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Autore: compulsive_thinker    11/06/2013    1 recensioni
Umyen era un Elfo piuttosto giovane e nei suoi appena centocinquant’anni di vita non aveva mai visto nulla di così perfetto come quella creatura. Edorel. Si alzò in piedi con un movimento aggraziato, attento a non far dondolare troppo la bambina, e si rivolse di nuovo alla regina:
“La proteggerò a costo della mia vita, ma chiedo di sapere la verità. Chi è?”

Edorel ha trascorso buona parte dei suoi quasi cinquemila anni di vita viaggiando continuamente, protetta dal fedele Umyen, ignorando il segreto delle sue origini. La sua decisione d'intraprendere il viaggio della Compagnia segnerà il suo destino e quello dell'intera Terra di Mezzo.
“Mi dispiace per quello che ha detto Umyen, non credo lo pensasse davvero.”
“Non m’interessa. Mi basta che tu sappia quanto ti sono riconoscente per avermi salvato la vita.”
“Non è stato solo merito mio.”
“Sì, invece. Ma non riuscirò mai a spiegartelo.”
Fece per tornare dagli altri, ma Edorel gli prese la mano e disse:
“Credo di capire. Avrei dato qualsiasi cosa per salvarti.”
“Avrei sopportato qualsiasi cosa per vederti di nuovo.”
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NdA:
Please non fucilatemi perché:
1) sono in ritardissimo con l'aggiornamento! Ma, ahimè, è iniziata la sessione d'esame estiva, quindi da qui alle prossime due settimane gli aggiornamenti saranno merce rara! :(
2) forse il capitolo non è dei migliori, ma l'idea di inserire una specie di "pausa" dagli avvenimenti principali mi allettava parecchio! Poi, adoro così tanto scrivere degli Hobbit che non sono riuscita a non dar loro un po' di spazio! *-*
Un grazie di cuore a chi recensisce, segue/preferisce, o legge semplicemente questa storia.. Fatemi sapere cosa ne pensate! :)
C.


Capitolo 17
 
“Siamo quasi arrivati, promesso!”
Le parole di Pipino non sollevarono particolarmente il morale di Edorel, che ansimava leggermente per le centinaia di gradini saliti. Era una fresca mattina e gli Hobbit la avevano quasi sequestrata, pregandola di seguirli per vedere la loro ultima scoperta, a dir poco straordinaria. Poi, erano cominciati gli scalini di legno, una costante a Lòrien, ma quella volta parevano non dover finire mai.
“È un bene che questi Elfi non siano per nulla sospettosi. Nessuna guardia, nessun divieto. Siamo proprio fortunati.”
Sam tentò di dissimulare il respiro affannato dietro alla sua considerazione, con scarso successo. La ragazza stava quasi per domandare se fosse soltanto uno scherzo di pessimo gusto, quando i gradini cessarono improvvisamente davanti a una porta di legno. Era alta e sottile, decorata con splendide foglie in rilievo.
“Dopo di voi, mia signora!”
Esclamò orgoglioso Merry, spingendo la porta. Davanti a loro si aprì una stanza che fece spalancare gli occhi a Edorel: non aveva mai visto nulla di così meraviglioso e perfetto in tutta la sua vita. Si trattava di un ampio flet le cui pareti erano quasi interamente costituite da sottili vetrate, intervallate da colonne affusolate, che permettevano di ammirare il bosco dorato che si distendeva sotto di loro come un campo di girasoli. L’unica parete di legno, in cui si apriva la porta da cui erano entrati, ospitava scaffali fino al soffitto, gremiti di libri dalle copertine di pelle con caratteri elfici vergati in oro sui dorsi. Proprio nel centro della stanza, vi era un perfetto cerchio di pietre, evidentemente destinato a ospitare un fuoco, e attorno ad esso cuscini e morbide coperte.
Dopo che Pipino ebbe chiuso la porta dietro di loro, Frodo esclamò:
“C’è un’iscrizione qui. Edorel, cosa dice?”
Per l’amore che ho avuto e per quello che ho lasciato andare.
Perché un giorno tu possa ritornare.
Alla mia piccola êl1.”
Bastò il tempo di pronunciare quelle parole a gettarle davanti agli occhi le immagini dei suoi sogni. Una dolce Elfa che raccontava fiabe meravigliose. Una bambina. Êl. Quelle due lettere vorticarono per attimi interminabili nella sua mente, sovrastando ogni altra percezione, finché un leggero tocco sul braccio la fece voltare. Il caleidoscopio d’immagini scemò lentamente, senza darle il tempo di assegnare un volto o un nome a ciò che aveva visto.
“Tutto bene?”
“Certo, Sam. Ero sovrappensiero. Come avete scoperto questo posto?”
“Tutto è iniziato perché Merry ed io cercavamo le cucine.”
La ragazza scoppiò a ridere e intervenne:
“Non so perché, ma quest’inizio promette bene, Pipino!”
“Silenzio, o non racconterò più nulla. Dunque, cercavamo le cucine e ci siamo detti: saranno sicuramente in alto, dove i fumi possono disperdersi meglio. Spinti dalla fame siamo arrivati fin quassù. Ovviamente, in un primo tempo siamo rimasti molto delusi da quello che abbiamo trovato, ma poi ci abbiamo portato anche Frodo e Sam e siamo giunti a una conclusione condivisa: vorremmo che tu ci leggessi qualcuno di questi libri.”
“Leggervi dei libri?”
“Perché, ti sembra strano?”
La ragazza si fermò un attimo a guardarli: sembravano così entusiasti e desiderosi di ascoltare storie, nonostante la situazione. Li invidiò con tutta se stessa, perché erano capaci di gioire pienamente di ogni attimo di svago senza concedersi neppure un secondo per commiserare il proprio destino.
“Se volete che legga, leggerò, dunque. Scegliete un libro.”
Si scatenò un duello all’ultimo sangue tra gli Hobbit, ferocemente indecisi sul colore e la consistenza del libro da scegliere, pur senza capire nemmeno lontanamente cosa volessero significare i titoli. Fu Frodo a spuntarla, e a porgere orgoglioso la propria scelta alla lettrice.
Edorel si accomodò sui cuscini, incrociò le gambe e attese che i quattro si sistemassero accanto a lei, avvolti nelle coperte. Soffiò delicatamente nel cerchio di pietre e fece ardere una docile fiamma dorata, che di tanto in tanto sprizzava un nugolo di brillanti scintille verso l’alto.
Aprì il libro e cominciò a narrare.
 
Il sole aveva appena cominciato la sua discesa dallo zenit, quando terminarono il primo racconto.
“Per favore, ancora qualche pagina!”
Pregò Sam, gli occhi fissi al soffitto su cui non aveva smesso un attimo di figurarsi tutte le meravigliose immagini evocate dalla voce di Edorel.
“Siamo qui da ore, lasciatemi riposare.”
Rispose la ragazza con un sorriso, prima di alzarsi per risvegliare le gambe intorpidite.
“Cosa ne dite di cercare qualcosa da mangiare?”
La proposta di Merry fu ben accolta, Pipino e Sam lo seguirono di corsa, promettendo di tornare presto con le provviste per un intero pomeriggio di storie.
Frodo rimase sdraiato, raggomitolato su un fianco, a riposare. Edorel gli si avvicinò senza far rumore e s’inginocchiò per coprirlo meglio. Notò uno scintillio e vide, per la prima volta distintamente, l’Anello che sembrava riposare placidamente posato sulla mano del suo portatore. Avvertì un senso di profonda repulsione per quell’oggetto, e non capì come si potesse desiderarne il possesso al punto da uccidere. Non irradiava altro che male, nulla di buono ne sarebbe mai potuto scaturire. Frodo si mosse nel dormiveglia e la ragazza si allontanò di scatto da lui: non avrebbe certo voluto essere colta a fissare l’Anello.
Si allontanò silenziosamente, appoggiandosi al vetro di una finestra, che si appannò per il suo respiro. Edorel cominciò a disegnare linee affusolate nel vapore e si perse a pensare. Negli ultimi due giorni aveva tentato in ogni modo di evitare sia Umyen sia Aragorn. Temeva che il primo capisse la menzogna che si celava dietro il suo giuramento e che l’altro venisse a conoscenza di quella segreta promessa. Per quanto tentasse d’impedirselo, provava ancora l’irrazionale desiderio di vederlo tornare sui suoi passi, di sentire le sue scuse per aver dubitato di lei. Si sorprendeva a osservarlo di nascosto, sorridendo dolcemente della stretta che le serrava lo stomaco, e l’istante dopo si malediceva per la propria stupidità: si stava incatenando in una situazione che la avrebbe lentamente sbriciolata.
Un mugolio alle sue spalle la distolse da quelle riflessioni: Frodo si agitava nervosamente nel sonno, muovendo a scatti le piccole mani, come a voler scacciare invisibili insetti che ronzavano nei suoi incubi. Qualche istante dopo, lo Hobbit spalancò gli occhi e si tirò a sedere, guardandosi intorno stranito. Edorel gli si avvicinò lentamente, con un sorriso, gli posò una mano sulla spalla e disse:
“Sei al sicuro, nella biblioteca. Ricordi?”
“Era solo un incubo, allora.”
“Nulla potrà farti del male qui.”
Frodo tacque per qualche istante, poi spiegò:
“Ho incubi da giorni, da quando ho guardato nel suo specchio.”
“Anch’io, Frodo.”
“Ho visto solo distruzione, la Contea in fiamme ed è ciò che succederà se fallirò. Ho paura, Edorel.”
“Tutti abbiamo paura, ma stiamo lottando per qualcosa di più grande di noi.”
“Vorrei soltanto che non fosse toccato a me! So che non è la mia battaglia, anche se so di non potermi tirare indietro.”
Edorel si sedette accanto a lui e lasciò che posasse la testa sul suo petto. Gli accarezzò dolcemente i capelli, dicendo:
“Lo capisco. Per quanto possa valere, non credo ci sia una sola altra creatura in tutta la Terra di Mezzo che avrebbe accettato di buon grado di fare ciò che tu hai scelto coraggiosamente.”
“Per me vale, molto.”
Chiuse gli occhi e aggiunse, sforzandosi di sorridere:
“Sai, la Contea ti piacerebbe. Troveresti le nostre dimore forse un po’ bassine, ma nulla abbaglia più del verde dei nostri prati al sorgere del sole, quando da ogni filo d’erba bagnato di rugiada si levano piccoli arcobaleni.”
“Un giorno la vedrò, Frodo. Ho già viaggiato così tanto da non poterne fare a meno, e venire in visita a dei cari amici come voi mi sembra un ottimo pretesto.”
Edorel parlò con il volto appoggiato alla fronte dello Hobbit, perché non vedesse i suoi occhi farsi lucidi nell’immaginare un futuro che probabilmente non avrebbero mai vissuto. Quasi per un tacito accordo, Frodo stette al gioco e rispose:
“Merry e Pipino ti obbligheranno ad assaggiare ognuna delle nostre specialità – e sono molte, posso assicurartelo! – innaffiate dalla nostra miglior birra. Sam, invece, ti farà visitare ogni singolo giardino da lui curato, ne va così fiero.”
“E sarò io, finalmente, a sedermi comoda mentre voi mi racconterete le vostre leggende. Magari, anche qualcuna sugli Incantatori, ne sarei davvero curiosa.”
Frodo rise spontaneamente, quasi si fosse dimenticato che stavano soltanto fingendo di sperare. Poi si fece serio e domandò:
“Sarai sola?”
Per un momento, soltanto i deboli scoppi di scintille dal fuoco risuonarono nella stanza. Edorel non avrebbe saputo cosa dire. Aveva promesso di rimanere con Umyen per sempre e intendeva farlo, ma sarebbe stato abbastanza? Avrebbe saputo essere felice con lui, o si sarebbe trovata costretta a fingere ogni giorno, per non dargli il dispiacere di sapere che si stava allontanando da chi realmente desiderava?
Rise a sua volta e rispose:
“Sarò con voi!”
“Sarà sufficiente? Abbiamo tutti notato che…”
“Non avete nemmeno la più pallida idea di cosa è appena successo!”
L’arrivo degli altri Hobbit interruppe la loro conversazione, lasciando Edorel in preda al dubbio: che avessero visto ciò che tentava di nascondere anche a se stessa?
Non ebbe tempo di farsi troppe domande, perché Merry continuò imperterrito a raccontare:
“Siamo scesi a cercare da mangiare e abbiamo visto che tutti sembravano indaffarati. Elfi che salivano e scendevano dal palazzo, parlottando tra loro. Così abbiamo chiesto a Legolas, che ci ha detto della decisione dei sovrani di Lòrien: partiremo questo pomeriggio, prima che cali il sole.”
“Così presto?”
Interruppe Frodo, stringendo quasi involontariamente la mano attorno all’Anello che gli pendeva sul petto.
“Sì, dopotutto siamo qui da molto tempo. La decisione è stata presa da Galadriel in persona.”
“Gimli ci ha raccontato di aver sentito parlare Legolas e Aragorn. Da quel poco che ha capito, quando non confabulavano in elfico, sono giunte notizie poco confortanti da Isengard.”
Aggiunse Pipino, interrotto da Sam che continuò, concitato:
“Pare che Saruman stia attaccando il regno di Rohan e questo dev’essere un gran male per noi. Dobbiamo partire subito, evidentemente, prima che le forze del nemico siano troppo pericolose per noi.”
Quando non lo sono state? Si domandò Edorel, ma non diede voce alle sue preoccupazioni per non turbare i Mezzuomini. Disse soltanto:
“Coraggio, allora, andiamo a prepararci. Mi dispiace non poter leggere ancora per voi.”
I quattro scrollarono le spalle, cercando di fingere che non importasse granché, quando avrebbero fatto di tutto pur di rimanere al sicuro nella calda luce di quella torre, ad ascoltare avventure meravigliose senza l’angoscia di doverle vivere.
Ridiscesero la lunghissima scala e si ritrovarono nel bel mezzo di fervidi preparativi.


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