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Autore: okioki    10/06/2013    1 recensioni
La storia di un'amore omosessuale raccontata in una notte ad un giovane, da un uomo che si vede ormai al crepuscolo della sua vita.
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Corsi innaturali'
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«Un impulso di desiderio esteta: volevo piacergli, volevo stare al centro di ogni suo pensiero eroti­co, volevo che mi ammirasse e pensasse continuamente a me, e infine, volevo superarlo» disse deci­so l'uomo, picchiettando sul bicchiere. Il ragazzo ripensò alle parole che aveva detto all'inizio della storia: era davvero un buon oratore, s'immedesimava. Ed inoltre era bellissimo in questo suo modo di fare, magnetico, catturava lo sguardo.
«Non avevo messo in conto che fosse etero, e sinceramente non m'importava nemmeno. In fondo in molti non sono gay fino a quando non assaggiano un uccello» ridacchiò. «Lui faceva lo stupido con le ragazze più giovani, eppure non mi venne in mente in un primo momento... Capisci? Ero così ac­cecato dai miei desideri che non vedevo nemmeno la realtà delle cose. Dopo la fine dello spettacolo un critico letterario venne a farmi i complimenti e stranamente mi donò un mazzo di rose. Io sorrisi, era strano, questi di solito sono regali che si fanno alle donne, ma accettai comunque di buon grado. Mi lasciò un bigliettino nel mazzo, ricordo le parole ancora oggi: chi è costui che vestito da angelo interpreta così soavemente la parte di un diavolo? Decisi di conservarlo, nonostante le rose il giorno dopo erano appassite. Qui si apre una piccola pa­rentesi nella mia vita... come si chiama... deja-vù. Non è un termine fantastico, deja-vù? Una cosa che avevo già vissuto... ecco, mi sembrava di rivivere la mia adolescenza come ho detto. Alessandro mi appariva così simile a Giorgio, che non pensai più un istante a lui concentrandomi solo sul sedurre Alessandro. Ogni mia azione era calibrata per provocare una reazione in lui. E quanto gongolavo quando mi accorgevo che le mie manovre avevano effetto... ero vanitoso! Edoardo non esisteva più, nemmeno il sesso aveva su di me qualche attrattiva se non era collegato a Alessandro... mi ritrovavo a sussurrare il suo nome di notte, nei momenti di sollievo, e Dio, era struggimento tale! Non so dirti se si possa considerare o meno una storia d'amore, anzi, non so nem­meno se io gli piacevo come persona o come possibile amante. Non me lo ha mai fatto intuire, e an­che se sapeva quale era la mia natura si divertiva ad indispettirmi. Non credo successe niente di eclatante mentre ero fissato con lui... no, aspetta! Allora... mi ricordo che un giorno lo invitai a cena, mi sembra per qualcosa tipo “mi devo sdebitare” e altre cazzate lì, ero un incredibile ruffiano, e sa­pevo bene come accattivarmi la gente. Fatto sta che andammo a cena in un ristorante cinese della zona, solo io e lui, dopo una serata passata a teatro. Era felice, mi ricordo, era stato davvero difficile riuscire ad invitarlo da solo senza coinvolgere gli altri amici della compagnia o le donne, quindi non volevo proprio farmi sfuggire l'occasione. Mi sembra che mentre camminavamo per il luogo, gli sfiorai due o tre volte la mano con la mia, sorridendogli malizioso, e lui ricambiò il mio sorriso con uno molto gentile... Eravamo arrivati lì che ridevamo come matti, io per lo meno – lui era molto composto – avevo una nota isterica e ansiosa nella voce. Ero sempre stato bravo con i ragazzi che mi piacevano, ma con lui non sapevo cosa fare. Era bellissimo, bravo, gentile, interessante, di solito quando pensavo a lui – e quando non pensavo a lui? – non avevo nient'altro per la mente. Mi ero persino dimenticato che avevo cominciato a cercarlo perché assomigliava a Giorgio. Ma non penso fosse solo il fatto che non sapevo cosa fare con lui... ma sentivo che c'era qualcosa che storpiava il momento. L'emozione. Inconsciamente, parlandoci, avevo compreso non era per niente simile a Giorgio, e piano piano, invisibilmente la mia smania di soggiogarlo e possederlo si stava allentan­do... Comunque non credo che pensassi a niente del genere a momento, o se anche lo pensavo non potevo accettarlo. Come ti ho detto, negavo a me stesso certi pensieri. Al massimo mi sarò chiesto “ Ce l'ha davvero lungo come sembra?” o “Chissà come scopa...” …Ero davvero diverso allora, poi l'insieme di tutte le esperienze mi ha fatto maturare...
Allora, seduti sul tavolo, mentre aspettavamo la cena cominciammo a parlare. Te l'ho già detto: amavo stuzzicarlo. Quindi l'argomento virava o alludeva quasi sempre al sesso. Gli chiesi, mentre parlavamo di teatro “Tu sei molto prestante vero?” con un sorriso lussurioso. Ma lui non mi conce­deva mai la soddisfazione di vederlo imbarazzato o a disagio... non era per niente come Giorgio. Doveva saper trattare con le persone, perché anche se lo mettevo in situazioni simili ero sempre io ad uscire indispettivo. Smussava le mia allusioni con la facilità con cui recitava in maniera così bril­lante, l'ammiravo, ma non penso per il teatro in sé, ma perché sarebbe stata una di quelle persone che sarebbero sicuramente piaciute a Giorgio. Se piaceva così tanto addirittura a me. Come ti dice­vo m'indispettiva, io cercavo di parlare di scopate, esperienza sessuale e cose di questo genere, lui tornava a parlare di teatro. E mi criticava pure! Mi faceva notare, con un sorrisetto ironico che ero davvero presuntuoso, e al contrario di destare la sua ammirazione il mio atteggiamento non gli pia­ceva per niente. Allora io mi fingevo offeso, ma nemmeno questo aveva presa su di lui come spera­vo. Liquidava le mie scenate con un sorrisetto e una scrollata di spalle. Quella sera però era veramente veramente indispettito. Non riuscivo a capacitarmi di non piacergli, di non riuscire a metterlo in imbarazzo, di non riuscire a metterlo a disagio. Tutto l'entusiasmo era andato scemando quando mi ero scontrato contro il suo muro di impassibilità. E avevo bevuto qual­che goccio di troppo, e questo non succedeva mai... perché già da allora sapevo di avere la sbornia triste. E quando ero triste di solito pensavo a Giorgio, e questa non era la cosa terribile, non era la cosa che più temevo, la cosa che più temevo era di pensare a mia sorella. Ma tanto quando stavo con Alessandro non pensavo a nient'altro. Ah, ma forse è meglio che ti spieghi: finora ti ho parlato esprimendo tutte le emozioni che ho realmente provato in quelle situazioni. Ma la verità è che sono un bravo attore, dopotutto, quindi riuscivo a fare “buon viso a cattivo gioco” o come lo vuoi chia­mare. L'unico in grado di farmi incazzare così tanto era Giorgio... Comunque non so con quale au­dacia, forse dovuta al vino, mi sono scoperto così tanto quel giorno! Alessandro era lì, cazzo, a far­mi girare le palle se vogliamo proprio dirla tutta, ma la testa mi girava e quindi gli dissi senza tanti giri di parole che avrei voluto fare sesso con lui. E gli chiesi se ci stava. Rimase a bocca aperta, cre­do di avergli rovinato la cena con quella rivelazione. Era sconcertato, aveva perso ogni accenno di sarcasmo e i sorrisini ironici erano evaporati. Mi disse qualcosa sul tizio che scopavo prima – il ma­iale... – ma non erano parole che volevo da lui, quindi da sotto il tavolo, dove non ci poteva vedere nessun, mi sfilai la scarpa cominciandogli a toccare il pacco. Lui mi guardava come se avessi dato di matto: una cosa era scherzare, una cosa era provarci seriamente. Purtroppo, per quanto tollerante poteva essere non era gay, e me ne accorsi perché non si era minimamente eccitato. Ah, ora che ci penso può anche darsi che lo sia; magari il problema ero io, magari non ero il suo tipo... ma quei pensieri allora non mi sfioravano minimamente. Poi... non ricordo molto, se non il fatto che ce ne eravamo andati, e quando avevo capito quello che avevo fatto – quando ormai ero a letto – mi ero roso dalla vergogna, per poi prenderla alla leggera e riderci sopra. Chi era lui infondo per rifiutarmi e prendermi in giro? Anche io ero bello, anche io se ne avessi avuta la possibilità lo avrei rifiutato. Poi lo sdegno divenne improvvisamente eccitazione. Credo di essermici masturbato molte notte, con l'episodio della cena. Il giorno dopo era tutto normale comunque, credo abbia capito che ero veramente ubriaco e che mi abbia perdonato... o forse me ne sarò uscito con qualcosa sulla mia fa­miglia tanto per fargli pena... ma non ricordo, non ricordavo nemmeno il giorno dopo per quanto ero fuori. Ma da quel momento in poi il mio invaghimento si era dissolto, e non ci provai più. Certo capitava che ogni tanto la facessi qualche battutina, ma era lui che me le serviva su un piatto d'ar­gento!
« Ma basta, mi ero deciso, non potevo più vivere come un derelitto, dovevo trovarmi una ragione di vita oltre al teatro. Cominciava a darmi una noia mortale, non pensavo più alle ripicche e ad altre cose, non pensavo più alla vendetta contro Giorgio: me lo stavo dimenticando. Me lo stavo lascian­do scivolare di dosso, mi si stava spegnendo la voglia che sempre avevo avuto di soggiogarlo, di renderlo dipendente da me. Non che m'importassi, o mi sforzassi di pensare a lui, no la cosa più im­portante, basilare per certi versi, era che lui pensasse sempre a me. Ma dovevo trovare veramente qualcosa da fare, altrimenti mi sarei suicidato. Certo sniffare coca era una bella occupazione, dovevo andarci piano però, perché rischiavo di essere strafatto anche duran­te le prove. Era diventata una specie di dipendenza. Mi faceva stare bene, come quasi mai nessuno aveva fatto nella mia esistenza... Anche questo è un pensiero che ho maturato dopo, a quel tempo non avrei nemmeno saputo dire perché mi facevo di cocaina. È vero, l'avevo scoperto molto giovane, verso i sedici anni, mi fino ad allora non era stata una di quelle droghe di cui necessitavo. Non era mai stata una dipendenza, sniffavo occasionalmente: quando riuscivo Giorgio convincerlo a farlo, o quando ancora stavo con Gabriele. Beh, diciamo che era Gabriele che mi aveva iniziato... sono così spiaciuto che abbiamo perso i contatti, ma in un certo senso se voglio rimanere pulito non dovrei frequentare tutta questa merda, quindi è un bene. Per fortuna ancora non mi erano cominciate le crisi d'astinenza, e qualche giorno – qualche ora e cinque giorno sarà stato il record? – potevo anche passarlo senza la voglia di sniffarmi qualcosa. Decisi che sarei andato a divertirmi in qualche discoteca gay. Non so perché presi quella decisione, era la prima volta che andavamo in una discoteca gay, che le feste e i rave e le orgie a cui mi trascinava Gabriele non erano proprio le stesse cose.
Una sera quindi, da solo, decisi di andare in discoteca, si chiamava … non importa.
Non sapevo nemmeno io cosa avevo in testa, ma cominciavo a sentirmi molto male. Un malessere che non sapevo nemmeno io da dove proveniva; non sniffavo da qualche giorno. E intanto sforzan­domi di non pensare a niente mi dicevo “Coraggio, Christian, ancora qualche anno... sopporta anco­ra qualche anno e potrai mandare tutti a fanculo!”. Dio... ero così pietoso, pietoso con una propen­sione al dramma e all'autocommiserazione: mi chiedo come non facessi a piangere – ma no, di soli­to quando stavo così mi prendevano le crisi isteriche. Appena entrai in discoteca ebbi un'impressio­ne bruttissima, non era proprio il tipo di posto che di solito frequentavo. Non dico che mi sentivo a disagio, ma non mi sembrava un bel posto. Angeli mezzi nudi e pompati che ballavano sui cubi, tizi mezzi ubriache che quasi scopavano nella sala ( non dico che non mi sarebbe piaciuta l'idea), e gen­te vestita in modo grottesco. Credo che fosse questo ciò che mi dava fastidio, non tanto il trucco ma per il modo esagerato in cui erano truccati. Da bambino, ancora me lo ricordo, avevo una paura as­surda dei clown, per un preciso episodio che non ti sto qui a raccontare, e anche se crescendo la fo­bia è passata, ne risentivo ancora un po'. Non che ne avessi proprio paura, ne che fossero truccati proprio come pagliacci, ma non ero molto lucido.
Ormai era stato tirato in ballo, però, e non mi restava altro che ballare... nel vero senso della parola! Ero sempre vissuto nel mio piccolo universo, ma non avevo mai pensato che ci potessero essere ti­pologie di persone differenti da come le avevo incontrati. Certo, lo sapevo, ma non ci avevo mai troppo spaziato con la mente: insomma, infondo avevo fatto tutto, l'attivo, il passivo, sesso a tre e perfino orgie con più persone, avevo fatto addirittura sesso con qualche ragazza! Invece ora dovevo rivedere il tutto. Comunque stavo ballando con un tizio, non mi ricordo nemme­no la faccia, quando improvvisamente sentii un altro che si strusciava come un ossesso contro il mio fondo schiena. Mi girai, in quel momento ero completamente partito, dovevo aver preso qualche pa­sticca... ma ora non ricordo. Mi girai, comunque, e trovai questa tappetta dal corpo sgraziato e spi­goloso per una ragazza, che mi sorrideva e ammiccava leccandosi le labbra. Era fuori, l'ho già detto, vidi che aveva vagamente qualche atteggiamento di Laila, ed ero già partito. Puoi immaginare che ci andai a letto. Anche se non posso raccontare niente perché questa è stata una delle serate in cui non ricordo quasi niente. Del mattino seguente però ricordo bene. Mi svegliai stordito in un apparta­mento non mio, e girandomi vidi una donna con il trucco sbavato che dormiva accanto a me e russa­va sonoramente. Non mi ricordavo un cazzo, a parte il fatto che le avevo preso il culo e che l'aveva­mo fatto senza preservativo. Avrei voluto morire, ma non tanto per quello, ma perché ricominciavo a sentirmi una merda. Avevo appena chiaro l'unico motivo per cui ci avevo fatto sesso: mi ricordava mia sorella, cazzo, ed era qualcosa che non doveva succedere. Non volevo ricadere sempre nello stesso circolo vizioso. Ebbi paura, quindi schizzai il più velocemente e silenziosamente fuori dalla casa con in testa solo la di trattenere i conati di vomito e di farmi di cocaina.
Dopo non ci pensavo nemmeno più, avevo come la testa vuota, e mi sentivo bene. Talmente bene che nemmeno il fatto di dover andare a teatro mi mise di cattivo umore. È stato un periodo strano quello, nemmeno io sapevo perché mi sentivo così di merda. Ma odiavo essere triste, come odiavo pensare a cose spiacevoli, quindi abusavo nell'uso della droga. Le canne non mi bastavano più, qua­si non mi facevano effetto.
Comunque andai a teatro. Alcuni di noi erano stati scelti per partecipare a un'audizione de Il piccolo principe per una compagnia molto famosa, e io ero uno di quelli. Quel giorno, strafatto com'ero penso di non aver fatto una bella impressione, perfino Edoardo, che non mi parlava da tempo, mi si era accostato per chiedermi se andava tutto bene. La sera poi, quando finimmo di provare varie sce­ne, mi stavo incamminando per casa quando mi si fermò il cuore. Sotto casa mia, nella luce della sera, c'era la ragazza dell'altra notte. Lo sballo mi era un po' passato, quindi riuscii ad accorgermi che non era affatto una ragazza, ma un ragazzo, per quanto equivoco poteva sembrare. Quando mi vide mi andò incontro sorridendo. Io ero molto inquietato. Non volevo vederlo, non volevo sentirlo ne ricordarlo, mi avrebbe portato alla mente tutte memorie spiacevoli. Credo che pensassi a questo, ma nonostante tutto gli sorrisi, chiedendogli come avesse fatto a sapere dove abitavo. Lui mi rispose ridacchiando che glielo avevo detto io, e che gli avevo anche detto che quando avesse avuto voglia di parlare poteva farlo con me. Dentro stavo morendo, attanagliato di nuovo da quel disagio che si era dissolto brevemente. Capii che non me la potevo cavare facilmente, gli avevo detto delle cose sotto l'effetto della droga e sotto l'effetto del complesso che avevo nei confronti di mia sorella, lui ci credeva veramente. Lo invitai a bare qualcosa in un bar vicino. Volevo restare lucido, ma non so come, mi ritrovai ad ordinare un paio di birre. Mi parlò di quello che era successo l'altra sera, di cosa avevamo fatto prima e nel mentre. Del fatto che si fosse trovato così bene con me da raccontar­mi i problemi con la sua famiglia che non riuscivano ad accettarlo... Il fatto che non mi ricordassi niente era quasi un sollievo per me: non amavo questo genere di drammi e mi sentivo alquanto a di­sagio ad essere il suo “confidente” senza nemmeno conoscerlo. All'inizio l'avevo addirittura scam­biato per una ragazza! Mentre parlava il dubbio mi attanagliava, speravo vivamente di non avergli raccontato niente di me. Temevo ciò che potevo dire da ubriaco e fatto, ma questo non m'impediva di continuare ad essere vizioso.
Poi quando ebbe finito di raccontare nuovamente ciò a cui non avevo prestato attenzione mi disse che anche io gli avevo parlato dei fatti miei prima di finire a letto insieme. Sperai vivamente non di mia sorella, non di mia sorella... Il sangue mi si gelava al solo pensiero che qualcuno lo sapesse. Ma mi disse che gli avevo parlato di un ragazzo con cui ero molto amico, e che mi mancava mi mancava da morire. Fu allora che mi ricordai di Giorgio.
Dopo quest'ultima rivelazione ero molto scocciato. Perché quando non lo pensavo qualcuno me lo doveva far venire in mente? Quindi infastidito gli chiesi senza tanti giri di parole cosa volesse vera­mente da me, e lui arrossì chinando il capo. Allora mi ricordai che non sapevo nemmeno il suo nome. Era un ragazzo davvero molto ambiguo comunque, non era diciamo proprio un “uomo”, ma più uno di quegli efebi che piacciono – secondo me – a quegli pseudo-eteri. Non era come i soliti ragazzi che avevo conosciuto fino a quel momento. Effeminato, per questo non poteva piacermi. Mi ridisse cose che sapevo di già, ma a cui non avevo minimamente pensato. Mi disse che l'aveva­mo fatto senza preservativo e che lui era sano, e voleva sapere se ero sano anch'io. Gli dissi di sì tanti per togliermi da quella situazione, ma in realtà non lo sapevo. Certo, mi ero sempre accurato di usare preservativi e tutto, ma d'altronde avevo fatto un sacco di porcate. Ma non mi importava, vo­levo solo che se ne andasse e mi lasciasse andare a casa di nuovo “felice”.
Ma non era finita, continuò a parlare di come l'avevo fatto sognare a letto, raccontandomi cosa gli era piaciuto di più... Io speravo soltanto che non si fosse innamorato di me, non era il mio tipo. Poi mi disse che voleva essere mio amico, che voleva davvero, perché per lui ero una splendida perso­na. Ero dubbioso, mi pareva tutto surreale. Nonostante conoscessi molte persone potevo dire di aver avuto soltanto tre amici in tutta la mia vita: Giorgio, Valerio e Gabriele. Gli altri per lo più erano scopa amici, legati a me per attrazione fisica. Invece quei tre me li ero scelti personalmente come amici, me li ero scelti io. E poi avevo l'impressione che non sarebbe finita bene, perché ci ero anda­to a letto insieme ancora prima che si instaurasse un rapporto, e quindi temevo che fosse un po' in­namorato di me... ero egocentrico e vanitoso, non c'è bisogno che te lo ripeta. Avvolte, adesso, mi vergogno incredibilmente di com'ero. Ma poi ragionai, tra una birra e l'altra, che anche con i miei amici avevo fatto sesso. E poi mi serviva qualcuno vicino che non mi aiutasse a perdermi completa­mente. Allora gli sorrisi e gli dissi di sì. Lui si chiamava Nicola.
«Per un poco riuscimmo ad essere amici – o almeno ci provai – normali. Vedevo che mi desiderava, ma ero determinato a non finirci a letto, non era il mio tipo. Per un po', come ti ho detto, ci riuscim­mo. Poi però cominciai ad uscire di testa, e lui cominciò a farmi da, in certo senso, madre. Avevo un problema, una dipendenza, con la droga.

 

CONTINUA

 

 

Credo di non aver fatto tanti errori, ma non ho revisionato. ^^'

 

Seconda parte del racconto Intervista con l'uomo. Per chi non l'avesse capito e non avesse letto i libri di Anne Rice, il titolo prende ispirazione da Intervista col vampiro, anche se si parla di tutt'altro! Non ho mai scritto qualcosa di veramente angst, ma con questa seconda parte credo di essermici avvicinata di parecchio, e le cose non potranno fare altro che peggiorare. Credo di essermi fatta un'idea precisa di quanto manchi alla fine: due o tre capitoli. Dal prossimo si entra nel vivo della storia, penso sarà un capitolo un po' lunghetto e non so per certo quando potrà arrivare. Ringrazio chi mi ha aggiunto alle seguite e alle preferite ( ehi, una recensione sarebbe più che gradita! ^^) e chi ha commentato lo scorso capitolo. Davvero. Grazie.

  
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