Capitolo 4
Quella stessa mattina, Patty era
più che decisa a chiarire la situazione. Mentre si dirigeva verso la casa di
Holly, ripensò alle parole di Mark ; in effetti lui non aveva tutti i
torti, era inutile continuare a struggersi per un ragazzo che, forse, non la
teneva minimamente in considerazione. Quindi quel giorno avrebbe certamente
significato un’importante svolta per la sua vita, nel bene o nel male.
E’ ora di piantarla di fare la bella statuina, si
disse. Bisogna passare all’azione.
Giunta davanti alla porta di casa
Hutton, però, la ragazza ebbe un momento di esitazione. Dentro di sé, ripetè
nuovamente il discorso che si era preparata durante tutta la notte, trovandolo
per l’ennesima volta ridicolo e infantile. Tremando per l’agitazione, suonò il
campanello.
Sta’ calma, sta’ calma, sta’ calma, si disse innervosendosi
sempre di più.
Un istante dopo, la signora
Hutton spalancò la porta senza nemmeno chiedere chi era, e ciò che Patty vide
negli occhi della donna non le piacque per niente.
- Oh, Patty ! Speravo
proprio che fossi tu ! Giuro, stavo per chiamarti ! - disse la madre
di Holly trascinando la ragazza in casa dopo averla afferrata per un braccio.
- Ma...Maggie, cosa c’è ? E’
successo qualcosa a Holly ? - domandò Patty spaventata dal comportamento
della donna che ora la stava spingendo su per le scale.
- Guarda, io non so più che cosa
fare. Forse tu che sei una sua buona amica riesci a farlo ragionare un po’...
Oddio, questa volta è davvero troppo ! -
- Cosa è
troppo ? ! - disse Patty notando che Maggie Hutton non l’aveva
minimamente ascoltata.
- Stamattina sono andata a
chiamarlo per la colazione - disse la donna passandosi una mano sulla faccia -
E lui non mi ha nemmeno aperto...gridava, piangeva, sembrava isterico...diceva
che non voleva vedere nessuno... Insomma, non aveva fatto una crisi del genere
nemmeno dopo la partenza di Roberto ! Non riesco proprio ad immaginare
cosa possa essergli successo stavolta ! Se almeno mio marito fosse qui...
-
Iniziamo bene la giornata, pensò Patty sbuffando. Maggie
bussò alla porta della camera di Holly.
- Oliver, tesoro, apri ! C’è
qui Patty ! Per favore, vuoi vedere almeno lei ? -
Lentamente, la porta si socchiuse
giusto per uno spiraglio.
- Falla entrare e vattene. -
disse una voce rotta dopo qualche istante.
Patty guardò Maggie, che si
torceva le mani, con aria interrogativa. Poi, dopo che la donna ebbe dato il
suo assenso con un cenno del capo, la ragazza entrò nella camera chiudendosi la
porta alle spalle.
La stanza era completamente buia.
Holly aveva abbassato le tapparelle in modo che la luce non potesse nemmeno
filtrare. L’unico suono che si sentiva era un singhiozzo soffocato.
- Holly... ? Dove sei ?
- disse Patty titubante, guardandosi intorno e cercando la sagoma del ragazzo.
All’improvviso, qualcuno balzò
addosso a Patty stringendola in un abbraccio e facendola urlare dalla paura.
- Oddio, Patty ! - esclamò
Holly scoppiando in lacrime - Aiutami, ti prego ! -
- Patty, cos’è
successo ? ! - disse Maggie dal corridoio, con voce sgomenta.
- Tutto a posto, non si
preoccupi... - disse Patty con il cuore che le stava saltando fuori dal petto
mentre Holly la stringeva tra le braccia piangendo a dirotto. La ragazza era un
po’ imbarazzata, ma trovava la situazione tutt’altro che spiacevole.
- Su, andiamo...cosa può essere
successo di tanto terribile ? - domandò lei battendogli una mano sulla
spalla per consolarlo.
- Tu...tu non puoi capire...è
semplicemente assurdo ! - continuò
Holly sciogliendosi dall’abbraccio di Patty e lasciandosi cadere sul letto.
- Senti - disse Patty - Ora calmati
e parliamone. Ma prima fammi alzare le tapparelle, non vedo un accidente con
questo buio ! -
- NO ! ! ! -
esclamò Holly afferrando la ragazza per il polso.
Patty era sconvolta. Non avrebbe
mai immaginato di vedere quel ragazzo, sempre tranquillo e perso nel suo mondo
di palloni da calcio, ridotto in uno stato del genere.
- Ma...c’è qualcosa che non vuoi
che io veda ? - domandò con voce calma - Guarda che con me non devi
vergognarti di nulla... -
- No...non è per qualcosa che non
voglio che tu veda... - rispose Holly con un filo di voce - E’ qualcosa che io non voglio vedere... La mia faccia,
le mie mani, il mio corpo...NON SONO MIEI ! ! ! -
Il ragazzo si alzò di scatto e,
di colpo, sollevò la tapparella facendo un gran baccano.
- IO NON SONO
IO ! ! ! QUESTO CORPO NON MI APPARTIENE ! ! ! IO
SONO...SONO UN’ALTRA PERSONA, CAPISCI ? ! -
Patty era rimasta a bocca aperta
nel vedere Holly con il volto rigato di lacrime. Pazzesco, è in piena crisi isterica, si disse. Sembra una...
La ragazza raddrizzò la schiena
percorsa da un brivido. Mio Dio,
pensò. Ora capisco tutto...
- Senti - disse in tono sommesso
andando verso il ragazzo che si era accucciato sotto la finestra e si era di
nuovo messo a piangere - Per me non è davvero un problema, te l’assicuro...e
vedrai che anche gli altri capiranno, non preoccuparti. -
- Allora...allora tu sai... -
disse Holly alzando lo sguardo carico di speranza verso di lei.
- Sì...credo di sì. - rispose
Patty con un sorriso amaro, accarezzandogli la testa.
Holly alzò gli occhi al cielo. -
Mio Dio...cosa dirò a Philip ? -
Philip, pensò Patty storcendo il naso. Fantastico. Ora so anche chi è il mio rivale.
- Ti prego, devi aiutarmi !
- disse poi il ragazzo stringendole le mani. In quel momento, però, quel gesto
che fino a pochi minuti prima avrebbe riempito Patty di gioia le provocò un
moto di disgusto.
- Ma certo che ti aiuterò, Holly
- disse liberandosi dalla stretta e andando verso la porta senza guardare in
faccia il ragazzo - Devo andare, chiamami quando vuoi. Ci vediamo. -
- Tu...tu non hai capito... -
- Certo che ho capito. Ti
aiuterò, non preoccuparti. Ciao. - Detto questo, Patty uscì dalla stanza
sbattendo la porta.
- Non hai capito...non puoi aver
capito... - continuò Holly con lo sguardo perso nel vuoto - Io
sono...Jenny...Jenny... - E si rimise a singhiozzare, con il viso affondato
nelle ginocchia.
- Allora, Patty, che
cos’ha ? - domandò la madre di Holly, preoccupata, mentre Patty guadagnava
l’uscita a passi decisi.
- Niente, Maggie, non si
preoccupi. E’ solo stressato. Gli passerà. - mentì la ragazza - Le consiglio
solo di lasciarlo perdere per un po’. -
- Mah, speriamo... -
- Davvero, va tutto bene.
Arrivederci, Maggie. - disse poi Patty percorrendo il vialetto.
Voltato l’angolo, si accucciò
contro il muretto e si prese il viso tra le mani.
- Oh, Holly, Holly... - disse
sospirando - Possibile che le cose stiano così ? Allora...allora è proprio
vero che per noi...non ci sarà mai...un
futuro...mai...in nessun modo ! ! ! - e scoppiò nel pianto
dirotto che aveva a stento trattenuto di fronte alla signora Hutton.
Il povero Freddie Marshall passò
una notte infame in preda alle più atroci preoccupazioni per la salute mentale
di Benji, mentre questo, nella stanza accanto, dormiva saporitamente. La sera
prima aveva ascoltato quanto aveva detto a Philip Callaghan e tutto ciò che
aveva ottenuto era stata la conferma al suo terribile dubbio, cioè che il suo
pupillo si era del tutto rimbecillito. Forse era stata colpa dei pesanti
allenamenti, dello stress per il ritiro...in fin dei conti era stato proprio
per quello che aveva deciso di portarlo a Bangkok quella settimana...almeno
avrebbe potuto spassarsela in un ambiente più piacevole senza comunque
trascurare il calcio.
Il mattino successivo, quindi,
con le palpebre a mezz’asta, la barba ispida e due borse sotto gli occhi grandi
abbastanza per metterci dentro la spesa, Freddie ciabattò stancamente fino alla
porta di Benji. Pensò che il ragazzo doveva aver dormito abbastanza e
sicuramente si sentiva già meglio ; decise comunque di concedergli una
giornata di riposo per rimetterlo definitivamente in sesto.
- Benji ? Svegliati, è ora
di fare colazione ! - disse Freddie bussando alla porta, ma non ebbe
nessuna risposta.
- Benji, sono Freddie !
Alzati e apri questa maledetta porta ! ! - gridò poi, stanco e
spazientito.
Un rumore di passi rapidi risuonò
dall’interno e, quando la porta si aprì, Freddie si trovò di fronte un’anziana
cameriera che lo fissava seccata brandendo uno spazzettone.
- Oh, mi...mi scusi...devo avere
sbagliato stanza. Credevo fosse la 414... - farfugliò Freddie imbarazzato.
- Questa è la 414. Se sta cercando il ragazzo che dorme qui, è uscito
prestissimo, stamattina. - rispose la donna indicando la sveglia, sul comodino,
il cui timer era regolato sulle sette - Quando lo vede, per favore, gli dica
che, anche se non è scritto nel regolamento, è proibito giocare a pallone nei
corridoi. Ha svegliato mezzo albergo. - Detto ciò, sbattè poco gentilmente la
porta in faccia allo sbalordito Freddie, il quale, proferendo a denti stretti
una serie di pesanti insulti rivolti al suo pupillo, tornò di corsa in camera,
si vestì in quattro e quattr’otto e si precipitò nella hall dell’albergo.
- Dove accidenti sarà finito quel
deficiente ? ! - borbottò tra sé e sé andando dritto verso il bancone
della reception.
- Scusate...sto cercando Benjamin
Price, della stanza 414...è un ragazzo moro, alto poco meno di me...è uscito
stamattina molto presto, per caso ha lasciato detto dove andava ? -
- E’ seduto a quel tavolo da
circa mezz’ora, signore. - rispose l’impiegato indicando un punto imprecisato
alle spalle di Freddie.
L’uomo si voltò e vide Benji ad
un tavolino vicino all’ingresso. Il ragazzo si guardava intorno con aria
assente, piantonato da una specie di armadio in giacca, cravatta, auricolare e
distintivo della security che teneva sotto il braccio un pallone da calcio.
Freddie impallidì.
- Benji ! ! ! -
esclamò dirigendosi a grandi passi verso il ragazzo.
- Oh, salve ! Sta dicendo a
me, signor Marshall ! - disse allegramente il ragazzo notando solo allora
la presenza del preparatore atletico.
- NON CHIAMARMI “SIGNOR
MARSHALL”, PER LA MISERIA ! ! ! - sbottò Freddie facendo voltare
tutti i presenti verso di lui - Si può sapere cosa diavolo hai
combinato ? ! ? -
- Glie lo dico io, mister
Marshall - disse l’armadio della security - E’ andato in giardino e ha
cominciato a palleggiare in mezzo ai tavolini urtando i camerieri e rovesciando
tre vassoi, uno dei quali addosso al signor Bill Gates (che, per fortuna, ha
preso la cosa piuttosto sportivamente). Poi è corso in spiaggia e si è messo a
dribblare fra le sdraio finchè, a quanto mi hanno riferito, è stato cacciato da
un gruppetto di bagnanti insabbiati ed inferociti. L’abbiamo preso mentre
cercava di abbattere una palma da datteri a pallonate. -
Freddie incenerì con lo sguardo
Benji (che non era più Benji dalla sera precedente), il quale fece spallucce
sorridendo come un bambino.
- MA CHE CAZZO HAI DA SORRIDERE,
IMBECILLE ? ! ? - urlò nuovamente l’uomo facendo sobbalzare
l’ignaro portiere.
- Spero che abbia una buona
assicurazione, se il ragazzo è sotto la sua tutela, mister Marshall. - disse
poi il gorilla in giacca.
- Non si preoccupi...metterò
tutto in conto ai suoi genitori ! - ringhiò Freddie dopo aver preso il
pallone che l’uomo gli tendeva e trascinando via Benji per un orecchio.
- Ahia ! Ma...signor Marshall... -
- Signor Marshall tua nonna,
idiota ! Ti ha dato volta il cervello ? Adesso mi spieghi cosa ti sei
messo in testa ! ! ! - disse Freddie entrando in ascensore.
- Mi stavo solo allenando come al
solito...non credevo di dare fastidio a qualcuno ! -
- Senti, vedi di non fare il
furbo con me ! - sbottò Freddie agitando l’indice contro il ragazzo - Ti
conosco abbastanza da sapere che sei un esibizionista, ma non al punto da fare
stronzate del genere ! Ci tieni così tanto ad esser buttato fuori a calci
da questo posto ? ! -
Il ragazzo non riuscì a fare
altro che scrollare le spalle, mentre le porte dell’ascensore si aprivano e
Freddie ne usciva di corsa, infuriato. Il ragazzo lo seguì.
- Signor Mar...ehm...Freddie...mi
dispiace. Le prometto che non ci saranno altri incidenti. Però... -
- Ti ho già detto... - lo
interruppe Freddie, sull’orlo della crisi di nervi, appoggiando la fronte alla
porta della sua stanza - ...di non darmi del lei... -
- Va bene, va bene ! Però io
ho comunque bisogno di allenarmi tutti i giorni, soprattutto adesso, in vista
dell’amichevole... -
- Mi stai prendendo in
giro ? - disse Freddie voltandosi di scatto.
- Ci mancherebbe altro ! Non
scherzo mai su certi argomenti, lei...tu lo sai bene...anzi, non vedo l’ora che
arrivino gli altri per allenarci tutti insieme ! -
- Scusa...allenarsi per
cosa ? - chiese Freddie con voce tremante.
- Per l’amichevole, te l’ho già
detto ! -
- MA QUALE
AMICHEVOLE ? ! ? - sbottò Freddie mettendosi le mai nei capelli.
- Quella con la Thailandia,
no ? Perché saremmo qui, altrimenti ? -
- NON C’E’ NESSUNISSIMA
AMICHEVOLE, PORCA DI QUELLA PUTTANA ! ! ! SI PUO’ SAPERE CHI TI
HA DETTO UNA COSA DEL GENERE ? ! ? -
- Ma scusa, allora questo
ritiro... -
- Benji...in che lingua te lo
devo dire...NOI NON SIAMO IN RITIROOOOO ! ! ! -
- Ah, davvero ? -
- Benji...io sto uscendo pazzo...
-
- Ma si può sapere perché
continui a chiamarmi Benji ? Io sono Oliver, Oliver Hutton ! Hai dei
problemi, Freddie ? Possiamo parlarne, se vuoi... -
- No, tu hai dei problemi, caro
mio...e tra poco ne avrai uno molto, molto grosso... - disse Freddie
scrocchiandosi le dita con aria minacciosa.
Per fortuna dell’ex-SGGK, l’uomo
non riuscì ad attuare il suo proposito a causa dell’intervento di altri due
agenti del servizio di sicurezza dell’albergo, i quali lo presero per le
braccia e lo trascinarono via.
- Spiacenti, mister Marshall -
disse uno di loro - Ma questo albergo ha delle regole ben precise e noi siamo
tenuti a tutelare i nostri ospiti. -
- Ma...ma... - farfugliò Freddie,
ormai completamente incapace di intendere e di volere.
- Non si preoccupi per i suoi
bagagli, le verranno consegnati una volta che ci avrà comunicato l’indirizzo
del suo prossimo albergo. -
- VOI NON POTETE FARMI
QUESTOOO ! ! ! BENJI, DANNAZIONE, FA’
QUALCOSAAA ! ! ! -
La voce del povero Freddie
Marshall si spense mentre questo veniva gentilmente sbattuto fuori dall’hotel.
Holly, con gli occhi di Benji, lo osservava stupito e incuriosito dallo strano
comportamento del preparatore atletico.
Sarà bene che dica a Benji di stare attento...quell’uomo è davvero
strano, pensò.
Poi, facendo spallucce come al
solito, si disse : - Beh, ho perso anche troppo tempo ! E’ ora di
tornare ad allenarsi ! La nazionale thailandese non scherza ! -
E, recuperato il pallone lasciato
da Freddie Marshall, corse via, senza nemmeno farsi passare per l’anticamera
del cervello l’idea di guardarsi allo specchio o di ascoltare la sua
voce...beh, non sarebbe stato Holly, altrimenti !