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Autore: Nidham    12/06/2013    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi strattona con maggior violenza, incapace di credere che provi tanto dolore da non riuscire a camminare, o, più probabilmente, indifferente a qualsiasi mia difficoltà, vera o presunta che sia. Finché avrò un alito di vita e sarò abbastanza in buono stato da poter apprezzare il servizietto che i suoi capi hanno in serbo per me, non gli interessa quanto atroce possa essere il mio viaggio. Tra l'altro sono certo abbia un'idea abbastanza precisa di cosa stia provando, visto che siamo tutti più che esperti nell'infliggere ferite. Ad ogni modo, continuo ad opporre una debole resistenza, sperando creda che, ormai, mi sia totalmente rammollito. Muovo un passo incerto, sempre piegato su me stesso, poi mi accascio nuovamente a terra, con un gemito appena più pronunciato.

“Smettila di comportarti da femminuccia” mi rimprovera, senza avvicinarsi. “Non sei un eroe da così tanto tempo.”

E' strano come ci abbiano educato a pensare al bene come a qualcosa di debole e tremebondo. Io stesso, quando accettai di annientare gli ultimi Custodi, mi aspettavo di trovarmi davanti un paio di mammolette supponenti e boriose, incapaci di affrontare la vita nella sua vera essenza, cioè tranelli e crudo assassinio; era un pensiero assurdo, tanto più considerando cosa vengano addestrati a combattere simili guerrieri, ma, nella mia mente, rappresentavano i paladini stolti delle storie da bambini e, quindi, potevano essere solo stupidi martiri, maldestri nel difendere se stessi.

Adesso che le mie vecchie convinzioni escono dalla bocca di un altro, mi accorgo di quanto fossi ridicolo nel credervi.

“Sto perdendo troppo sangue” sbotto a mezza voce. “Non sei così bravo come dicono, se non riesci neanche a calibrare un colpo di stiletto contro un uomo addormentato.”

Potrei aver trovato l'unico mezzo per stimolare una sua reazione, perché, per la prima volta, intravedo un barlume di emozione dietro lo specchio dei suoi occhi.

E' un lampo quasi impercettibile, ma è anche la mia unica speranza.

“Credo proprio non intascherai a pieno la tua ricompensa” ridacchio, gorgogliando, quasi volessi io stesso farmi beffe di lui. “Mi dispiace solo di non essere presente quando consegnerai un cadavere involontario alla gilda.”

“Per essere uno che sta per morire, hai abbastanza fiato in corpo” mi gira intorno, osservandomi con estrema attenzione, ma rimanendo a un passo di distanza da me.

Non muovo un muscolo e non mi volto a guardarlo, fingendo un impercettibile tremore, che potrebbe attribuire a un principio di svenimento.

Sono bravo nel recitare, almeno quanto Malchom può esserlo nell'indagare.

Devo ammettere, comunque, che questa forma di raffinatezza manca, in effetti, agli eroi, che si limitano a correre avanti con la spada sguainata, emanando fierezza e bellezza da tutti i pori, e non hanno bisogno di mirabolanti finzioni o intricati sotterfugi.

Forse è per questo che ci insegnavano a trattarli da sciocchi, senza pensare che occorre molto più coraggio e fermezza nel dimostrare la verità, piuttosto che nel nasconderla.

E poi, al di là di ogni speculazione teorica, Eilin era un eroe, quindi gli eroi sono, senza dubbio, creature meravigliose.

Per questo, credo, sarò in grado di sopravvivere anche a questa fastidiosa difficoltà; io ho combattuto con dei campioni, ma non sono mai diventato uno di loro, nonostante ciò che dica il mio non voluto compagno.

“Si faranno grasse risate, quando capiranno il perché tu stia consegnando loro un corpo senza vita, invece di uno ancora capace di emettere qualche gratificante urletto di dolore.”

“Tu non stai morendo” ringhia, con meno sicurezza di quanto voglia ammettere. “Sei solo un elfo bastardo che vuole fottermi, ma ti stai confondendo: sappiamo entrambi che quello abituato a calarsi le brache, per completare le proprie missioni, sei soltanto tu. Io non ne ho mai avuto bisogno.”

Stringo il pugno, involontariamente. So che sta mentendo, che tutti noi siamo stati puttane, oltre che assassini, ma Malchom è ancora un Corvo, quindi non prova la vergogna di un uomo, nel ricordare ciò che il suo corpo è stato costretto a sopportare.

Io, purtroppo, ho perso la capacità di nascondermi dietro al manto dell'indifferenza e non sono più capace di ridere delle carezze subite, o, a maggior ragione, di fingere, anche solo con me stesso, di averle apprezzate.

Non nego di aver avuto momenti divertenti, quando mi trastullavo nel letto di qualche graziosa fanciulla, magari prima di legarle un nastro di seta intorno alla gola, ma ci sono stati anche nobilastri bavosi e ruvidi cavalieri, ai quali ho sussurrato parole mielose nel veleno della notte, prima di vendicare un dolore che non conoscevo, infilzandoli col mio pugnale.

Anche per questo ero felice che Eilin avesse scelto Alistair, nonostante il mio egoismo desiderasse ardentemente ci scambiassimo di posto. Non sarebbe stato giusto sfiorare qualcosa di tanto bello e puro, con le mani sporche della vergogna di anni.

Di sicuro, se adesso il mio gentile amore potesse sentirmi, mi troverei con la guancia dolorante per un pugno ben assestato, perché non avrebbe tollerato mi svilissi tanto. I suoi occhi sapevano mondarmi da ogni colpa e mi vedevano in tutto ciò che ero, colpevole e vittima, perdonando l'uno e consolando l'altra.

“Sai, c'è chi condannerebbe il violentatore, più del violentato” cerco la forza per canzonarlo. “Pare ragionino così, nella società civile.”

“La società è la maschera dietro la quale si nasconde chi nasce vittima. Sei caduto veramente in basso, se hai deciso di indossarla.”

“Può essere, ma non dovrò convivere per molto con questa vergogna” sospiro, provando a rialzarmi e articolare qualche passo stentato. “Invece tu dovrai spiegare come hai fatto a uccidere involontariamente qualcuno di così inetto e affronterai questa ignominia per anni.”

E' velocissimo a sbattermi contro il tronco di un albero, ma anch'io ho buoni riflessi e riesco ad attutire il colpo, riuscendo anche a non darlo a vedere.

Adesso il suo volto è vicinissimo al mio e il suo corpo mi schiaccia con violenza, mentre mi afferra i capelli, torcendomi la testa all'indietro, in modo che possa guardarlo negli occhi.

“Sei solo una piccola sgualdrina inutile” mi sibila sulle labbra, sputando fiele. “Credi di essere furbo, ma io uccidevo sovrani quando ancora tu succhiavi il latte da quella puttana di tua madre.”

Esibisco quel sorriso irriverente che tanto sa far infuriare coloro a cui lo rivolgo.

“Ogni volta che insulti me, insulti te stesso, ex leggenda dei Corvi, che non ha saputo portare a termine un incarico tanto semplice contro un così patetico rivale.”

Non vorrei aver esagerato, perché noto una vena tremendamente gonfia sulla sua fronte e gli occhi sembrano iniettati di sangue.

Mi sferra un pugno sui reni che mi toglie il respiro, ma ha ancora abbastanza lucidità da non crearmi danni permanenti. Qualsiasi cosa possa dirgli, per innervosirlo, ammetto che il vecchio me stesso stia provando un briciolo di rispetto per la sua abilità. E' davvero un degno membro della gilda, se lo consideriamo secondo i loro parametri.

Oghren mi starebbe già rincorrendo per il bosco, con l'ascia alzata e i capelli ritti, gridando come un folle insulti irripetibili.

D'altra parte noi impariamo l'autocontrollo prima ancora dell'alfabeto. E impariamo anche che basta un istante per sovvertire l'ordine delle cose e trasformare una vittoria in sconfitta.

Questo è l'errore che ha commesso il mio nemico, questo è il momento che aspettavo per tornare ad essere ciò che non avrei voluto diventare.

  
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