Questa
è la traduzione della storia “A dark
tale” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
A
Dark Tale
Sospiro,
passandomi una mano tra i capelli e cercando di pensare ad una
risposta. La
Professoressa McGranitt mi sta fissando e immediatamente capisce cosa
significa
il mio silenzio.
"Non
ha cambiato atteggiamento nei tuoi confronti?" mi chiede.
Scuoto la
testa.
Emette un
gemito arrabbiato, "Ci parlerò io. Non ha nessun diritto di
trattarti
così, Miss Granger."
"No!"
spalanco gli occhi, nel panico, "Non può. É...
tutto a posto. Non gli
piaccio. É arrabbiato ed è comprensibile."
"Ma se
sapesse della tua... beh... della tua condizione, sarebbe - "
"Non
ne vale la pena. Se deve essere carino con me solo perché
sto... morendo, mi
sentirei patetica. Non voglio."
La
McGranitt mi guarda con occhi colmi di compassione.
É esattamente questo lo sguardo che non
voglio vedere negli occhi di nessun'altro.
Mi
schiarisco la gola e continuo, "L'abbiamo forzato in questa situazione.
Non sa il perché ed è meglio per lui."
"Perdonami,
ma ancora non capisco perché hai scelto lui."
Irrigidendomi,
abbasso lo sguardo verso le mie mani, "Non c'era nessun'altro."
"E il
Signor Weasley?"
"Ronald
è..." faccio una pausa, "Avrebbe sofferto troppo per la
mia... quando
io... quando..."
Sono
così
patetica. Non riesco nemmeno a dirlo.
Alla fine
raccolgo il mio coraggio, "Avrebbe sofferto troppo per la mia morte se
ci
fossimo sposati. Avevo bisogno di qualcuno che rimanesse...
disinteressato."
"Severus
può essere un bastardo a volte, ma non è
completamente privo di sentimenti,
Miss Granger."
"Non
è..." arrossisco, "Non è innamorato
di me. Sarà più semplice. Voglio che
Ronald vada avanti con la sua vita.
Non voglio che si affezioni troppo a me. É un bene che non
sia tornato per
finire il suo settimo anno."
La
McGranitt prende un bel respiro prima di chiedermi lentamente, "Ha
accettato il tuo matrimonio alla fine?"
Forzo un
sorriso appena accennato, "No. Non lo sento da due mesi, ma Harry mi ha
detto che è ancora arrabbiato."
Silenzio.
"Questo
è troppo per te, bambina mia."
Di nuovo,
m'impongo di sorridere, "Sto bene."
Sono stufa
di usare questa frase.
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É
sempre
imbarazzante quando devo fare Pozioni. Gli studenti mi rivolgono
occhiatacce.
Probabilmente pensando che ricevo un trattamento speciale e voti
migliori perché
sono sposata col Professore.
Tengo la
testa china e provo a concentrarmi sulla pozione che sto facendo.
"Hermione,"
mi sussurra Harry accanto, "Ho fatto tutto in modo corretto, ma la mia
pozione sta diventando verde."
Mi sposto
più vicino a lui, "Hai aggiunto- "
"Granger,
non osare aiutarlo," sussurra uno studente dietro di noi, "Lascia che
il Ragazzo-Che-Ci-Ha-Salvati-Tutti faccia la sua pozione da solo per
una volta."
"Chiudi
il becco," Harry sussurra di rimando.
Anche dopo
la Guerra c'è ancora rivalità tra le Case.
Specialmente tra Serpeverde e
Grifondoro.
"Che
c'è, Potter? Incapace di preparare una pozione
così semplice?"
Alzo gli
occhi al cielo e torno alla mia pozione mentre loro due continuano a
litigare.
Non ho tempo per certi giochi infantili.
Davvero non ne ho.
Poi sento
le parole che mi fanno correre un brivido lungo la colonna vertebrale.
"...sempre
a chiedere aiuto a quella puttana di una sanguesporco..."
Lo
ignorerò. Lo ignoro sempre.
Mi hanno
chiamata in diversi modi in vita mia. Puttana
è solo uno di questi. Cosa mi aspettavo che sarebbe successo
dopo aver sposato
il mio insegnante?
"Signor
Larson," dice Piton improvvisamente, "Vorresti condividere
ciò che
hai appena detto con il resto della classe?"
Silenzio.
"N-no,
Signore," risponde il ragazzo.
"Saggia
scelta," risponde Piton, "Ti vedrò in punizione. Sette in
punto."
Cos'è
successo? Piton è davvero intervenuto in mia difesa?
Poi sposta
la sua attenzione su Harry, "Signor Potter, se desideri finire l'anno,
dovrai preparare le pozioni per conto tuo. Senza aiuto. Sono stato
chiaro?"
Harry
annuisce rapidamente, "Sì, Signore."
Segue il
silenzio.
Prendo un
bel respiro e poi capisco che è stata una pessima decisione.
Ci sono così tanti
odori disgustosi in classe, mi stanno facendo venire la nausea.
"Questa
materia è davvero difficile," sussurra Harry, "Non so
perché Piton
deve insegnare Pozioni. Pensavo volesse il posto di Difesa Contro le
Arti
Oscure."
Scuoto la
testa, "Lo pensavo anche io."
"Beh?"
insiste, "Sai perchè - "
"Non
lo so, Harry. La McGranitt è la
Preside, puoi chiedere a lei," non appena le parole mi escono di bocca,
le
rimpiango.
Sto
costantemente aggredendo le persone e non posso farci nulla. Le piccole
cose mi
danno fastidio.
"Mi
dispiace," sussurro.
Harry
annuisce, "É... tutto a posto. Non mi sarei dovuto aspettare
che sapessi
tutto solo perché sei... sposata con lui. Devo prendere
questa materia
seriamente se voglio diventare un Auror..."
Harry
continua a parlare, ma non riesco a concentrarmi su quello che dice.
Finirà la
scuola, diventerà un Auror. Diventerà un adulto.
E io?
Mi
rimangono solo un paio di mesi.
Mi si
chiude la gola al pensiero.
E poi
un'ondata di nausea mi colpisce di nuovo. Mi copro la bocca con la mano
e
chiudo gli occhi per un secondo, cercando di ricompormi.
"Mione,
tutto bene?"
Annuisco,
incapace di parlare.
Perché
deve
succedere a me?
Non posso
vomitare davanti a tutti. Penseranno che sono incinta e in un certo
senso è
anche peggio che scoprire che sto morendo.
"Hermione?"
chiede di nuovo Harry.
Lo guardo
prima di muovermi in direzione della cattedra di Piton. So che tutti mi
stanno
guardando, lo sento.
Piton sta
correggendo dei fogli, ma quando mi nota alza lo sguardo, ha
un'espressione
confusa.
"Chiedo
scusa, Signore" mormoro.
"Per
cosa esattamente, Miss Granger?"
"Non...
mi sento bene."
Alza un
sopracciglio, "Cosa intendi?"
"I-io...
vado dalla Signora Chips."
"Per
cosa esattamente?" ripete la domanda.
Deve
proprio fare così?
So che
tutti stanno sentendo la nostra conversazione adesso. Non
c'è mai stato un
silenzio del genere prima d'ora.
"Beh,
Granger? O riveli il motivo per cui vuoi lasciare la classe o torni al
tuo
posto."
A volte lo
odio davvero.
Vomiterò
sulla sua cattedra. Sarebbe un motivo abbastanza valido?
Alza
entrambe le sopracciglia e mi fissa.
Non posso
affrontarlo in questo momento.
Mi volto
semplicemente e torno al mio posto. Tutti si rilassano e Piton continua
a
correggere i compiti.
Ma poi
raccolgo la mia roba e cammino verso la porta, lasciando la classe.
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Mi getto
sulla tazza del gabinetto, tenendomi indietro i capelli.
Quella
stupida medicina non mi sta aiutando per niente.
Dopo
qualche minuto mi alzo, guardando il mio riflesso nello specchio.
Non sembro
così diversa.
Sono ancora
me stessa. Giusto?
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É
ora di
cena.
E lui non
è
qui. Posso immaginare che sia ancora arrabbiato con me per
ciò che è successo
in classe oggi. Ma è stata tutta colpa sua. Avrebbe permesso
a qualsiasi altro
studente di lasciare l'aula. Ha rifiutato solo perché si
trattava di me e credeva
di dover essere super-severo nei miei confronti. Non è di
aiuto comunque. Non
piaccio agli altri studenti e continuano a pensare cose orribili su di
me.
D'altro
canto, è un bene che non sia qui. Così non devo
sforzarmi di mangiare quando
anche la sola vista del cibo mi fa venire la nausea.
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Dov'è?
Sono quasi
le dieci e dobbiamo ancora fare quella cosa.
Esco dalla
mia camera, sbadigliando mentre mi dirigo nella sua.
Non
è qui.
É la
prima
cosa che noto quando entro, accendendo le luci.
Sospirando,
mi siedo sul suo letto e aspetto.
Sa che deve
essere fatto.
Sarà
qui a
momenti.
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"Granger."
Spalanco
gli occhi al suono di quella voce fredda.
Dove sono?
Mi guardo
intorno, rendendomi conto che non sono in camera mia. Poi ricordo.
Come ho
fatto ad addormentarmi nella sua stanza?
Mi alzo,
schiarendomi la gola, imbarazzata, "La stavo aspettando."
"Mi
sembra ovvio."
"Dov'è
stato? Che ore sono?"
"Abbiamo
ancora un'ora," risponde e guarda il letto dietro di me.
Annuisco,
risiedendomi.
Sono sempre
tesa.
"Mi
hai messo in imbarazzo a lezione oggi," dice.
Sapevo che
non avrebbe tralasciato quest'argomento.
"Stavo
male e non mi ha lasciato andare."
"Mi
hai mancato di rispetto davanti agli altri studenti."
"Non
volevo," alzo lo sguardo verso di lui, "Lei mi ha costretta."
"Sì,
posso immaginare che sai molto sul costringere qualcuno a fare qualcosa
che non
desidera." dice crudelmente.
Mi mordo il
labbro, voglio solo finire questa faccenda così che possa
tornarmene in camera
mia.
Mi distendo
mentre lui spegne le luci. Non appena l'oscurità riempie la
stanza, tolgo
velocemente i pantaloni del pigiama e la biancheria intima.
É
sempre la
stessa storia.
Così
distaccata. E fredda.
So che era
abituato a prendere una pozione prima di iniziare. Non so se la prende
ancora.
M'irrigidisco
quando lo sento avvicinarsi. Mi separa le gambe, un po' più
sgarbatamente del
solito. É ancora arrabbiato e lo dimostra.
Ha ancora i
vestiti addosso, lo sento.
Non
c'è bisogno di togliersi più vestiti
di quanto assolutamente necessario.
Questo è ciò che ha detto la prima notte.
Mentre i
secondi passano provo a rilassarmi e a pensare ad altre cose, ma
è impossibile.
E poi lo
sento muoversi.
É
sempre
sgradevole, ma questa volta è quasi doloroso.
Mordendomi
a sangue il labbro, ignoro le lacrime che si stanno formando nei miei
occhi.
Lui non
emette nessun suono mentre si muove sopra di me, attento a non toccarmi
più del
necessario.
Mi lascio
sfuggire un piccolo grido e lui si ferma per un momento prima di
continuare,
più veloce di prima. Vuole finire il prima possibile.
Dopo
qualche minuto finalmente trattiene il respiro e s'immobilizza,
tremando un
po'.
E io sono
distesa lì, aspettando che si allontani.
Appena lo
fa mi rimetto velocemente i pantaloni.
É
tutto.
É
sempre la
stessa storia.
Accende le
luci e lo guardo. É un po' affannato, ma oltre quello non
c'è nient'altro che
provi che lui... che noi...
"La
pozione," dice, indicando il comodino.
Giusto. La
pozione che previene la gravidanza. Una cosa del genere è
illegale e il
Ministero punisce coloro che usano contraccettivi. Ma secondo Piton non
sono
capaci di intercettare questa pozione. Forse la prepara lui stesso? Non
lo so,
non gliel'ho mai chiesto.
Prendo la
pozione e mi alzo, lasciando la sua stanza velocemente prima che abbia
la
possibilità di cacciarmi fuori.
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"Questo
è ridicolo," mi fa
notare.
"Beh,
è l'unico modo che ho trovato
per far sì che lei mi ascoltasse," spiego.
"Minerva che mi
chiude a chiave
in un ufficio con te, ordinandomi di parlare con te. Non pensi sia
alquanto
estremo? Per quale motivo poi?"
Prendo un
respiro profondo, "Lo
sa."
Alza gli occhi
al cielo,
"Granger, se riguarda quella tua stramba idea - "
"Non
è stramba, Signore.
Dobbiamo tutti sposare qualcuno e... potremmo aiutarci a vicenda."
"Come potrebbe
aiutarmi sposare
una studentessa? Non sono interessato
nel danneggiare la mia reputazione ancora di più."
Apro la bocca
per parlare, ma impiego
qualche istante prima che le parole vengano fuori, "Beh... non sarebbe
un
vero matrimonio. Potrebbe ancora fare le cose che vuole e
così anch'io."
"Un matrimonio
di
convenienza."
"Esattamente."
Mi manda un
sorriso malvagio,
"Ha letto ciò che c'è scritto nella legge, Miss
Granger?"
"Certo che l'ho
fatto."
"É a
conoscenza di quella parte
riguardo all'avere un bambino entro due anni e gli altri obblighi
coniugali?"
Arrossisco un
po', "Questo è...
spiacevole, ma pensi alle altre cose. Potremmo continuare a vivere la
nostra
vita, esattamente come stiamo facendo adesso."
"Perché
stai facendo questo,
Granger? Perché io?"
Perché
mi sento in colpa per non
aver avuto fiducia in lei. Perché mi sento uno schifo
sapendo ciò che ha dovuto
passare e che gli altri la odiano comunque. Perché merita un
po' di pace nella
sua vita ed è ciò che otterrà una
volta che me ne sarò andata.
Resto in
silenzio.
Alza un
sopracciglio, "Non hai
mai avuto una cotta per me. L'avrei notato. Perché io?
Perché non quel
Weasley?"
"Non stiamo...
insieme in quel
senso."
Scuote
semplicemente la testa,
"Non m'interessa. Questa conversazione è finita."
Con un colpo
della sua bacchetta le
porte si spalancano e se ne va.