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Autore: Morgana_82    12/06/2013    1 recensioni
*AGGIORNAMENTO 24-04-2022*
Dopo lunghi anni (quasi 10 da quando l'ho pubblicato), torno a rimaneggiare questo mio piccolo racconto. Lo revisionerò e, spero, migliorerò.
Ho creato una nuova storia (con lo stesso titolo), in cui pubblicherò i capitoli revisionati.
Chiudo dunque questa storia. Grazie a tutti per aver seguito e commentato
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: AU, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sól þat né vissi
Il sole non sapeva
Hvar hon sali átti;
Dov'era la sua casa;
Stjǫrnur þat né vissu,
Le stelle non sapevano
Hvar þær staði áttu;
Di avere una dimora;
Máni þat né vissi,
La luna non sapeva
Hvat hann megins átti.
Qual era il suo potere.
 
[Ljóða Edda, Vǫluspá]

 
 
Lampade aguzze come lance ornano tutti gli alti i pilastri della Sala Comune del palazzo di Odino, la perenne luce crepuscolare del cielo infonde alle cose un aspetto dorato, morbido, soffuso, e perfino le grida e le imprecazioni degli uomini ubriachi suonano ovattate. Durante la cena la Grande Sala è gremita, densa di odore di cibo e di alcol, di latrati di cani e grida di bambini.
Odino, padre degli Dei, siede al tavolo d’onore, alla sua destra c’è Frigga amorevole sposa e alla sua sinistra siede Thor. Dovrebbe esserci anche Loki, ma la sua sedia è vuota.
-Dov’è mio figlio Loki-, domanda Odino guardando Thor con l’occhio buono, -forse il ragazzo non sta bene?-
-Non ch’io sappia, Padre-, risponde il giovane senza smettere di addentare lo stinco di maiale che ha nel piatto. Odino di rivolge alla moglie, -nostro figlio è malato, che non è qui a dividere la cena con la sua famiglia?-
-Era un po’ spossato dalla lunga giornata-, risponde Frigga con un tiepido sorriso, -gli ho dato il permesso di consumare il pasto nelle sue stanze-.
Odino aggrotta l’alta fronte canuta e asciuga le labbra dal grasso con un tovagliolo di lino bianco, -non mi piace il modo in cui si isola-, brontola contrariato, -è questo il suo posto, di fianco a suo padre e a suo fratello. Non ho figli tanto gracili da non poter affrontare un pasto in compagnia. Mandatelo a chiamare!-
 
****
 
Loki sperava di avere più tempo per lenire le proprie ferite, prima di presentarsi al cospetto di Odino: tutti quei lividi avrebbero richiesto una spiegazione che lui non ha. Non che suo padre sia contrario al fare a botte, anzi. L’importante per lui è che si vinca, o almeno che si infliggano uguali danni all’avversario.
Non riesce a camminare a testa alta, come avrebbe fatto Thor, ostentando le proprie ammaccature come cicatrici di una gloriosa battaglia, mentre attraversa la Sala affollata e soffocante di alcol e grasso. Unico stelo nero in un campo di grano maturo, non riesce nemmeno a passare inosservato. Tutti lo osservano scivolare verso la tavolata reale. Odino ha un occhio solo, ma quell’occhio è capace di trafiggere più a fondo delle zanne di un cinghiale.
-Chi ti ha ridotto così, figlio?- chiede il Padre studiando i segni sul volto di Loki.
-Ho avuto da ridire con alcuni giovani del palazzo, Padre- lo sguardo del giovane è sfuggente.
-A motivo di quale dissidio?-
-Io… a proposito di…- “mi hanno pestato in sei perché mi credono debole e vile, ma non sanno che si pentiranno amaramente di averlo fatto”, vorrebbe urlare, -…una ragazza-, dice invece e i suoi occhi corrono a Thor. Il fratello per poco si strozza con lo stinco e ricambia uno sguardo sorpreso.
Odino ha un occhio solo, ma quell’occhio ci vede benissimo, -una ragazza, eh?- il Padre appoggia la schiena al trono di oro massiccio, -è la verità, Thor?-
“No, non è la verità, Padre, ma potrei affermare verità più vere della tua stessa spada… e non mi crederesti comunque”.
Thor tentenna, non è avvezzo a mentire, lui. Loki lo guarda intensamente e spera: essere sconfitto in una lite è solo umiliazione, ma mentire al Padre è un peccato che si paga con la frusta, “almeno quando si è scoperti”.
-Sì, Padre. È vero-, afferma Thor addentando un altro boccone. Odino sorride, le parole del figlio dorato non sono mai messe in dubbio come quelle del figlio nero.
-Siedi con noi, figlio-, dice il Padre con maggiore cordialità, -e raccontaci di questa fanciulla di cui sei innamorato-.
Ci sono molte fanciulle splendide che abitano il palazzo e Loki le osserva di sottecchi, nascondendosi dietro gli alberi del giardino. Spia Thor e gli altri ragazzi pavoneggiarsi in mezzo a loro, ma sono sciocchi e impacciati, e vengono per lo più derisi.
Tra di esse, comunque, ce n’è una che batte tutte in bellezza e grazia, -Gerdr-, il nome gli esce dalla bocca come un soffio. Loki siede accanto a Thor, che ha tutta l’aria di volergli rovesciare il boccale sulla testa. Ma Loki lo ignora.
Odino è sorpreso, -credevo che Freyr fosse nelle grazie di quella fanciulla-.
Loki annuisce, -ma adesso ella favorisce me, e per questo Freyr mi ha attaccato in maniera sleale. Erano sei contro di me-, “e questa è la pura verità”.
Odino aggrotta la fronte, -un comportamento assai strano per Freyr, lo conosco per un giovane d’onore-.
-La gelosia è un brutto affare, Padre-, il calcio di Thor sotto il tavolo non è per nulla discreto.
 
****
 
-Non chiedermi mai più di mentire per te, la prossima volta non ti coprirò!- la stanza di Thor è peggio di un campo di battaglia. Vesti, armi, pezzi di armature e trofei sono sparpagliati ovunque come se un uragano o un allagamento avessero depositato i propri detriti sul pavimento. C’è perfino un ciocco di legno di notevoli dimensioni che campeggia ai piedi del letto.
-E chi te lo dice che fosse una menzogna?- dice Loki, guardando il fratello negli occhi.
-Che cosa intendi dire?- domanda Thor, sorpreso.
-Non potrei essere davvero invaghito di Gerdr?- risponde acido Loki, prendendo posto sulla sommità del ciocco.
Thor ride di gusto, -certo che potresti ma…-
-Ma?- Thor non risponde, -ma io non potrei mai piacere a lei? È questo che vuoi dire?-
-Insomma, Loki, non è che non potresti piacergli…-, cerca di tergiversare Thor.
Loki giocherella con una fiamma verde che arde sul palmo della sua mano, -lo so che tutti pensano che sia un… Argr, ma a me piacciono le ragazze-.
-Io non penso che tu sia un pervertito- si affretta ad aggiungere Thor, -è solo che, insomma. Non potevi sceglierne un’altra? Lo sai che Gerdr e Freyr…-
-Invertito, non pervertito. E comunque ho detto il primo nome che mi veniva in mente… avevo l’occhio di nostro padre puntato proprio in faccia, che cosa avrei dovuto fare?-
-Non lo so-, risponde Thor, -dire la verità, magari?-
-La verità è concetto sopravvalutato-, commenta Loki.
-Che sciocchezza-, dice Thor indignato, -la verità è una cosa molto importante-.
-È una cosa infida, invece. E ti tradisce perché cambia in continuazione. Realtà che fino a un momento fa erano le più vere tra un momento potrebbero non esserlo più-, la fiamma sulla mano si allunga e si abbassa, a tratti sembra quasi prendere sembianze umane-.
-Non capisco cosa vuoi dire- mugugna Thor, si sente stupido quando suo fratello parla per enigmi.
-Ad esempio-, dice Loki con un sorriso divertito, -prima di cena tu eri una persona sincera, nessuna verità era più vera di questa… e pochi attimi dopo ecco che ti trasformi in un bugiardo. La verità cambia-.
-Ma se sei stato tu a indurmi alla menzogna-, si lamenta Thor.
-Non mi pare di averti puntato un pugnale alla gola… Hai mentito di tua spontanea volontà-.
-Non cercare di trascinarmi nei tuoi tortuosi ragionamenti- dice Thor alzando il tono della voce,
-che cos’averi dovuto fare? Sbugiardarti davanti a nostro Padre e a tutta la corte?-
-Avresti potuto, ma a quel punto avresti cambiato un’altra verità-, continua Loki serafico.
-Cioè?- chiede Thor, dubbioso.
-Quella di essere un buon fratello-, risponde Loki, -tu sei un buon fratello, Thor?-
-Ti voglio bene, questo lo sai-
-Però ridi di me, e mi disprezzi perché non sono un combattente, perché non sono forte come te-.
-Io non ti disprezzo… però ti ho già detto quello che penso. Se tu riuscissi a somigliare un po’ agli altri ragazzi…-
-Ma io non somiglio agli altri ragazzi, accidenti al Ragnarǫk!- strepita Loki perdendo il controllo del volume della sua voce -ma non mi vedi, fratello? Non vedi il mio aspetto? O sei cieco come l’occhio destro di Odino?- il giovane salta in piedi sul ceppo e si tira in neri capelli, -io SONO diverso, perché non può andar bene questo? Perché la mia verità non può essere cambiata?- Loki ha il respiro corto e trema, Thor lo guarda ad occhi sbarrati, vederlo perdere le staffe a quel modo non è una cosa usuale. Ma il momento è già passato, e Loki torna a sedersi come prima, giocherellando con la fiamma verde sul palmo della mano. Sbircia il fratello con la coda dell’occhio, la sua espressione è ancora sorpresa, -credo che andrò a dormire-, dice dopo un lungo silenzio, -sono molto stanco-.
Thor annuisce, scuotendo la criniera leonina, -buona notte-.
 
Loki chiude fuori il mondo dalla sua stanza, spranga la porta e si getta sul letto.
“Equilibrio…”, Loki si guarda le mani flessuose, le dita lunghe e morbide, “Equilibrio…”, la parola torna a ronzargli dentro la testa, e non sa perché “Ci deve essere equilibrio tra le cose belle e quelle brutte, tra le cose buone e quelle cattive. Cosa vuol dire questo, per me?” Gli affreschi strisciano silenziosi attorno alle colonne della stanza, si insinuano nelle intercapedini del pavimento, si muovono sinuosi come serpenti su una roccia assolata. Loki guarda distrattamente i disegni e pensa che c’è troppo poco sangue tra quelle figure. Così si scatena una muta battaglia sulle pareti della sua stanza. Colpi di ascia tranciano gambe e braccia, lance trafiggono petti e viscere d’animale imbrattano l’intonaco.
“È questo dunque il Fato? Qualcuno comanda dei fantocci che obbediscono ciecamente?”
-No, io non ci sto!- grida all’improvviso alle immagini dipinte-Non posso credere che questo sia vero. Mi oppongo, avete capito? Mi oppongo!- Una vampa improvvisa scaturisce dal palmo di Loki e si abbatte sul muro. Le figure dipinte si disperdono come uno stormo di colombe spaventate, ma una di essere rimane colpita e comincia a bruciare… emette un grido muto e tende un braccio verso Loki, implorando il suo aiuto. Ma il giovane resta a guardarla bruciare, fin quando non si è consumata.
  
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