così tanta veemenza che tutti gli orfani del Sun Garden si voltarono di scatto. Hitomiko si mise una mano sul fianco e li guardò decisa. - Piantatela di litigare. Dobbiamo andare! - esclamò, con una certa fretta.
I ragazzi la guardarono senza capire. Saginuma si alzò da terra. - Dove? -
- Alle basi segrete della Aliea. Sicuramente Midorikawa si trova in uno di quei due edifici - spiegò. - Ci divideremo in due gruppi e Onigawara ci metterà a disposizione due aerei, per portarci tutti. Chi è ferito rimarrà qui insieme a Nagumo e Miura. –
Seguì qualche istante di silenziò. Cosa avrebbero potuto fare in quel momento, in una situazione come quella? Poi Hiruma Kenichi, ex-Kenvil nella Epsilon, prese parola. - E se quei due tornassero? -
- Ne dubito: non credo conoscano persino questo posto e, nel peggiore dei casi, verrà qui solo la ragazzina - disse.
Vedendo l'espressione confusa dei ragazzi la donna riprese a spiegare. - Kirishima Minoru stava male, quando se n’è andato: o meglio, quando è stato costretto ad andarsene. Questo significa che la forza che usano è troppo grande per loro e non possono gestirla che per pochi minuti. Inoltre, solitamente, attendono almeno due giorni prima di tornare all'attacco, forse per ricaricarsi. -
Fece scorrere lo sguardo su tutti i fratelli minori, che stavano riflettendo su quelle parole. - In ogni caso penso che per un po’ non baderanno a noi, dato che hanno catturato la persona che cercavano. Proprio per questo dobbiamo sbrigarci. Non possiamo più esitare: non ce lo possiamo permettere - chiarì. Poi fece un respiro profondo. - Sarò sincera: non so se arriveremo in tempo per salvare Midorikawa. Ma dobbiamo assolutamente fermare quei due e chiunque li stia usando. -
Hiroto, rannicchiato fino a quel momento in un angolo, si alzò e raggiunse la sorella, evitando lo sguardo di tutti. Era scuro in volto e l'espressione contrita. La donna lo vide stringere i pugni convulsamente e tremare. Fu seguito da Saginuma e, subito dopo, Reina si avvicinò a sua volta, tenendo per mano una Rimu ancora in lacrime. Pian piano, anche dagli altri, Kurando compreso, si fecero avanti.
Hiromu volle alzarsi dal letto ma Gigu lo bloccò.
Sango Yoshirou, ovvero Coral, intervenne in aiuto di Shousuke. - Ora sei sotto antidolorifici, hai idea di quanto farà male dopo? Non puoi venire anche tu. -
Miura aprì la bocca per ribattere ma Kikuma lo spinse steso, afferrandogli la spalla sana. - Non rompere e rimani buono qui! - lo riprese l'ex-difensore della Gemini Storm, guardandolo con decisione. - Torneremo insieme a Ryuuji anche se dovessimo riportarlo indietro dall'altro mondo! -
- Hanno ragione, ci saresti solo d'impiccio - informò, schietta, Hitomiko. - Proibisco a chi è anche solo leggermente ferito di venire con noi - annunciò, col tono di chi non ammetteva repliche.
Miura abbassò lo sguardo e si arrese. La donna volse poi lo sguardo verso Suzuno. Quest'ultimo rifletté qualche istante, combattuto sul andare per farla pagare a quei due gemelli o rimanere al fianco di Haruya come aveva più volte ripetuto che avrebbe fatto. Infine guardò Hitomiko. - Io rimango qui con loro - annunciò.
Atsuishi si fece avanti e venne subito fissato non solo da Hitomiko, ma anche da Fuusuke.
Ma il ragazzino dai capelli bianchi si tolse le bende. - Vengo anche io. Ormai sto bene. Ci penserò io a vendicare Haruya - annunciò, guardando prima Suzuno e poi Nagumo, con decisione.
- Vedi di tornare, o non posso assicurati che questo scemo non si metta in testa di alzarsi e raggiungerti - gli disse l’ex-capitano della Diamond Dust, facendo un cenno verso l’amico-rivale..
Atsuishi ridacchiò e convenne con lui. Per quanto ferito, Haruya non avrebbe esitato un momento a sforzarsi oltre i limiti per poterlo aiutare. Per questo non doveva più farlo preoccupare. - Certo - mormorò semplicemente.
Anche Hitomiko si convinse e si voltò, per dirigersi verso la porta.
- Bene, andiamo da Onigawara prima di tutto. Ci saranno dei palloni da calcio, negli aerei. Sono certa che vi basteranno per riuscire a crearvi un passaggio ed entrare. -
Hitomiko uscì seguita dai fratelli senza che nessuno avesse la forza di salutare o di augurare buona fortuna.
Miura rimase con lo sguardo basso e Suzuno capì che doveva tenere d’occhio anche lui.

Minoru, circondato dal tepore delle coperte, riuscì a rilassare i muscoli e sospirò.
Il dolore causato dalla pietra gli aveva fatto riprendere lucidità e, man mano che si calmava, si rendeva conto di aver agito impulsivamente.
Rimasta fino a quel momento seduta sul bordo del letto, Kyoka si alzò, sbuffando. Ora che il fratello sembrava stare meglio era giunta l'ora di parlare.
- Si può sapere cosa ti sei messo in testa, Minoru? - lo riprese, incrociando le braccia al petto.
Il ragazzo voltò appena la testa, guardandola. Lei si accigliò. - Perché sei andato da solo? Hai idea del rischio che hai corso? Se avessi perso i senti saresti stato in balia degli alieni! - lo sgridò.
Lui tornò a guardare il soffitto, piegò la bocca in una smorfia infastidita. - Quelli non mi avrebbero fatto nulla - ammise. Potevano anche averli considerati spietati alieni, durante quei due anni, ma era chiaro che, in realtà, fossero solo dei ragazzi come tutti gli altri.
- Scherzi? Potevano, non so... strapparti via la pietra dal petto e usarla per uccidere anche noi! Ora probabilmente sanno che non riusciamo a sostenere la forza del meteorite per molto tempo. -
- Ho sbagliato a perdere il controllo in quel modo, è vero. Ho sprecato forza per ‘giocare’ con alcuni di loro quando, invece, dovevo colpirli tutti subito. Ma mi chiedo perché non riusciamo a resistere più a lungo... - ragionò.
Era da poco che lui e la sorella si erano fatti impiantare il frammento e Kenzaki li aveva avvertiti che, i primi tempi, si sarebbero affaticati facilmente. L’uomo aveva detto loro che, col tempo, sarebbero riusciti a convivere con la pietra attiva ventiquattro ore su ventiquattro, esattamente come avevano fatto gli alieni ai tempi della Aliea. Nel frattempo, nei due anni precedenti, erano rimasti a stretto contatto con altri frammenti, incompleti e dotati di poca energia, per abituarsi.
Eppure, al contrario delle aspettative, Minoru aveva l’impressione che, col passare dei giorni, i loro corpi reggevamo meno a quel potere, indebolendosi in pochi minuti.
- Ho sprecato un'ottima occasione - concluse poi, cercando di accantonare quel pensiero.
Kyoka lasciò cadere la braccia lungo i fianchi, stringendo i pugni. Batté un piede a terra.
- Sarebbe andata diversamente se mi avessi portata con te! - si lamentò nuovamente. - In due risparmiamo energia! Davvero, io non ti capisco più. Avevamo deciso di fare le cose insieme, ricordi? -
Minoru tornò a guardarla. Certamente la gemella, in quel momento, si sentiva tradita. Non poteva darle torto.
D'altronde era vero: si erano giurati di stare sempre insieme. Anzi, l'avevano permesso Hiroki, tanto tempo prima.
"Quando io non ci sono, voi due dovete stare insieme e aiutarvi a vicenda" diceva il loro fratello maggiore, con quel tono pacato e conciliatorio a cui era impossibile dire di no.
E ora non ci sarebbe più stato. Mai più.
La vide sbuffare. - Basta, vado a sfogarmi sull'alieno! - sbottò, dando le spalle al fratello. Questi si alzò a sedere di scatto e afferrò il polso alla sorella.
- No! - si oppose.
Lei si voltò di scatto. - Dato che hai preso da solo l'iniziativa, ora sarò io ad agire da sola! Vendicherò io nostro fratello! – sbottò, arrabbiata.
- Non devi ucciderlo! - esclamò con forza Minoru, stringendo la presa della mano.
Lei sobbalzò, stupita. - Ma che diavolo ti prende? Tutto ciò che abbiamo fatto fino ad ora l’abbiamo fatto per poter ammazzare quel bastardo - gli ricordò.
- Non devi. Ci penserò io, dopo - disse. Ma la sorella scosse la testa.
- Scordatelo! Perché dovresti farlo tu? -
- Possibile che tu non capisca? Hai idea di cosa voglia dire uccidere una persona? - urlò lui.
- Perché, tu pensi di capirlo meglio di me? - gridò la gemella, di rimando, non meno irritata del fratello. - So bene che è una cosa grave! Sono pronta a sopportare il senso di colpa per tutta la vita, se necessario! - affermò.
Minoru lasciò improvvisamente la presa e Kyoka fece qualche passo indietro, squadrando il ragazzo. - Io ucciderò quel tipo! Hiroki era l'unica persona della nostra famiglia che ci rimaneva e lui ce l'ha portato via! L’alieno merita di morire per mano nostra! - insistette. - Sei tu, Minoru... sei tu che non capisci la situazione. Non lascerò impunita la morte di nostro fratello! Se non te la senti allora lascia perdere! - concluse, uscendo velocemente dalla stanza del fratello.
Corse senza però riflettere su dove stesse andando e, quando se ne rese conto, si fermò in mezzo ai corridoi. Strinse i pugni, fissò il pavimento.
- Stupido Minoru. Vuoi vanificare tutto il dolore che abbiamo provato in tutto questo tempo? - mormorò, amareggiata.
Sapevano fin dall’inizio che quella era la strada sbagliata. Ma, a quel punto, dopo tutto quello che avevano passato, Kyoka pensava che rinunciare sarebbe stato peggio.
Avrebbero vissuto per tutta la vita nella consapevolezza di aver fatto degli errori, senza nemmeno aver portato a termine ciò che si erano prefissati.
Ormai non potevano più tornare alla vita normale: tanto valeva andare fino in fondo.
- Hiroki… se tu fossi qui riusciresti a farci fare pace come al solito? – sussurrò, singhiozzando. - Se tu fossi qui… se solo fossi ancora qui… -
Faceva così male che, nonostante tutto, era disposta a macchiarsi di qualsiasi colpa. Pur di cancellare quel dolore si sarebbe fatta consumare da un altro tipo di tormento: quello di aver ucciso qualcuno.
Le conseguenze che avrebbe dovuto affrontare per quel gesto non sarebbero mai state peggiori del dover sopportare ogni giorno il dolore della morte ingiusta del fratello.

Minoru, intanto, rimase immobile qualche istante, fissando la porta dalla quale la gemella era uscita. Poi abbassò appena lo sguardo. Aveva creduto che Kyoka non avesse pensato alle conseguenze e in questo aveva dimostrato di non averla capita.
Era stato lui, piuttosto, ad aver compreso la situazione in ritardo, quando ormai era troppo tardi.
Ma questo non cambiava le cose. Voleva proteggere la sorella.
Si alzò, ebbe un leggero capogiro ma si tenne in piedi. - Kyoka... se pensi che resti a guardare mentre diventi un'assassina, ti sbagli di grosso. Non voglio vederti in preda ai sensi di colpa per tutta la vita - mormorò, raccogliendo le forze e uscendo, dirigendosi verso le stanze sotterranee.

Midorikawa riprese i sensi rabbrividendo dal freddo.
La bassa temperatura fu la prima cosa che percepì ma, appena riuscì a ricordare cos'era successo, spalancò gli occhi.
Osservando un soffitto scuro, provò ad alzarsi, senza riuscirci. Era disteso con le braccia lungo i fianchi, ma qualcosa lo bloccava ai polsi e alle caviglie.
- C-cosa...? - balbettò. Era ancora piuttosto confuso, ma l'essere in un posto sconosciuto, apparentemente da solo, senza aver la possibilità di muoversi lo spaventava più dell'eventualità di essere in balia dei due gemelli e della loro sete di vendetta.
- Ti sei svegliato, finalmente - constatò Kenzaki.
Ryuuji voltò la testa verso la voce. L'uomo era in piedi vicino a dei grossi macchinari che ricordavano i vecchi computer che vedeva spesso in vecchi film e telefilm, con le braccia incrociate al petto e un sorriso soddisfatto sul volto. La stanza era buia come tutte quelle dell'edificio e il ragazzo dai capelli verdi non riusciva bene a mettere a fuoco l'ambiente. Aveva male alla testa e si sentiva affaticato, per qualche strano motivo.
- Allora, come ti senti? - chiese, con finto interesse, Ryuuichi.
Midorikawa lo guardò male. - Dove siamo? - chiese, cercando ancora di muoversi. Rammentava di essere stato costretto ad entrare in una stanza con quell'uomo, ma i suoi ricordi si interrompevano lì.
Kenzaki si voltò leggermente verso i macchinari e pigiò un tasto. - Siamo nella seconda base della Aliea. Minoru e Kyoka sono ancora nell'altra, quindi stai tranquillo: non verranno a torturati - spiegò e Midorikawa percepì una certa ironia.
Il rigido e freddo asse su cui era steso l'ex-capitano della Gemini Storm iniziò a girarsi lentamente in verticale, sollevandosi poi fino a che Ryuuji non fu all'altezza dell'uomo, sempre legato alla superficie di metallo dalle cinghie.
Tenuto solo agli arti, il ragazzino si ritrovò piegato leggermente sul busto a causa del movimento e del peso del proprio corpo. Si sentiva debole e la cosa lo preoccupava molto.
Solo in quel momento si accorse non solo di essere a petto nudo, ma di avere qualcosa all'altezza dello sterno.
Qualcosa di viola e terribilmente familiare...
- Cosa diavolo mi hai fatto? - esclamò, alzando di scatto la testa, agitandosi appena si rese conto di cosa fosse.
Kenzaki rise.
- Dovresti essermi grato per averti impiantato la pietra sotto sedativo. Fa piuttosto male, sai? Minoru e Kyoka ne sanno qualcosa - commentò solamente.
Il ragazzino fissò con sconcerto e paura l'uomo. Non aveva voluto immaginare cosa avrebbero potuto fargli i gemelli Kirishima una volta arrivato lì ma, certamente, non gli era passata nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di essere nuovamente esposto al meteorite. Oltretutto sapeva che il contatto diretto col corpo era estremamente pericoloso: alla Aliea la legavano al collo o la tenevano dentro la sfera della divisa, ma mai ventiquattro ore su ventiquattro: di notte, ad esempio, se la toglievano.
Dubitava, comunque, avesse a che fare con la vendetta di Minoru e Kyoka. Sicuramente c'era un altro motivo.
- Perchè? - chiese allora, non riuscendo a mettere insieme più di una parola.
Kenzaki si avvicinò a Ryuuji, il ragazzino notò una specie di telecomando nella mano sinistra dell'uomo.
- Ciò che voglio è la vendetta. Ma non è di te o dei tuoi fratelli che voglio vendicarmi - mormorò, fermandosi a pochi centimetri da lui. Gli sfiorò la guancia con la mano gelata e Midorikawa, rabbrividendo, girò di scatto la testa, per interrompere quel contatto. - E tu, Reize, mi aiuterai - concluse, ghignando.
- Non chiamarmi in quel modo! Non ho intenzione di obbedirti, meteorite o meno! - si oppose Midorikawa, con fermezza. Non avrebbe più venduto se stesso al potere, non era la stessa persona di due anni prima.
Ma Kenzaki rise di gusto. - Se pensi che quella pietra sia la stessa della Aliea ti sbagli di grosso - disse. - È qualcosa di molto, molto più forte. Così tanto, - sussurrò, chinandosi appena verso il ragazzino, - che è impossibile resistergli - concluse, sorridendo. Poi si allontanò nuovamente. - Quando avrò finito non sarai in grado nemmeno di pensare. Distruggerai qualunque cosa ti capiti a tiro; e, quando i tuoi cari fratelli verranno per salvarti, e so che lo faranno, sarai tu stesso a ucciderli - spiegò.
Midorikawa tremò, ma, stringendo i denti, cercò di tenere lo sguardo fisso sull'uomo.
- Hai sempre avuto queste intenzioni? Quei due avrebbero già potuto uccidermi sin dall'inizio - fece notare.
Ma l'uomo scosse la testa, sogghignando.
- Sono bravi solo a parole. Il solo torturare Burn ha fatto sorgere in Minoru dei dubbi. Inoltre non hanno la forza necessaria per uccidervi tutti. Sapevo che, prima o poi, ti saresti fatto avanti. Avrei trovato comunque il modo di condurti qui - spiegò.
- Quindi Minoru e Kyoka erano solo un'esca per me? Perché proprio io? Di chi vuoi vendicarti, esattamente? - chiese, anche se temeva la risposta. Ma tutto quello che era successo era così orribile e quasi assurdo che, come minimo, doveva conoscere la verità.
- Non lo capisci? - domandò con irritazione, tornando a guardarlo. - Cancellerò ciò che Kira Seijirou ha costruito! Voi mocciosi siete il motivo per cui quell'uomo ha rinunciato al progetto Aliea, facendosi arrestare e facendo arrestare me! - Rise istericamente, gli avvenimenti del passato gli bruciavano ancora. - Ha rovinato tutto, vanificando tutti quegli anni di ricerche e stroncando le mie ambizioni. Distruggerò la ‘famiglia’ a cui tiene tanto e lo farò usando proprio uno dei suoi figli. -
- Tu sei folle - bisbigliò Midorikawa, tremando. - Non farò mai ciò che vuoi! - ribatté, seppur preoccupato per la potenza della pietra.
- Ah, non mi sembri molto convinto - lo canzonò l'adulto, poggiando la mano sopra l'asse su cui era tenuto Ryuuji. - Tu sei sempre stato il più debole di tutti. E non intendo solo fisicamente - disse.
Midorikawa cercò di evitare lo sguardo dell'uomo. L'altro ridacchiò. - Sai bene anche tu che, quando attiverò la pietra, cederai subito al suo potere. E se cerchi di resistergli finirai col morire in pochi minuti. In quel caso mi basterà spingere Minoru e Kyoka a uccidere gli altri; ma ritengo che il piano principale sia più divertente, tu non credi? -
- Sei un bastardo - sibilò il ragazzo dai capelli verdi in risposta, agitandosi nell'istintivo tentativo di liberarsi e guardandolo con disprezzo.
Ma l'uomo rise. - Con quello sguardo sei già sulla strada giusta. Chissà, forse sotto sotto la personalità che ti sei creato per la Aliea non era del tutto finta - disse, sollevando con la mano la frangia al ragazzo. - Ora vediamo di sistemare anche il resto... - mormorò infine, facendo diversi passi indietro. Non distolse lo sguardo dal ragazzo e, sorridendo sinistro, premette un bottone dal telecomando. Se due anni prima, alla Aliea, avevano un grosso macchinario per controllare la potenza del meteorite, quel telecomando serviva a controllare i diversi frammenti, anche ad uno ad uno se necessario.
Infatti la pietra si illuminò all'istante e Ryuuji percepì immediatamente un'intensa fitta al petto che lo fece gemere di dolore.
Poi sussultò, irrigidendosi. Spalancò la bocca, inizialmente senza riuscire ad emettere alcun suono.
Il dolore si stava estendendo a tutto il corpo, sentiva i muscoli intorpidirsi, ma dopo qualche secondo il punto in cui era stata inserita la pietra iniziò a far sempre più male, tanto da farlo gridare disperatamente.
L'unico pensiero che riuscì a formulare fu che avrebbe preferito essere torturato e ucciso dai gemelli piuttosto che provare quella sensazione così familiare: il potere che, come innumerevoli braccia oscure, ti afferra per tutto il corpo e ti trascina inesorabilmente in un oblio fatto di odio e distruzione, e così tanta paura da cancellare tutto ciò che esiste dentro di te, lasciando solo il vuoto.
Dopodichè, oltre al dolore, non riuscì a percepire nient'altro che lo sguardo senza emozioni di una persona che conosceva molto bene, un'entità sempre rimasta in fondo al suo cuore: Reize si stava dimenando, impaziente di tornare e di mostrare la sua forza al mondo, anche a costo di distruggere tutto ciò che Midorikawa Ryuuji possedeva. Anche a costo di distruggere Midorikawa Ryuuji stesso.





Note finali: ormai aggiorno col contagocce e temo che la situazione andrà avanti per un bel po'.
Questo fu l'ultimo capitolo scritto prima di decidere di concentrarmi sulla AU, qualche mese fa. Da allora ho scritto fino al capitolo 17, ma nessuno dei nuovi capitoli mi convince del tutto. E non so il perché. Non riesco a concentrarmi sulla scrittura, ultimamente. Comunque, sto cercando di andare avanti lo stesso, per vedere poi come sarà il lavoro finito. Invece di scrivere un paragrafo alla volta e valutarlo, preferisco scrivere tutto, rileggere tutti i capitoli uno dopo l'altro, e vedere se la storia si regge in piedi nonostante le mie condizioni. Per questo aggiorno con meno frequenza, nonostante un po' di capitoli siano pronti da mesi. Spero di riuscire a scrivere la storia in modo decente. Premetto sempre che non si tratta degli avvenimenti, quelli li ho già chiari e sono già segnati in una tabella. È il modo in cui li scrivo che non mi convince più. Sento come se stessi peggiorando a scrivere, invece di migliorare. Cosa che ancora (spero) nessuno può confermarmi, perché appunto tutto ciò che ho pubblicato finora mi soddisfa. Non so quanto ci metterò a pubblicare il capitolo 13, comunque la fiction, rispetto a dove sono arrivata a scriverla, si sta avviando alla conclusione, quindi spero di finire e di riuscire a sistemare in modo soddisfacente il tutto. Però è frustrante, e spero sia solo un periodo no. Ogni volta che succedeva, facevo lunghi periodi senza scrivere (parlo di mesi, il mio massimo è stato sei mesi senza scrivere!) ma, siccome ho appunto delle long in corso e mi dispiacerebbe interromperle, prima di decidere di prendere una pausa cercherò di concludere tutto ciò che ho in corso e spero davvero di riuscirci.
Se dovessi interrompere (e, nel caso, spero solo temporaneamente) la fiction, comunque, vi avvertirò. Rimango comunque in attesa di altre illuminazioni.
Per il resto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
  
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