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Autore: Crissa    12/06/2013    1 recensioni
Alice Cullen. Dato che tipo la amo, la mia testolina bacata ha iniziato a fare strani ragionamenti su Alice, e mi sono messa a scrivere di getto questa cosa. Spero piaccia, recensioni ben accette!
Dal primo capitolo:
Abbassò le labbra lungo la sua giugulare, annusandola, cercando il punto giusto per affondare i denti.
-Mi dispiace tanto. Abbi cura di te, Alice-. Le sussurrò in un orecchio, poi la morse.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Ringhio arrabbiata e inizio a correre verso la periferia. Mi trovo in un campo e mi siedo sull’erba, affondando la testa nelle mani. Vorrei poter piangere, ma non posso. Mi sento oppressa, pensavo finalmente di aver sistemato tutto invece Jasper se ne è andato, e non riesco a vedere se tornerà. Rimango immobile, senza fare nulla, finchè un rumore non mi attira. Ci sono quattro uomini che si avvicinano a me, mi fissano e ridacchiano. Il puzzo di alcol mi arriva subito, e dai loro discorsi non sono ben intenzionati.
“Ehi bella! Ehi! Dico a te!” urla uno di loro con un tono da sbronza. Sbuffo, non apro gli occhi, non ho neanche lontanamente voglia di dargli retta dopo tutto quello che ho in testa. Fisso un filo d’erba dove si sta arrampicando un insettino a cui non so dare il nome, e fa qualche passo, è quasi arrivato in cima ma scivola giù e si ritrova a metà. Ridacchio istericamente. Mi ricorda qualcuno. Sento una pressione sulla spalla. Uno degli uomini cerca di buttarmi a terra spingendomi da dietro, alzo la testa. Sono circondata. Uno davanti a me, cerca di spingermi giù puntando un ginocchio sull’erba in mezzo alle mie gambe e uccidendo l’insettino. Il suo alito è davvero orrendo, ma sento bene il sangue che scorre nelle vene, e sento la gola raschiarmi. Ogni respiro è un po’ di dolore in più, e cerco di evitare di respirare. Provano a buttarmi giù, ma resto assolutamente immobile. Non riesco proprio a sentire la pressione delle loro mani. Eppure continuano a urlarmi in faccia i loro desideri da pervertiti. Uno mi prende per i capelli e tira, ed inizio ad innervosirmi. Non si toccano i miei amati capelli. E quando il tipo davanti a me inizia a tirarmi la gonna del vestito in su e in giù, cercando di strapparmi via le calze e la biancheria mi infurio. Caccio un ringhio animale che li fa bloccare per un secondo. Mi fissano e io mi alzo in fretta. Ricomincio a respirare, e il loro sangue cosi invitante mi dà alla testa. Vado in visibilio, mi si girano gli occhi e sento che l’istinto da cacciatore mi sta sopraffacendo. Quando riapro gli occhi sono scuri, quasi marroni, simbolo di quanto sono assetata. Gli uomini mi si buttano addosso, io li schivo, ne prendo uno che mi ha agguantato la vita e gli spezzo il collo con un colpo di mano. Poi affondo i denti nella carne e succhio via tutto il liquido dolciastro, e mi sento meglio. Mi era mancato davvero tanto il sangue umano. I compagni del tipo iniziano ad urlare, spaventati, e provano a scappare. Li lascerei anche andare, se non avessi cosi bisogno di qualcosa di davvero buono, di uno strappo alla regola. Quel mese di sangue animale mi ha reso ancora meno schizzinosa nei confronti dei gusti degli umani. Prima dell’astinenza, avrei sicuramente sentito il saporaccio dell’alcool che rovinava il sangue di quello che ho appena ucciso, ora mi è sembrato squisito. Presto uccido anche gli altri due, e mi sento soddisfatta. Accatasto i corpi e li brucio con un fiammifero preso dalla scatola che porto sempre con me. Mi allontano, e noto un paio di occhi rossi che mi fissano dal buio. Riconosco l’odore di Jasper, ma non ho intenzione di avvicinarmi o forzarlo. In fondo se ne è appena andato, e sicuramente ha bisogno di pensare. Io invece, ho un desiderio sfrenato di un vestito elegantissimo e di un ballo regale, ma nella mia situazione proprio non potrei presentarmi a quelle festa bellissime,  probabilmente le trasformerei in un racconto dell’orrore. Ringhio. Penso di odiarlo in questo momento, mi fissa da lontano e non fa nulla. Guardo il cielo. Fra poco il sole sorgerà e devo assolutamente trovare un posto dove stare. Sbuffo infastidita e cammino nella direzione opposta a dove si trova Jasper. Presto mi trovo nella campagna, in mezzo al nulla, e inizio a innervosirmi. Mi sforzo di correre più veloce, e mi accorgo che mi sto allontanando per kilometri dalla città senza trovare nemmeno una casolare abbandonato. Quando la luce del sole si fa lieve, mi viene l’ansia. Passo di albero in albero, sperando che nessuno noti qualche strano brilluccichio in piena campagna e venga a controllare o si metta in testa di fotografare il fatto. Ringhio infastidita, continuo a correre. I piedi affondano nella terra soffice, il profumo dell’erba tagliata mista a quella secca dovrebbe rilassarmi, l’umidità nell’aria e le gocce di rugiada sulla mia pelle farmi tranquillizzare, invece adesso la tristezza ha lasciato il posto alla rabbia. Vorrei strillare, piangere, schiacciare i piedi a terra, andare da Jasper e dirgli quanto mi ha fatto soffrire, vorrei che lui tornasse. Vorrei trovarmelo davanti ora, a braccia aperte, con un piccolo sorriso, vorrei che mi dicesse che va tutto bene. Che mi ama, o che almeno imparerà a farlo. E invece sono sola, lui se ne è andato, e non so se tornerà. Lo spero, ma non lo so. Ed è questa la cosa che più mi fa innervosire. Sono così persa nei miei pensieri che non mi accorgo di aver passato una piccola fattoria, con un grande fienile. Il cielo ha quel colore rossastro e tipico dell’alba, un arcobaleno che varia dal blu delle tenebre e che sfuma sempre più verso la linea d’orizzonte, passando a un celeste scuro e ad un colore rosato e poi infine rossastro. E’ questo l’istante che io osservo tutte le notti, l’istante che segna il momento di nascondersi, che mi condanna a chiudermi nel buio, qui dove il tempo è sempre bellissimo e il sole splende limpido nel cielo. Torno sui miei passi ed entro nel fienile. Per fortuna vi è un piccolo rialzo dove si trova il fieno, mi nascondo lì, so che fra poco qualcuno verrà a nutrire le mucche e le galline. Al mio arrivo gli animali si innervosiscono, le oche starnazzano e si scostano, le galline fanno un gran rumore e la mucca scalpita. Anche il cavallo è nervoso, ha le orecchie attaccate al collo e gli occhi sgranati, e fa avanti e indietro nel fienile. Il gallo canta, e io mi accuccio ancora di più tra le balle di fieno. Il giorno passa lento e pacato, il proprietario della fattoria non mi vede, e conversa allegramente con la moglie mentre munge la mucca. Quando non ci sono, se faccio un movimento troppo forte o mi faccio notare, gli animali si innervosiscono. Per questo rimango immobile fino a sera, solo quando sono sicura che il contadino e la moglie sono a letto mi alzo. Esco dal fienile, respiro un po’ d’aria fresca, con solo qualche traccia dell’odore acre che mi ha accompagnato per tutto il giorno. I miei capelli saranno sicuramente un disastro, pieni di fieno, come anche il mio vestito.  
Per una settimana continuo a gironzolare nei dintorni, quando sento che la rabbia cresce troppo e non riesco a controllarmi, sono costretta a uccidere qualche animale. Non voglio più toccare il sangue umano, è tremendamente sbagliato. Il senso di colpa per quegli uomini c’è ancora, nonostante loro non si sarebbero fatti molti scrupoli ad aggredirmi, stuprarmi e uccidermi. Per fortuna c’ero io, al posto di qualche ragazza molto sfortunata. Jasper continua a seguirmi da lontano, e questo mi fa innervosire ancora di più. Una volta mi sono girata e l’ho guardato così intensamente che lui è quasi inciampato. Cosa piuttosto strana per un vampiro. I suoi occhi rossi spuntano qua e là durante le mia nottate, e mi seguono da lontano. La cosa più brutta è che continua a seguirmi, non scappa. Questo dovrebbe rincuorarmi, invece mi fa saltare i nervi ancora di più. Sto camminando nella notte, e sento i suoi occhi addosso. Mi fissa ansioso. Ormai riesco quasi a captare i suoi sentimenti, i suoi pensieri. Con tutta questa rabbia nel corpo, quasi non riesco più ad avere visioni. L’unica cosa che vedo sono i posti in cui devo rifugiarmi la notte. Stasera mi sono concentrata troppo tardi. Ho visto una casa a circa due miglia da qui, ma è già l’alba. A quest’ora il sole ha anche più effetto sulla mia pelle. Divento rosea. Dovrei raggiungere quella casa, ma vedo una piccola fattoria abbandonata prima, e mi ci ficco dentro senza pensare. Mossa sbagliata.
Sento subito qualcuno che mi balza alle spalle, non riesco a schivarlo, nè a girarmi in tempo. Il vampiro mi stringe forte il collo. Per fortuna riesco a mollargli un calcio su una gamba, molto forte, e lui è costretto ad alzarla per non scivolare. A quel punto mi stacco la sua mano dal collo e mi giro. È a dir poco un colosso. Mi fissa con una sguardo cattivo, è il triplo di me, e non ho alcuna speranza di sopravvivere. Questo le mie visioni non me l’avevano proprio detto. Ringhia forte, io rispondo, quasi istintivamente. In un attimo è su di me. Una mano sul collo, l’altra sul braccio, mi sbatte al muro e mi stringe. Sembra che il mio collo stia andando in frantumi. Un gesto, gli basta un gesto per staccarmi la testa. Cerco di divincolarmi, ma mi si è schiacciato completamente addosso. Ringhio, mordo l’aria, cerco di girare la testa, lo prego, ma il tipo è pronto alla mossa finale. Ho una visione, completamente buia. La morte. Sto per morire. Dio, non sono riuscita neanche a passare un po’ del mio tempo con Jasper. Sono felice per lui però, non soffrirà troppo. Il senso di colpa è un sentimento secondario per i vampiri.
È un attimo. Una chioma bionda mi si para davanti, il suo profumo, un ringhio, e il colosso è volato dall’altra parte della stanza. Jasper mi guarda un attimo, come per assicurarsi che io stia bene, e poi si lancia contro il vampiro. Mi tremano le gambe per il sollievo. Sospiro, Jasper ha battuto vampiri molto più forti di lui. Chiudo gli occhi, non riesco a sopportare di vederlo combattere. Sento un urlo, un paio di strappi, e il vampiro che mi ha attaccato giace a terra, senza testa e senza un braccio e una gamba. Jasper prende un accendino dalla tasca e lo brucia. L’odore dolciastro inonda la casetta. Storco il naso. Jasper si gira verso di me, mi corre accanto, prende la mia mano e la stringe forte, come io ho fatto con la sua qualche tempo prima. Usciamo fuori. Per fortuna c’è qualche nuvola a coprire il sole, iniziamo a correre. Non dico nulla, nemmeno lui, lo guido fino al fienile che avevo visto, entro dentro e mi segue. Stiamo per un attimo in silenzio, nessuno dei due sa bene cosa dire.
“Grazie. Mi hai salvato.”
“Niente, non preoccuparti..”
“Resti?” lo interrompo. Lui sgrana gli occhi, poi abbassa lo sguardo e si preme le tempie con le dita.
“Si. Penso di si. Io.. è un po’ dura. Sento tutte queste strane sensazioni, poi ci sei tu.. e tu mi ami e io non …”
“Il tuo potere deve essere parecchio incasinato”- Lui mi fissa stupito, poi fa un sorrisetto triste.
“Non quanto lo sono io..”
“Io penso di doverti dire una cosa, prima che tu decida di restare”.
“Cosa?”
“Io … non uccido umani. Mi cibo solo di sangue animale.”
“Sangue animale? Come diavolo fai?”
“All’inizio è stata dura, non ci si abitua mai, ma ad un certo punto smette di pesare così tanto”.
“Ma.. ma tu hai ucciso quegli uomini, ti sei nutrita..”
“Beh, è stato un caso. Ero piuttosto arrabbiata, sai, per.. te.. e mi sono un po’ lasciata prendere dalla situazione.”
“Oh, si. Ma non posso non chiedermi il perché”.
“Non mi fa sentire un mostro. Non mi sento un’assassina.”
“Ma tu non sei un’assassina. Sono umani.” mi guarda come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Appunto, Jasper. È omicidio.”
“No che non lo è! Devi nutrirti! Non sono nulla, sono solo umani!”
“Non mentire. Tu percepisci le emozioni, sai benissimo che sono troppo simili a noi. Sono troppo vulnerabili.”
“Io non ti capisco. Ma sento che ci credi, e .. vorrei comunque restare con te. Magari provarci, ma su questo non ti prometto nulla.”  Fissa il suo sguardo nel mio. Io sorrido sincera. Resterà. Resterà! Finalmente sarò felice. Sono felice, mi correggo. Gli vado incontro, saltellando contenta, lo abbraccio forte. Lui mi ricambia un po’ esitante, ma so che non mi farebbe mai del male. Nelle sue braccia mi sento tranquilla, sicura. Spero che non andrà più via. Vorrei poterlo avere qui con me per sempre. So che sarà difficile. Lui non mi conosce, deve innamorarsi di me, e sarà un percorso lungo e pieno di impicci. Ma confido in lui. Mi stacco dal suo collo, fissandolo negli occhi. I nostri nasi si sfiorano, le labbra sono a un centimetro di distanza. Freme. Decido però di non baciarlo. Gli stringo la mano e mi siedo, lui si mette davanti a me. È l’ora di una lunga chiacchierata. Parliamo di tutto, ci raccontiamo i particolari della nostra vita fino ad adesso. Lui si ricorda qualcosa della sua vita umana. Scopro che è sempre stato un ragazzo altruista quando era umano, un soldato bravo e carismatico. È giovane, forse quanto me. Ha vissuto i suoi decenni da vampiro sempre in guerra. Viveva con Maria, la vampira che l’ha trasformato. Da quanto ho capito c’è stato qualcosa tra di loro, ma niente di importante. Jasper parla di Maria superficialmente, mi racconta della sua cattiveria, del fatto che sia stato costretto ad uccidere suoi simili. Mi racconta di Peter e Charlotte, di come siano scappati insieme da quel clan. Lo vedo intristirsi quando mi confessa della sua depressione, del fatto che non riesce a cacciare senza essere sovrastato dalle emozioni delle prede. È quasi come se sentisse i pensieri degli altri, con la differenza che tutto quello che provano le altre persone, soprattutto se sono emozioni forti, possono entrare dentro di lui e farlo stare male per giorni. Jasper è davvero bello, e più parla, più sento di innamorami di lui, anche se non sono sicura di poter contenere così tanto amore. E ogni volta che mi innamoro un po’ di più, ogni volta che sento il mio cuore muoversi, pur essendo imprigionato in un involucro di roccia, lui mi fissa attentamente, le sopracciglia alzate e uno strano sguardo, la bocca tesa che poi si scioglie in un sorriso quando uno dei due ricomincia a parlare. Non è difficile per me raccontargli tutto, soprattutto sfogarmi per la prima volta con qualcuno riguardo ai dubbi sul mio passato. È frustrante non sapere nulla della mia famiglia, o della mia vita passata, e la frase di quella donna ‘sei uguale a tua madre..’ a volte mi tormenta così tanto che non riesco a non pensarci. Jasper mi consola, mi tranquillizza e mi dice che troveremo un modo di scoprire chi sono. Io non sono cosi speranzosa, ma lascio stare. Il cielo diventa scuro, appaiono le prime stelle, noi usciamo tranquillamente, mano nella mano. Mi è servito molto parlare con lui, di lui, e di me. Mi sembra di conoscerlo ancora di più, sono contenta che lui conosce me. E’ l’inizio di una nuova vita. E sono sicura che sarà meravigliosa. 
  
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