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Autore: LazySoul    09/06/2013    9 recensioni
Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua.
Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa?
E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy per un mese intero? Come potrebbe resistere al suo fascino da bello e dannato?
Dal testo:
«Malfoy non fare il bambino viziato!», esclamai, mentre allontanavo la sua mano dal mio volto che per tutto quel tempo era stata sul mio mento.
«Sfortunatamente è proprio ciò che sono. Allora scommetti che riesco a zittirti senza l’uso della magia?», mormorò con un sorrisino strafottente.
Mi torturai con le mani una ciocca di capelli, prima di annuire appena: «D’accordo, Malfoy»
«Cosa vuoi scommettere?», chiese.
«C-cosa voglio...?»
«Sì, Granger, cosa vuoi scommettere?», ripeté, ghignando.
«I-io... non lo so!», ammisi, sconvolta.
Era la conversazione più stramba e ridicola che avessi mai sostenuto.
Lo vidi sbuffare: «Ci sono varie cose che si possono scommettere, soldi, oggetti, te stessa...»
«M-me stessa?», domandai leggermente terrorizzata.
«Non hai mai scommesso nulla in vita tua, Granger?»
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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2. THE RIGHT PLACE AND THE RIGHT TIME
 



Appena vidi entrare in sala comune Harry e Ron mi fiondai tra le loro braccia, complimentandomi.

Fortunatamente non commentarono il fatto che non c'ero tra gli spalti a fare il tifo per Grifondoro durante la partita e ne fui felice.

In meno di due minuti erano cominciate a circolare burrobirre e chissà chi aveva messo anche della musica.

Ginny mi raggiunse porgendomi un bicchiere di succo di zucca e incominciò a raccontarmi quanto fosse stato bravo Ron a parare e quanto in fretta Harry avesse recuperato il Boccino.

Lasciai che la sua allegria mi contagiasse e per pochi istanti mi dimenticai totalmente di Draco Malfoy, della nostra scommessa, del suo bacio, delle sue mani, delle sue parole. Tutto.

Incrociai tra la folla Harry che, sorridente e rilassato, sembrava un'altra persone rispetto a quella mattina, mentre Ron era letteralmente al settimo cielo e stava ridendo con un gruppo di ragazzi al centro della sala.

Sorrisi ad una ragazza di un anno più giovane che mi chiese se avessi visto Fred e George, glieli indicai e, alzando lo sguardo, vidi l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata di vedere.

Ron avvinghiato a Lavanda Brown.

Sentii qualcosa spezzarsi dentro di me e gli occhi bruciare.

«Ron...», sussurrai, prima di voltarmi verso il ritratto della Signora Grassa e fuggire.

Mi rintanai nella prima aula vuota che trovai, accesi una candela e mi sedetti sulla cattedra, mentre cercavo di capire cose stavo provando.

Era doloroso, questo era sicuro, ma mi faceva sentire anche debole, senza forze...

Tirai fuori la bacchetta, mentre mi chiedevo se il mio stato d'animo avesse potuto influenzare la riuscita di un incantesimo.

Ma non successe niente di strano, semplicemente spuntarono dal nulla dei magnifici uccellini azzurri che, cinguettando, incominciarono a volarmi accanto.

Sentii la porta aprirsi e vidi Harry, il mio migliore amico, entrare in quell'aula e guardarmi preoccupato.

«Oh, ciao, Harry. Mi stavo esercitando», dissi, mentre cercavo di nascondere le lacrime che non volevo versare davanti a lui, non volevo mostrarmi debole.

Lui disse che i miei uccellini erano venuti bene e io commentai che Ron si stava davvero divertendo alla festa. Lo vidi irrigidirsi, a disagio, mentre provava a consolarmi.

In quel momento entrò nell'aula Ron con a braccetto Lavanda Brown.

Era insopportabile il modo in cui ridacchiavano, inoltre non c'erano molti motivi per entrare nel cuore della notte con una ragazza in un'aula vuota. In effetti me ne veniva in mente solo uno ed ero sicura che non comprendesse vestiti da parte degli interessati.

La rabbia che avevo dentro era terribile, dolorosa e avevo una voglia matta di rimanere sola.

Mi alzai in piedi, sorrisi amaramente e poi esclamai: «Oppugno!»

Gli uccellini si precipitarono su Ron, graffiando la sua pelle. Non ero abbastanza forte da poter stare ancora in sua compagnia, non quella notte; così uscii dalla stanza, scontrandomi con la Brown che mi guardava con sufficienza.

Percorsi parecchi corridoi, nel vano tentativo di calmarmi e di tornare me stessa, eppure non riuscivo a smettere di piangere.

Non sapevo cosa mi aveva dato più fastidio; il fatto che Ron avesse baciato la Brown o lo sguardo che quest'ultima mi aveva rivolto: chi si credeva di essere?

Era solo un'oca, brutta, antipatica, grassa e...

Ma chi volevo prendere in giro?

Lei sarà stata anche brutta ma, a quanto pareva, se Ron l'aveva baciata, voleva dire che la trovava più bella di me!

Camminai a lungo fino a trovarmi nei pressi del parco interno della scuola, dove mi fermai un istante ad osservare la luna e la sua luce pura che illuminava appena le panchine e colonne.

Stavo singhiozzando piano, cercando di fare il minor rumore possibile, quando scorsi una figura scura appoggiata ad una colonna del parco.

Ero indecisa se avvicinarmi per scoprirne l'identità o no, quando sentii la sua voce chiamarmi: «Ti mancavo così tanto da non poter sopportare la lontananza, Granger?»

Io sussultai e provai con gesti nervosi e veloci ad asciugarmi il volto rigato dalle lacrime, ma non fui abbastanza svelta e lui si accorse che stavo piangendo.

«Che succede, Mezzosague?», domandò avvicinandosi, dopo aver spento la sigaretta con la punta della scarpa.

In una mano aveva una bottiglia, probabilmente Firewhiskey, che appoggiò ad un muretto.

«Niente», dissi facendo un passo indietro e provando ad andarmene, ma le sue braccia mi circondarono, stringendomi.

Aveva un buon profumo, sapeva di menta, tabacco e liquore. Mi fece quasi venire mal di testa, per quanto era intenso il suo odore.

«Raccontami cos'è successo, piccola».

Io scossi la testa contro il suo petto: «Non chiamarmi "piccola" o "dolcezza", Malfoy. Io non sono una sgualdrina da quattro soldi e non mi sciolgo se tu fai il gentile», chiarii, allontanandomi e provando a liberarmi dal suo abbraccio.

«Come vuoi essere chiamata, tesoro?»

Gli lanciai uno sguardo che sperai lo uccidesse seduta stante e lui rise.

Non era un ghigno o un sorrisino malizioso, stava ridendo davvero!

«Senti Malfoy, io...», mi bloccai, insicura su cosa volessi dirgli.

"... io non ho la minima intenzione di farmi prendere in giro da te?"

"... io non sono in vena di scherzare in questo preciso momento, dato che il ragazzo per cui credo di provare qualcosa ha baciato un'altra?"

"... io ho paura di non voler continuare questa stupida scommessa?"

"... io..."

«Granger? Posso baciarti?», chiese, facendomi sbarrare gli occhi.

Non riuscivo a capire se la mia sorpresa fosse dovuta dal fatto che me lo avesse chiesto gentilmente o semplicemente dal fatto che me lo avesse chiesto.

«Uhu?»

Seconda volta, in una giornata, che mi coglieva di sorpresa. Seconda volta, in una giornata, che facevo la figura dell'idiota non riuscendo ad articolare una frase di senso compiuto.

Lui sorrise appena, forse pronto a fare qualche battutina delle sue, poi cambiò espressione, ritornando serio: «Dimmi di sì».

"Sì!"

Urlò una vocina dentro di me, facendomi vergognare profondamente, prima che esclamassi: «No!»

Lui mise il broncio.

Sembrava in modo sovrannaturale uno dei cagnolini che avevo visto nella cesta di un'anziana signora che li vendeva nella Londra babbana.

Cosa stava facendo? Voleva farmi sentire in colpa?

Accidenti a lui!

«Malfoy, non mi sarei mai aspettata di vederti mettere il muso», ammisi, mentre lo vedevo sorridere.

«Sai, mi sono appena ricordato che grazie alla nostra scommessa non ho affatto bisogno di chiedere», mormorò con un ghigno.

Tempo zero e mi ritrovai le sue labbra morbide contro le mie.

Era piacevole in un modo terribilmente disgustoso, eppure non volevo smettere di baciarlo. Quando sentii una sua mano appoggiarsi con fin troppa confidenza sul mio fianco, prima di scendere piano verso il sedere mi ritrassi, schiaffeggiandogli appena in dorso dell'arto incriminato.

L'unica reazione che ottenni dalla mia piccola ribellione fu di vederlo ridere di gusto.

«Ora mi dici cos'è successo di così terribile da farti piangere?», mi chiese, facendomi tornare alla mente Ron e quanto volessi ucciderlo con le mie stesse mani.

Volevo tenermi tutto per me, ma il suo sguardo era così sincero e limpido che non mi passò nemmeno per l'anticamera del cervello che avrebbe potuto prendermi in giro, così cominciai a raccontare: «Dopo la partita c'è stata una festa alla torre Grifondoro, stavo per andare il camera mia, dato che non avevo affatto voglia di stare in mezzo a tutta quella gente - le feste non mi sono mai piaciute - quando ho visto Ron che... »

Mi bloccai, arrossendo come un pomodoro ben maturo e distogliendo lo sguardo da lui.

No, non potevo dargli conferma del fatto che mi piaceva Ron, che poi in effetti era solo una cotta, ne ero sicura perché il vero amore di cui parlavano film e libri in generale, era molto diverso, era qualcosa che eclissava tutto il resto, qualcosa di talmente potente che non ti permetteva di pensare ad altro giorno e notte, che...

«Cos'ha combinato Lenticchia? Si è spogliato davanti all'intera sala comune? Si è messo a ballare? Non dirmi che ha incominciato a baciare tutte le persone che si ritrovava di fronte e che per sbaglio e finito tra le braccia di San Potty e entrambi si sono accorti di esser pazzi l'uno per l'altro!»

Lo fissai per alcuni istanti con la bocca e gli occhi sbarrati, prima di incominciare a ridere, seguita a ruota da lui. Appoggiai la fronte alla sua spalla, sentendomi bene, in pace, nel posto giusto al momento giusto...
No! Certi pensieri non andavano affatto bene!

Tu? In pace con te stessa vicino a Malfoy?!

Stiamo scherzando?!

Mi allontanai, mettendo mezzo metro tra me e lui, troppo poco in effetti, ma abbastanza per poter riprendere il controllo di me stessa.

«Deduco dalle tue risate che non è successo nulla di simile, ho indovinato?»

Io annuii appena, prima di sussurrare: «Ha baciato Lavanda Brown».

Calò il silenzio, prima che io continuassi a parlare, spinta da chissà quale bisogno di essere compresa da qualcuno: «Non so perché mi ha dato fastidio, però in quel momento mi sono sentita sbagliata, fuori posto e poi mi faceva male vederli e allora sono fuggita. Ti rendi conto? Io, orgogliosa e coraggiosa Grifondoro sono scappata...», sussurrai sconvolta, mentre sentivo il dolore tornare e gelarmi interamente.

Alzai il volto e vidi che mi osservava con uno sguardo leggermente preoccupato, serio e... comprensivo?

Oddio! Draco Malfoy comprensivo?!

«Non ti devi vergognare di quello che provi, Granger. Anche se, insomma, Lenticchia?», alzò un sopracciglio, quasi disgustato: «Non potevi scegliere meglio?»

Feci una smorfia contrariata e stavo per ribattere, quando venni interrotta dal suo dito, posato sulle mie labbra: «Dimmi cosa ti piace di lui».

Io ci pensai per pochi minuti, prima di ammettere: «Il suo modo di fare. Mi piace quando è concentrato durante le partite a scacchi. Può sembrare un idiota, ma in fondo credo che non lo sia... o forse si... Dio! Non lo so! Non c'è una domanda di riserva?»

«Cosa provi quando sei con lui?», domandò.

Mi chiesi se lo facesse apposta a pormi le uniche domande alle quali non sapevo o non avevo la minima intenzione di rispondere.

«È tutto così confuso! Fino a un paio di anni fa era solo il mio amico un po' tonto e ora tutte le volte che lo guardo cerco di scoprire se è davvero lui che voglio. E tutte le volte non faccio altro che convincermi che non posso volere nient'altro, che non posso avere nessun'altro, però allo stesso tempo mi chiedo se un giorno incontrerò qualcosa di meglio, se prima o poi troverò anch'io lungo la strada il mio principe azzurro...»

«Dio Granger, questo si che è un discorso patetico da ragazzina immatura. Da te non me lo sarei mai aspettato. Ti rendi conto che quello che hai detto non ha un senso logico? Nella prima parte della frase hai affermato che non ci può essere nessun altro "giusto" come lui per te al mondo e subito dopo che stai ancora aspettando il tuo principe azzurro. Credo che tu abbia leggermente le idee confuse e ciò significa che non sai quello che vuoi e quindi non è lui la persona giusta per te», mi interruppe lui, bevendo un lungo sorso di Firewiscky.

La sua arroganza mi fece infuriare: «Come ti permetti?! Fino a ieri non mi rivolgevi la parola, tranne che per insultarmi, ovvio! Poi oggi incominci a baciarmi senza un apparente motivo e a illuminarmi con queste tue "preziose" perle di saggezza. Spiegami che cosa vuoi da me e lasciami in pace!»

Lui sorrise malizioso, facendo un lungo passo verso di me e cancellando - di nuovo - la distanza tra i nostri corpi.

Poi, senza nessun preavviso, mi passò la sua bottiglia di Firewiskey: «Bevi».

Io alzai un sopracciglio, leggermente preoccupata, mentre cercavo di pensare a che cosa potesse avere in mente.

«Non ho intenzione di ubriacarmi!», esclamai facendo un passo indietro.

«Di solito ubriacarsi una volta ogni tanto aiuta a rilassarsi e a smettere di pensare. E credo proprio che tu abbia bisogno di una pausa dalla vita e da tutti i ragionamenti che ti frullano nel cervello. Sappi che puoi farlo di tua spontanea volontà oppure ti costringo. A te la scelta».

Feci un lungo respiro.

La giornata era stata surreale; la scommessa, il suo bacio, la partita, Ron con Lavanda e ora lui mi stava proponendo di ubriacarmi, come se fosse una cosa del tutto normale.

«Non potrei semplicemente declinare l'invito e andare a dormire?», chiesi, sperando in una risposta affermativa che purtroppo non arrivò.

«Mi dispiace non è una delle opzioni che ti ho dato», rispose lui porgendomi la bottiglia.

La afferrai con fare incerto e ne odorai il contenuto, l'odore era forte e pungeva il naso eppure non avevo scelta, così ne bevvi un goccio.

La gola mi andò in fiamme per un breve istante, ma lasciando dietro di sé un piacevole sapore dolciastro. Ne assaggiai ancora un goccio e mi resi conto che mi piaceva.

«Non è male», ammisi con la gola leggermente roca, facendolo sorridere e avvicinare ancora di più.

«Se vuoi ubriacarti, sappi che puoi contare su di me. Giuro che non abuserò di te e che se dovessi addormentarti ti riporterò in un modo o nell'altro alla tua sala comune o comunque in un posto sicuro dove nessuno potrà farti del male, compreso il sottoscritto», disse seriamente.

Ovviamente io avevo parecchi dubbi al riguardo, inoltre ubriacarsi con lui non mi sembrava il miglior modo per dimenticare quell'assurda giornata...

E se gli avessi detto cose imbarazzanti sotto l'effetto dell'alcol? E se avessi fatto cose imbarazzanti?

No, no, no.

Assolutamente no!

«Mi dispiace, ma io non ho nessuna fiducia in te, quindi passo», gli dissi, porgendogli la bottiglia.

«Prova a fidarti», sussurrò, ignorando il fatto che gli volevo restituire la bevanda.

«No».

«Dammi un'occasione, prometto che non te ne pentirai. Inoltre è un modo come un altro per vendicarti in parte di quell'idiota di Weasley», aggiunse.

Non saprei dire cosa mi passò per la testa in quel momento.

Forse era il suo odore che mi aveva confuso terribilmente le idee e mi aveva fatto sentire su di giri, forse era quel sorriso sincero che non gli avevo mai visto illuminare il viso, forse ancora era quello sguardo carico di bisogno che mi aveva lanciato.

Lui sentiva la necessità che io mi fidassi di lui.

«Non mi toccherai con un dito», sibilai, mentre lanciavo occhiate preoccupate a lui e alla bottiglia che stringevo ancora tra le mani.

«Lo prometto».

A quelle due semplici parole decisi che ero stanca di fare sempre e costantemente la brava ragazza, volevo ribellarmi.

E quale modo migliore se non quello di ubriacarsi con il proprio peggior nemico?


 

***


«Ancora?»

Chiese una voce accanto a me, porgendomi una bottiglia.

«Certo che si!»

Vidi i suoi occhi color ghiaccio puntarsi su di me e una sua mano sfiorarmi il viso.

«Sei ubriaca fradicia, Granger».

«Lo so», risposi ridacchiando e buttandogli le braccia al collo: «Tu invece no».

«Sono abituato all'alcol», disse sorridendo, mentre mi guardava prendere un altro sorso dalla bottiglia.

«Baciami».

«Sai Mezzosangue, preferirei che me lo proponessi quando sei sobria, non dopo esserti sgolata mezzo litro di Firewiskey», sussurrò, ma guardava le mie labbra con una fame che mi fece sentire all'improvviso troppo accaldata.

«Malfoy... », iniziai leccandomi le labbra: «... perché quando ti guardo ho una voglia terribile di saltarti addosso?»

Lui ghignò, prendendomi per i fianchi e avvicinandomi a lui: «Mi dispiace tanto piccola, ma ti ho promesso che non ti avrei toccata con un dito».

«Ma tu mi stai toccando», gli feci notare e lui strinse ancora di più la presa su di me.

«Con tutta la mano, non con un solo dito», rispose sorridendo malizioso.

«Baciami».

Lui avvicinò pericolosamente il suo viso al mio e a un centimetro dalle mie labbra sussurrò: «No», prima di lasciami i fianchi e distogliere lo sguardo.

«Perché no?», chiesi, mentre sentivo un pensiero fastidioso farsi largo nella mia mente.

«Perché ti ho promesso che non avrei abusato del fatto che saresti stata ubriaca. Di solito mantengo la parola data, perciò... »

«Mi trovi brutta?», mi lasciai scappare, vedendolo sgranare gli occhi.

«Certo che no! Insomma, rispetto alla Mezzosangue zannuta che conoscevo fino a un paio di anni fa, sei migliorata parecchio. Non sei brutta Granger, hai una bellezza tutta tua».

Io alzai un sopracciglio, non gli credevo.

«Allora baciami».

 

 

*****

NOTE aggiunte in un secondo momento (nel 26/06/20):

Mi sento in dovere di far notare che, quando Draco bacia Hermione malgrado lei gli dica chiaramente di no, è una molestia.

Lo so che hanno scommesso e quindi quel bacio potrebbe essere visto come un "suo diritto", ma rimane comunque il fatto che baciare qualcuno contro la volontà dell'interessato sia sbagliato e NON giustificabile.

Anche l'insistenza di Draco, che malgrado il rifiuto iniziale, continua a consigliare ad Hermione di bere con lui non va bene e non solo perché bere alcolici fa male a lungo anadare, ma (soprattutto) perché il sì che ottiene alla fine non è un vero sì, perché lei accetta solo per esasperazione/sfinimento e non perché vuole davvero bere con lui.

 

 
  
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