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Autore: pponga    10/06/2013    2 recensioni
Sospira sollevato quando Harriet gli lascia la mano, ormai quasi sudata. Poi la vede camminare verso un gruppo di ragazze e non sa che fare. Dopo pochi minuti si ritrova a vagare nel parco, alla ricerca di una panchina libera. Trova posto accanto ad una ragazza. Lui con il suo hot dog tra le mani. Lei con le gambe incrociate ed un libro su di esse.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Ti sei divertita al raduno?» 
«Cosa? Oh, il raduno, certo. Sì, c'era un sacco di gente. E il tuo colloquio?» 
«Mi passi l'acqua? Credo sia andato bene. Dicono che mi richiameranno» 
«Bene, speriamo sia la volta buona» 
«Ho un buon presentimento» dice Faith, prima di ricominciare a masticare. 
Come da rituale, Julie si ritrova a lavare i piatti. Dopo di lei, Faith li asciugherà svogliatamente. Con il sottofondo delle posate che vengono lasciate cadere nel cassetto, la ragazza si prepara per andare al parco. La notte precedente ha dormito poco per vari motivi. Tutti ridicoli, tra l'altro.
 «Devo uscire. Chiudi tu appena torni a casa, okay?» 
«Posso rubarti i biscotti?» 
«Assolutamente no. Anzi, prenditi quelli a forma di cuore che hai lasciato qui l'altra sera. Quelli al cioccolato. Sono terribili» 
«Non parlare in questo modo dei miei biscotti, insensibile!» Julie sorride all'amica. 
Mancano cinque minuti alle tre. Si assicura che la porta si sia chiusa dietro di sè e comincia a correre. Non corre eccessivamente veloce. Sarebbe sciocco correre in quel modo, per un ragazzo poi. E' più una camminata veloce la sua. Quando raggiunge il parco si ferma all'ingresso per riprendere fiato. Trova la panchina vuota. Sono le tre e dieci. Si siede ed estrae dalla borsa il libro che porta sempre con sè. Nicholas, nel frattempo, cerca di calmarsi bevendo un bicchiere d'acqua al bar. Il piano prevede di passare accanto alla panchina fingendo disinteresse. E poi niente, il piano finisce lì. E deve funzionare perché non ha nemmeno un piano di riserva. Non è bravo in queste cose. Di solito, quando vuole abbordare una ragazza, prima di andare a parlarci aspetta che sia ubriaca. o triste. E' fidanzato ma ogni tanto lo dimentica. 
La vede da lontano. E' affascinante come risulti bella anche con i capelli raccolti in uno chignon disordinato. Le si avvicina senza far rumore. Tira fuori il pacchetto di caramelle che ha comprato apposta per lei e, porgendoglielo, attira la sua attenzione chiedendole: «Vuoi una caramella?». Ridicolo, pensa subito dopo. Lei sorride non appena lo riconosce. Ne prende due e, dopo avergliele fatte vedere, dice: «Ora siamo pari, gentiluomo» 
«Significa che non avrò più scuse per vederti?» le sussurra, soffermandosi sulla reazione della ragazza. Julie sorride, imbarazzata, e arrossisce. 
«Posso dirti una cosa divertente?» 
«Solo se fa davvero ridere» 
« Beh, non fa proprio tanto ridere. Cioè, è divertente ma- basta, non te la racconto più» Nicholas finge un broncio che gli riesce davvero molto bene. Lei sorride nervosamente. «Dai, raccontamela lo stesso» Il ragazzo le sorride grato. Le piace quando le si colorano le guance. «Harriet, la ragazza che ho accompagnato ie-» 
«La tua fidanzata, intendi?» lo interrompe Julie. 
«Ehm, sì. Si è arrabbiata parecchio quando siamo tornati a casa. Insomma, mi ha fatto mille domande su chi eri, cosa stavamo facen-»
«E' una bella ragazza. La bionda con cui sei andato a parlare poco dopo, vero?» 
«Già, una bella ragazza» 
«Forse non dovevi venire, oggi. Potrebbe arrabbiarsi. Magari finisci nei guai per colpa mia. Ora che siamo pari puoi tornare a casa tua, insomma, casa vostra» 
Nicholas è sul punto di dirle che la trova bella. Così, senza un motivo. «Mia, è casa mia. Non viviamo insieme. E poi non ti preoccupare, non facciamo niente di male. Non sopporto quando fa la gelosa, quando mi controlla» 
«Oh, okay» Nicholas si alza, allunga le braccia verso l'alto e si stiracchia. Julie sembra molto divertita dalla scena. Il ragazzo le porge la mano e lei l'afferra, seppur titubante. «Non dirmi che vuoi stare tutto il pomeriggio su questa panchina?! Fidati di me, ti porto a mangiare gli hot dog più buoni del mondo».
 
 
 
«Dovevi dirmelo che frequentavi un ragazzo. Ti avrei convinta a non indossare quella camicia a quadri» 
«Primo, che hai contro la mia camicia? Secondo, non frequento proprio nessuno» 
«m-ma» Julie la zittisce con un gesto della mano. 
«E' fidanzato, Faith. Con una ragazza molto bella» 
«E allora deve essere anche un grande stronzo. Sono rimasta con voi solo dieci minuti e lui non ha smesso di fissarti. Poi, quanto flirtavate!» 
«I-io non flirto» 
«Ma sentila! E questa ragazza sa che era con te?» 
«In realtà è una gelosa. Lui ha detto qualcosa sul fatto che lo controlla. Cose così» 
«Cavolo, quanto eravate belli» Faith non riesce a trattenere una smorfia mielosa. «Dimmi, fai uso di droghe?» chiede l'amica. Scoppiano entrambe a ridere. «A proposito, -aggiunge- che ci facevi da quelle parti?» 
«Sai quanti giorni mancano al tuo compleanno?» 
«Pochi. Aspetta, è domani» dice preoccupata. 
«Perspicace. Beh, ho comprato il tuo regalo. Ah, e come hai intenzione di festeggiare? Ti prego, non posso reggere una serata film-popcorn come quella dell'anno scorso» 
«Pensavo ti fossi divertita» 
«Da morire. Però fors-» 
«Pensaci tu» 
«Cosa?» 
«Pensa tu a tutto; come festeggiare, dove, con chi. Mi affido totalmente a lei, mrs. Jansen» le dice, mostrandole un meraviglioso sorriso. Poi si lascia cadere pesantemente sul divano. «Stasera pizza?» suggerisce l'amica. Julie annuisce, già assente.
 
 
 
Sabato. Nicholas dovrebbe pranzare dai suoi genitori ma proprio non ne vuole sapere di alzarsi dal letto. Sono le undici di mattina o poco più tardi. Se chiude gli occhi riesce ad immaginarsi sua madre che si destreggia tra i fornelli. Il pensiero della pasta al forno che gli prepara ormai per tradizione lo porta a trascinarsi in bagno. Esce di casa che mancano cinque minuti a mezzogiorno. Quando mamma Denise apre la porta lui le sorride un po' assonnato. Lo abbraccia e poi scuote la testa. «Dovresti tornare a casa prima quando esci con Harry. Eviteresti di arrivare qui come se non dormissi da una settimana» il tono dolce la tradisce. Lui vorrebbe dirle che non è stata colpa di Harry. Ma non gli va di dire a sua madre che non è riuscito a dormire per colpa di una ragazza, e poi di un'altra. Raggiunge il salotto. Suo padre, seduto sulla solita poltrona, legge un giornale che tiene faticosamente tra le mani. Appena si accorge del figlio lo richiude distrattamente e si alza per stringere Nicholas in un abbraccio. «Tutto bene?» chiede lui. L'altro annuisce «Joseph è nella sua vecchia stanza mentre Kevin dice che ritarderà. Jessie non voleva alzarsi dal letto» aggiunge poi. Dalla cucina si sente il rumore di cucchiai e mestoli. Prima di salire a salutare il fratello, decide di passare nel giardino sul retro. Un cane di grossa taglia lo raggiunge correndo. E' beige, e il pelo lungo è comunque molto curato. «Ti manco?» gli sussurra, tra una carezza ed un'altra. Per un attimo vorrebbe riportarlo a casa, poi pensa alle scenate che Harriet potrebbe fargli. Controlla che ci sia dell'acqua nella ciotola e, dopo avergli dato un'ultima occhiata, sale al piano superiore per incontrare Joseph. Si appoggia allo stipite della porta e aspetta che il fratello, malamente sdraiato sul letto, si accorga di lui. 
«Dovresti smetterla di stare sul mio letto. Ormai l'hanno capito tutti che sei geloso delle mie coperte di spiderman» dice dopo alcuni lunghi secondi. 
«Cavolo, finchè mamma non mi toglie quelle con l'orso che balla, non ho intenzione di avvicinarmi al mio». Scoppiano a ridere entrambi. Poi Joe si alza e raggiunge il fratello per stringerlo in un abbraccio. 
«Ah, un paio di sere fa ho incontrato Anna al locale. Mi ha chiesto di te. Non dirmi che..» Nicholas trattiene una risata, leggermente imbarazzato. «Anche lei? Dovrei lasciare Allie e venire a rimorchiare con te. Harriet lo sa?» 
«Harriet non sa un sacco di cose» 
«Qualche mese fa avevi intenzione di lasciarla, se non ricordo male» il discorso comincia ad essere troppo serio per entrambi. «Sai come sono, alla fine le voglio bene» il silenzio successivo viene interrotto da alcune risate al piano di sotto. 
«Dev'essere arrivato l'uragano» annuncia allegro joseph. 
 
 
 
Kevin, il fratello maggiore di nicholas, sta cercando di togliere il giubbotto ad una bambina che, a giudicare dai capelli ricci, deve essere sua figlia. Mentre la piccola corre ad abbracciare entrambi gli zii, Danielle saluta Denise e Paul. Quando si siedono a tavola hanno moltissime cose da dirsi ma nessuno sembra intenzionato a lasciar raffreddare il cibo nel piatto. Solo Jessie continua imperterrita a parlare dell'ultimo disegno che ha fatto a scuola. La maestra ne è rimasta colpita. Dopo pranzo Danielle aiuta la suocera in cucina, mentre i tre fratelli discutono di baseball con il padre. Jessie sta riposando al piano di sopra, nella stanza che un tempo era occupata da Kevin. Sulla scrivania ci sono ancora i libri di scuola che tanto detestava. 
Le due donne raggiungono i rispettivi uomini in salotto e portano il discorso sull'imminente matrimonio di Joseph. Manca poco più di un mese ormai. Lui vorrebbe non averglielo mai chiesto. Ama Allie. La ama follemente. Però ha paura, ecco. Denise ricorda al figlio l'appuntamento con il sarto. Tutti sembrano presi dal discorso. Nicholas non sa nemmeno se vuole sposarsi. Vorrebbe dei figli, forse. Però non crede che Harriet sarebbe disposta a partorire. «troppo doloroso» gli direbbe. Sono le due. Sette minuti dopo le due, per l'esattezza. Sta pensando se andare al parco. Potrebbe sembrare disperato. E poi probabilmente lei ha qualche impegno, qualche appuntamento. Alla fine si ritrova a pensare che non c'è niente di disperato nel fare una passeggiata al parco. 
 
Una parte di Julie vuole andare al parco, convinta che Nicholas sia là ad aspettarla. L'altra non ne vuole sapere. L'orgoglio prima di tutto, pensa. Faith le ha appena inviato un messaggio; ora ha definitivamente un lavoro. L'amica sorride. L'orologio appeso alla parete segna le tre e venticinque. Ormai è tardi, si ripete. Magari ti sta aspettando, ribatte l'altra parte. Chiude gli occhi per alcuni secondi. E' sdraiata su quel divano da una ventina di minuti, ormai. Con la mano si sistema i capelli dietro ad un orecchio. Poi, senza ripensamenti evidenti, si dirige a passi decisi verso il bagno. Quando esce di casa sono le quattro meno dieci circa. Ad ogni angolo il pensiero che lui non ci sia si fa spazio prepotentemente nella sua mente. Scorge la panchina da lontano e il cuore perde un battito. Sono passati solo alcuni minuti dalle quattro e non c'è nessuno. Nicholas non è seduto, e nemmeno accanto alla fontana. Julie rallenta il passo fino a fermarsi. Sospira; aveva sperato fino all'ultimo che lui ci fosse. Un uomo, leggermente anziano, sta passeggiando accanto alla fontana. La ragazza si avvicina per poi chiedergli se ha, per caso, visto un ragazzo dai capelli castani nei pressi della panchina sotto il ciliegio. «Mi spiace, -le dice- quando sono arrivato già non c'era nessuno». Lei annuisce, per poi raggiungere la panchina. Deve decidere cosa fare, ora che è fuori di casa. Quando posa lo sguardo a terra nota qualcosa. Sembra un foglio. No, un biglietto da visita. Lo raccoglie incuriosita e scopre che appartiene ad una casa editrice, o qualcosa del genere. Sul retro, in una calligrafia disordinata, si inseguono delle parole. 'Rose'. Il suo nome, scritto al centro, precede il messaggio vero e proprio: 'Speravo saresti venuta, ma magari avevi da fare. Ti perdono comunque, non ti preoccupare :) (qui Julie, non può fare a meno di sorridere) Mi chiami?' Ci sono alcuni numeri. Lei si rigira il biglietto tra le mani, cercando sfumature che potrebbe non aver colto. Poi, decisa, prende il cellulare dalla borsa e scrive la prima cosa che le viene in mente. Controlla cautamente di aver scritto il numero senza errori e lo invia per poi appoggiarsi allo schienale della panchina con un sorriso che le occupa decisamente troppo spazio.
 
'Devo perdere questa abitudine di farmi desiderare ahah la prossima volta mi farò trovare al solito posto, magari pure in tempo :') xx'
Nicholas sente un nodo allo stomaco non appena lo legge. Harriet, poco prima, gli ha scritto dicendogli che è uscita con delle amiche per fare del sano shopping. Così l'ha definito lei. Come se fare sesso con lui non sia abbastanza sano. Ha indossato la sua felpa preferita e si è presentato a casa di Harry con delle birre in mano. L'amico l'ha abbracciato e gli ha poi tirato un leggero pugno sulla spalla. Hanno suonato un po'. Era da tanto tempo che non usavano le chitarre, hanno dovuto accordarle entrambe. Comunque poi si sono sdraiati sulle poltrone, come erano soliti fare da adolescenti e hanno cominciato a parlare di tutto. Quando gli è arrivato il messaggio di Julie ha sorriso e l'altro gli ha chiesto se fosse ancora la sua ragazza. Ha negato, sovrappensiero, indugiando leggermente sulla risposta.
'Ti avrei aspettato', le scrive.
La risposta non tarda ad arrivare. 'Non lo avresti fatto. Ma va bene comunque.'
Harry lo osserva da alcuni secondi. Non può essere Harriet; non sorride per i suoi messaggi da tanto tempo, troppo. Perché stiano ancora insieme lui non lo ha ancora capito. 
Comunque poi Nicholas posa il cellulare e con uno sguardo che non lascia intendere nulla (oppure tutto) eclissa ogni sua possibile domanda. 
Le ha appena chiesto di incontrarsi, in serata. Deve andare al pub con Harry ma sa che l'amico andrà alla ricerca di qualche ragazza, o di qualche bottiglia di birra e non gli va di stare da solo. Harriet potrebbe essere libera ma non ha voglia di vederla, non dopo che ha rifiutato di andare a letto con lui solo per dello shopping. 
'Festa di compleanno. Mi obbligano a partecipare, non capisco perché ;)'
Un po' è deluso. 'Devo farti gli auguri, allora?', le chiede, facendo attenzione a non perdere il filo del discorso di Harry. Sta parlando dell'uomo che dovrebbe presentargli stasera, un certo Howard. 
'Non sei obbligato. Comunque ti inviterei a passare alla festa ma la mia amica non mi rende partecipe, non avrei dovuto lasciare nelle sue mani tutta l'organizzazione ahah'
'Non ti preoccupare, devo incontrare della gente :) Però gli auguri non te li voglio fare, non mi piacciono i messaggi ;)'
'Che vuoi dire?'
'Che dobbiamo vederci presto se vuoi che te li faccia :)'
'Non so, sono sempre molto impegnata. Cercherò di liberarmi solo per te ;) ahah'
Troppo occupato a rispondere a Julie non si accorge del fiato di Harry sul collo. «Che vuol dire che cerca di liberarsi per te?» per poco non gli cade il cellulare. Lo posa cautamente sul divano e scoppia a ridere. Harry cerca di restare serio, poi cede. «Questa devi proprio raccontarmela» gli dice, prima di recuperare la bottiglia di birra dal tavolino e bere un lungo sorso. 
 
 
 
'Lo spero bene, se fossi in te non mi lascerei sfuggire un'opportunità del genere'
'Modesto, insomma. Devo andare a prepararmi. Ci sentiamo :) xx'
Faith continua a dirle di sbrigarsi, 'ché hanno poco tempo. E lei si diverte davvero troppo a farle perdere la pazienza. Poi però si sente in colpa e comincia a vestirsi. 


____
Buonsalve (?)
Sono (finalmente) riuscita a postare anche questo capitolo :) 
Comunque sto facendo tutto il possibile per non abbandonare questa ff ahah Riuscirò a portarla avanti, abbiate fede!
Tornando a noi, spero che scritta in questo modo sia un po' più comprensibile (soprattutto i dialoghi). Ringrazio infinitamente coloro che hanno recensito i capitoli scorsi. E sappiate che apprezzo molto qualsiasi suggerimento :)
E niente, vi auguro buone vacanze! (io ancora devo finire la scuola e superare gli esami çç)

ps. Se avete delle domande potete trovarmi su 
twitter e su ask!
ee, vi consiglio di fare un salto da harrysbravery e da federica995 :) 
pps. leggetevi anche 
Tutto quello che ho <3
ppps. scusate per i titoli dei capitoli. mi diverto troppo a scrivere cavolate :') (che poi è un palese tributo alle lasagne di mia nonna <3)
  
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