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Autore: Ulvinne    11/06/2013    3 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XVII
Leave all behind you
 
Annunciai ai Compagni la mia decisione una settimana dopo. Eravamo tutti a cena quando, di punto in bianco e con lo stomaco contratto per l'ansia, pronunciai quelle parole:
-Me ne vado.- dapprima solo Vilkas mi sentì e mi guardò con un'espressione stranita.
-Come?
-Me ne vado!- esclamai a voce più alta, e anche gli altri mi sentirono, tanto che il classico baccano di Jorrvaskr si spense.
-Iris?- a fatica spostai gli occhi dalle mie mani giunte fino ad Aela, incontrando il suo sguardo incredulo ma calmo -Cos'è questa storia?
-Io...
-Ma è uno scherzo, avanti!- esclamò Torvar ridacchiando, le guance erano come al solito rosse a causa dell'alcool, ma dalla mia espressione e da quella degli altri capì che non era affatto uno scherzo, ed era ancora abbastanza lucido da capire anche che la situazione era invece seria -Ma davvero?
Abbassai di nuovo lo sguardo.
-Ci ho pensato.- dissi -E credo sia meglio così.
-E cosa ti ha fatto prendere questa decisione?- di nuovo.
Quel gelo che animava il tono di Vilkas mi causò una spiacevole fitta allo stomaco, ma oramai avevo preso la mia decisione.
-Sento che i Compagni non sono più la mia strada.
Mentivo. Prendere la decisione di lasciare i Compagni fu una delle più dolorose che avessi preso nella vita, ma nei giorni successivi all'incontro con Olava le parole della vecchia avevano continuato a regnare nella mia testa. Ed anche i sogni erano continuati, sempre più inquietanti, sempre più potenti, quasi volessero farmi capire che non potevo più ignorarli come avevo fatto in tutti quegli anni.
Se davvero il mio destino era andare incontro al fuoco, al sangue, potevo lasciare che le persone a me care ne restassero coinvolte dopo i lutti che avevo già affrontato?
La risposta era stata chiara fin da subito, ma accettarla e decidere cosa fare non era stato facile.
-Non sono la tua strada?!- sbatté un pugno sul tavolo ed io mi ritrovai a muovermi sullo sgabello per contenere il disagio, terribilmente piccola al suo confronto -Iris...sei stata scelta per diventare Precursore!- mi ricordò.
-Non voglio farlo!- replicai allora con tutta la determinazione che riuscii a raccogliere, quasi urlando.
Mi alzai in piedi.
-Non voglio essere il Precursore! Non voglio più questa vita!- ciò che avrei voluto sfogare con le lacrime lo sfogavo con la rabbia, urlando addosso a coloro che non avevano niente a che vedere con la mia furia -È tanto difficile da accettare, eh?- tornò il silenzio.
Un pesante, odioso, terribile silenzio.
Anche Vilkas si alzò in piedi, allora, e senza troppi complimenti mi prese per un braccio e mi portò via dalla sala, lontano dagli altri.
Quando fummo entrambi fuori sbatté la porta e mi guardò.
-Spero che questo sia uno scherzo di merda, Iris.- abbassai lo sguardo -Guardami.- non non lo feci -Guardami, per i Nove!- la presa sotto il mento mi costrinse ad alzare il viso per incontrare i suoi occhi rabbiosi.
-Mi...mi dispiace.- dissi solo, non sapendo cos'altro dire.
-Mi dispiace? Sai dire solo questo?- no.
In verità avrei avuto molto da dire, ma avevo la gola secca. Non potevo spiegargli la situazione, non potevo dirgli che me ne andavo per evitare che gli accadesse qualcosa, perché non potevo nemmeno pensare che potesse accadergli qualcosa per colpa mia. Era il mio mondo, era la persona a cui tenevo di più.
Se per far sì che vivesse avrei dovuto lasciarlo andare lo avrei fatto, e lo avrei fatto senza dirgli niente.
-Non ho scelta.- dissi solo.
-Ho diritto ad una spiegazione, Iris. Io non ci sono solo per scopare, sai?!- sobbalzai appena, colta alla sprovvista dal brusco alzarsi del suo tono, che non si calmò -Ti rendi conto che tutto ciò non ha senso?
-Deve averlo per forza?- replicai.
Cercavo di essere più distante e menefreghista possibile, ma non ci riuscivo.
-Non c'è nessuna grande spiegazione, Vilkas. Voglio andare via perché questo posto mi soffoca. Tutto mi stufa...- feci un bel respiro, soffocando la voglia di piangere -Anche te.- spalancò gli occhi, incredulo e ferito, e tacque.
-Dunque...era per questo? Era per questo che in questi ultimi giorni mi hai evitato.
NO!
-Sì. Non....non voglio più aver a che fare con Jorrvaskr, né con te.- con uno scatto mi intrappolò tra sé e la parete, guardandomi furioso.
Restò in silenzio, opprimendomi con il peso delle mie stesse bugie, guardare quegli occhi odiarmi in quel modo era una punizione sufficiente...quando mi avrebbe permesso di finire la mia recita?
-Dillo ancora una volta e ti lascerò andare.
-Vilkas...
-Dillo, ho detto!- chiusi gli occhi, ma quando li riaprii non mi tirai indietro.
Perché era per lui che lo stavo facendo, perché per una volta avrei messo da parte il mio egoismo e piuttosto che vederlo morire con me lo avrei lasciato andare. Anche se questo faceva male.
-È finita.- non avevo niente da dire.
Era davvero finita.
E mi lasciò andare, il volto una maschera inespressiva che tuttavia avevo imparato a leggere, poi mi diede le spalle.
-Domattina non dovrai essere qui.- mi morsi il labbro -E vedi di non tornare mai più a Jorrvaskr.- girò appena la testa per fulminarmi con lo sguardo -Sono stato chiaro?- annuii con un cenno affermativo del capo, incapace di parlare.
Avevo la gola secca, non riuscivo a parlare.
Vilkas rientrò mentre io rimasi sola, fuori da Jorrvaskr. E nessuno venne a cercarmi, quella sera.
 
Sarei partita all'alba.
Radunai tutte le poche cose che intendevo portare con me in una bisaccia, poi guardai quella che per quattro anni era stata la mia stanza, ora totalmente impersonale, fatta eccezione per i libri, ancora sotto il letto.
Portai con me solo Ladro.
Uscii e chiusi la porta, e passai davanti alla stanza di Kodlak, ora vuota.
Se le cose fossero andate in modo diverso forse ci sarebbe stato ancora lui, li dentro, con quel sonno che non lo abbandonava mai o magari dormendo alla grande grazie alla cura. Se le cose fossero andate diversamente avrei potuto esserci io là dentro.
Dentro quella stanza era iniziato tutto.
 
-Iris!
-M-mamma...- sbatte gli occhi un paio di volte prima di riconoscere il volto sollevato di Sameera, che le sta carezzando dolcemente la fronte -Dove...dove siamo?
-Siamo al sicuro a Jorrvaskr e tu stai bene! Che siano ringraziati gli Otto, stai bene!-
-Jorrvaskr? La sede dei Compagni? Come...- la riempie di baci, frettolosi e sollevati, come se temesse di vederla sparire sotto i suoi occhi, lasciandola sempre più confusa -M-mamma, ferma!- fa la sostenuta, ma in realtà gode di quelle attenzioni e la donna non vi bada.
-Tilda mi aveva detto di informarla non appena ti fossi svegliata. Aspetta qui, mi raccomando.- nemmeno il tempo di chiedere chi mai sia Tilda che Sameera è sparita, lasciandola nella stanza.
Si guarda intorno...chiedendosi mai cosa ci fa qui, come ci è arrivata dopo la morte di Iansen e la punizione...
-Mh!- si muove.
La schiena le fa male, ma qualcuno le ha medicato le ferite, e si alza. Lentamente, più silenziosamente che può, apre la porta della stanza, trovandosi in un corridoio dove molte porte conducono ad altrettante stanze. Dovrebbe starsene buona a letto, ma quando le ricapiterà più di trovarsi a Jorrvaskr? Decisamente la casa dei Compagni, di cui suo padre le ha tanto parlato, non ha niente di speciale, anzi, è quasi...
Banale?
-...ma sento ancora il richiamo del Sangue, Kodlak. Non...non ho mai pace.- una voce dietro una porta chiusa attira la sua attenzione, e si avvicina, avvicinando l'orecchio alla porta.
-Lo so, ragazzo mio, lo so. Vedi il punto è che...- la seconda voce è anziana, a differenza della prima, e si interrompe -Se hai qualcosa da dire vieni avanti, chiunque tu sia.- sobbalza e non fa niente, rimane lì, impalata per l'imbarazzo, finché la porta non si apre, rivelando un volto.
È un ragazzo, pochi anni li separano, con i capelli neri e uno sguardo accigliato, che dall'alto della sua stazza la fulmina con lo sguardo.
-Cosa stavi facendo?- le ringhia praticamente contro.
-Io...ecco...
-Vilkas, falla entrare, avanti. Fammi vedere come sta.- l'armadio si sposta e la lascia entrare nella stanza, non senza lanciarle un'odiosa occhiata di superiorità.
Il vecchio che l'ha invitata ad entrare...
-Siete voi...siete l'uomo che mi ha salvata!- accanto a lui c'è un vecchio cane che alza la testa per farsi carezzare e, accontentando l'animale, l'uomo sorride, un sorriso terribilmente sofferente...chissà perché.
-Il mio nome è Kodlak Biancomanto, fanciulla. E sono il Precursore dei Compagni.
 
Chinai la testa e passai oltre, e raggiunsi rapidamente la sala principale, ancora deserta. Stetti qualche attimo sull'uscio a guardarla, memorizzando quei particolari che non avrei più visto, che per quegli anni mi erano parsi inutili o indegni di attenzione.
In quella sala avevo vissuto momenti bellissimi e anche dolorosi.
Come quella volta con Njiada...
 
-Ehi, tu.
-Mh?- si gira verso la donna che la guarda a braccia incrociate.
È da qualche giorno che ha tanto da bisbigliare con l'elfo scuro e quell'ubriacone da due septmin, ma non le ha mai rivolto la parola.
-Sei sul mio posto.- come come?
Non ci sono posti fissi a Jorrvaskr, non è mica stupida, e glielo fa notare con la massima calma anche se le mani hanno già iniziato a fremere.
Tuttavia non risponde. Si prende tutto il tempo che vuole per controllare la sala semi deserta a quell'ora.
-Ci sono molti altri posti.
-Ma io voglio questo.- d'accordo, deve solo mantenere la calma...
-Non mi sposterò.
-Non ti ho chiesto di farlo.- umh, il tic all'occhio è un buon segno?
Lascia che Njiada si chini alla sua altezza e la guardi con aria strafottente.
-Allora? Te ne vai o no, piccola scimmia?- eh no, piccola scimmia proprio no!
La testata che finisce sul naso della bionda non è proprio riuscita a trattenerla.
 
Ce ne siamo date davvero tante quella volta! Era la prima volta che combattevo una rissa e non ero preparata alla cocciutaggine di Njiada, però è stato così che mi sono guadagnata il suo rispetto, dopotutto, anche se ripetere l'esperienza non era mai stato tra le mie priorità...
Scossi la testa, non dovevo perdere tempo. L'alba era vicina e dovevo partire.
Così mi lasciai alle spalle anche la sala ed il suo calore per uscire nel giardino, nel campo di allenamento dove ero diventata la guerriera che ero.
Per un attimo chiusi gli occhi, immergendomi nell'illusione che, una volta riaperti avrei cominciato il classico allenamento con Vilkas, Skjor mi avrebbe costretto ad armeggiare con martelli più alti di me e Kodlak avrebbe sorriso, magari accanto al vecchio Ysgramor, ma quando li riaprii dovetti affrontare la realtà: non sarebbe accaduto niente di tutto questo. Vilkas mi odiava, Kodlak e Skjor erano morti ed io me ne stato andando.
Non facevo che ripetermelo, eppure dovetti ricordarlo ancora una volta.
Perché ogni passo era pesante quasi portassi sulle spalle un grande macigno. E non potevo tirarmi indietro.
Arrivai alle stalle con l'intenzione di prendere un cavallo, ma non mi aspettavo di trovare lì..
-Farkas! Che ci fai qui?- esclamai.
-Sono venuto...a salutarti.- gli sorrisi mentre il grosso Compagno scendeva dalla staccionata per venirmi incontro, gli occhi carichi di tristezza -Sai, volevo venire a parlarti ieri, ma Vilkas era...e ho preferito stare con lui.- annuii, comprensiva.
-Sai cosa gli ho detto?- annuì, ed immaginai che sia lui che Aela dovevano averci sentiti grazie al sangue di bestia -E non mi odi?
-Vorrei, ma non capisco.- ammise -Perché lo fai?
-Te l'ho detto. Non...
-Intendo, perché lo fai davvero?- spalancai gli occhi -Sai, forse non ho l'intelligenza di Vilkas, o la furbizia di Aela, però certe cose le capisco anche io. Siamo cresciuti insieme, anche se solo per un po'.- in tutti quegli anni non avevo mai smesso di sottovalutare Farkas.
Poteva non essere una cima, ma di sicuro era il più empatico, il più attento alle emozioni umane, il primo a percepirle. Non era intelligente, è vero, ma era a modo suo intuitivo.
E soprattuto umano, più di tutti noi.
-Devo...e basta.- mormorai, stringendo la bisaccia a me, quasi a mo' di scudo.
-Puoi ancora tornare indietro, lo sai? Credo che a Vilkas passerebbe. E sarebbe il primo a volerlo.- scossi la testa.
-No, non passerebbe. Troppe cose sono cambiate. Io sono cambiata...ed ho bisogno di capire.- mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla guancia.
Chissà se anche io avevo gli occhi lucidi come i suoi...
-Però...stai attenta, va bene?- mi disse, come se dovessi partire per una missione, ed io annuii.
-Sarò qui...prima che te ne renda conto. Tienimi il posto.- ringraziai che Farkas mi avesse stretto in uno dei suoi abbracci soffocanti, perché la voce mi tremava e non riuscivo più a trattenere le lacrime. Lo ricambiai con tutta la mia forza, aspirando quell'odore che non avrei sentito per molto tempo...forse per sempre, poi lo lasciai andare, presi il cavallo per le briglie e lo condussi fuori dalla stalla.
-Andiamo bello, dai...- mi girai un'ultima volta verso Jorrvaskr e lo vidi.
A braccia incrociate, l'armatura di tutto punto e lo sguardo accigliato, come solito, uno sguardo che mi causò una fitta al cuore. Perché io avevo imparato ad apprezzare ed amare quello sguardo e soprattutto lui, Vilkas.
 
Trattiene il respiro quando scocca la freccia. Non impiega più di qualche secondo per arrivare al bersaglio, ma le sembrano ore! E quando la vede posizionarsi al centro sorride trionfante.
Ce l'ha fatta.
Con l'arco in mano si gira a guardare il Precursore che, in disparte, ha continuato ad osservare la scena. E piano, la neutra piega della bocca lascia spazio ad uno dei suoi sorrisi sofferenti.
-Cominci domani.- spalanca gli occhi e sorride -Non cantar vittoria troppo presto, dovrai passare un periodo di prova, prima.- cerca di ricomporsi, stringendo a sé l'arco quasi fosse una copertina o una bambola, stringendolo più che può per evitare di scoppiare a gridare come una mocciosa -Dovrai imparare le basi del combattimento, un cacciatore che non sa difendersi non è niente.- gli occhi azzurri si spostano ad un punto poco lontano da lei -Vilkas farà in modo di prepararti come si deve.
No, non lui.
La sua espressione non potrebbe trasmettere più insoddisfazione nell'apprendere questa notizia, tra tutti i Compagni perché l'unico che non la può vedere, se non come moscerino fastidioso?
-Ma Kodlak...
-Sono sicuro che farai un buon lavoro, Vilkas.- e zittendo così il Compagno, il Precursore rientra con il vecchio cane appresso.
Lei si gira a guardarlo.
Ci sono diverse emozioni negli occhi dei due, ma alla fine non fanno altro che dire la stessa cosa: tu non mi piaci.
 
Potevo andarmene, ma i ricordi sarebbero venuti con me. Perché era stato il mio Compagno, il mio Fratello di Scudo ed il mio primo uomo.
E, dannazione, lo amavo!
Mi fece un cenno, come per dire “avanti, va'!”. E mi sentii come schiaffeggiata.
Così mi girai e ripresi a guidare il cavallo finché le porte di Witherun non si chiusero dietro di me, solo allora salii.
Feci solo qualche metro per rigirarmi un'ultima volta e vedere la città. Sembrava incredibile piangere il luogo in cui ero arrivata come criminale, e sbuffai,poi girai il cavallo dall'altra parte -e un colpo di briglie più forte iniziai ad allontanarmi sempre di più dalla città.
-Peccato non aver salutato Aela.- pensai -Mi...- in quel momento lo sentii.
Sentii un ululato provenire dalla zona della foresta, un suono che oramai fui in grado di riconoscere come quello di mia Sorella...e sono anche sicura di aver visto una sagoma rientrare frettolosamente tra gli alberi, poco dopo.
Il sorriso che mi ero sforzata di mantenere sparì come sabbia tra le dita per venire sostituito da una smorfia triste a quell'ultimo saluto. E gli occhi iniziarono a vedere sfocato.
-Non devo piangere...non devo.- mi dissi, e desiderai ardentemente che quell'alba perfetta fosse coperta da nuvoloni per riflettere il mio umore.
Avrei voluto un po' di pioggia per non piangere da sola.
Avrei dovuto procedere per Riverwood e parlare anche con mia madre e Hannet, ma alla fine girai il cavallo e andai dalla parte opposta. Non avevo la forza né la voglia di affrontare un altro addio, ed ero sicura che mia madre non mi avrebbe permesso di scappare come avevano fatto i Compagni. Era ancora sconvolta dalla morte di papà ed ero consapevole che la mia partenza, la mia fuga, non le avrebbe fatto che male.
Ma meglio arrabbiata, addolorata, che morta per colpa mia.
Così, senza pensarci due volte galoppai più veloce che potei e con il cuore a pezzi mi lasciai alle spalle Witherun.
Due settimane dopo lasciai Skyrim con l'intenzione di non fare più ritorno.

Note dell'Autrice
Salve.
No, non sono morta D: ma questo capitolo è stato davvero un parto da scrivere, non avevo idee e non mi piace. Ma ora ho ripreso il ritmo e il capitolo successivo è in costruzione, lo vedrede giovedì prossimo, così riprendo il ritmo di aggiornamento^^ Un punto a suo favore? Ci sono molti flashback di cui sono soddisfatta. Forse la reazione di Vilkas è un po' esagerata, ma insomma, diciamolo: Iris è stata una stronza. *la schiaffeggia, poi si pente e la coccola* però ripeto, scusate la mia scarsa fantasia.Il prossimo capitolo già in costruzione sta venendo meglio^^
Ah, appunti che mi sono scordata di fare la volta precedente:
La prima frase in draconico significa: i miei figli risorgeranno.
La seconda: il tuo onore sarà distrutto.
E Crepuscolo, secondo il calendario di Skyrim, corrisponde al mese di Novembre^^
detto questo ci becchiamo giovedì prossimo,

Lady Phoenix
  
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