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Autore: Waterproof    11/06/2013    15 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19.










I banchi erano disposti a file.
Ognuno di noi occupava un posto.
Le mie dita erano martoriate, per nervosismo e non per altro, ne ero certa. Insomma, non avrei dovuto avere motivo di essere così ansiosa, erano cose che sapevo ancor prima di iniziare quel corso. Eppure il fatto che Douglas girasse per i banchi per controllarci mi metteva su un nervosismo senza pari.
Ero completamente sveglia, avevo bevuto tanto di quel caffè la notte prima…
Mi ero rassegnata al fatto di non riuscire a dormire come si deve a causa di quello che era successo con Harry, quindi avevo cercato un metodo alternativo. Solo che le occhiaie non erano proprio un belvedere e dimostravano l’esatto contrario di quello che credevo di apparire.
Ma a chi importava? Continuai a far scorrere la penna su quel foglio mentre di tanto in tanto lo sguardo cadeva su Louise che sembrava abbastanza tranquilla, come Josh e Harry stesso, che incrociava i miei occhi per pochi istanti prima di distoglierli.
Il fatto che non avesse esitato a darmi l’okay per chiudere tutta quella storia era sinonimo del suo menefreghismo. Di me non gli importava, chiaramente.
E non gli era mai importato a quanto pareva, perché mi aveva usata, come avevo previsto. Vedendo venir meno la possibilità di far sesso così semplicemente, aveva detto “addio”.
Era ovvio.
Ovvio.
E io ero stata maledettamente stupida, ma questa consapevolezza non faceva affatto stare meglio, anzi. Mi sentivo ancora peggio.
D’altronde, non è che mi fossi fatta desiderare poi così tanto da lui, e non ne avevo avuto intenzione perché credevo che fosse controproducente finirci a letto insieme, quindi non mi ci ero applicata più di tanto. E non era neanche stato un problema, dato che entrambi non pensavamo di giocare con l’attrazione, dato che ci aveva vinti in quel modo.
Che Harry non fosse un tipo da relazioni, si era capito. E chi ero io per cercare di cambiarlo? Soprattutto, avevo davvero voglia di avere una storia con lui?
Se ripensavo a quello che volevo essere per quel ragazzo, al volergli stare accanto perché sicura di contare qualcosa... Be’, probabilmente neanche ci avrei riflettuto più di tanto.
Inoltre, quello era l’ultimo giorno al campus, quel pomeriggio stesso i trenta ragazzi del corso avrebbero saputo se avevano superato o no il test e con quale punteggio prima di tornare a casa senza dare tempo di festeggiare. Non che la sera prima non si fossero dati da fare, li avevo sentiti chiaramente dall’alto del mio enorme mal di testa, quindi non si erano preoccupati più di tanto per il doversi dire addio. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fossi stata distratta, di come non avessi legato con nessuno di loro se non con Louise e Josh, che certo non trovavano semplice l’idea di doversi separare, e mi dispiaceva tanto non aver aiutato Louise a superare la cosa...
Elena, poi, non chiamava da un po’, quindi non immaginavo nemmeno come stesse andando con Liam.
 
Ma dove sono andata tutto questo tempo?


Mi ero ritrovata in un luogo della mia mente che prevedeva l’esclusione a priori di qualsiasi cosa non riguardasse Harry. Dovevo archiviare il caso Styles e tornare a vivere, almeno prima di dover partire per il college, qualsiasi esso fosse. Alla fin fine Oxford non era neanche così lontana; appena 137 miglia che avrebbero potuto riportarmi a casa in due ore circa. Il problema era che quelle due ore dovevano diventare giorni, giorni e giorni, perché non volevo vedere più nessuno per tutto il semestre.
 
Terminato il test lasciai l’aula con un sorriso stampato in volto – evidentemente finto.
Dovevo ancora preparare i bagagli, così mi affrettai a tornare in camera, seguita e poi abbandonata da un altro paio di ragazzi che come me avevano finito.
Erano passate sei settimane. Sei settimane in cui credevo che stare lontana da Harry fosse la soluzione migliore, sei settimane in cui mi ero vista crollare il mondo addosso, in cui avevano rischiato la vita per me, in cui avevo litigato con l’unica donna che avrei mai potuto definire madre; sei settimane di perdizione.
Tutto sommato, avrei potuto solo imparare da quell’esperienza. Inoltre, i miei genitori non li avevo più sentiti, sicché tornare a casa mi faceva ancor più paura.
Sospirai, mentre mettevo dentro il bagaglio le mie maglie. Passai velocemente ai jeans, alla biancheria e alle scarpe, per poi mettere tutti i libri in una borsa a parte. Lasciai sul letto solo una busta e un cambio pulito, poi filai a fare una doccia.
Ancora gocciolante tornai in camera, avvolta da una tela che non arrivava neanche a metà coscia. E fortuna volle che quel giorno, proprio quel giorno, non avessi chiuso a chiave la porta.
 
<< Diventa complicato esserti amico se tieni sempre la porta chiusa! >> borbottò, incrociando le braccia al petto con un broncio che trovai assurdamente dolce. Quel ragazzo era impossibile, non si poteva discutere con lui che subito se la prendeva.
<< Senti, Zayn, mi sembra anche un po’ normale volere un po’ di privacy, non credi? >> risposi, con un tono da madre apprensiva.
Difatti mi fulminò con lo sguardo, e io non potei fare a meno di ridere. Mi faceva divertire, non c’era che dire.
<< Ma dormi sempre! >> riprese, fissandomi e allargando le braccia con fare teatrale. << Ogni volta che vengo da te devo ricorrere alle mie doti da tenore. >>
<< Ma dai, Pavarotti >> lo presi in giro, spingendolo lentamente, << ti do la mia chiave. Tanto quando Sandy esce non chiude mai e io non ne ho bisogno. >>
<< Sei sicura? E se dovessi rimanere chiusa fuori? >> Feci spallucce, porgendogli il mazzo, senza ripensamenti. Potevo fidarmi di lui, lo sapevo.
<< Ti chiamerei. Ovviamente non ci sono solo vantaggi, caro mio. >>
<< Mmh.. Questo vuol dire che potrei trovarti nuda >> ammiccò, ghignando come un malato.
 
Nuda proprio no, ma c’eravamo andati vicini.
Cercai di coprirmi alla bell’e meglio mentre sentivo gli occhi di Zayn perlustrare ogni centimetro quadrato del mio corpo bagnato. Sciolsi i capelli per cercare di nascondere almeno la pelle del petto che rimaneva scoperta per celare le gambe, ma non ottenni nulla se non una voglia improvvisa di sotterrarmi.
<< C-che c’è, Z-Zayn? >> domandai, imbarazzata.
Lui parve riprendersi dal suo stato d’incoscienza e mi venne incontro, tornando a sorridere come faceva sempre.
<< Ti ho riportato le chiavi, oggi devi partire, no? >> spiegò, come se fosse ovvio.
 
Forse perché lo è?
 
Mi diedi mentalmente della stupida e afferrai il mazzo, prima di dargli le spalle per posarlo sulla scrivania.
<< Tutto bene, Ab? >> la sua non era una domanda. Era uno “stai male e non negarlo” posto come tale.
<< No >> confessai, e mi sentii più nuda di quanto in realtà non fossi sotto quella leggera spugna che avvolgeva il mio corpo. Non era facile ammetterlo con tanta semplicità.
<< Ti va di parlarne? >>
A quel punto mi conveniva aprirmi con qualcuno, pur di avere un punto di vista maschile. Poi sapevo che di Zayn ci si poteva fidare, mi aveva dimostrato più lui in un paio di settimane che Liam in un paio d'anni, prima di diventare il mio migliore amico. Ora mi conosceva quanto Elena, per me erano indispensabili quanto l'aria che respiravo.
<< Sono andata a letto con Harry >> lo vidi sussultare, ma non era finita. << Due volte. Ieri gli ho detto che non era nelle mie intenzioni diventare il suo bambolotto e, in un certo senso, gli ho confessato di sentire già qualcosa per lui. >>
Detto ad alta voce sembrava anche peggio.
 
Ma in che casino mi ero andata a cacciare?
 
Cercai il suo sguardo, trovandolo mentre mi scrutava e pensava. Sembrava assorto in chissà quale assurdo ragionamento, dato che rimase in silenzio un bel po’, tanto che pensai di potermi tranquillamente rivestire.
<< Provate a parlarne, da persone adulte quali siete >> consigliò.
A quel punto una sonora risata echeggiò nella stanza, facendo inarcare al moro un sopracciglio, confuso.
<< Zayn, tra me e lui non c’è dialogo, non c’è mai stato se non per insultarci. E forse è proprio questo il problema, perché io ora come ora, sebbene lo stia odiando per avermi lasciato perdere senza farsi tanti problemi, non riesco a pensare ad altro, se non a quanto… >> mi bloccai, sgranando gli occhi.
Non era facile ammetterlo, soprattutto ad alta voce, perché diventava vero, dannatamente reale.
<< Quanto…? Su, Abbey, non è difficile >> mi spronò lui, avvicinandosi. Fremetti involontariamente quando lo sentii sfiorarmi un braccio nudo con le dita leggere, ma cercai di celare quella sensazione per pensare ad altro.
Chinai il capo e presi a studiare i miei piedi, scalzi, divenuti improvvisamente più interessanti di tutto quello che mi circondava.
<< Quanto… Quanto… Quanto tengo a lui >> mormorai, senza riuscire a sollevare gli occhi sul volto di Zayn che, ero certa, mi stesse fissando in modo dispiaciuto. Gli stavo anche dicendo, praticamente, di essere ricorsa a lui per dimenticarmi di quello che stavo iniziando a sentire.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa sentimmo bussare alla porta, ed entrambi volgemmo l’attenzione alle voci che provenivano da fuori.
Lui era qui, con Josh.
Perché?
Mi guardai intorno, confusa, ma Zayn cercò di calmarmi, dicendomi di andare in bagno a vestirmi mentre lui andava ad aprire.
Annuii e mi rinchiusi nella saletta, scivolando lungo la superficie lignea della bussola prima di portarmi due mani sul volto, stranita. Cercai di acuire l’udito per sentire cosa si stavano dicendo, per poi ascoltare a stralci la conversazione.
<< Doccia con la Lewis, Malik? >> ridacchiò, ammiccando, Josh.
Sgranai gli occhi, pianificando di uscire per risolvere quella situazione, ma farmi vedere ancora seminuda non era una prova a mio favore. Mi vestii in tutta fretta, senza smettere neanche un secondo di origliare.
<< Harry, ma… Quella non è tua? >>
Un enorme punto di domanda mi si parò sulla testa, e fui grandissima e potente la tentazione di uscire e assistere dalla tribuna d’onore a tutta la chiacchierata, ma ne stetti lì, in silenzio.
<< Uhm… No, non lo so. Non credo >> rispose l’altro, agitato.
Poi un flash.
La sua maglia dei Pink Floyd! Non gliel’avevo più ridata! Oh, cavolo, era anche lì, in bella mostra sulla sedia accanto alla scrivania...
Mi stavo giocando tutto, in quel momento, quindi tanto valeva uscire e mettere in chiaro le cose.
 
Devo mentire, ma ancora per poco.

Spalancai la porta e me li ritrovai davanti, sorpresi per la mia entrata in scena.
Effettivamente potevo metterci meno enfasi, ma poco importava. Ero pronta a mettere su una farsa da premio Oscar, ma fu Zayn ad offrirmi la bugia su un piatto d’argento.
<< E’ mia, in verità. Non dovrebbe sorprenderti che sia come quella di Harry, in fondo sono tutte uguali, no? >> mentì, con un mezzo sorriso, rivolto a Josh.
Nel frattempo vidi Harry tirare un sospiro di sollievo, e quella cosa mi ferì. Si vergognava così tanto a far sapere di essere stato con me?
<< Vado a vedere se Louise ha finito. Zayn, chiudi tu >> borbottai, scansando Styles ed uscendo dalla stanza a passi pesanti.
L’avrei bruciata, quella t-shirt, l’avrei cosparsa di benzina e poi avrei fissato famelica la stoffa prendere pian piano fuoco, ridendo come un’isterica bisbetica, sperando che a carbonizzarsi fosse il proprietario.
Errore, errore, errore! Avevo commesso un terribile sbaglio a lasciarmi andare con lui, e solo in quel momento me ne rendevo pienamente conto, almeno io. Lui invece mi aveva considerato uno sbaglio – da non rifare – sin dall’inizio, si vergognava di me, mi teneva alla larga e si avvicinava solo quando gli altri non potevano vederci.
Io non ero uno giocattolo proibito, non ero da trattare in quel modo!
Mi misi a sedere su una delle panchine del campus, incazzata nera e con i nervi a fior di pelle, tanto che mi isolai totalmente. Dovevo respirare aria fresca, non vedevo l’ora di andarmene da quel posto assurdo.
Assurdo lui, assurdo noi, assurdo tutto!
<< Vaffanculo, cazzo! >> imprecai, calciando un piede a terra.
<< Lewis? >> Mi voltai di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
E ora che voleva?
<< Aspetta, bada prima che non ci veda nessuno >> sputai acida, nervosa come non mai.
<< Cosa? >>
Pareva realmente confuso, ma sorvolai perché in quel momento avrei solo voluto prenderlo a schiaffi e sbatterlo con la testa contro il palo della luce accanto alla panchina.
<< Che vuoi? >> domandai, diretta, senza guardarlo.
<< Che ci facevi con Zayn? >>
 
Eh, no, io questo tono di accusa non lo tollero! Come non tollero più la tua stupida faccia e i tuoi polmoni che respirano la mia stessa aria.
 
<< Saranno fatti miei? >> risposi, retorica.
<< Voglio saperlo >> si impuntò lui, mettendosi addirittura comodo.
Stavamo sforando decisamente il ridicolo, perché io mi ero allontanata da camera mia per starmene da sola. Lui non aveva il diritto di cercarmi né tantomeno di rompermi le palle che non avevo con delle insinuazioni che mi offendevano non poco, dato che non ero affatto la tipa che faceva sesso con chiunque per togliersi qualcuno dalla testa.
Non ero la tipa che faceva sesso in generale, ma quello evitai di dirlo, onde evitare di essere presa per una pazza isterica bisognosa di una sana scopata.
<< Harry, mi spieghi cosa vuoi da me? Un minuto prima mi insulti, l’altro ti fai quasi ammazzare per difendermi, poi ci baciamo, infine mi eviti. Come ciliegina sulla torta finiamo a letto insieme, e tu, dopo che ti chiedo di “smetterla qui” con una convinzione che avrebbe potuto essere paragonata a quella di Gandhi che per accontentare il popolo avrebbe acconsentito alla guerra, mi dici semplicemente “d’accordo”. Ah, e non dimentichiamoci della nomea che ti faresti se venissero a sapere che te la sei fatta con Abigail Lewis, eh! Ma tanto che t’importa? >> dissi, tutto d’un fiato per poi respirare a pieni polmoni un’aria che mi era mancata anche troppo, a dire il vero.
Lui era rimasto zitto tutto il tempo, mentre io cercavo di ritrovare un po’ di calma per quello sfogo per nulla previsto, almeno non a voce alta.
<< Io… Non so che cosa voglio, ma so quello che non voglio >> ribatté.
<< Così è troppo facile. Anche io so dire solo quello che non sono, quello che non voglio, quello che non posso essere. Ma ci provo, ci provo a togliere quella maledetta negazione. Almeno… Io… Ci provo >> mormorai, stanca.
<< Stai tirando fuori gli artigli, a quanto vedo.. >> sorrise, amaramente, cercando di cambiare discorso. Ma non ci sarei ricaduta, non ancora.
<< Sei l’unico in grado di tirar fuori il meglio e il peggio di me. A volte mi sorprendo di me stessa, scoprendomi totalmente incoerente ed incostante. E’ l’unica cosa che non riesco a governare ancora come si deve, ma ci sto lavorando. >>
Restammo in silenzio per un po’, entrambi con gli sguardi persi nel vuoto, a contemplare quel luogo che non avremmo mai più rivisto. Tutto sarebbe entrato a far parte del passato, e speravo vivamente anche lui. Solo che non avevo fatto i conti con la memoria, quella mi avrebbe fregato ogni volta.
<< Il peggio di te prevede anche il farsela con uno dei miei migliori amici? >>
Quella dichiarazione fu una pugnalata dritta al cuore.
<< Arrivati a questo punto dovrei risponderti con qualsiasi forma di insulto in altrettante lingue, ma mi limito a farti una domanda, Harry: perché frequentare Zayn dovrebbe rappresentare la parte peggiore della sottoscritta, ma soprattutto, perché dovrebbe essere un fastidio per te? Mi parli come se ti stessi tradendo, e non è così, perché io e te non ci apparteniamo. A meno che tu non senta un istinto di protezione tale nei confronti del tuo amico da volerlo tenere lontano da me >> parlai, tranquilla. << E questo sarebbe ancora più orribile, dato che non mi sembra di aver mai fatto qualcosa per meritarmi la tua diffidenza. >>
<< Cosa dovrei pensare nel vederlo sempre avvinghiato a te, dopo esserci praticamente saltati addosso? Non credi che anche il sottoscritto si sia sentito lievemente  usato? >>
Sgranai gli occhi, non credendo alle mie orecchie. Era gelosia, quella?
No, impossibile. Era orgoglio. Lui si sentiva colpito nella sua virilità, perché voleva avermi solo per sé. Non aveva mai amato condividere i suoi giochi con nessuno, figurarsi se lo avrebbe fatto con me.
Quella consapevolezza mi fece sorridere amaramente, istericamente, poi scossi il capo e mi alzai, intenzionata ad andarmene.
<< Tu non hai capito niente >> dissi, digrignando i denti. << Niente… >>
Mi raggiunse in poco tempo, afferrandomi per un polso e costringendomi a voltarmi. Mi persi un attimo, un solo istante nei suoi occhi, e per me fu la fine. Persi ogni determinazione.
<< Allora spiegami. Dimmi. >>
<< Io… >>
 
 


TAAAA-DAAAAAAN
Scusate l’enorme ritardo, ma sto per suicidarmi per gli impegni che sono saltati fuori! So che “estate” è sinonimo di più capitoli, ma… Purtroppo sarò costante :/ Nel senso che al massimo riuscirò a pubblicare ogni cinque giorni.
Mi dispiace un casino, davvero, ma sono travolta e tramortita.
In compenso, sto lavorando anche all’altra storia, così magari ce l’avrò pronta per Settembre, mese in cui credo pubblicherò l’ultimo capitolo di Change My Mind. Eh sì, ragazze: la storia NON andrà al di sotto dei 25 capitoli, forse uno in più, ma direi che siamo quasi agli sgoccioli.
Spero che non mi abbandoniate, tutte voi, e che seguiate anche quella su Liam ed Elena, perché sono certa vi affezionerete anche a loro. Sempre stesso rating, quindi sarà accessibile a tutte e le scenette (if you know what I mean) saranno presenti!
Filo a scrivere finché posso, fatemi sapere cosa pensate dirà Abbey!

p.s Vi ricordo il contatto Ask u.u:

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