Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: evilqueen82    10/06/2013    1 recensioni
Sara Alyson Angels e Amanda Melody Rubens frequentano il penultimo anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La prima risiede nei Corvonero, è intelligente e studiosa , l'altra invece è una tassorosso impulsiva e un po' pasticciona.
Sarah pensa allo studio e finisce per una serie di rocambolesche circostanze nel mirino dell'interesse di Malfoy: il giovane Serpeverde che lei detesta non troppo cordialmente.
Mandy invece è innamorata senza speranza di Harry Potter che, tuttavia, sembra completamente ignorarne persino l'esistenza..
Tra complotti, bugie, incantesimi e gravi pericoli ,le vite dei quattro stanno per cambiare indissolubilmente e legarsi e cambiare per sempre.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vacanze di Natale: Santo Stefano.


(Pov Draco)
Erano trascorse tre settimane da quando, ai primi di Dicembre, ero stato umiliato da quella assurda grassona.
Ero ancora molto arrabbiato ma fortunatamente non ero dovuto intervenire dato che c’erano già Pansy e le altre che avevano preso a tormentarla.
Il mio unico scopo ora era quello di trovare la Angels, perché era lei la mia ossessione: negli ultimi mesi mi aveva evitato e adesso mi camminava davanti senza paura.
No, non la sopportavo, volevo darle una lezione e sopratutto.... la volevo: era una questione d’onore .
Nessuna ragazza a cui rivolgevo le mie attenzioni si era mai tirata indietro: non avrei permesso a quella Corvonero insignificante di farmi andare in bianco.
Approfittai della pausa natalizia e, il giorno dopo la grande festa natalizia alla mia villa, decisi di fare una passeggiata a Diagon Alley per scovare quella vipera.
La mia preda.
Bastò quel pensiero a farmi lambire le labbra.
Quasi affamato.
Di lei e solo di lei.
Per qualche assurda ragione che ancora non potevo comprendere.


(Pov Sara)
Gli ultimi giorni di scuola scivolarono pacati e silenziosi come i fiocchi di neve: eravamo tutti molto impegnati per la grande mole di compiti che i professori ci avevano assegnato per le vacanze di Natale, cosi trascorrevo le giornate in Sala Comune o in biblioteca.
Soprattutto di fronte al camino acceso, leggendo qualche romanzo nei ritagli di tempo.
Non avevo mancato a quanto avevo detto ad Amanda ed avevo deciso di potenziare le mie capacità, così avevo chiesto al professor Vitius – con la scusa di approfondire l’argomento degli incantesimi di difesa e di attacco – una lettura supplementare e mi allenavo in disparte in un’aula vuota, di tanto in tanto. Per lo più sfruttavo i Sabati in cui vi erano partite del campionato di Quidditch o la gita a Hogsmeade o i week-end dove la scolaresca preferiva pattinare sul lago, fare a pallate di neve o semplicemente starsene in Sala Comune.
Avevo salutato Amanda alla stazione e avevo fatto ritorno coi miei genitori nella nostra villetta nella city di Londra.
Con mio gran dispiacere, mio padre, a causa del suo lavoro al Ministero, aveva dovuto annullare la nostra vacanza in Francia e avevo accolto tristemente la notizia. Sarei stata davvero felice di potermi rifugiare oltre Manica per almeno due settimane ma c’era di positivo che la corrispondenza via gufo con Amanda era molto più rapida e avremmo anche potuto incontrarci.
Sorseggiai un po’ di cioccolata calda di fronte al camino, continuando a leggere il mio romanzo, fino a quando mia madre non mi chiese di fare una commissione per lei a Diagon Alley.
Mi coprii maggiormente con il cappuccio e mi diressi alla farmacia.
Decisi di fermarmi al Ghirigoro, la biblioteca del paesino, prima di tornare a casa.



(Pov Draco)
Camminavo da ore per le vie illuminate di Diagon Alley sbirciando in tutte le vetrine ma non avevo trovato traccia della Angels.
Sapevo con certezza fosse rimasta a Londra e quindi non mi sarei arreso fin quando non l’avessi trovata.
Mi sedetti su una panchina con le mani in tasca e il viso inclinato da un lato, guardando e criticando tra me chiunque passava.
Era ormai pomeriggio tardi quando finalmente vidi la Corvonero tutta imbacuccata uscire dalla farmacia, ed entrare nella biblioteca di fronte.
Mi alzai e andai ad aspettarla fuori dalla vetrina, stando bene attento a non farmi scorgere.
Appena uscì, alzai la bacchetta e con un incantesimo di appello attirai tutte le sue cose che le sgusciarono dalle mani.
Sbatté le palpebre, non capendo subito cosa fosse successo.
Mi vide e i suoi occhi si spalancarono di disappunto.
Le sorrisi quando mi chiese di restituirle il maltolto.
“Vieni a prendertelo”. Le sussurrai indolente, correndo verso Nocturn Alley con lei alle calcagna.

(Pov Sara) Uscii fuori dalla biblioteca dopo aver comprato un nuovo libro della mia scrittrice preferita e rabbrividii istintivamente per la fredda folata di vento che sembrò insinuarsi fin nelle ossa. Non vedevo l’ora di tornare a casa e rilassarmi dentro una vasca piena d’acqua calda e bollicine, di bagnoschiuma profumato.
Sgranai gli occhi e trasalii quando il libro e gli altri oggetti mi fluttuarono dalle mani e l’attimo dopo mi voltai e scorsi quel volto tra la folla.
I miei pugni si strinsero lungo i fianchi, emisi un gemito di disappunto e di sorpresa mentre quegli occhi perlati mi fissavano con quel sorrisetto malizioso e impudente.
Non feci in tempo a reagire perché lo vidi correre in direzione di Nocturn Alley: imprecai tra i denti e presi a seguirlo, infilandomi nel vicolo oscuro e stretto.
Mi feci largo tra la folla, cercando di accelerare il passo e stando attenta a non scivolare per il ghiaccio presente, mentre il ragazzo spariva dietro l’angolo.
“Malfoy… vieni subito fuori”. Ringhiai tra i denti, sguainando la bacchetta e guardando a destra e sinistra, non vedendolo e imprecando.

(Pov Draco)                                                                                                                                                                                                                                Mi ero nascosto in vicolo stretto dietro a Magie Sinister: lei non poteva vedermi ma io sì. Le puntai la bacchetta contro.
“Imperius”. Si immobilizzò e il suo corpo si fece rigido, quasi una lastra di ghiaccio mentre ne prendevo il controllo grazie al maleficio. “Vieni qua, bambina, vieni da Draco, da brava”. Sussurrai quasi mi stessi rivolgendo ad un cucciolo mansueto e sorrisi quando la vidi avvicinarsi, incapace di sottrarsi dal mio ordine.
Sogghignai malignamente.
“Inchinati e baciami le scarpe”. Commentai, quasi volendo tastare la potenza dell’incantesimo oscuro e sorrisi quando si chinò docile e arrendevole, eseguendo quel comando più umiliante.
Alzati e togliti il cappotto: voglio guardarti”.
La mia voce era divenuta più roca e il mio sguardo perlato aveva osservato quell’esile corpicino che si mostrava con le vesti leggere, sotto il cappotto pesante.
“Fai un giro su te stessa”. Continuai con lo stesso tono e lei, un burattino tra le mie mani, obbedì senza battere ciglio e continuai la mia silenziosa contemplazione, lambendomi il labbro.
“Ora abbracciami”. Sussurrai con voce più roca e morbida: sentii la pressione del suo corpicino morbido, quale l’avevo ricordato e sognato in segreto.
Il suo cuore scalpitava furioso ma intrecciò le braccia al mio corpo e mi persi nel suo profumo, sfiorandole i capelli.
Sciolsi, infine, l’incantesimo, trattenendola stretta a me. 
(Pov Sara) Continuai ad occhieggiare il vicolo guardandomi attorno salvo trasalire quando sentii il suono dell’incantesimo e l’attimo dopo era completamente svuotata. La mia mente era priva di qualsiasi capacità di giudizio e di pensiero, galleggiavo nel mio corpo di cui non avevo più controllo.
La sua voce mi intimò, nel fondo della mia mente, di avvicinarmi e così feci specchiandomi nel suo sguardo di madreperla e in quel sorrisetto beffardo e malizioso. Imprecai mentalmente: avrebbe potuto farmi di tutto, realizzai e l’antica e sorda rabbia e timore sembrarono immobilizzarmi le membra.
Ti farò pagare quest’umiliazione. Pensai sentendo lacrime di rabbia prudermi gli angoli degli occhi mentre ero costretta a prostrami ai suoi piedi e poi privarmi del cappotti.
Rabbrividii per il gelo e per le vesti non adatte a stare fuori senza alcuna fonte di calore ma, soprattutto, per il dolore di una simile umiliazione.
Poi mi ordinò di abbracciarlo ma la sua voce era apparsa più roca, vellutata, quasi soffice mentre le mie braccia gli cingevano il collo e il mio corpo si accostava a suo.
Malgrado il disagio, la rabbia e l’umiliazione di quel momento, non potei negare l’afflusso di calore che quel contatto procurò.
Trasalii e le sue dita mi sfiorarono i capelli ma non c’era arroganza o cattiveria in quel gesto: una carezza soffice, tenera, come quella di un amante e quel pensiero mi fece trasalire.
Sciolse l’incantesimo e rimasi ad osservarlo senza fiato, prima che la consapevolezza di quanto mi aveva appena fatto si insinuasse nella mia mente.
Strinsi i pugni lungo i fianchi e sguainai la bacchetta, puntandogliela alla gola, dopo averlo schiaffeggiato.
“Come… hai… osato? Viscido verme… non ti azzardare mai più ad avvicinarti o giuro che non solo ti faccio sospendere ma ti spedisco ad Azkaban, bastardo!”.
Mi sentii dire con voce roca per la rabbia e il timore di quegli istanti eterni in cui avevo perso completamente il controllo del mio corpo e della mia mente.
(Pov Draco)
“Pietrificus Totalus”. La immobilizzai di nuovo.
“Stavi dicendo?”. Sogghignai avvicinandomi e guardandomi furtivamente attorno, notando che a quel gesto era impallidita terrorizzata, ben consapevole di ciò che avrebbe potuto succedere.
“Siamo di nuovo soli – sussurrai con voce morbida e roca – era tanto che aspettavo questo momento: spediscimi pure ad Azkaban, fai quel che credi”.
Mi avvicinai ulteriormente e sorrisi del terrore che le riempì lo sguardo mentre alzavo una mano a sfiorarle il viso.
La cinsi con forza a me e le afferrai la nuca, soffiandole su quelle labbra scarlatte che sembravano richiamare le mie in una lasciva provocazione.
“Posso farti ciò che voglio: se volessi potrei toglierti i vestiti e prenderti qui, ora”. Sussurrai sfiorandole il contorno del viso e mi parve di percepire il battito convulso e disperato del suo cuore mentre le sorridevo maligno.
“Oppure potrei costringerti a seguirmi in un motel di tua iniziativa”.
Sogghignai ancora quasi a soppesare quell’idea salvo farmi serio e continuare a sfiorarne il volto, sentendo la morbida purezza della sua pelle sotto le mie dita.
“Non farò nulla di tutto ciò: ma voglio tu abbia ben presente che sono io a manovrare il gioco… le minacce non servono a nulla”. Le sussurrai a fior di labbra salvo sciogliere l’incantesimo e tornare a guardarla, abbassando il braccio che la reggeva e scrollando le spalle.
“Ora puoi anche picchiarmi, se vuoi”.



(Pov Sara)
Sgranai gli occhi quando il mio corpo fu di nuovo immobilizzato e quelle parole maligne e lascive sembrarono incidermi direttamente l’animo.
Lo sentii stringermi a sé e percepii di nuovo il calore e la compostezza del suo corpo mentre quel tepore naturale strideva con il gelo dell’incantesimo e al contempo il terrore che mi aveva di nuovo invaso la mente, rendendomi conto che ero di nuovo in una situazione da cui avrei dovuto fuggire.
Tra le sue braccia ed incapace di difendermi.
Avrei voluto boccheggiare o rilasciare un gemito, lo sentii afferrarmi la nuca e l’attimo dopo mi soffiò sulle labbra: il mio cuore, malgrado il gelo dell’incanto, scalpitò furioso e quel calore quasi mi sopraffò.
Poi di nuovo la luce maligna del suo sguardo, quelle minacce insidiose e sentii quei brividi attraversarmi la spina dorsale e la mia mente svuotarsi mentre lo sentivo alludere alla possibilità di profittarsi di me in modo così subdolo e meschino.
Lo guardai terrorizzata ed impietrita prima che pronunciasse quell’affermazione finale e mi sciogliesse dall’incantesimo.
Rimasi ad osservarlo incredula, sulle labbra ancora la sensazione delle sue, il cuore che scalpitava furioso e la mente uno sfarfallio di pensieri confusi e assordanti.
“Cosa… – cercai di controllare il tremore della mia voce – cosa vuoi da me?”. Domandai, guardandolo negli occhi e cercando di capire quale fosse il suo scopo finale o se fosse solo un divertimento gratuito e perverso.
Perché proprio IO?! 

(Pov Draco)
Risi quasi di quella domanda innocente ed ingenua malgrado le mie allusioni ben più che accennate.
Inclinai il viso di un lato e la guardai con le sopracciglia inarcate: quasi nella sua domanda ci fosse una silenziosa provocazione a cui stentavo a resistere.
“Intelligente come sei, dovresti capirlo – sussurrai scoccandole un’occhiata divertita e sardonica – oppure ti occorre un’altra dimostrazione?”.
(Pov Sara)
Boccheggiai in risposta e sgranai gli occhi salvo deglutire a fatica. Indietreggiai e mi morsicai il labbro.
Mi guardai attorno rendendomi conto della situazione tutt’altro che favorevole: nel buio di quel vicolo, sola con Malfoy che non aveva fatto il minimo sforzo per celare le sue reali intenzioni.
“E’ così, allora?”. Sussurrai con voce tremula stringendo i pugni e sentendo brividi di freddo farmi irrigidire.
“Mi useresti anche violenza, se necessario”.
Lo guardai negli occhi e deglutii a fatica.
(Pov Draco)

Non hai capito”. Sorrisi di nuovo e la guardai con le sopracciglia inarcate.
“Non è questa la mia intenzione – scrollai le spalle – voglio solo che tu sappia che non puoi respingermi”.
Le sorrisi divertito per l’espressione sgomenta che le si aprì su quel volto e su quegli occhi che non riuscivano a nascondere le sue reali emozioni.
Controllai l’orologio e scrollai le spalle.
“Si è fatto tardi: ti saluto, Angels, buon anno, bambola”.
Le sorrisi e le strizzai l’occhio prima di allontanarmi, lasciandola sola in quel vicolo, senza aspettare che mi raggiungesse o altro.

(Pov Sara)
Ascoltai quelle parole con crescente sgomento ed incredulità, mentre in modo saccente ed arrogante, decantava apertamente che tutto questo non si sarebbe sbloccato sino a quando non avessi… ceduto, come qualsiasi altra.
Lo seguii con lo sguardo mentre mi voltava le spalle dopo quel saluto enigmatico e rimasi ad osservarlo finché non scomparve dalla mia vista.
Mi portai la mano sulle labbra: ancora sentivo il calore del suo respiro e il tono roco di quando mi aveva ordinato di abbracciarlo.
Continuai ad osservare l’angolo da cui era appena scomparso e mi morsicai nervosamente le labbra salvo passarmi una mano tra i capelli e sospirare.
Chi sei, Draco Malfoy?
Un mostro o un ragazzo solo?
Sospirai, recuperai il libro e i miei oggetti e tornai rapidamente a casa.


(pov Amanda)
Avevo festeggiato il Natale con la mia famiglia: mi ero divertita moltissimo a stare tra parenti e amici babbani.
Non vedevo l’ora, però, di tornare a Hogwarts: sentivo la mancanza di Sarah e, sopratutto, di Harry.
Poco mi importava se da qualche settimana le lezioni assieme ai Serpeverde erano un inferno: non mi interessavano gli insulti di Pansy e le continue angherie a cui venivo sottoposta.
Normalmente le avrei strozzate ma mi limitai ad ignorarle.
Nonostante tutto, il mio umore era alle stelle: avevo visto Harry con indosso la sciarpa che avevo fatto per lui.
Non la toglieva mai e anche se non ci parlavamo, se mi evitava, sapevo che aveva gradito i regali della sua misteriosa ammiratrice.


(Pov Harry)
Aveva accolto con gran sollievo il termine delle lezioni: la rivalità tra Serpeverde e Grifondoro sembrava aver raggiunto i picchi storici visto che erano entrambe prime classificate con un dislivello di pochi punti.
Spesso scoppiavano piccole scaramucce nei corridoi e l’unica distrazione anche dallo stress scolastico era potersi allenare a Quidditch, malgrado il gelo e il tempo sempre più umido.
Quell’anno non aveva voluto ascoltare ragioni: alla stazione di Londra si era congedato dai Weasley e da Ron e aveva preso in affitto una camera al Paiolo Magico: lì sarebbe rimasto per quei quindici giorni di vacanza.

Le attenzioni di Ginny erano divenute sempre più lascive e languide e si era confidato con Hermione – lei naturalmente non avrebbe detto nulla a Ron! – e avevano convenuto che la situazione per lui sarebbe stata ancora più pesante se avessero coabitato alla Tana per il periodo delle vacanze.
Tom, il gestore del locale, era stato gentile e discreto come sempre e Harry accolse con piacere la novità: incontrava gli amici a Diagon Alley nei pomeriggi oppure si rifugiava nella Londra babbana dove nessuno lo conosceva e additava la sua stupida cicatrice.
Aveva sempre con sé un po’ di quel dolce – un incantesimo impediva andasse a male! – e quella sciarpa era morbida e vaporosa ed intrisa di un piacevole profumo femminile.
Forse lo aveva già percepito ma non ricordava dove.
Quella sera osservò il cielo stellato e decise di uscire per prendere una boccata d’aria: attraversò la Londra babbana e notturna, fino a quando non giunse in una piazzetta adibita al pattinaggio.
Sorrise osservando i ragazzi che erano in pista, pensando tra sé di unirsi a loro, fino a quando non scorse un volto familiare.
Amanda Rubens.
Indossava un cappotto lungo con sciarpa e cappello abbinati , e stava pattinando in compagnia di due amiche, probabilmente babbane, a cui sorrideva con gli occhi lucenti di gioia.
Lo colpì quell’immagine, perfettamente antitetica a quella cui era abituato.


(pov Amanda)
Dopo i pasti abbondanti delle feste decisi con Rosy e Benny, le mie amiche di sempre, di andare a pattinare sul ghiaccio.
Era una splendida sera: la pista gremita di gente ,le luci dei lampioni e dell’albero di Natale gigante illuminavano la lastra di ghiaccio e già questo mi mise di buon umore.
Non appena infilai i pattini e mi buttai nella pista ,dimenticai tutti i miei problemi: mi sembrava di volare ,volteggiando su me stessa. Ridevo e mi beavo mentre le mie amiche ruzzolavano sul ghiaccio non essendo esperte come me.
Io andavo a pattinare fin da bambina e, quindi, i miei movimenti erano più sciolti e sicuri di loro.
Mentre la mia amica si spostava sul bordo della pista, per reggersi al muretto, i miei occhi si incontrarono con quelli di Harry.
Il mio cuore fece un balzo: indossava la mia sciarpa.
Avrei dato non so cosa per corrergli incontro ma lui ignorava i miei sentimenti, ignorava che ero io l’ammiratrice segreta ovvero Amanda Melody Rubens.
Lui mi odiava perché io lo avevo spinto a farlo.
Mi avvicinai a lui e, con tono velenoso, lo apostrofai:
“Mi avevi detto di starti alla larga e invece sei tu che mi stai sempre tra i piedi… come mai non sei dalla tua amichetta alla Tana?”.


(Pov Harry)
Avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per voltarsi ed andarsene ed invece, per qualche motivo, continuò ad osservarla mentre rideva e pattinava con le sue amiche.
Sembrava completamente rilassata e sprizzante di gioia e di entusiasmo, tutt’altra Rubens rispetto a quella che lo aveva apostrofato per due volte con tono burbero e lo sguardo torvo.
Fu in quella che la giovane lo scorse a sua volta: dapprima lo sguardo era sorpreso ed
evidentemente spiazzato.
L’attimo dopo le sue sopracciglia si aggrottarono e la vide avanzare in sua direzione con espressione battagliera, prima di rivolgersi in quel modo, ancora arrogante e sfacciato.
La fissò di sbieco e aggrottò le sopracciglia, stringendo i pugni.
“Per tua informazione, Rubens, questo è un territorio pubblico – rispose con voce velata di sarcasmo – e di certo non è affar tuo ciò che faccio e dove vado nel mio tempo libero”.
Le si era rivolto con altrettanta freddezza e ostilità, prima di affondare le mani nelle tasche del cappotto.
“E ora se vuoi scusarmi, voglio andare a divertirmi”.
Non attese risposta e si avvicinò al responsabile della pista di pattinaggio: pagò un biglietto e prese a noleggio dei pattini e cominciò a scivolare sul ghiaccio.
Non era appassionante come stare in sella ad una scopa ma era rilassante e liberatorio, pensò sospirando e lasciando la mente libera da pensieri, scivolando con movimenti agili e sciolti.


(pov Amanda)
Ascoltai la rispostaccia di Harry ma non replicai e quando le mie amiche mi domandarono chi fosse, risposi loro che era un mio compagno di classe senza però raccontargli dei miei sentimenti per lui.
Ripresi a pattinare ma senza staccargli gli occhi di dosso.
“Accidenti se se la cava”. Borbottai tra me.
Per continuare a studiarlo, finii per andare a sbattere contro le mie amiche.
Ruzzolammo tutte a terra e loro mi caddero sopra.

(Pov Harry)
Continuò a scivolare sul ghiaccio incurante di tutto e di tutti: finalmente era libero dai soliti tormenti e non voleva curarsi di nulla e di nessuno.
Neppure della Rubens e del suo comportamento arrogante e sferzante.
Si lasciò avvolgere da una bolla di sapone immaginaria, creata dalla sciarpa che gli copriva il viso: ne inspirò ancora una volta il profumo di cui sembrava essere impegnata. Sorrise al pensiero di quella misteriosa MR e si domandò se anche lei non fosse da qualche parte così vicino, dopotutto aveva una parente babbana ed era probabile abitasse in un quartiere nelle vicinanze.
Sospirò impercettibilmente al pensiero di poter incontrare chi aveva saputo scaldarlo con un semplice gesto, senza neppure conoscerlo. Si riscosse quando sentì un lieve tonfo e notò la Rubens a terra con le sue amiche che erano cadute una sopra l’altra.
Sorrise appena, vagamente divertito, passando lì vicino e scoccandole appena un’occhiata sorniona e divertita.
Bel capitombolo, pensò tra sé e sé ma la ignorò e continuò a scivolare sul ghiaccio.


(pov Amanda)
Mi ritrovai sul ghiaccio, pressata dal peso delle mie amiche cadute sopra di me.
Vidi Harry passarmi vicino e sorridermi di scherno: sapevo che fuori dalla scuola era proibito fare incantesimi però morivo dalla voglia di farlo cadere.
Mi alzai e lo inseguii sulla pista e, quando lo raggiunsi, allungai la gamba e gli feci lo sgambetto.
“Ops, scusami non l’ho fatto apposta”.
La voce atteggiata ad uno stoico dispiacere del tutto falso e stucchevole.
Gli sorrisi maligna e lo sorpassai.

(Pov Harry)
Continuò a scivolare sul ghiaccio, confondendosi tra gli altri pattinatori senza più guardarsi alle spalle: fu così che fu colto completamente di sorpresa e si ritrovò a cadere sulla lastra di ghiaccio.
Imprecò tra i denti, sollevandosi e sentendo dolore al ginocchio, ben immaginando il livido che sarebbe comparso, mentre si rialzava.
Guardò in direzione della giovane con furia e fu lesto a raggiungerla, dopo una rapida rincorsa, salvo frenare bruscamente così da schizzarla con il ghiaccio che sollevò per aver puntato il ferro sulla lastra.
“Perdonami… ma io l’ho fatto di proposito”. Rispose ironico e riprese a pattinare senza curarsi della sua reazione.


(pov Amanda)
Vuoi la guerra? E guerra sia.
Lo raggiunsi e quando fui a pochi metri da lui, lanciai la mia borsa sul ghiaccio facendocelo inciampare e cadere nuovamente.
Mi avvicinai.
“Ops! – lo stesso tono canzonatorio e beffardo – perdonami, mi è caduta la borsa!”.
Sorrisi maligna, la raccolsi e ripresi a pattinare.
Come nulla fosse.
Senza più voltarmi.

(Pov Harry)
Imprecò tra i denti quando pochi istanti dopo si ritrovò con la faccia a terra e fissò il volto maligno della ragazza che lo fece irritare ulteriormente.
Il ginocchio pulsò dolorosamente: doveva essersi procurato una bella ammaccatura, considerò serrando i denti.
Si alzò in piedi con sguardo truce.
La inseguì nuovamente fino a quando non l’afferrò per la vita e, prendendola per il braccio, le fece fare una giravolta, per poi farla piroettare.
La fece chinare in una sorta di casqué e la lasciò cadere malamente.
“Oh, non è niente, figurati… ci si vede a Hogwarts”.
Sorrise appena e uscì dalla pista per rimettersi le scarpe e tornare al Paiolo magico.

(pov Amanda)
“Maledetto, me la paghi!”. Gli gridai dietro mentre usciva dalla pista.
Le mie amiche mi vennero incontro e mi fecero un mucchio di domande.
Io continuavo a seguirlo con lo sguardo trasognato e il cuore a mille per quel contatto seppur brevissimo tra inostri corpi, mentre con la mente proiettavo quegli ultimi istanti.
Era stata una vendetta alle cadute che gli avevo procurato, ne ero consapevole.
Ma non potei fare a meno di sorridere al ricordo di quel calore che mi aveva ustionato dentro e quella vicinanza senza precedenti che ancora mi faceva scalpitare il cuore al solo ricordo.

“Ti amo, Harry”. Sussurrai tra me.
Quella sera fui molto distratta, pensai continuamente a lui, Quella notte lo sognai, sperando di rivederlo.
Continua...



Bene bene bene, finalmente stiamo entrando nel vivo della storia.
Mi sono divertita moltissimo a scrivere questo capitolo con Kiki87, ed a distanza di tre anni – seppur ho ampliato i miei orizzonti in fatto di maschi – devo dire che mi sono emozionata non poco a rileggere queste pagine.
É stato eccitante interpretare Draco e i suoi comportamenti mascalzoni, nonché ambigui nei confronti della povera Sara.
Ed è solo l'inizio di quello che le farà effettivamente passare. (niente cose sconce o criminali, però, intendo ribadirlo ).
Comunque poverina non sa quel che l'aspetta, se fossi in lei mi darei alla macchia.
E che dire di Harry e Amanda.
La sfida sulla pista di pattinaggio è stata del tutto improvvisata ma per questo ancora più esilarante, con quel brivido finale che mi ha fatto battere il cuore.
Ok, modestie a parte, spero che il capitolo vi abbia coinvolto quanto me.
Ringrazio chi mi sta seguendo e ancor di più chi mi ha lasciato delle splendide recensioni.
Un grande abbraccio alla mia Kiki87 e un saluto a tutti voi. Arrivederci alla prossima settimana :)



   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: evilqueen82