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Autore: Rubysage    16/07/2003    2 recensioni
(FINALMENTE CONCLUSAAAAA!!) Cosa succede quando un genietto dispettoso scambia tra loro le vite dei nostri amici? Forse impareranno ad apprezzare quello che hanno...o forse no? (Attenzione: parzialmente OOc e un pochino What if...ma proprio un pochino...)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Capitolo 4

 

 

Quella stessa mattina, Patty era più che decisa a chiarire la situazione. Mentre si dirigeva verso la casa di Holly, ripensò alle parole di Mark ; in effetti lui non aveva tutti i torti, era inutile continuare a struggersi per un ragazzo che, forse, non la teneva minimamente in considerazione. Quindi quel giorno avrebbe certamente significato un’importante svolta per la sua vita, nel bene o nel male.

E’ ora di piantarla di fare la bella statuina, si disse. Bisogna passare all’azione.

Giunta davanti alla porta di casa Hutton, però, la ragazza ebbe un momento di esitazione. Dentro di sé, ripetè nuovamente il discorso che si era preparata durante tutta la notte, trovandolo per l’ennesima volta ridicolo e infantile. Tremando per l’agitazione, suonò il campanello.

Sta’ calma, sta’ calma, sta’ calma, si disse innervosendosi sempre di più.

Un istante dopo, la signora Hutton spalancò la porta senza nemmeno chiedere chi era, e ciò che Patty vide negli occhi della donna non le piacque per niente.

- Oh, Patty ! Speravo proprio che fossi tu ! Giuro, stavo per chiamarti ! - disse la madre di Holly trascinando la ragazza in casa dopo averla afferrata per un braccio.

- Ma...Maggie, cosa c’è ? E’ successo qualcosa a Holly ? - domandò Patty spaventata dal comportamento della donna che ora la stava spingendo su per le scale.

- Guarda, io non so più che cosa fare. Forse tu che sei una sua buona amica riesci a farlo ragionare un po’... Oddio, questa volta è davvero troppo ! -

- Cosa è troppo ? ! - disse Patty notando che Maggie Hutton non l’aveva minimamente ascoltata.

- Stamattina sono andata a chiamarlo per la colazione - disse la donna passandosi una mano sulla faccia - E lui non mi ha nemmeno aperto...gridava, piangeva, sembrava isterico...diceva che non voleva vedere nessuno... Insomma, non aveva fatto una crisi del genere nemmeno dopo la partenza di Roberto ! Non riesco proprio ad immaginare cosa possa essergli successo stavolta ! Se almeno mio marito fosse qui... -

Iniziamo bene la giornata, pensò Patty sbuffando. Maggie bussò alla porta della camera di Holly.

- Oliver, tesoro, apri ! C’è qui Patty ! Per favore, vuoi vedere almeno lei ? -

Lentamente, la porta si socchiuse giusto per uno spiraglio.

- Falla entrare e vattene. - disse una voce rotta dopo qualche istante.

Patty guardò Maggie, che si torceva le mani, con aria interrogativa. Poi, dopo che la donna ebbe dato il suo assenso con un cenno del capo, la ragazza entrò nella camera chiudendosi la porta alle spalle.

La stanza era completamente buia. Holly aveva abbassato le tapparelle in modo che la luce non potesse nemmeno filtrare. L’unico suono che si sentiva era un singhiozzo soffocato.

- Holly... ? Dove sei ? - disse Patty titubante, guardandosi intorno e cercando la sagoma del ragazzo.

All’improvviso, qualcuno balzò addosso a Patty stringendola in un abbraccio e facendola urlare dalla paura.

- Oddio, Patty ! - esclamò Holly scoppiando in lacrime - Aiutami, ti prego ! -

- Patty, cos’è successo ? ! - disse Maggie dal corridoio, con voce sgomenta.

- Tutto a posto, non si preoccupi... - disse Patty con il cuore che le stava saltando fuori dal petto mentre Holly la stringeva tra le braccia piangendo a dirotto. La ragazza era un po’ imbarazzata, ma trovava la situazione tutt’altro che spiacevole.

- Su, andiamo...cosa può essere successo di tanto terribile ? - domandò lei battendogli una mano sulla spalla per consolarlo.

- Tu...tu non puoi capire...è semplicemente assurdo ! -  continuò Holly sciogliendosi dall’abbraccio di Patty e lasciandosi cadere sul letto.

- Senti - disse Patty - Ora calmati e parliamone. Ma prima fammi alzare le tapparelle, non vedo un accidente con questo buio ! -

- NO ! ! ! - esclamò Holly afferrando la ragazza per il polso.

Patty era sconvolta. Non avrebbe mai immaginato di vedere quel ragazzo, sempre tranquillo e perso nel suo mondo di palloni da calcio, ridotto in uno stato del genere.

- Ma...c’è qualcosa che non vuoi che io veda ? - domandò con voce calma - Guarda che con me non devi vergognarti di nulla... -

- No...non è per qualcosa che non voglio che tu veda... - rispose Holly con un filo di voce - E’ qualcosa che io non voglio vedere... La mia faccia, le mie mani, il mio corpo...NON SONO MIEI ! ! ! -

Il ragazzo si alzò di scatto e, di colpo, sollevò la tapparella facendo un gran baccano.

- IO NON SONO IO ! ! ! QUESTO CORPO NON MI APPARTIENE ! ! ! IO SONO...SONO UN’ALTRA PERSONA, CAPISCI ? ! -

Patty era rimasta a bocca aperta nel vedere Holly con il volto rigato di lacrime. Pazzesco, è in piena crisi isterica, si disse. Sembra una...

La ragazza raddrizzò la schiena percorsa da un brivido. Mio Dio, pensò. Ora capisco tutto...

- Senti - disse in tono sommesso andando verso il ragazzo che si era accucciato sotto la finestra e si era di nuovo messo a piangere - Per me non è davvero un problema, te l’assicuro...e vedrai che anche gli altri capiranno, non preoccuparti. -

- Allora...allora tu sai... - disse Holly alzando lo sguardo carico di speranza verso di lei.

- Sì...credo di sì. - rispose Patty con un sorriso amaro, accarezzandogli la testa.

Holly alzò gli occhi al cielo. - Mio Dio...cosa dirò a Philip ? -

Philip, pensò Patty storcendo il naso. Fantastico. Ora so anche chi è il mio rivale.

- Ti prego, devi aiutarmi ! - disse poi il ragazzo stringendole le mani. In quel momento, però, quel gesto che fino a pochi minuti prima avrebbe riempito Patty di gioia le provocò un moto di disgusto.

- Ma certo che ti aiuterò, Holly - disse liberandosi dalla stretta e andando verso la porta senza guardare in faccia il ragazzo - Devo andare, chiamami quando vuoi. Ci vediamo. -

- Tu...tu non hai capito... -

- Certo che ho capito. Ti aiuterò, non preoccuparti. Ciao. - Detto questo, Patty uscì dalla stanza sbattendo la porta.

- Non hai capito...non puoi aver capito... - continuò Holly con lo sguardo perso nel vuoto - Io sono...Jenny...Jenny... - E si rimise a singhiozzare, con il viso affondato nelle ginocchia.

 

- Allora, Patty, che cos’ha ? - domandò la madre di Holly, preoccupata, mentre Patty guadagnava l’uscita a passi decisi.

- Niente, Maggie, non si preoccupi. E’ solo stressato. Gli passerà. - mentì la ragazza - Le consiglio solo di lasciarlo perdere per un po’. -

- Mah, speriamo... -

- Davvero, va tutto bene. Arrivederci, Maggie. - disse poi Patty percorrendo il vialetto.

Voltato l’angolo, si accucciò contro il muretto e si prese il viso tra le mani.

- Oh, Holly, Holly... - disse sospirando - Possibile che le cose stiano così ? Allora...allora è proprio vero  che per noi...non ci sarà mai...un futuro...mai...in nessun modo ! ! ! - e scoppiò nel pianto dirotto che aveva a stento trattenuto di fronte alla signora Hutton.

 

Il povero Freddie Marshall passò una notte infame in preda alle più atroci preoccupazioni per la salute mentale di Benji, mentre questo, nella stanza accanto, dormiva saporitamente. La sera prima aveva ascoltato quanto aveva detto a Philip Callaghan e tutto ciò che aveva ottenuto era stata la conferma al suo terribile dubbio, cioè che il suo pupillo si era del tutto rimbecillito. Forse era stata colpa dei pesanti allenamenti, dello stress per il ritiro...in fin dei conti era stato proprio per quello che aveva deciso di portarlo a Bangkok quella settimana...almeno avrebbe potuto spassarsela in un ambiente più piacevole senza comunque trascurare il calcio.

Il mattino successivo, quindi, con le palpebre a mezz’asta, la barba ispida e due borse sotto gli occhi grandi abbastanza per metterci dentro la spesa, Freddie ciabattò stancamente fino alla porta di Benji. Pensò che il ragazzo doveva aver dormito abbastanza e sicuramente si sentiva già meglio ; decise comunque di concedergli una giornata di riposo per rimetterlo definitivamente in sesto.

- Benji ? Svegliati, è ora di fare colazione ! - disse Freddie bussando alla porta, ma non ebbe nessuna risposta.

- Benji, sono Freddie ! Alzati e apri questa maledetta porta ! ! - gridò poi, stanco e spazientito.

Un rumore di passi rapidi risuonò dall’interno e, quando la porta si aprì, Freddie si trovò di fronte un’anziana cameriera che lo fissava seccata brandendo uno spazzettone.

- Oh, mi...mi scusi...devo avere sbagliato stanza. Credevo fosse la 414... - farfugliò Freddie imbarazzato.

- Questa è la 414. Se sta cercando il ragazzo che dorme qui, è uscito prestissimo, stamattina. - rispose la donna indicando la sveglia, sul comodino, il cui timer era regolato sulle sette - Quando lo vede, per favore, gli dica che, anche se non è scritto nel regolamento, è proibito giocare a pallone nei corridoi. Ha svegliato mezzo albergo. - Detto ciò, sbattè poco gentilmente la porta in faccia allo sbalordito Freddie, il quale, proferendo a denti stretti una serie di pesanti insulti rivolti al suo pupillo, tornò di corsa in camera, si vestì in quattro e quattr’otto e si precipitò nella hall dell’albergo.

- Dove accidenti sarà finito quel deficiente ? ! - borbottò tra sé e sé andando dritto verso il bancone della reception.

- Scusate...sto cercando Benjamin Price, della stanza 414...è un ragazzo moro, alto poco meno di me...è uscito stamattina molto presto, per caso ha lasciato detto dove andava ? -

- E’ seduto a quel tavolo da circa mezz’ora, signore. - rispose l’impiegato indicando un punto imprecisato alle spalle di Freddie.

L’uomo si voltò e vide Benji ad un tavolino vicino all’ingresso. Il ragazzo si guardava intorno con aria assente, piantonato da una specie di armadio in giacca, cravatta, auricolare e distintivo della security che teneva sotto il braccio un pallone da calcio. Freddie impallidì.

- Benji ! ! ! - esclamò dirigendosi a grandi passi verso il ragazzo.

- Oh, salve ! Sta dicendo a me, signor Marshall ! - disse allegramente il ragazzo notando solo allora la presenza del preparatore atletico.

- NON CHIAMARMI “SIGNOR MARSHALL”, PER LA MISERIA ! ! ! - sbottò Freddie facendo voltare tutti i presenti verso di lui - Si può sapere cosa diavolo hai combinato ? ! ? -

- Glie lo dico io, mister Marshall - disse l’armadio della security - E’ andato in giardino e ha cominciato a palleggiare in mezzo ai tavolini urtando i camerieri e rovesciando tre vassoi, uno dei quali addosso al signor Bill Gates (che, per fortuna, ha preso la cosa piuttosto sportivamente). Poi è corso in spiaggia e si è messo a dribblare fra le sdraio finchè, a quanto mi hanno riferito, è stato cacciato da un gruppetto di bagnanti insabbiati ed inferociti. L’abbiamo preso mentre cercava di abbattere una palma da datteri a pallonate. -

Freddie incenerì con lo sguardo Benji (che non era più Benji dalla sera precedente), il quale fece spallucce sorridendo come un bambino.

- MA CHE CAZZO HAI DA SORRIDERE, IMBECILLE ? ! ? - urlò nuovamente l’uomo facendo sobbalzare l’ignaro portiere.

- Spero che abbia una buona assicurazione, se il ragazzo è sotto la sua tutela, mister Marshall. - disse poi il gorilla in giacca.

- Non si preoccupi...metterò tutto in conto ai suoi genitori ! - ringhiò Freddie dopo aver preso il pallone che l’uomo gli tendeva e trascinando via Benji per un orecchio.

- Ahia ! Ma...signor Marshall... -

- Signor Marshall tua nonna, idiota ! Ti ha dato volta il cervello ? Adesso mi spieghi cosa ti sei messo in testa ! ! ! - disse Freddie entrando in ascensore.

- Mi stavo solo allenando come al solito...non credevo di dare fastidio a qualcuno ! -

- Senti, vedi di non fare il furbo con me ! - sbottò Freddie agitando l’indice contro il ragazzo - Ti conosco abbastanza da sapere che sei un esibizionista, ma non al punto da fare stronzate del genere ! Ci tieni così tanto ad esser buttato fuori a calci da questo posto ? ! -

Il ragazzo non riuscì a fare altro che scrollare le spalle, mentre le porte dell’ascensore si aprivano e Freddie ne usciva di corsa, infuriato. Il ragazzo lo seguì.

- Signor Mar...ehm...Freddie...mi dispiace. Le prometto che non ci saranno altri incidenti. Però... -

- Ti ho già detto... - lo interruppe Freddie, sull’orlo della crisi di nervi, appoggiando la fronte alla porta della sua stanza - ...di non darmi del lei... -

- Va bene, va bene ! Però io ho comunque bisogno di allenarmi tutti i giorni, soprattutto adesso, in vista dell’amichevole... -

- Mi stai prendendo in giro ? - disse Freddie voltandosi di scatto.

- Ci mancherebbe altro ! Non scherzo mai su certi argomenti, lei...tu lo sai bene...anzi, non vedo l’ora che arrivino gli altri per allenarci tutti insieme ! -

- Scusa...allenarsi per cosa ? - chiese Freddie con voce tremante.

- Per l’amichevole, te l’ho già detto ! -

- MA QUALE AMICHEVOLE ? ! ? - sbottò Freddie mettendosi le mai nei capelli.

- Quella con la Thailandia, no ? Perché saremmo qui, altrimenti ? -

- NON C’E’ NESSUNISSIMA AMICHEVOLE, PORCA DI QUELLA PUTTANA ! ! ! SI PUO’ SAPERE CHI TI HA DETTO UNA COSA DEL GENERE ? ! ? -

- Ma scusa, allora questo ritiro... -

- Benji...in che lingua te lo devo dire...NOI NON SIAMO IN RITIROOOOO ! ! ! -

- Ah, davvero ? -

- Benji...io sto uscendo pazzo... -

- Ma si può sapere perché continui a chiamarmi Benji ? Io sono Oliver, Oliver Hutton ! Hai dei problemi, Freddie ? Possiamo parlarne, se vuoi... -

- No, tu hai dei problemi, caro mio...e tra poco ne avrai uno molto, molto grosso... - disse Freddie scrocchiandosi le dita con aria minacciosa.

Per fortuna dell’ex-SGGK, l’uomo non riuscì ad attuare il suo proposito a causa dell’intervento di altri due agenti del servizio di sicurezza dell’albergo, i quali lo presero per le braccia e lo trascinarono via.

- Spiacenti, mister Marshall - disse uno di loro - Ma questo albergo ha delle regole ben precise e noi siamo tenuti a tutelare i nostri ospiti. -

- Ma...ma... - farfugliò Freddie, ormai completamente incapace di intendere e di volere.

- Non si preoccupi per i suoi bagagli, le verranno consegnati una volta che ci avrà comunicato l’indirizzo del suo prossimo albergo. -

- VOI NON POTETE FARMI QUESTOOO ! ! ! BENJI, DANNAZIONE, FA’ QUALCOSAAA ! ! ! -

La voce del povero Freddie Marshall si spense mentre questo veniva gentilmente sbattuto fuori dall’hotel. Holly, con gli occhi di Benji, lo osservava stupito e incuriosito dallo strano comportamento del preparatore atletico.

Sarà bene che dica a Benji di stare attento...quell’uomo è davvero strano, pensò.

Poi, facendo spallucce come al solito, si disse : - Beh, ho perso anche troppo tempo ! E’ ora di tornare ad allenarsi ! La nazionale thailandese non scherza ! -

E, recuperato il pallone lasciato da Freddie Marshall, corse via, senza nemmeno farsi passare per l’anticamera del cervello l’idea di guardarsi allo specchio o di ascoltare la sua voce...beh, non sarebbe stato Holly, altrimenti !

 

 

 

  
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