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Autore: PeaceS    12/06/2013    8 recensioni
Da un Malfoy ci si deve aspettare tutto, anche che ti renda la vita un inferno per noia. Specie per noia. I Malfoy annoiati, di solito, erano più pericolosi di un Potter arrabbiato. Ma Lily avrebbe dovuto saperlo… le migliori storie iniziano alle tre di notte e in quel momento, la lancetta più piccola, si posò proprio sul tre.
[ ... ]
Perché, se Scorpius Malfoy decide di renderti la vita un inferno e tu te ne innamori perdutamente, mentre la tua migliore amica è nelle mani di un certo Zabini - famoso per essere un porco - e cerca di conquistare un Nott di tua conoscenza anche se - alla fin fine - quel certo Zabini non è molto felice, non puoi fare altro che chiederti perché la vita ha deciso di renderti le cose così difficili.
Insomma, tutto quello, però, avrebbe dovuto aspettarselo: era o non era una Potter?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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A mio nonno, che non c’è più ma so’ che sarebbe fiero di me.
Buon compleanno.

 
 

Capitolo secondo –
Stay

 

“Stai vivendo o stai solo esistendo?”

 
 
 
 
Che l’inferno inghiottisse Malfoy.
Quello era stato il primo pensiero che le era saltato in mente quando, tra una spintonata e l’altra – urla di delirio – calci e chi più ne ha e più ne metta, Scorpius se l’era caricata sulle spalle come un sacco di patate, cominciando a correre come un invasato per la Sala Comune verso i dormitori maschili, dove – maledizione – regnava il caos peggiore che avesse mai visto.
Che l’inferno inghiottisca anche quella maledetta di Nott e le faccia passare le pene più dolorose al mondo.
Quello era stato il secondo pensiero che le era saltato in mente quando si era accorta che quel panico non era altro che opera sua e dei Flower.
Alle tre di quel pomeriggio, ad ogni  Serpeverde – nessuno escluso – , era arrivato un biglietto anonimo: alle otto in punto tutti si sarebbero dovuti ritirare nelle proprie stanze, per dare modo ai Flower di organizzare i preparativi per la festa di Thomas e nel mentre, tutte le porte – qualsiasi entrata o uscita o via di mezzo –  si sarebbero chiuse e chi sarebbe stato trovato in giro per i corridoi dei dormitori o nella Sala Comune stessa, sarebbe stato buttato fuori a pedate nel sedere.
Giusto perché loro dovevano fare gli esibizionisti.
Che Merlino fulminasse anche i Flower, maledizione.
Quello era stato il suo terzo pensiero, perché, naturalmente, Lily pensava che quello fosse tutto uno scherzo: nessuno poteva modificare la magia delle mura di Hogwarts, nemmeno Crysantha Nott – la migliore del corso di Incantesimi – e un gruppo di Corvonero impazziti, ma con un intelligenza superiore alla norma. Non potevano e basta. Punto. Chiuso il discorso. Nada. Rien. Aveva volutamente ignorato la questione, senza nemmeno guardare più l’orologio e lasciando che la giornata trascorresse come sempre. Non credeva… non aveva voluto crederci, pensava che… Morgana prendesse le loro anime, per tutte le cavallette di Hogwarts!
Era già stressata di suo: tra le lezioni e i compiti chilometrici che le avevano assegnato, il suo ultimo pensiero era stato di certo quel biglietto e l’ipotesi di scappare nella sua stanza alle otto preciso, perché non venisse chiusa fuori dalla sua stanza nel suo dormitorio, non le era balzata nemmeno per l’anticamera del cervello!
Se ne stava spaparanzata come al solito sul divanetto di pelle accanto al camino, mentre il cibo ancora decideva se salire su per l’esofago o scendere definitivamente verso il basso e all’improvviso aveva sentito letteralmente una voce urlare « Sono le otto meno cinque! » con caos a seguito: sembrava essere scattato un allarme bomba come quello nei film babbani che suo nonno le costringeva a guardare ogni santissima volta che andava alla Tana; tutti che correvano a destra e manca, nemmeno ci fosse Lord Voldemort nei dintorni che stesse disseminando terrore e lanciando maledizioni a chi osasse intralciare il suo cammino.  Gente che spintonava, correva, calpestava – avrebbe trovato colui o colei che per metterla da parte le aveva tirato i capelli, questo era certo – e terrore, terrore ovunque.
Si era ritrovata schiacciata contro il muro dei dormitori, senza potersi muovere, con un espressione così spaventata che se l’avesse vista suo fratello James avrebbe esclamato che “di sicuro che capiva perché era stata smistata a Serpeverde”: di certo non trapelava coraggio dai suoi occhi, quello era poco ma sicuro. Era così pallida che Dalton Zabini si sarebbe congratulato con lei per l’uniformità della sua pelle ed era sicura al cento percento che sarebbe morta, sopraffatta da quella mandria di Ippogrifi sbizzarriti.
Poi… poi, quasi come una manna dal cielo o una maledizione venuta dritta dall’Olimpo, Scorpius Malfoy era apparso dal nulla e la folla pareva aprirsi al suo passaggio: l’aveva afferrata per le braccia e poi, senza preavviso, se l’era caricata in spalla come se fosse una piuma o peggio… una bambina.
Ora si ritrovavano a correre come degli invasati nei dormitori maschili, con lo stomaco di Lily che sbatteva ripetutamente sulle spalle del ragazzo e l’idea malsana di ammazzare tutti e scappare in Brasile, magari tra le braccia di qualche ball…  « Uno, due e… tre! » Scorpius, a quelle parole letteralmente strillate con un “sonorus”, balzò letteralmente nella sua stanza, facendo una formidabile capriola con lei a seguito prima che le porte si chiudessero con un tonfo sordo ed inquietante, mentre i suoi pensieri si interrompevano per quell’aggroviglio di corpi, bestemmie e « Cazzo, scollati » sbraitati da entrambi.
« Per Salazar, Malfoy, mi stai schiacciando le tette! » urlò Lily e Scorpius quasi le fece mancare il fiato quando – con un colpo di reni – riuscì a sgrovigliare le loro gambe, sovrastandola con il suo corpo e arrivando a pochi centimetri dal suo viso. Era rosso per lo sforzo, probabilmente, e aveva i capelli scompigliati come in vita sua non glieli aveva mai visti.
« Che ci facevi in Sala comune bella stravaccata quando il biglietto diceva chiaramente “alle otto chiusi nelle stanze?” » sibilò contrariato, fissandola con un sopracciglio arcuato.
« Che tu possa morire tra atroci sofferenze, Malfoy! Che domande sono queste, eh? Non avevo mai partecipato a feste organizzate dai Flower, pensavo che scherzassero quando si sono prodigati di dire avrebbero chiuso –  come maledette porte blindate –  le stanze dei dormitori! » ululò Lily, ancora ancorata all’ipotesi dell’”impossibile” e attirando l’attenzione degli altri ragazzi della stanza.
Dalton fu il primo ad uscire dal bagno, avvolto in un asciugamano blu notte e fissando la scena con una luce maliziosa nello sguardo. « Oh-oh, che fosse il compleanno di Thomas ne ero a conoscenza, ma che fosse anche il tuo ne ero all’oscuro, Scorpy » ridacchiò, sogghignando alla faccia sconvolta di Lily e a quella schifata di Scorpius.
« Non. Chiamarmi. Scorpy » sillabò, mentre Thomas, ancora in mutande, appariva alle spalle dell’amico e guardava la scena con un misto di sorpresa e rassegnazione. « Non è come pensate voi! Malfoy, ti togli di dosso? Sei pesante, santo Merlino » sbuffò Lily, mentre Scorpius rotolava su un fianco e lei balzava all’in piedi con un salto degno di un Auror in piena fase di addestramento. Era così sconvolta che se, qualcuno l’avesse vista uscire da quella stanza, avrebbe sicuramente pensato al peggio.
E la sua reputazione era già disastrosamente rovinata senza che qualcuno dicesse in giro che avesse partecipato ad una mega-orgia nella stanza di Malfoy e co.
« Oh, certo che no, certo che no » l’assecondò Dalton, ridacchiando. Lily cercò di decidere se strozzarlo a mani nude o cruciarlo con la bacchetta, ma erano entrambe opzioni troppe allettanti… quindi decise prima di cruciarlo e poi di strozzarlo e vederlo morire finalmente per mano sua.
« Ma che succede? Volete farla un po’ finita? Qui c’è gente che cerca di farsi una dormita prima che inizi questa fottuta festa » ed ecco che comparve il quarto componente. Lily lo conosceva solo di vista o di fama, come il resto del gruppo, dopotutto, e apparve anche lui in mutande – ma che era, un vizio? – aprendo di scatto le tende a baldacchino e fissando la scena con un sopracciglio alzato e i capelli biondi scompigliati.
Alexander Rosier.
Che Lily avesse avuto una cotta per lui, anni fa, l’avrebbe negato fino alla morte, ma non poteva non ammettere che Rosier era un gran pezzo di fig… ragazzo. Aveva due spalle grandi quanto un armadio e un sorriso che, maledizione, era la fine del mondo; i capelli biondi, gli occhi azzurri e il comportamento da “sono bello e dannato”  avevano fatto perdere la testa a parecchie ragazze e poi, sinceramente, il proibito attirava: essere il nipote di uno dei più grande Mangiamorte esistiti non solo faceva rivoltare lo stomaco ai Grifondoro, ma gli donava un aria da… Lily non lo sapeva nemmeno che aria gli dava, semplicemente era sexy.
« Non sapevo avessimo ospiti » disse Alex, storcendo la bocca in un sorriso e guardandola da capo a piedi. Lily alzò gli occhi al cielo: ma in quel maledetto dormitorio nessuno sapeva sorridere normalmente? Tutti a ghignare come se stessero pensando a qualcosa di losco o a macchinare piani machiavellici per rovesciare il Ministro della Magia tutto il tempo.
« Ospiti graditi, soprattutto » continuò Rosier, inclinando il capo e afferrando un pacchetto di legno dal comodino alla sua destra: ne estrasse una sigaretta e se l’accese, portandosela tra le labbra piene.
« Ah, ah, Alex! » il dito di Dalton si scosse sul petto di Rosier, gesticolando un “no” enfatizzato dalle parole. Alex lo guardò come se fosse impazzito.
« Non si rubano i giocattoli degli altri, quindi metti le mani a posto » disse Zabini, mentre Thomas si stravaccava sul letto e sbuffava alle sue parole.
« Questo vale anche per te, Dalton » sibilò, afferrando anche lui una sigaretta e accendendosela beato, come se lì fuori non fosse successo un pandemonio solo perché stavano organizzando la sua festa di compleanno.
« Oh, uhm… auguri, Nott  » disse Lily, grattandosi la nuca imbarazzata e abbozzando un sorriso. Thomas, sorprendentemente – Alleluia! – ricambiò « Grazie » rispose, mentre Dalton cercava di scrollarsi Alex di dosso, che si chiedeva Lily Potter di chi fosse “proprietà”.
« Chiunque sia, non potrà competere con me! » sbottò Rosier, mollando un calcio a Dalton – muto come un pesce – e fiondandosi letteralmente su Lily.
La ragazza arrossì, tossendo ripetutamente per esserselo ritrovato ad un palmo dal viso improvvisamente. « Questo lo dici tu, Rosier » mormorò Scorpius, alzandosi dal pavimento e spazzolandosi i vestiti con gesti stizziti della mano.
« Non dirmi che sei tu, Malfoy… non sei affatto il suo tipo e sono sicuro che la Potter prediliga tipi come me » disse Alex, ciccando la cenere nel contenitore di cristallo sul suo comodino e fissando Scorpius in modo eloquente, continuando a parlare di Lily come se non fosse presente.
« Che Morgana vi eviri e sotterri i vostri terribili ormoni maschili! » sbottò infatti, in un attacco improvviso di rabbia.
Il ciclo le era arrivato con dieci giorni di anticipo e l’ultima cosa che voleva sentire era quegli idioti discutere su qualcosa di inesistente. Lei non era proprietà di nessuno e quindi se Rosier voleva provarci con lei, ben venga: Malfoy non poteva vantare diritto su niente.
Anche se… « E mi dici perché diavolo mi hai portata qui? » urlò, solo ora rendendosi conto che la festa sarebbe iniziata da due ore a quella parte e lei era rinchiusa nella stanza del festeggiato.
Anche se…Malfoy era un bell’idiota.
« Crysantha ti avrebbe di certo ucciso se i Flower ti avessero beccato in giro per la Sala Comune, sbattendoti – automaticamente – fuori dalla festa e io, onestamente, non avevo alcun voglia di subirmela per i prossimi giorni! » sbottò Scorpius, alzando gli occhi al cielo e soffiando, senza farsi notare, verso Alex.
« Mi ucciderà lo stesso, Malfoy, perché non posso presentarmi alla festa così! » sibilò, indicando la divisa scolastica che indossava da quella mattina. Alex la guardò da capo a piedi, leccandosi l’estremità del labbro superiore e Dalton gli mollò un calcio negli stinchi, ricambiando il favore di prima e facendogli capire che non era il caso.
« Oh, ma certo che no, certo che no! Ho dei vestiti nel baule, che erano destinati alla Smith e al suo “cambiamento”, ma sono certa che non le dispiacerà se ne metterai uno » disse Dalton, mentre Thomas ringhiava dal proprio letto.
« Porco » sibilarono all’unisono lui e Lily, con la stessa espressione irosa dipinta sul volto. Zabini li liquidò con un gesto distratto della mano – come se stesse scacciando una mosca molesta – e aprendo il baule ne estrasse un vestito nero e semplice: un tubino con lo scollo a barca e le maniche a sbuffo, la gonna appena un po’ ampia e il busto privo di trine o cose varie.
« Okay, ora capisco perché abbia chiesto il tuo aiuto, Zorro » ammise Lily, abbassando lo sguardo e guardandosi la punta delle scarpine di vernice.
Dalton sorrise, strafottente e quasi orgoglioso. « Sono cresciuto in uno dei paesi più d’alta moda esistenti… e la passione che coltivano i miei genitori e mia nonna hanno incrementato il mio meraviglioso gusto nell’ammirare le belle cose e nel vestirmi » disse, vantandosi delle sue origini per metà Italiane, un quarto Parigine e il resto Inglesi. Che comunque avesse ottimo gusto nel vestire era palese: non indossava nulla che non fosse di ottima fattura e amava curare tutto nei minimi dettagli, non lasciando nulla al caso.
Ed era anche vero che amava guardare le cose belle: le ragazze che Dalton aveva frequentato nel corso degli anni erano state quelle che la fauna maschile di Hogwarts definiva “perfette”; sempre lunghe gambe, visi incantevoli e per la maggiore capelli biondi. Avevano tutte i capelli biondi.
« Ma sta zitto » sbuffò Lily, roteando gli occhi e strappandogli il vestito da mano.
« Non rovinarlo… sono sicuro che quello stia più che bene a Joanne… » mormorò Dalton, con un occhiata maliziosa e un sogghigno lascivo sulle labbra.
« Porco! » sbottarono Lily e Thomas – di nuovo – all’unisono.
Dalton sorrise con una faccia da schiaffi e un espressione innocente che non gli si addiceva per niente.
« Oh, ehm… e ora? » domandò Lily, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare in quelle due ore in quella stanza e in loro compagnia.
Scorpius si stravaccò sul proprio letto a baldacchino, incrociando le braccia dietro la testa e chiudendo gli occhi: sembrava il quadro perfetto del relax e a Lily quasi venne il prurito alle mani. « Niente » rispose infatti, ignorando il rossore preoccupante che stava apparendo a chiazze uniformi sul volto della Potter.
« Non sperarci, Scorpy. Tu mi hai trascinato in questa stanza e tu, ora, sarai sveglio e impedirai a questi porci di… maledizione, Rosier, finiscila di guardarmi in quel modo! » sbraitò Lily e Scorpius avrebbe davvero voluto ignorarla se non avesse gridato come se la stessero scorticando viva.
Aprì di scatto gli occhi, fucilando con un occhiata Alexander Rosier, intento ad avvicinarsi quatto quatto – come un animale – alla Potter.
« Un altro passo e giuro che comincerò a rendere reali le voci che girano su nonno Lucius e sulla mia parentela con lui » sibilò a bassa voce, mentre Alex si bloccava al centro della stanza e sorrideva pacioso.
« Non posso nemmeno andare in bagno, ora? » domandò, come se quella fosse la sua reale intenzione e lui avesse frainteso tutto.
« Chiuditici dentro e non uscirne più » sbottò Scorpius, afferrando Lily per un braccio e sbattendola a sedere, rudemente, sul suo letto sfatto.
« Dormi, eh, che sarà una notte lunga » bisbigliò a bassa voce, sbadigliando e girandosi su un fianco, come se intimarle di dormire nel suo letto fosse una cosa perfettamente normale.
« Tu hai qualche problema! » disse infatti, guardandolo come se gli fossero spuntate due corna tra i capelli biondissimi. Scorpius fece spallucce, ignorandolo, mentre Dalton dava spettacolo di sé togliendosi l’asciugamano e camminando nudo per la stanza.
« Miseriaccia! » esclamò Lily, mentre Scorpius – che con la coda dell’occhio aveva visto qualcosa di anormale penzolare – era balzato accanto alla rossa e le aveva coperto gli occhi con le mani.
« Che Salazar ti squarti, maledizione! » sbraitò Scorpius, trascinando letteralmente Lily sul letto e chiudendo le tende con un incantesimo.
« Non fate gli sporcaccioni… o almeno chiamatemi, se proprio dovete! » cinguettò Dalton, guadagnandosi un bestemmione da parte di Scorpius.
« Ah, ah, Scorpy, lavati la bocca prima di baciare tua madre! » lo riprese Zabini, ridendo, mentre Lily guardava il soffitto del letto con aria sofferente.
Cosa aveva fatto di male, nella sua vita, per meritarsi tutto ciò? Non aveva mai nemmeno ucciso una formica, quindi perché Merlino ce l’aveva così tanto con lei? Che fosse stata una pluriomicida nella sua vita passata? Magari aveva avuto una tresca con qualche antenato di Malfoy e ora le si stava torcendo tutto contro… non lo sapeva, ma la sua vita stava diventando un vero e proprio circo.
 
Due ore dopo, salvi imprevisti come “gente nuda e cose penzolanti, bestemmie, maledizioni e incantesimi”, Lily era riuscita a vestirsi ed uscire dalla stanza del diavolo sana e salva. Le porte, come predetto, si aprirono alle dieci in punto, mentre un urlo collettivo di sollievo si udiva per tutto il dormitorio.
Uscì quasi di corsa, ignorando le risatine dei ragazzi e le occhiate che l’accompagnarono fino a quando non varcò – grazie a Morgana, dea e protettrice di tutte le povere zitelle – la Sala Comune dei Serpeverde.
« Oh » fu l’unica parola che uscì dalle sue labbra.
Era tutto… bellissimo, ecco: quello era l’unico aggettivo che riusciva a formulare la sua mente. Tutto, dalle candele che galleggiavano per la Sala e al piccolo soppalco rialzato con la magia al centro, era stato curato minuziosamente in ogni dettaglio.
Drappeggi verde e argento circondavano e coloravano i divanetti di pelle nera sparsi in ogni angolo, la musica in sottofondo era martellante, ma affatto fastidiosa e il tavolo degli alcoolici e del cibo era disposto in modo da non intralciare la pista ai futuri ballerini.
C’erano dei palloncini a forma di serpente – proprio simpatici – e uno striscione che recitava “Buon diciottesimo compleanno”. Era tutto molto fine, in realtà, niente di esagerato o strano: proprio un bel lavoro, non c’era che dire, perfetto per un Serpeverde silenzioso come Tom.
« Domani mi spieghi perché sei uscita dal dormitorio maschile » sussurrò la voce di Crysantha alle sue spalle, immediatamente seguita da due gambe lunghe e un vestito d’argento che le fasciava il corpo magro.
In un attimo, Lily, si sentì nana e anche abbastanza bruttina.
Merlino fulmini i geni Nott, per Morgana! Pensò, visto che era lo stesso pensiero che aveva formulato quando Thomas aveva fatto la sua entrata trionfale in pantalone classico e giacca, i capelli neri scompigliati e l’aria di chi è a conoscenza della propria bellezza e se ne vanta.
Ce ne fosse uno cesso… ma no, Lily aveva visto pochi cessi in circolazione, Parkinson e famiglia Goyle compresi.
« Ti prego, non ricordarmelo » borbottò Lily, lanciando un occhiata eloquente a Malfoy, apparso alle spalle di Tom, e facendole intendere che era stata un esperienza tanto traumatica quanto illuminante.
Infatti, passando del tempo con quegli idioti, era stata “illuminata” sulla vita che stava conducendo: la zitellaggine le sarebbe, sicuramente, stata bene a vita. Tutta la vita.
« Voglio saperlo lo stesso » sbuffò Crys, mollandole un bicchiere tra le mani e raggiungendo – raggiante – il fratello.
Lily annusò la sostanza al suo interno, chiedendosi cosa fosse quella roba marrone che galleggiava. Puzzava e questo era un punto a suo sfavore, ma era sicura che Crysantha non volesse avvelenarla… cioè, sperava che non volesse e, tappandosi il naso e facendosi forza, ingoiò tutto d’un fiato.
« Vediamo che riesci a fare, bimba » sussurrò la voce di Alex al suo orecchio, mentre con la punta del naso le sfiorava delicatamente il lobo.
Lily tremò e lui le mollò un altro bicchiere tra le mani.
« Giuro che non approfitterò di te » ammiccò, in risposta al suo sguardo inquisitorio. Le mani sui fianchi dicevano tutt’altro, ma in fondo che poteva succedere? Era la prima volta che partecipava ad una festa – che non fosse in famiglia – e voleva … essere normale, come tutti gli altri adolescenti.
Per una volta voleva sentirsi accettata, non diversa.
Bevve nuovamente tutto d’un sorso, quasi sputandolo in faccia ad Alex, che mascherò una risata dietro un colpo di tosse. « Carina » disse e Lily passò quello che – successivamente – avrebbe considerato il suo più brutto quarto d’ora della sua vita.
A Rosier sembravano piacere così tanto le sue smorfie che le fece bere un decimo di quello che c’era sul banco degli alcoolici… e non fu affatto un bene: Lily non aveva mai bevuto alcool in vita sua, tranne per qualche bicchiere di champagne in occasioni speciali.
La musica delle Sorelle Stravagherie a tutto volume, i corpi accalcati, il fiato di Alex sul collo: tutto, tutto girava e non le dispiaceva; la sua famiglia sparì completamente dalla sua mente come qualsiasi altro problema. Esisteva solo e soltanto lei e l’amore che provava per se stessa.
Si sentiva bene, si sentiva bella e sensuale, libera di fare qualsiasi cosa volesse; non sentiva di avere freni né inibizioni, il mondo poteva essere suo.
« Ehi Tom! » la sua voce strascicata la diceva lunga sul suo stato e Alex non fu molto contento di allontanare le mani dai suoi fianchi quando chiamò Nott ad alta voce.
« Devo dirti un segreto! » bisbigliò Lily, afferrandolo per la collottola della camicia e alitandogli in faccia.
Thomas fece una smorfia, sventolandosi una mano davanti al viso per la zaffata di alcool che gli arrivò al naso. « Quanto hai bevuto, Potter? Hai l’alito micidiale » borbottò, mentre Alex fischiettava tranquillamente e si guardava attorno, come se il fattaccio non l’avesse causato lui.
Lily scoppiò a ridere.
« Visto che tu mi sei più simpatico di Zorro e so che non vuoi solo affondare un tiro a segno, prenderti il premio e andartene come niente fosse e visto che è il tuo compleanno…ti faccio un regalo.
Ti dico che a Joe piace quando un ragazzo l’apprezza per quel che è e le fa complimenti su complimenti. Insomma, visto che è insicura le piace sentirsi apprezzata » biascicò, quasi delirando.
« Oh, hm… grazie? » mormorò, non sapendo che dire e limitandosi a fissarla.
« Hai la mia benedizione, Notti! » urlò Lily, storpiando il suo cognome e colpendolo con una manata sulla spalla. Tom gemette e lei rise, di nuovo.
« Sì… ora, se non ti dispiace » borbottò Alex, rubandogliela letteralmente da sotto al naso e venendo inghiottito dalla folla.
Tom cercò Scorpius con lo sguardo, beccandolo a trastullarsi in un angolo con una bionda che non riconobbe. Alzò gli occhi al cielo e decise che, sarebbe stata anche l’ora, Scorpius avrebbe dovuto cominciare a muovere un po’ il culo secco che si ritrovava.
Si avvicinò imbufalito, afferrandolo per la cintura dei pantaloni e staccandolo dalla bocca di quella ventosa. « Che cazz… Thomas! Solo perché è il tuo compleanno, questo non ti da il diritto di… » cominciò, venendo zittito da un pugno sulla spalla.
« Ahi, ehi! E questo per cos’era? » sbraitò, massaggiandosi la parte lesa.
« Per la tua stupidità, Malfoy! In questo momento, mentre tu stai cercando di constatare quanto sia profonda la gola di questa tizia, la Potter è nelle mani di Rosier. Ubriaca » sbottò Tom, rimproverandolo con quel tono paterno che solo lui vantava d’avere.
Gli occhi di Scorpius saettarono tra la folla, ma le sue gambe non si mossero. A cosa importava lui della Potter? Non era di certo la sua balia.
Lui si era ripromesso di non lasciarla in pace, certo, ma questo non voleva dire votare la sua vita completamente a lei; Scorpius si morse le labbra, mentre – involontariamente – il suo sguardo continuava a cercare i capelli rossi di Lily.
Il fumo delle sigarette e dell’erba appestavano la stanza e rendevano i volti delle persone tutte uguali: riusciva a vedere solo sorrisi sfuggenti e occhiate maliziose rivolte ovunque, ma di quel volto nemmeno l’ombra.
Ma a lui cosa importava della Potter?
Qualcuno aprì una bottiglia di champagne e investì la folla con il getto alcoolico, ma non sentì la sua voce.
A lui cosa importava della Potter?
Scorpius si scollò Mari… Jenn… oh, insomma, si scollò la sconosciuta di dosso e sospirò: a lui non importava niente della Potter, si convinse, ma per principio doveva tirarla fuori dai guai. Era come se stesse ricambiando il favore di quando lei aveva colpito sua cugina per difenderlo, quindi tutto nella norma.
Bugiardo.
Cercò di farsi spazio, maledicendo chiunque lo spintonasse e guardò in ogni fottuto angolo della sala, senza mai trovare quel corpo avvolto in un tubino nero. Nessuna traccia della Potter e il panico cominciò ad invaderlo: dove l’aveva portata quel porco di Rosier?
Scorpius annaspò.
Ma infondo… a lui cosa importava della Potter?
« Sono nei dormitori maschili » la voce di Dalton superò appena la musica, ma la sentì forte e chiara. Faceva roteare un liquido ambrato in un bicchiere di cristallo e lo guardava deciso da sotto le lunga ciglia scure.
Scorpius gli fece un cenno di ringraziamento, dirigendosi – apparentemente indifferente – verso la propria stanza. Ma, quando si accorse di essere il solo in giro per i dormitori, cominciò a correre, appuntandosi mentalmente di avadakedavrizzare Rosier appena ne avesse avuto l’occasione.
Aprì la porta della sua stanza con un botto, fiondandosi all’interno a passo di marcia e con un diavolo per capello: stavano sdraiati sul pavimento a guardare il soffitto e nel mentre ridevano, sicuramente dopo aver detto una cosa stupida.
Scorpius digrignò i denti.
« Fuori » sibilò verso Alex, che si alzò di scatto e alzò le mani in segno di resa. « Non l’ho mica toccata, Malfoy » disse ironico, alludendo al fatto che il vestito di Lily era alzato più del consentito e lei guardasse come un ebete il soffitto, come chissà che panorama ci fosse lassù.
« Stai tastando troppo la mia pazienza, Rosier. Ho detto fuori » mormorò Scorpius, con una calma surreale. Alex non se lo fece ripetere due volte e uscì fuori dal dormitorio, spalleggiandolo appena e chiudendosi – con un tonfo sordo – la porta alle spalle.
« Stronzo » sbottò Scorpius, mettendo un braccio sotto le ginocchia di Lily e l’altro attorno al busto: la prese tra le braccia facilmente, depositandola sul suo letto mentre lei continuava a ridacchiare convulsamente.
« Odori di buono » bisbigliò Lily, guardandolo allontanarsi.
Scorpius aprì il proprio baule e afferrò il pantalone di una tuta – il più piccolo che avesse –  sedendosi sulla sponda del materasso e chiudendo le tende verde smeraldo che circondavano il letto a baldacchino, insonorizzando poi l’aria circostante, giusto per non essere disturbato al ritorno degli altri. Tolse le scarpe dai piedi di Lily e le infilò il pantalone, aiutandola ad arcuarsi e a coprire definitivamente le gambe.
« Non mi sento bene » balbettò Lily, guardandolo confusa. Non finì nemmeno di completare la frase che aveva già il volto piegato a pochi centimetri dal pavimento a vomitare anche l’anima.
« Merlino, che schifo! » sbottò Scorpius, tenendole la fronte e mantenendole i capelli per evitare che le coprissero il viso sudato e pallido.
Un conato, due, tre.
Lily gemette.
Quattro, cinque, sei.
Scorpius le strinse con forza un braccio.
Sette, otto, nove.
Sembrò che finalmente avesse vomitato tutto ciò che le rivoltava lo stomaco, perché Lily crollò sdraiata tra i cuscini, con gli occhi semi-chiusi e il respiro affannato.
« Gratta e netta » mormorò Scorpius, puntando la bacchetta contro la pozza di vomito ai piedi del suo letto e le tende, macchiate dalle sostanze che la ragazza aveva bevuto quella sera.
« Stai bene? »
Lily scosse il capo.
« Domani starai meglio »
« Resti con me? » bisbigliò Lily, tirandogli timidamente un gomito e incitandolo a sdraiarsi al suo fianco.
Scorpius, sospirando, eseguì l’ordine senza emettere un fiato: l’odore di Lily era un mix di alcool, bagnoschiuma a miele e cioccolato; accostò il volto al suo e si morse con forza le labbra quando la vide sorridere.
Era la prima volta che gli sorrideva e… gli piaceva il modo in cui i suoi zigomi si alzavano e le fossette comparivano ai lati del suo viso. Gli piaceva il modo in cui i suoi occhi si illuminavano, anche se lo facevano perché era ubriaca.
« Grazie »
« Sta zitta e dormi, Potter »
Lily ridacchiò, stanca, ubriaca, spossata. Le girava la testa, aveva la nausea, non capiva quasi niente di quello che lui le diceva, ma sapeva che – in quel momento – era la cosa più bella che avesse mai visto.
Senza preoccuparsi del domani, senza preoccuparsi del resto e perfino di se stessa, rafforzando la promessa che lui aveva fatto a se stesso… non si accorse che la lancetta più piccola si posò proprio sul tre, quando, facendolo rimanere di sasso, accarezzò le sue labbra con le proprie in un lungo e dolce bacio.
Aveva l’alito che puzzava di vomito, i capelli che erano un disastro e probabilmente non avrebbe ricordato niente di quella notte… ma Scorpius non si spostò di un millimetro, giurando di negare fino alla morte dello spasmo che aveva colto il suo cuore quando lei aveva respirato nella sua bocca.
Erano le tre in punto e Scorpius stava bene così.
 
 
 
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Angolo Autrice:
 
Ciao a tutti J
Innanzitutto vorrei ringraziarvi: le vostre recensioni sono meravigliose e non credevo che così tante persone leggessero questa storia, nonostante sia solo al terzo capitolo! Vorrei ringraziare voi recensitrici, che siete degli angeli – letteralmente – e chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite: quanto posso amarvi? Ps. per chi volesse aggiungermi, questo è il mio contatto facebook:

https://www.facebook.com/peaces.efp?fref=ts
L’immagine è stata creata da LuluBroken_Heart e posso dire che amo lei e anche il piccolo regalo che mi ha fatto!
Seguendo la disposizione delle immagini, i personaggi sono i seguenti:
Scorpius e Lily – Joe e Dalton – Crysantha e Albus Potter – Thomas e Alexander Rosier.
Questo è solo un capitolo di passaggio, ma spero che non sia comunque tremendo come lo vedo io… ringrazio ancora per il sostegno che mi state dando, siete un amore! <3
   
 
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